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Autore: fufy93    20/03/2009    2 recensioni
la senzazione di essere scelti, milioni di domande alla quale l'uomo non ha mai risposto. Ranma e Akane si ritrovano ad affrontare ciò che qualcuno definisce il destino impossibile da cambiare. ma è davvero così? e se qualcuno dice di esser riuscito a cambiarlo, non è che il destino ne era già a conoscenza? AGGIORNATO: CAP. 9
Genere: Malinconico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cerco stancamente di aprire gli occhi, quando di fronte a me si para uno sfondo di una grande caverna oscura come soffitto. Respiro rendendomi conto dell’aria sinistra e compatta che mi circonda quasi volesse strapparmi il respiro avidamente. Rimango ferma a guardare la roccia scura e non poi molto distante, saranno all’incirca due metri e mezzo non di più. Certo non sono mai stata dentro una grotta ma a me sembra un soffitto così basso… volto la testa di lato guardando alla mia sinistra. Deve essere molto grande… non vedo nemmeno la fine, solo un buco nero in fondo che non mi permette di veder altro.
Come in un fash rivedo Ranma e subito metto una mano al petto notando la mancanza di qualsiasi ferita. Io… non ero morta?
Sento qualcosa di freddo appoggiato alla pelle, e ne tiro fuori dalla maglia la collanina con la chiave argentata. Che sia grazie a questa? Eppure io non l’ho nemmeno usata… chissà.
Ispiro profondamente e mi convinco ad alzarmi con una bella spinta verso l’alto.
Ritrovatami in piedi, un po’ barcollante, mi guardo il vestito, non una macchia di sangue e strappi, nulla.
Arriccio il naso chiedendomi cosa mi stia succedendo, non è mica da tutti i giorni una cosa del genere!
Guardo in ambe due le direzioni, mi dirigo a sinistra, non so nemmeno perché, forse perché è stata la prima direzione nella quale mi sono voltata.
Cammino lentamente facendo rimbombare i miei passi nello spazio scuro che mi circonda, comincio a chiedermi da dove provenga la luce che mi permetta di vedere, e come se mi seguisse, sembra come quando c’è la nebbia, tu non riesci a veder distante ma dove sei tu non ce né, almeno così pare, e riesci a vedere ciò che ti sta vicino. La sensazione è così somigliante, ma è certamente più strana.
Arrivo ad un lago, l’acqua scura e brillante crea una grande conca e le pareti si allargano come a voler accogliere tutta quell’acqua. Mi metto in ginocchio guardando il mio flebile riflesso ondulato
-cosa ti porta qui anima dispersa?-
Anima dispersa? A me? Alzo lo sguardo scrutando l’uomo anziano paratomi improvvisamente davanti con una piccola barca ormai rovinata negli anni
-dice a me?-
-vedi qualcun altro qui dentro?-
-… in effetti no-
Si guardarono un attimo l’un l’altro, e l’uomo sembrò stupirsi all’improvviso
-come fai ad avere quella chiave?- chiese tra il curioso e lo scioccato
-aah, questa? Ehm… me l’ha consegnata Obaba…-
Misi  nella mano la chiave guardando prima questa e poi il signore davanti
-tsk, non la conosco. Ma non ci dovrebbero essere anime del tuo mondo che possano avere la possibilità di avere tra le mani un oggetto simile-
-lei sa a cosa serve?-
-haha- rise di gusto l’anziano –vuoi dire che hai la chiave e non sai nemmeno per cosa utilizzarla?- rise di nuovo
-…bè, nessuno me lo ha voluto spiegare! Come facevo scusi?!-
-uuh, che anima dall’animo acceso, seguitemi, e vi spiegherò tutto strada facendo-
Mi rispose porgendomi la mano per salire su quella piccola barca
-dove andiamo?- chiesi
-lo vedrai presto, non ci vorrà molto-

Rimassimo 5 minuti in silenzio, lui a remare ed io a guardare l’acqua ondeggiare e spostarsi al contatto con legno
-dove ci troviamo?- chiesi senza nemmeno distogliere lo sguardo
-ci troviamo in una fase di passaggio-
-passaggio? Per dove?-
mi voltai a guardarlo e lui mi scrutò un attimo e poi rispose
-per l’aldilà-
Rimasi immobile. Quasi incredula alle sue parole, certo non avevo voglia di andarci ma non potevo nemmeno scendere, non so nuotare. Ma che vado a pensare! Se sto andando all’aldilà dovrei già esser morta, no?
-quindi è li che mi sta portando, all’aldilà-
-haha- rise di nuovo –no, io ti sto portando in un altro posto-
-un altro posto?di che luogo si tratta?-
-sei davvero una ragazza curiosa-
-strano che tu mi abbia chiamata così-
-così come?-
-mi hai definita una ragazza, fino a poco fa mi definivi un’anima-
Sorrise compiaciuto
-vedo che oltre a curiosa sei anche acuta-
-solo in ciò che mi interessa particolarmente…-
-comunque sia lo vedrai presto, non vorrei mai rovinarti la sorpresa-
-in questo momento le sorprese non mi interessano granché, preferirei delle risposte soddisfacenti-
-calma, calma, a tutto c’è il suo tempo-
-oh si certo! Io ne ho molto di tempo dato che sono Morta-
Sottolineai l’ultima parola con un accenno di ironia che lo fece sorridere di nuovo
-non vedo cosa ci trovi di divertente-
-trovo divertente la tua cocciutaggine-
Mi girai dalla parte opposta, quel tipo ride di me! tsk!
-eccoci arrivati-
Rimasi a bocca aperta notando l’enorme portone decorato da rilievi argentati che creavano le figure più strane. Non era appoggiato ad una parte in terra ma bensì a pelo d’acqua creando degli anelli sempre più grandi che brillavano illuminandolo ancora di più. Guardai incantata quello spettacolo architettonico che mi si presentava davanti, dall’altezza enorme, nemmeno mi ero resa conto che il soffitto oramai era oscurato nel buio e non se ne vedeva fine. Tanto era imponente che incuteva paura.
-questo mia cara, è il portale-





con gli occhi persi nel vuoto guardando i bambini divertirsi e sorridere mentre giocano nel parco, le mamme preoccupate mentre che li guardano fare acrobazie pericolose, io.. immobile che ascolto i rumori della città e il tempo mi pare essersi fermato quando spero senza pensare a quanto vorrei potesse andare indietro, così che tutto non sia più successo, che tutto ritorni nel passato come un ombra, che avvolga tutto assieme a se improvvisamente... tutto per rivedere i tuoi occhi castani che mi guardano e mi sorridono felici di vedermi, i tuoi capelli luminosi che brillano quando vengono sfiorati dal sole, a quel sorriso che mi scaldava il cuore, che come carta... è andata a fuoco, lasciando solo la cenere di quei bei ricordi impressi nella mia mente, inalterati riaffiorano come un vecchio quando troppo stanco non gli resta altro che vivere pensando ai momenti passati, nei momenti felici, quando era ancora giovane e bello, quando aveva conosciuto il vero amore. Ed io sciocco, quando il destino, il fato, mi avevano dato le possibilità di dirti quanto ti volevo bene, di dirti quanto ti amavo e quanto non volessi vederti piangere a causa mia tutte le volte che mi vedevi con le altre ragazze, a tutte quelle occasioni perse che io non ho sfruttato, a quelle occasioni che io ho lasciato passare senza darvi importanza, troppo timido per dirti tutto quello che avrei voluto dire. Ora me ne sto seduto qui, pentendomi e maledicendomi di non aver fatto o detto niente quando ne avevo l'occasione, mentre il tuo ultimo sguardo, quando eri tra le mie braccia, mi assale stringendomi il petto e i polmoni, finché il mio respiro non si frantuma e il mio cuore risale battendo forte e le prime lacrime che preannunciano un agonia lunga e dolorosa affiorano. E dei suoni non si sente più nulla, dei miei occhi ne rimane il vuoto, del suono della mia voce, che scompare portato via dal vento freddo che mi scompiglia i capelli, e di quella parte del mio cuore, che ti sei portata via con te nel momento in cui mi hai abbandonato per difendermi, quando rinunciasti a tutto solo per vedermi sano e salvo, solo per questo, ora la mia vita non ha più un senso.
Nel desiderio di rinnegare la realtà ormai avvenuta, ormai sfuggita al mio controllo piango, senza dare importanza a chi mi sta intorno e mi guarda con un velo di pietà nel cuore, senza badare ai bambini che chiedono ai genitori perché io stia piangendo, senza vivere il tempo che batte nell'orologio scandendo ogni singolo attimo che per me tutto perde il significato.
E in un attimo la rabbia mi assale, il sorriso aperto dell'uomo che in un raptus di follia ti uccise, tutto... li finisce. È come se la mi anima se ne fosse andata dal momento in cui tu hai chiuso i tuoi occhi lasciandomi vuoto.

-Futuro marito!-

alzai leggermente la testa per vedere la vecchia Obaba di fronte a me che mi guardava dall'alto del suo rugoso bastone. La fissai negli occhi privo di ogni emozione dopo il lungo pianto.

-devo parlarti, vieni al Neko Hanten-
-.. no mi va-

girai la testa di lato come un bambino offeso

-riguarda Akane-

sentire il suo nome creò un sussulto al mio cuore riaprendo lo squarcio di una ferita molto profonda che man mano si ingrandiva sempre più.
Mi alzai dalla panchina e la seguii calmo, nel frattempo continuava a parlare ma non la stavo ascoltando, mi sentivo una marionetta che si muoveva solo perché le era stato ordinato. Continuavo a fissare l'asfalto lasciando che fossero le mie gambe a guidarmi e il ticchettio del bastone che batteva a terra che sembrava creare un eco distante e continuo mentre un fischio nel mio orecchio continuava ad infastidirmi.


Mi sedetti su una delle tante sedie del locale, lo sguardo sempre basso. Sentii improvvisamente il silenzio, forse Obaba aveva finito di parlare dopo chissà quanto.

-Ranma, la tua attuale fidanzata non è morta-

non capii a chi si riferiva precisamente, in fondo di attuali fidanzate decise senza il mio permesso ne avevo tante.
-la sua vita è appesa ad un filo ma c'è una possibilità di salvezza. La sua anima sta ancora vagando, devi aspettare e avere fiducia-
-non capisco di cosa tu stia parlando-

sorrise, forse perché finalmente mi ero degnato di risponderle colto dalla curiosità che alzando lo sguardo notai che il ristorante era vuoto, forse era giorno di chiusura.

-Akane non è ancora morta-
-non dire sciocchezze- il mio tono si abbassava sempre di più -l'ho vista morire davanti i miei occhi-

mi fermai prima di riprendere a piangere bloccato dall'istinto di singhiozzare di fronte a lei.

-La chiave Ranma, la chiave!-
-chiave??-
-si-
-umm- mi fermai a pensare quando rividi l'immagine di lei con al collo la chiave di Happosay -cosa centra?-
-la chiave è la sua via di fuga. Happosay l'aveva rubata molto tempo addietro e ora Akane ne è in possesso-

la guardai curioso. Da quando aveva detto “via di fuga” mi ero bloccato e ora non sapevo che dire. Volevo solo una spiegazione.





Buondì Ragazzi!
Vi sono mancata?? se se come no. Comunque inutile dire quanto sia in ritardo ormai sembrano secoli ma eccolo qui il capitolo successivo^^  speravate di sapera qualcosa in più forse ma niente ;P mi disp.
Adesso non posso ringraziare ciascuno per i commenti al capitolo precedente (che dovrò rileggere ormai non li ricordo più -_-;). quindi per ora faccio un GRAZIE generale ^^
Ciao!


  
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