Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    08/02/2016    5 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie, di pezzi di vita, di tanti "diversi" Jared e Jensen. A volte saranno storie tristi, a volte comiche, a volte romantiche. Saranno quello che mi ispirerà il mio animo nel momento in cui le scrivo. Quindi sperate sempre che io sia felice!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Circa un mese dopo….

Jensen se ne stava beatamente sdraiato su un lettino da spiaggia a godersi il sole di quella splendida giornata. Il calore del sole era molto piacevole e gli trasmetteva una meravigliosa sensazione di pace e benessere.
“Mi scusi se la disturbo, sig. Ackles!” fece la cameriera , con educazione, sperando di non disturbare o essere inopportuna.
“Non si preoccupi. Mi dica!” rispose cordiale e sorridendole il ragazzo.
“Il barman si chiedeva se gradirebbe assaggiare il suo ultimo cocktail. Avrebbe piacere di avere una sua opinione.” fece la ragazza.
“Con infinito piacere. Sono sfacciato se ne chiedo due!?” fece Jensen, ammiccando.
“Assolutamente. Sarà un nostro piacere.” e andò via con la sua ordinazione.
 
Jensen si issò sui gomiti e fissò il mare davanti a lui. Vide una figura muoversi tra le onde , che si godeva il lento sciabordio dell’acqua.
Alzò una mano e salutò verso quella figura che guardava verso di lui e che dopo alcune bracciate, usciva dai flutti marini.
Dio!! sembrava Nettuno in tutto il suo divino splendore.
 
“Ben svegliato!” fece l’altro quando arrivò accanto al lettino.
“Già, credo di essere davvero crollato!” ammise con un lieve imbarazzo.
“Io direi…svenuto!” convenne l’altro.
“Ehi!! non è colpa mia se tu sembravi insaziabile stanotte!” replicò malizioso.
“Beh!! non è che tu mi sembrassi interessato ad altro se non al fatto che io continuassi!” e dopo quest’affermazione  il giovane si chinò per baciargli le labbra rosse e carnose.
Jensen sentì il piacevole sentore del sale marino sulla sua bocca e quello molto più avvolgente del ragazzo che lo stava baciando.
“Agente Padalecki…non sarà coercizione di testimone, questa?!” fece quando le loro bocche si separarono per non smettere di sorridersi.
“Assolutamente. Mi dichiaro innocente. L’indagine è chiusa e lei , mio caro Ackles, ha già rilasciato la sua testimonianza. Quindi, il caso è archiviato. E poi se non ricordo male …” fece ammiccando e inginocchiandosi accanto al lettino, così da potergli stare più vicino. “…sei stato tu a chiedermi di seguirti in questo viaggio!”
“E ti giuro che lo farei ancora e ancora.” ammise  fissandolo in un modo che Jared si sentì quasi a disagio.
“Davvero!?” si costrinse a chiedere, sorpreso, Jared.
“Il modo in cui mi sei stato vicino, prima e durante e dopo le indagini. Il modo in cui mi hai sostenuto quando ho dovuto raccontare ogni cosa di quei giorni assurdi e come hai tenuto fuori i miei genitori quando le cose si facevano più…pesanti. E poi…e poi quel primo bacio!” ricordò sorridendo dolcemente. “Wow!! Quello che ho provato quando ci siamo baciati la prima volta, è stato qualcosa di indescrivibile: paura, adrenalina, entusiasmo, terrore. Voglia di smettere e continuare allo stesso tempo.” fece accarezzandogli il viso sorridente che lo guardava.
“Ne parli come se ti fosse piaciuto!” scherzò il più giovane.
“Mmmhh!” ghignò. “Appena appena.” ammise con tono deluso.
“Ahh!!! Ma davvero!!???” fece offeso l’altro che gli diede immediatamente una pugno sul braccio per poi  guardarsi e ridere di cuore, entrambi.
“Non avrei mai immaginato che da una assurda situazione come quella che ho passato, ne sarebbe derivata una così sorprendente e bellissima.” ammise alla fine Jensen.
Jared lo guardò sereno di vedere serenità sul volto dell’altro.

“Sono felice che tu stia bene, Jensen.” gli disse davvero convinto di quelle sue parole.
“Lo sono grazie a te, Jared. Grazie a quello che è successo tra noi, che sta nascendo e che spero continui.”
“Lo spero davvero anche io.” rispose Jared e poi balzando in piedi con uno scatto agile: “Ok! Allora che ne dici di alzarti da qui e….”
“Nooo!!!” si lamentò Jensen. “Si sta così bene!”
“Sì, lo so. Ma voglio farti stare ancora meglio. Ora, andiamo in camera. Ci facciamo una doccia veloce..” cominciò ad organizzare il giovane.
“Doccia veloce…. Già non mi piace la tua idea!” si lamentò malizioso.
“Avremo tempo per quello!” intuì il federale. “Ci vestiamo e andiamo al molo!”
“Al molo? Che andiamo a fare al molo!?” domandò sorpreso Jensen, mentre si tirava su in piedi.
“Mi hanno detto che c’è una gelateria fantastica. Voglio comprarti un gelato e voglio farti vedere il tramonto più bello che tu abbia mai visto e poi voglio baciarti mentre i tuoi occhi hanno ancora la luce di quel tramonto che li fa brillare e….” si ritrovò a dire Jared , quando ebbe il viso di Jensen a pochi centimetri dal suo.
“E basta così, altrimenti sarò io a baciarti adesso e non so se riuscirò a smettere!” sussurrò Jensen.
 

Poco dopo, Jared usciva dalla gelateria e porgeva un gelato a Jensen che era seduto sulla staccionata del molo. Le gambe leggermente aperte per bilanciare il peso. Lo sguardo perso verso il sole acceso dei più vivi colori del tramonto. Quelle leggere rughe che gli incorniciavano gli occhi meravigliosamente verdi e il sensuali gioco di lentiggini che era , in quei giorni, più evidente a causa del sole, e poi quel sorriso quasi timido che era più bello di una risata sincera.
Era bellissimo. Jensen era davvero bellissimo in quel momento e Jared per un po’ si incantò a guardarlo. Fu solo una goccia di gelato che gli cadde sulla mano a farlo riavere da quei suoi pensieri.

“Com’è il tuo gelato!?” chiese a Jensen.
Il biondo ne assaggiò ancora un po’ e poi guardò l’altro, quasi trasognante.
“Assaggia da solo!” lo invitò, ma invece di porgergli il cono, si sporse verso le labbra del giovane , offrendo le sue.
Jared non se lo fece ripetere due volte. Si girò appena, così da finire tra le gambe del biondo e dopo avergli passato un braccio intorno alla schiena per sostenerlo, unì con vigore e gentile passione le loro labbra. Gustò prima il sapore di crema, poi quello più forte della nocciola e poi quello inebriante e avvolgente che era solo di Jensen.
Nacque un bacio morbido , lento, intimo. Accompagnato dai movimenti ritmici delle loro labbra unite e delle loro teste sempre in cerca dell’angolazione perfetta.
Fu Jensen ad allontanarsi per primo e quando stava per baciarlo ancora, l’immagine che si ritrovò davanti sembrò gelarlo.
Jared aveva il sole alle spalle.
Come in un flashback, Jensen  si ritrovò a rivivere quello che aveva vissuto mesi prima quando fu liberato.
 
Erano una perfetta eclissi: sole, sconosciuto, lui.
Vedeva i contorni di quella figura. Vedeva il riverbero del sole tra le ciocche di capelli, ma tutto il resto, sfortunatamente, era solo un ombra che lo stava portando in salvo.
 
Solo che lo sconosciuto questa volta aveva il nome e il volto di Jared. 
Quel ricordo improvviso lo fece vacillare e quasi cadde dalla staccionata, ma Jared fu pronto a tenerlo.
 “Tranquillo, ti tengo io!” fece Jared con tono dolce e deciso.

"Tranquillo ti tengo , io!"
 E di nuovo un ennesimo flash di quel momento assurdo.

Jensen fissò stranito e confuso Jared che gli stava di fronte. Sulle sue labbra un espressione che il federale non avrebbe saputo intendere se felicità o meno.
“Jensen che hai?!” fece apprensivo.
“Tu…tu sei….tu…” quasi balbettò
“Jensen ma cosa…”
“Tu sei quello…..quello che mi ha tirato fuori da quel nascondiglio!” affermò con decisione sapendo di non sbagliare.
“Jensen non…”
“Non mentirmi. Non dire di no!” affermò scendendo dalla staccionata. “Tu sei quello che mi ha salvato!” fece poi mettendogli una mano sul braccio.
“Jensen io non volevo che…” sembrò voler negare ma per quale motivo poi, Jensen non se lo spiegava.
“Perché…perché non me lo hai detto?!” lo incalzava.
“Che importanza avrebbe avuto?!” domandò perplesso Jared, vedendo l’enfasi del compagno.
“Nessuna…credo. Ma perché non dirmelo?!” e davvero non capiva.
Jared sospirò sconfitto e si poggiò alla staccionata.
“Quando sono venuto a casa tua quel giorno per farti delle domande e tu non mi riconoscesti…fu ….fu allora che decisi di non dirti chi ero.” raccontò.
“Perché?!”
“Perché mi avevi già colpito, Jensen. La tua storia, la tua forza, mi avevano già colpito prima che tutto questo….che tutto quello che è iniziato tra noi, potesse iniziare. E quando capii che davvero qualcosa stava nascendo, decisi di non dirti niente.” rivelò sperando che Jensen comprendesse quella sua specie di eroico segreto.
“Jared ma io avrei dovuto sapere che eri…”
“No, Jensen. No!” fece convinto il giovane. “Volevo che qualsiasi cosa stesse nascendo tra di noi, fosse qualcosa nata tra Jared e Jensen e basta.”
“Perdonami, ma non capisco!”
“Tu sei un uomo di affari con un importante rilievo sociale e civile e le tue giornate, a volte, dovrebbero essere di 48 ore per poter affrontare tutti gli impegni che hai. Io sono un operativo dell’FBI e non sono messo meglio di te riguardo ad impegni di lavoro.” affermò con decisione.  “Perciò, quanto credi possa essere normale la nostra vita quando ritorneremo a casa?!” fece quasi dispiaciuto.
“Un attimo, mi stai dicendo che una volta andati via da qui, tra noi è…” azzardò spaventato incredulo , Jensen.
“Cosa? No, no, no!!!” quasi gridò Jared. “Assolutamente. Non ci penso nemmeno!”, lo rassicurò prendendogli il viso tra le mani per dare forza alle sue parole. “Quello  che voglio dire è che sarà più difficile stare insieme  così tranquillamente. Ed è per questo che volevo che almeno per adesso fossimo solo Jared e Jensen e non le persone che si sono conosciute a causa di qualcosa di doloroso e assurdo.”
Jensen si sentì profondamente colpito da quelle parole. La richiesta di Jared era una richiesta semplice e sincera e lui la condivideva appieno perché sapeva che il giovane aveva ragione. Quando quella vacanza sarebbe finita e loro fossero tornati alla vita reale, quel sogno fatto di mare, tramonti, baci al gusto di gelato sarebbe stato difficile da ritrovare.

Il biondo si rilassò completamente in quella presa che Jared aveva su di lui e gli poggiò le mani sui fianchi. Gli sorrise amorevolmente.
“Ok! Da adesso noi due faremo un patto.” Fece convinto.
“Un patto?”
“Già!! Quando tutto questo sarà finito…”, disse guardandosi intorno e alludendo al posto. “…quando saremo di nuovo alla vita reale, non importa quello che farò io al lavoro o il caso che starai seguendo tu. Quando saremo soli, quando staremo insieme saremo solo Jared e Jensen. Io e te. Semplicemente!” concluse sorridendo. “Ti va?!”
“Non chiedo di meglio!” rispose rilassato il giovane, baciandolo subito dopo. “Quindi ora siamo solo io e te?!” domandò con una discreta malizia che Jensen riconobbe ormai già come familiare.
“Sì!”
“E allora che ne pensi se “io  e te” ce ne tornassimo in albergo per essere degli “io e te” un po’ più intimi?!” stringendosi a lui.
“Dico che siamo lontani dal nostro albergo e che qui ce ne uno in cui sono stato un paio di volte e che è sempre felice di ospitarmi!” fece il biondo trascinandoselo praticamente dietro.
 

Poco dopo Jared, su indicazione di Jensen, si sedeva su un divano, mentre lui si avvicinava con discrezione alla reception e al concierge di turno.
“Mr. Ackles che piacere vederla dopo quella sua triste e orrenda parentesi!”fece l’uomo in doppio petto da lavoro.
“Grazie, George. E’ un piacere anche per me vederla.” rispose gentile.
“In cosa posso aiutarla , signore?!”
“So che le chiedo tanto, ma vede sono qui per passare qualche giorno di riposo ma a quanto pare la mia guardia del corpo non è abituata al vostro splendido sole. Sarebbe possibile avere una stanza almeno per questa notte così che il mio amico si possa riprendere!” fece Jensen indicando un Jared visibilmente afflitto che si teneva la testa.
“Ma naturalmente. La sua solita stanza va bene?!” suggerì.
“E’ perfetta, George. Non so come ringraziarla!”
“Mi creda signore, il fatto che lei abbia pensato a noi è già un ringraziamento.” rispose da protocollo.
Il concierge fece cenno ad un valletto che fece strada ai due ragazzi.
 
Aspettare che il valletto del piano si richiudesse la porta della loro stanza alle spalle fu quasi doloroso.
Bastò sentire il clic della serratura magnetica per corrersi uno nelle braccia dell’altro. Un bacio urgente e un altro ancora più esigente e poi ancora un altro disperato che chiedeva di più e ancora di più.
Le mani si rincorrevano esperte nello spogliarsi  ma esitanti nel toccarsi quasi come se volessero gustarsi ogni lembo di pelle che veniva scoperto e accarezzato e poi toccato e toccato ancora.
 E quando finalmente furono nudi, uno di fronte all’altro, una sorta di quiete li avvolse e i due si guardarono. I loro occhi seguivano il profilo di ogni muscolo in tensione. Le mani, ora, calme e leggere, carezzavano quasi solleticando, la linea delle braccia e delle schiene, inarcate così che i loro bacini potessero languidamente combaciare.
Un bacio leggero, a fior di labbra. Un sorriso gentile per salutare quel bacio e poi Jensen cercò la mano di Jared e quando le loro dita trovarono un perfetto incrocio, il maggiore si spostò, invitando il compagno a seguirlo, verso la camera da letto.
Fu un incontro d’amore appassionato. I richiami affannati si rincorrevano sulle loro labbra ogni qual volta che un bacio smetteva di sfamarli. Le loro braccia continuavano ad abbracciare perché desiderose di sentire sempre più forte la vicinanza dell’altro. La pelle rabbrividiva ogni volta che troppo spazio si frapponeva fra i loro corpi sudati e accaldati.
E poi, le loro maschili intimità. Urgenti di essere finalmente appagate, bramose di trovare quel posto in cui anche il loro piacere avrebbe trovato la soddisfazione più pura.
Jared si inarcò sensuale quando conquistò il calore di Jensen e gemette quando il compagno  contrasse i muscoli  intorno alla sua virile natura.
Poi fu l’estasi. La frenesia dettata da cadenzati affondi e dalle gambe avvinte ai fianchi. I respiri agitati e spezzati da ondate di piacere improvvise. Le mani che tiravano le lenzuola in cerca di sostegno. Le mani che si attardavano sulla pelle dei fianchi per assecondarne i movimenti.
Nomi ripetuti, nomi sussurrati, nomi pregati di dare di più, nomi supplichevoli di prendere altro.
E infine l’amplesso. Devastante, forte, appassionato, cercato fino allo sfinimento. Gridato tra le labbra fino ad una risata nervosa ma appagata.
Fino a godere dell’ultima sensazione di umida sensazione fuori e dentro i propri corpi.
E poi….e poi la pace.
Ancora abbracciati, ancora vicini, ancora uno tra le braccia dell’altro.
 

Verso le nove di mattina , un cameriere, in compagnia di George bussò alla stanza dei due.
Gli aprì Jensen, avvolto nell’accappatoio di spugna dell’albergo.
“Buongiorno , Mr. Ackles. La direzione sarebbe onorata di offrirle la colazione!” fece sbirciando nella camera mentre accompagnava il cameriere con il carrello pieno di ogni bontà, al centro della stanza.
Jensen notò lo sguardo curioso dell’uomo e lo anticipò.
“Lo sa George? Avete i divani più comodi su cui io abbia mai dormito!” si fece avanti, Jensen.
“Non capisco, signore. C’era qualcosa che non andava con il suo letto?!” si preoccupò di chiedere il responsabile dell’albergo.
“Beh! purtroppo il mio ospite è stato parecchio male stanotte ed è crollato praticamente al centro del letto e mi sono dovuto accontentare del divano.” spiegò con convinzione, indicando al concierge , il divano disfatto solo pochi attimi prima di aprire la porta.
“Ma Mr. Ackles perché non ci ha avvisato di questo disagio. Le avrei assegnato un'altra stanza!” fece con tono amareggiato e contrito.
“Lo so. Ma come le ho detto …lui è stato davvero male e non mi andava di lasciarlo da solo. Spero che stamattina vada meglio, ma se ci dovessero essere problemi, me lo faccia sapere  e le liberiamo comunque la stanza.” azzardò sapendo già in anticipo quale sarebbe stata la risposta dell’addetto.
“Non lo dica nemmeno per scherzo. La stanza è sua fin quando ne avrà bisogno o fin quando il suo …assistente…..non si sarà ripreso. Anzi mi faccia sapere se ha bisogno che chiami un medico!” si offrì, George.
“Oddio!! Spero di no!” esclamò credibile , Jensen. E poi, si avviò discretamente verso la porta seguito dai due. “Non dubitavo della sua cortesia George!” li congedò entrambi con una cospicua mancia.
Chiuse la porta della stanza e guardò con appetito le cibarie del carrello.
 
“Ok! Spiegami quella messa in scena!” fece Jared che sentendo lo scambio di battute, si era tenuto come defilato per non mettere in imbarazzo  Jensen.
 
“Non pensare male, piccolo.” rispose sorridendo Jensen ammirando il suo amante avvolto solo con un telo intorno ai fianchi.
“Non chiamarmi piccolo” replicò piccato Jared imponendosi di fronte al compagno.
“Ok!” fece l’altro, alzando le mani in segno di resa.
“Allora?” insistette Jared e Jensen capì che gli doveva una spiegazione plausibile e sincera , soprattutto.
“Allora ascolta!” fece mettendosi di fronte a lui e incrociando la braccia al petto. “George è un brav’uomo e un buon diavolo. Ma passa per essere la gazzetta ufficiale dei gossip di questo posto. Se gli avessi fatto capire che la stanza ci serviva per ben altro e che tra noi c’è ben altro, tra meno di dieci minuti , l’atrio dell’albergo si sarebbe riempito di giornalisti gossippari alla ricerca della foto dell’imprenditore scampato a triste sorte e del valoroso agente dell’FBI che lo ha salvato e che adesso sono qui in una sorta di fuga romantica. E quindi addio alla nostra vacanza.” , fu la spiegazione a cui Jared non seppe non dare credito. “E io decisamente voglio godermi con te ogni giorno che ci rimane da passare qui.”
“Sul serio?” fece fintamente non convinto Jared.
“Jared …sono gay dichiarato da anni e vivo felicemente e tranquillamente la mia condizione e so che anche per te è lo stesso. L’unico motivo per cui ho glissato adesso è il motivo che ti ho appena spiegato.” asserì Jensen rinsaldando la sua giustificazione.
Jared ormai era più che convinto di quello che aveva sentito e poi ormai conosceva Jensen e sapeva leggere il disagio sul suo volto quando mentiva. Lo aveva visto quando aveva dovuto mentire alla madre su quello che era successo realmente durante il suo sequestro. E Jared aveva memorizzato quell’espressione di colpa.

Si avvicinò appena, ma non tanto.
“Quello è per noi?!” fece indicando il carrello della colazione.
“Hai fame?”
“Muoio di fame!”
“Credo che dovrai meritartelo!” fece Jensen prendendo da una coppa di vetro una succulenta fragola a cui diede un sensuale morso, per poi passargli davanti e dirigersi verso la camera da letto trascinandosi dietro il carrello della colazione.
“Mi stai ricattando?!” lo ammonì Jared.
“No, ti sto tentando!” fu la risposta ammiccante, mentre allentava la cinta dell’accappatoio e mostrandosi appena al suo amante.

Ciò che avvenne dopo fu, di fatto, la colazione a letto più eccitante e soddisfacente che i due avessero  mai fatto
.
 
 
“E dimmi che sarai sincero ogni giorno con me
E non avrai più paura di amarmi perché 
Perché questa non è 
 un'avventura per me 
E non avere paura perché 
più ti stringo e più ho voglia di stringerti a me”

(Dimmi che non hai paura, Modà)
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75