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Autore: Curleyswife3    07/02/2016    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HAUNTED (part one)
 
 
I tre corsero lungo il corridoio e oltrepassarono la biblioteca, rifugiandosi poi nell’ala sud del grande palazzo.
“Siamo spacciati!” mormorò tra i denti Matt, guardandosi intorno affannosamente nel tentativo di trovare una soluzione.
“Non se ne andranno finché non mi avranno trovata” disse Vanessa, in preda all’angoscia.
Un sordo doloretto all’inguine contribuì ad aumentare la sua ansia.
Oh no, ti prego, non adesso. Non adesso.
“Mayhem l’aveva giurato… se fossi andata via mi avrebbe seguito fino in capo al mondo” continuò a mezza voce, come se parlasse tra sé e sé.
“Ma chi sono quei loschi figuri?” la voce di Rose Warfield più che paura tradiva soprattutto indignazione.
“Come osano venire qui e comportarsi in quel modo deplorevole?”.
“Ti prego” esclamò a un tratto Vanessa in tono accorato.
“Ti prego, Matt, porta via di qui zia Rose… forse siete ancora in tempo a uscire dalla porta sul retro.
Io ho creato questo problema e io lo risolverò”.
Stavolta fu l’attempata nobildonna a rispondere per tutti e due.
“Mio caro giovanotto” disse, fissando l’americano “spero ardentemente che frequentandola mia nipote imparerà ad essere meno irragionevole…”.
Lui scosse la testa, come a dire “non ci scommetterei”.
“…e a capire che lei non è sola. Non più, almeno”.
Matt annuì e sorrise.
“Dobbiamo solo farci venire un’idea”.
Tacquero un istante, riflettendo, e a un tratto Vanessa esclamò: “Forse ho trovato!”.
“Ascoltate: a volte mi divertivo a raccontare a Mayhem e agli altri delle storie sui fantasmi che popolano queste vecchie mura”.
Matt sgranò gli occhi.
“Fantasmi di famiglia, ecco” continuò lei “E posso assicurarvi che loro erano assolutamente terrorizzati, anche se cercavano di fare i gradassi”.
“Ho capito!” disse il milionario “Sfruttando le loro paure per fargli credere che qui ci siano davvero degli spettri potremo metterli in difficoltà e acquisire un po’ di vantaggio su di loro”.
Esitò un istante.
“Perché qui non ci sono davvero i fantasmi, vero?” domandò con un sorriso un po’ tirato.
D’improvviso, il sonoro brontolio di un tuono riecheggiò sopra le loro teste, facendo sobbalzare il capo di M.A.S.K.
“Accidenti come cambia in fretta il tempo da queste parti” disse tra i denti “fino a poco fa c’era uno splendido tramonto”.
 
***
 
La casa era immersa nel silenzio, mentre la pioggia aveva iniziato a cadere lenta.
Sfondata senza difficoltà la porta, Mayhem, Floyd Malloy, Sly Rax e Nash Gorey s’inoltrarono lungo il corridoio rivestito di quercia scura, rabbrividendo per il freddo improvviso e maledicendo sonoramente il clima umido della campagna inglese.
Nel silenzio un gufo picchiò il suo becco adunco contro le invetriate e a Floyd scappò un grido soffocato.
Un corvo gracchiò appollaiato in cima all'antico tasso in giardino, facendo sussultare distintamente Rax.
Il vento errava gemendo attorno al maniero come un'anima in pena, i quattro avanzavano parlando a voce eccessivamente alta per darsi coraggio e coprire i suoni della pioggia e della tempesta.
Però era inutile: la grande casa buia era piena di spifferi gelidi e improvvisi, di cigolii inquietanti e di mille strani rumori che ai quattro delinquenti richiamavano alla mente le più spaventose storie di fantasmi che avevano ascoltato - ridendo e scherzando, allora - durante tutti gli Halloween della loro infanzia.
A un tratto, Gorey premette l’interruttore sulla parete della grande anticamera, ma quello scattò a vuoto e la luce rimase spenta.
Rax esalò una ricca maledizione imprecando contro il temporale, ma Mayhem lo rimproverò bruscamente, osservando che doveva essere stata quella serpe di Vanessa a togliere la corrente.
Per fortuna, dichiarò, avevano con sé delle torce elettriche.
Per fortuna, sì, proprio per fortuna considerarono mentalmente gli altri tre all’unisono, guardandosi bene però dal profferir parola.
Passarono accanto cautamente ai pannelli di legno che rivestivano le pareti ricoperte di vecchi ritratti polverosi di gente morta da secoli.
Gorey si soffermò un istante a fissare la faccia di un uomo che aveva un sorriso malvagio immortalato sulla bocca avvizzita e crudele e rabbrividì.
“Ehi, aspettatemi!” gridò, raggiungendo gli altri di corsa.
La luna nascose il suo volto dietro le nuvole temporalesche quando gli intrusi passarono davanti al finestrone dove le insegne della famiglia splendevano in campo azzurro e oro. 
“Capo” ansimò a un tratto Rax “Non sarebbe più saggio tornare domani, con la luce del giorno… qui è più buio di un tunnel e rischiamo di romperci l’osso del collo!”.
 “Andiamo, cervelli di gallina” replicò Mayhem col suo solito tono aggressivo “non crederete davvero alle storielle che raccontava Vanessa su questa vecchia casa?
È solo…”.
Si guardò intorno, con aria disgustata.
“…una vecchia, malandata, bicocca che avrebbe bisogno urgentemente di un imbianchino”.
“Lei ha sempre ragione, capo” lo blandì Gorey “siamo americani, da noi col denaro si può comprare tutto…”.
“Sono sicuro” continuò, con tono mellifluo “che se in Europa esistessero davvero gli spettri ce li saremmo già portati a casa da un bel pezzo e li avremmo sistemati in bella mostra in qualche museo”.
“O in qualche baraccone da fiera” aggiunse Mayhem, sarcastico.
Oltrepassarono, tenendosi più vicini di quanto fosse necessario, il bel vestibolo in stile Tudor e poi arrivarono nella biblioteca. Era una sala lunga e bassa, rivestita di quercia nera, all’estremità della quale si trovava una grande finestra istoriata.
“Visto?” esclamò il più anziano, ad alta voce e con tono di sfida “Nessuna presenza ectoplasmatica da queste parti!”.
In quell’istante, un tremendo guizzo di folgore luccicò nella sala buia e un pauroso scoppio di tuono li fece sobbalzare.
Nash per poco non svenne.  
“Non essere stupido, Gorey!”.
Adesso la voce di Miles Mayhem tremava impercettibilmente.
“Roba come spettri e fantasmi non esiste. E non credo che le leggi della natura subiscano eccezioni per riguardo all’aristocrazia britannica”.
 
***

Lasciato il corridoio con i ritratti degli antenati, i quattro si trovarono di fronte a un’ampia scalinata di legno. La salirono, facendo gemere le antiche tavole sotto i loro pesanti stivaloni, e si ritrovarono in piccola stanza con le pareti ricoperte da una tappezzeria damascata sulle quali si affacciavano due porte alte e scure.
“Bene” disse Mayhem, che pareva aver ritrovato la sua spavalderia “dato che non abbiamo idea di dove si sia cacciata quella maledetta…non rimane che dividerci”.
Con un cenno del capo indicò l’uscio sulla destra.
“Rax, tu e Malloy andate da quella parte”.
Aprì l’altra porta, che emise uno stridente cigolio.
“Io e Gorey andremo da questa. Se la trovate, chiamatemi subito” ordinò.
“Voglio risolvere la questione con lei personalmente”.
L’agente dai capelli biondi e quello col pizzetto si guardarono in faccia, perplessi.
Floyd deglutì impercettibilmente.
Esitarono un istante.
Lo sguardo severo del loro capo li costrinse ad aprire a loro volta la porta e a inoltrarsi nelle tenebre.
 

Note&credits: dato che siamo nella campagna inglese, poteva mancare un frammento di ghost story? Ma certo che no! In M.A.S.K. gli accenni al soprannaturale sono rarissimi e sempre sfumati, perciò qui mi sono divertita a immaginare come avrebbero reagito i nostri eroi alle prese con una bella casa infestata, o qualcosa del genere. Le battute di Gorey  (“siamo americani, da noi col denaro si può comprare tutto…”.“Sono sicuro che se in Europa esistessero davvero gli spettri ce li saremmo già portati a casa da un bel pezzo e li avremmo sistemati in bella mostra in qualche museo”) e Mayhem (“Roba come spettri e fantasmi non esiste. E non credo che le leggi della natura subiscano eccezioni per riguardo all’aristocrazia britannica”) sono citazioni da “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde.
   
 
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