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Autore: Inevitabilmente_Dea    07/02/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Stavo piangendo da minuti ormai. Ero ancora a terra, in ginocchio, a pensare a tutti i miei errori.
Non mi ero accorta di quanto fosse importante per me Gally, ma ora che lo avevo perso, me ne rendevo conto.
E faceva male. Tanto male.
Era come una sensazione di vuoto nel petto. Come un buco nero che mi stava risucchiando tutte le emozioni.
La tristezza continuava a perforarmi senza pietà ed io volevo solo poter tornare indietro, per poter iniziare tutto da capo.
Sapevo che non avrei potuto, ma se ne avessi avuto la possibilità non avrei cambiato gran che delle mie azioni passate.
Avrei scelto Newt in ogni caso, ma forse avrei reso Gally partecipe di quelli che erano i ricordi della mia vita precedente. Dei ricordi schifosi, certo, ma pur sempre i ricordi di una vita.
Forse avrei dovuto ritenermi fortunata. Insomma, io avevo avuto la possibilità di ricordare il mio passato, mentre i miei amici non potevano farlo.
Magari era un bene che non si ricordassero niente. Magari nel richiamare alla memoria i ricordi passati, avrebbero sofferto ancora di più.
Forse era anche per questo che ci toglievano ogni impronta della nostra vita precedente.
Feci un profondo respiro e mi alzai in piedi lentamente. Quando sentii delle mani appoggiarsi sulle mie spalle, sussultai leggermente e mi voltai con il viso rigato dalle lacrime.
"Va tutto bene, Ele?" chiese Thomas scrutandomi attentamente.
"Io e Gally..." iniziai prima di venire interrotta da un singhiozzo. "Abbiamo litigato e... lui se n'è andato."
Thomas si morse il labbro, indeciso su cosa fare o dire in una circostanza del genere, poi si limitò ad abbracciarmi.
La scelta più semplice e umile, ma più utile in quell'istante.
Mi strinsi a lui. Avevo bisogno di sentirmi al riparo, aggrappata a qualcosa di solido, perchè tutte le mie barriere erano state abbattute in un solo colpo ed io ero diventata improvvisamente fragile.
Io odiavo essere così debole, ma non potevo evitarlo.
"E' tutto okay, vedrai che una volta che finirà tutto, una volta che usciremo di qui, farete pace." spiegò accarezzandomi la testa.
"E se lui decidesse di non uscire con noi? E se non lo facesse per colpa mia?" chiesi cercando di placare i singhiozzi continui.
"Vedrai che alla fine farà la scelta più giusta. Gally è una testa puzzona testarda, ma sa ciò che è giusto per lui e per le persone che gli stanno attorno." continuò Thomas scostandomi lentamente da lui.
Chiuse le mani a coppa attorno al mio viso e asciugò accuratamente le lacrime.
"Ti dirò una cosa... Hai presente quando ho detto che i nostri nomi non sono quelli veri?" chiese sorridendomi incoraggiante.
Annuii lentamente e tirai su con il naso.
"Il tuo nome, Elena... Viene da Elena di Troia. Sai, si diceva che lei fosse la donna più bella del mondo." spiegò.
"Questo sarebbe un complimento mancato?" chiesi alzando un sopracciglio e abbozzando un sorriso.
"Sì... No... Cioè tu sei bella, ma..." Thomas arrossì imbarazzato e poi continuò. "Intendevo dire che lei era contesa per via della sua bellezza. La guerra di Troia è scoppiata proprio a causa sua."
"Quindi, secondo te, i Creatori mi hanno mandato qui per far scoppiare delle rivalità tra di voi?" chiesi sbalordita.
"Be' forse... Non lo so. Magari era una conseguenza gradita, d'altronde siamo solo maschi, ma non è questo il punto." disse grattandosi la nuca.
"E allora dove vuoi arrivare?"
"Escludendo il fatto che Elena di Troia sia sempre stata accusata di aver fatto scoppiare una guerra, di essersi comportata da traditrice e altro... Elena è stata la prima ad aver unito tutti i Greci verso uno scopo comune!" spiegò entusiasta. "Forse è per questo che ti hanno mandata qui. Senza di te ora non staremmo tutti insieme ad affrontare questo casino. Tu ci hai uniti verso uno scopo comune. E' come se tu fossi la nostra guida, la nostra luce nel buio, colei che ci sprona a combattere dopo che ognuno di noi ha perso le speranze."
"Okay. Credo di aver afferrato il concetto." dissi grattandomi la testa. "Ma lo sai che non ci accetteranno tutti, vero? Probabilmente saranno arrabbiati con noi per ciò che abbiamo fatto."
"No. Gli altri sanno che i Creatori ci hanno obbligato e gli ho anche spiegato il fatto che tu sia stata minacciata. Gli ho detto che se tu non li avessi assecondati, ti avrebbero riportato ad essere una cavia da laboratorio." spiegò scuotendo la testa. "Io forse potevo oppormi."
"Tom, non è vero. Se ti hanno obbligato non potevi opporti. Hai solo sedici anni, caspio." constatai sospirando. "Ma adesso cosa facciamo? Sai come utilizzare il codice trovato tra le Mappe?"
Thomas annuì entusiasta e spiegò: "C'è una postazione con un computer in un posto dove non abbiamo mai guardato prima d'ora. Il codice ci aprirà una porta per uscire dal Labirinto e disattiverà i Dolenti, in modo che non possano seguirci. Ma è un tentativo folle..."
"Dov'è questo posto?" chiesi curiosa.
"Oltre la Scarpata." rispose Thomas. "Dobbiamo entrare nella Tana dei Dolenti. A meno che tu non abbia un'idea migliore."
Scossi la testa affranta e iniziai a torturarmi il labbro inferiore. "Ci sto. Ma pensi che ci seguiranno tutti?"
Thomas, come temevo, scosse la testa e aggiunse: "Probabilmente no, ma possiamo tentare di convincerli."
"D'accordo..." sospirai.
"Newt pensa che dobbiamo farlo questa notte." aggiunse poi.
Se prima avevo trovato una piccola parte di coraggio in me nell'affrontare un'impresa simile, in quell'istante si era volatilizzata, lasciandomi impaurita più che mai.
Era un'idea folle. Completamente, assolutamente, folle. Era come offrirsi volontari per un'impresa suicida. Odiavo doverlo ammettere, ma ero terrorizzata alla possibilità di ritrovarmi faccia a faccia con una di quelle bestie.
Poi il mio pensiero ricadde su Newt e di conseguenza su Chuck.
Newt sarebbe stato capace di correre di nuovo nel Labirinto, sconfiggendo la sua paura e il suo zoppicare?
Mentre Chuck... Chuck era solo un bambino indifeso. Sarebbe stato capace di starci dietro?
"Ele, sono spaventato anche io, credimi." spiegò Thomas leggendomi nella mente. "Ma dobbiamo farlo. Non possiamo stare qui per sempre."
Annuii indecisa e aggiunsi: "Dopotutto, se non hai fifa non sei umano."
Quella frase in qualche modo mi rassicurò e mi fece sentire meno vulnerabile.
Thomas annuì per confermare la mia frase e abbozzò un sorriso. Poi il suo sguardo fu catturato da qualcosa alle mie spalle.
Non feci neanche in tempo a girarmi, che qualcuno mi afferrò per i fianchi, facendomi voltare.
"Stai bene, Eli?" chiese Newt preoccupato.
Annuii mordendomi un labbro e ricordandomi di Gally.
"Gally?" chiese poi. "Cosa gli è successo?"
Dovetti mordermi l'interno della guancia per non scoppiare di nuovo in lacrime e mi sorpresi quando sentii una sostanza dal sapore metallico invadermi la bocca.
Sangue. Mi ero veramente fatta uscire del sangue con un morso?
"Eli?" insistette Newt non ricevendo una risposta.
"Lui..." presi un profondo respiro e distolsi lo sguardo. "Se n'è andato."
Newt non disse niente e si limitò a sospirare frustrato.
"Allora, sono d'accordo?" chiese Thomas impaziente.
"Tutti. Non è stato difficile come pensavo. Ora dobbiamo solo convincere gli altri Radurai." spiegò Newt guardandosi attorno.
"Pensi accetteranno?" chiesi curiosa di sapere la sua opinione.
"Non tutti." rispose con uno sguardo frustrato. "Alcuni rimarranno qui a rischiare... Ve lo garantisco."
Mi guardai attorno e vidi che alcuni avevano iniziato a litigare in giro per la Radura, mentre gli Intendenti facevano del loro meglio per convincere tutti che occorreva rischiare e lottare per cercare di entrare nella Tana dei Dolenti.
Alcuni Radurai se ne andarono a grandi passi, ma la maggior parte rimase ad ascoltare e a prendere almeno in considerazione l'idea.
"Allora dopo che si fa?" chiese Thomas.
Newt fece un respiro profondo, poi parlò: "Cerchiamo di capire chi va e chi resta, ci prepariamo. Cibo, armi, eccetera. Poi andiamo. Tommy, metterei te a capo della spedizione, dato che l'idea è stata tua, ma sarà già abbastanza difficile convincere la gente a stare dalla nostra parte senza fare di te il nostro capo, Fagio... Non te la prendere. Quindi tieni la cresta bassa, okay? Lasceremo la faccenda del codice a te e a lei... Potete occuparvene voi, nelle retrovie."
"A sentire te, sembra facile." ironizzò Thomas cercando di alleggerire la tensione.
In un secondo assimilai ciò che Newt aveva detto. 
"No." protestai. "Io non entrerò nella Tana mentre voi altri starete lì fuori a farvi ammazzare per proteggerci."
"Non era una proposta. Era un ordine, quindi seguilo e basta." disse secco Newt, lanciandomi un'occhiata di fuoco.
Sbuffai e incrociai le braccia. "Ma..."
"Niente ma. Sarei anche capace di legarti e buttarti io stesso la dentro. Quindi fallo di tua spontanea volontà, oppure ti ci obbligo." continuò puntandomi l'indice addosso.
Piegai le labbra all'ingiù e continuai a fissarlo con il broncio.
"E non fare quella faccia... Questa volta non funziona." disse con un sorrisetto da vittoria stampato sul volto. Mi diede un buffetto sul naso ed io non potei fare a meno di sospirare.
L'aveva avuta vinta e la cosa non mi andava giù.
E se lo avessi perso? No, non poteva succedere.
"Non fare quella faccia preoccupata. Ti prometto che prima di sfiorarti, i Dolenti dovranno uccidermi." spiegò appoggiando le sue mani sulle mie spalle.
"E' proprio questo che mi spaventa, Newt. Io non voglio che tu..."
Newt mi interruppe bruscamente: "Non dirlo neanche. Io non morirò. Punto e basta."
"Ma..."
Lui mi lanciò un'altra occhiata furente e decisi di starmene zitta per non farlo arrabbiare.
Newt diede una pacca sulla schiena a Thomas. "Bene così. Mettiamoci al lavoro."
Le ore seguenti furono frenetiche.
La maggior parte dei Radurai finì per decidere di unirsi alla spedizione. 
Erano anche più di quanto avessi pensato. Addirittura Alby decise di provare. Anche se nessuno lo ammise, scommettevo che la maggior parte di loro facesse affidamento sulla teoria che i Dolenti avrebbero ucciso una persona sola, e che immaginassero di avere ragionevoli possibilità di non essere loro a capitare male.
Quelli che decisero di rimanere nella Radura erano pochi, ma erano determinatissimi e assai rumorosi. Presero ad andarsene in giro imbronciati, cercando di dire agli altri quanto fossero stupidi. Ma alla fine lasciarono perdere e si misero in disparte.
Quanto a noi, che avevamo deciso di fuggire e combattere, avevamo un mucchio di lavoro da fare. Furono distribuiti degli zaini pieni di provviste. Frypan - Newt mi disse che il cuoco era stato uno dei primi Intendenti a decidere di andare, dopo aver visto cosa mi avevano fatto - fu incaricato di raccogliere il cibo e di escogitare un modo di distribuirlo equamente nelle varie razioni.
Gli approvvigionamenti includevano anche delle siringhe di Dolosiero.
Chuck fu incaricato di riempire le bottiglie d'acqua e di distribuirle a tutti. Lo aiutai volentieri e in qualche modo stare vicino al bambino mi rassicurò abbastanza.
Tuttavia la situazione si fece più complicata quando Chuck iniziò a pormi domande assurde, a cui nemmeno io avevo una risposta.
Decisi di mentire spudoratamente, d'altronde era l'unica cosa che mi era rimasta da fare.
Forse era un pensiero egoistico, ma non volevo che Chuck mi abbandonasse, rimanendo nella Radura.
Più volte temei che il suo desiderio di tornare a casa, fosse stato dominato e sconfitto dalla paura.
Da quando aveva scoperto che avremmo tentato la fuga, Chuck aveva cercato di assumere un'aria coraggiosa, ma la sua pelle sudata e gli occhi attoniti tradivano la verità.
Minho, invece, andò alla Scarpata con un gruppo di Velocisti, portando con sé corde d'edera e pietre. Non capii bene a cosa servissero, ma lui mi disse semplicemente che servivano per fare un'ultima verifica sulla Tana dei Dolenti. 
Sperai con tutto il cuore che le creature rispettassero i loro soliti orari e che non uscissero durante il giorno. 
Quando vidi Minho uscire dalle Porte con gli altri Velocisti, tirai un sospiro di sollievo.
Thomas era rimasto tutto il tempo appiccicato a Newt. Lo aveva aiutato a distribuire le armi e ne avevano inventate anche di nuove, per la disperazione in vista dell'incontro con i Dolenti: i pali di legno erano stati intagliati fino a divenire lance o avvolti nel filo spinato; i coltelli furono affilati e fissati con i rampicanti alle estremità di robusti ramitagliati dagli alberi del bosco; cocci di vetro rotto furono applicati alle vanghe.
Alla fine della giornata, ci eravamo trasformati in un piccolo esercito. 
Un esercito assai patetico, a dire la verità, e mal preparato. Ma comunque era pur sempre un esercito.
Gally non si era fatto vivo per tutta la giornata ed io iniziavo seriamente a preoccuparmi.
E se non avesse combattuto con noi? Se fosse rimasto nella Radura?
Quel pensiero mi divorò il petto e decisi di mandare al diavolo le sue parole e andare a cercarlo.
Sapevo che mi aveva detto di dimenticarlo e di stargli lontana, ma dovevo tentare di convincerlo.
Mi incamminai verso il bosco, quando Thomas mi si parò davanti.
"Dobbiamo parlare." disse.
Cercai di aggirarlo, tenendo sempre lo sguardo puntato verso il bosco.
Lui mi si piazzò nuovamente davanti, facendomi sbattere contro il suo petto.
"E' davvero importante?" chiesi spazientita. "Non per essere scortese, ma devo fare una cosa."
"Sì." disse lui secco. "Credimi, lo è."
Sbuffai infastidita. "Avanti, spara."
"Pensavo ad un piano per digitare il codice."
"E..?" lo spronai a continuare.
"Be'... Non per fare il pessimista, ma ci serve qualcuno di supporto. Sai... In caso noi non ce la facessimo." spiegò agitato.
"E chi avevi in mente? Non tutti conoscono il codice."
"Minho e Newt lo conoscono. Diremo loro di fare in modo che venga digitato al computer se noi..."
Lo interruppi: "Sì, ho afferrato il concetto, Tom."
Non volevo pensare a tutte le brutte cose che sarebbero potute succedere. Non avrei fatto altro che peggiorare la situazione.
"Tutto qui?" chiesi sbadigliando.
Thomas annuì stanco e a quel punto lo aggirai, ma lui mi bloccò per un polso.
"Che c'è ancora?" chiesi scocciata.
"Lascialo in pace. Sicuramente starà pensando a come comportarsi e a cosa fare. Forse andare a parlargli potrebbe solo peggiorare la sua decisione." spiegò.
Ci riflettei su qualche secondo. In effetti aveva ragione. In ogni caso, andargli a parlare non avrebbe risolto gran che, ma avrebbe solo peggiorato le cose.
Gally era molto testardo, come me d'altronde. Ed io avrei voluto rimanere sola a pensare, se fossi stata nei suoi panni.
"Okay." sospirai allontanandomi insieme a Thomas.

Poco prima del normale orario di chiusura delle Porte, Frypan preparò un ultimo pasto prima della notte. L'atmosfera che avvolgeva la cena non sarebbe potuta essere più triste o intrisa di paura. Mi ritrovai seduta vicino a Newt e Minho. Entrambi se ne rimanevano in silenzio, assorti tra i pensieri. Newt mi stringeva la mano, obbligandomi perciò a mangiare con la sinistra.
Thomas si trovava a qualche tavolo di distanza da noi. Stava piluccando dal piatto con aria assente, seduto accanto a Chuck. Quest'ultimo continuava a parlare e Thomas rispondeva quasi meccanicamente.
Dopo diversi minuti, Newt controllò l'orologio e dopo essersi alzato, si avvicinò ad Alby.
Minho si alzò da tavolo e io lo imitai, presumendo che fosse giunto il momento tanto temuto.
La paura raggelante e il panico che provavo, mi investirono con tutta la loro forza. 
Era giunto il momento. 
Stavamo per andare. 
Cercando di non pensarci troppo e di limitarmi ad agire, afferrai lo zaino che avevo precedentemente appoggiato a terra. Minho fece lo stesso e insieme ci avviammo verso la Porta Occidentale, dove nel frattempo si erano radunati tutti, richiamati da Newt ed Alby.
"Sei pronta, pive?" mi domandò Minho quando li raggiungemmo, richiamando la mia attenzione con una gomitata. 
Annuii incerta e presi un profondo respiro. Il cuore mi batteva all'impazzata, sembrava quasi mi volesse perforare il petto.
"Thomas, questa roba è tutta un'idea tua. Quindi sarebbe bene che funzionasse, o ti ammazzerò prima che lo facciano i Dolenti." spiegò Minho sarcastico.
"Grazie." mormorò Thomas, ancora con fare assente. 
Lanciai uno sguardo a Newt e lui mi osservò, con uno sguardo carico di preoccupazione.
"Stai bene?" mi chiese.
"Sì." risposi cercando di assumere un sorrisetto. "Sono solo impaziente di farla finita."
Era la pura verità. Se non lo avessi fatto in quell'istante, non ne avrei più avuto il coraggio.
"Amen, sorella." esordì Minho. 
Lui sembrava che fosse il più calmo, il più sicuro di sé, il meno spaventato. Ed io lo invidiavo da morire.
Come caspio fa? 
"Siamo in quarantuno." spiegò Newt, mettendosi in spalla lo zaino che aveva in mano.
Sollevò una grossa asta di legno con l'estremità avvolta dal filo spinato. Sembrava un'arma letale. "Assicuratevi di avere con voi le vostre armi. A parte questo, non c'è molto altro che possa fottutamente dirvi... Il piano lo conoscete tutti. Combatteremo nel tentativo di entrare nella Tana dei Dolenti e Tommy digiterà il suo codice. Poi renderemo pan per focaccia ai Creatori. Tutto qui."
Ascoltai attentamente ogni sua parola e cercai di concentrarmi. Ma una domanda continuava ad affollarmi la testa.
Dove sei, Gally? Pensai guardandomi attorno nel tentativo e speranza di scorgerlo.
Minho catturò la mia attenzione e mi porse un arco.
Nella fretta avevo dimenticato di armarmi. Lo ringraziai e lo afferrai, mettendomi la faretra in spalla.
"Qualcuno non dovrebbe fare un discorso di incoraggiamento o qualcosa del genere?" domandò Minho, distogliendo l'attenzione da me. 
"Prego." ribatté Newt.
Minho annuì e si rivolse alla folla: "Fate attenzione." disse secco. "Non morite."
"Grandioso. Siamo proprio ispirati, cacchio." rispose Newt.
Poi puntò il dito verso il Labirinto, oltre le sue spalle. "Il piano lo conoscete tutti. Dopo anni passati a farci trattare come topi, stanotte ci ribelleremo. Stanotte andremo a lottare con i Creatori, non importa cosa dovremo affrontare per arrivarci. Stanotte i Dolenti faranno meglio ad avere paura."
Sentii qualcuno applaudire, mentre la nausea e l'ansia crescevano dentro di me.
Presto si innalzarono urla e grida di battaglia, a volume sempre più alto, fino a riempire l'aria tutta intorno. 
Non riuscii ad unirmi agli altri. Come potevo? 
"Dove caspio sei, Gally?" sussurrai senza neanche riuscire a sentire la mia voce.
Mi guardai ancora una volta attorno, ma non lo vidi.
Come aveva potuto farmi una cosa del genere? 
Se proprio non vuole venire con noi, almeno sarebbe potutimo venirmi a salutare... Pensai affranta. La nostra amicizia é davvero così debole? Pensavo che mettesse da parte l'orgoglio... Almeno per questa volta.
Sentii qualcuno afferrarmi la mano e alzai lo sguardo.
Newt mi baciò sulle labbra per farmi coraggio e aumentò la stretta attorno alle mie dita.
Eravamo tutti pronti per entrare nel Labirinto, ma più i secondi passavano, più pensavo di aver fatto la scelta sbagliata.
Finalmente tutti tacquero e il silenziò tornò a regnare.
Mi voltai di spalle e osservai le immense Porte del Labirinto sovrastare su di noi, come un avvertimento a non entrare.
La partita era aperta.
Feci un profondo respiro, abbandonandomi all'idea che era l'unico modo per riuscire a scappare.
Ero pronta e per la prima volta sicura di me.
Feci un passo in avanti prendendo un grosso respiro, quando una voce alle nostre spalle, mi fece voltare di scatto, con un sorriso stampato in faccia.
Gally stava correndo a perdifiato nella nostra direzione.

*Angolo scrittrice*
Ehi, Pive!
Scusate il capitolo lunghissimo e forse un po' noioso. 
Per quanto riguarda la spiegazione che segue il nome di Elena, é tutto merito del mio libro di pedagogia.
Non so se ho saputo spiegarlo bene (in caso è tutta colpa di Isocrate) perciò chiedete se avete dubbi :3
Un'ultima cosa... Mi hanno nominato per una challenge e quindi la devo fare anche io. La challenge consiste (almeno credo perché non ho capito bene) nel farmi delle domande a cui io devo rispondere. Perció, se vi va, bombardatemi di domande nei commenti dei prossimo capitoli o nei messaggi privati ed io, alla fine del libro, pubblicheró tutte le domande e le rispettive risposte.
Un bacio e un abbraccio a tutti, xoxo (ex, o, ex, o... Gossip Girl! Okay la smetto.)
Dalla vostra Inevitabilmente_Dea ♥

   
 
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