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Autore: Laycifer    08/02/2016    1 recensioni
Flusso di pensieri di Kenma nella sua piccola vasca, nel suo grande dolore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Insonnia

Se il problema è nel Cuore, riempi la mente.
E’ ciò che dovrei fare no? Eppure sono qui, immerso in questa acqua ormai fredda da tempo a fissare il vuoto che è dentro di me.
Io, sto soffrendo per amore.
Sto davvero soffrendo per una cosa che dovrebbe far star bene, che dovrebbe riempire di gioia la vita delle persone, che fa sorridere tanto quando fa soffrire.
Cosa posso fare?
Come posso alzarmi da qui ed andare avanti sapendo che ormai tu non sarai più al mio fianco? Come posso mangiare sapendo che non mi imboccherai più mentre gioco a qualche video game che non riesco a finire? Come posso camminare, correre, bere o anche solo vivere?
Eri tu la mia aria, il mio ossigeno, il mio sangue e la mia linfa vitale..
E ancora ti aspetto, aspetto quel tuo messaggio incazzato che però mi farà tornare il sorriso… Quel tuo “ è tutto passato”.
Ma non arriverà, non arriverà mai… vero Kuro?
Ho freddo.
Ho freddo eppure resto qui immerso in questa acqua gelida, forse è un modo che io stesso ho per punirmi, o forse è semplicemente che non voglio alzarmi.
Se esco da qui, da questa piccola vasca, nel mio piccolo bagno, nel mio piccolo appartamento, il tempo tornerà a scorrere di nuovo e io tornerò ad essere solo, ad essere un’insignificante entità che vaga senza una meta in questo mondo vuoto e buio.
Ho paura del buio.
Ho paura del buio ma non di quello che il buio può celare agli occhi di chi vi entra, ma ho paura di quel freddo che mi potrebbe avvolgermi ricordandomi che non sei qui.
Che la mia luce si è spenta, è morta quel venerdì pomeriggio quando mi hai confessato che te ne stavi andando, che ti stavi trasferendo in un'altra città, un altro continente, un altro mondo…
Un altro mondo no, ma per me è così.
Chiudo gli occhi e ancora sento le tue mani che sfiorano la mia pelle, le tue labbra calde sopra le mie, le punte dei capelli che mi facevano sempre il solletico sulla spalla quando dopo ogni partita ti addormentavi sulla mia spalla mentre io giocavo ai video giochi.
Fa male.
Fa così male che mi sento morire, che sento il mio corpo vuoto e la mia anima che urla dentro il mio corpo, che con le unghie cerca di strappar via la mia carne.
E urla. Urla. Urla…
Urla così forte che vorrei tapparmi le orecchie e farmi gettare sopra metri e metri di terra e cemento così che la mia anima non possa strappare il mio corpo ed uscire.
Se la faccio uscire, se gli permetto di vedere la luce lei verrà da te e si aggrapperò al tuo petto urlando tutto il dolore che ho dentro. Urlando di non andare, di non lasciarmi da solo qui, nel buio del mio bagno da solo.
Perché sono rimasto in silenzio mentre mi dicevi Addio?
Perché non ho aperto la bocca per parlare, quella stessa bocca che tu hai baciato e sfiorato con la punta delle dita più e più volte sorridendo, dicendomi che le mie labbra erano così morbide che ti veniva voglia di mangiarle.
Avrei dovuto urlare.
Avrei dovuto urlare quel giorno maledetto.
E invece sono qui, la testa bassa, la fronte poggiata sulle ginocchia che osservo quelle piccolissime goccioline di acqua fredda che scendono dai miei capelli e che cadono sulla superficie dell’acqua che riempie la vasca nella quale adesso sono…
Piccole goccioline d’acqua che si infrangono contro uno specchio che riflette la mia anima che urla.
Piccole.
Inevitabili.
Piccole.
Piccole.
Grosse.
Ah, no.. quelle non sono gocce d’acqua che scendono dalle punte dei miei capelli biondi, quelle sono lacrime.
Calde e grosse lacrime che si infrangono contro il freddo specchio d’acqua della mia piccola vasca.
Ho bisogno di te per vivere.
Ho bisogno di te per avere uno scopo per alzarmi da questo gelo che attanaglia il mio corpo e che mi impedisce di muovermi.
Serve davvero piangere adesso?
Ha davvero un senso piangere per qualcosa che vorresti aver fatto ma che non hai avuto il coraggio di fare? Per qualcosa che sapevi che andava fatta ma che non hai fatto. Che hai guardato come fosse un film di qualcuno che non sei te, che non ti appartiene e della quale non ti è mai importato nulla.
E io sono rimasto li, a fissare i tuoi occhi che fissavano i miei.
Dimmi Kuro, speravi forse che io ti fermassi? Che Dicessi quelle due lettere maledette che non ho detto? Che ti stringessi a me urlando e ordinandoti di non andare?
Perché non l’ho fatto?
Perché non mi sono aggrappato a quell’egoismo che ogni persona ha dentro di se ma che cerca, ogni giorno, in ogni modo di sopprimere…
Guardo il mio viso riflesso nell’acqua e sai cosa vedo?
Un morto.
Una persona che sta facendo uscire tutto il sangue che ha dentro di se, quel sangue che ti permette di vivere perché permettere di far arrivare al cervello quell’impulso che fa battere il cuore…
Io per te ero il cervello, il cuore della squadra.
E adesso son qui, a vedere quella vitalità che abbandona il mio corpo lasciando un involucro vuoto.
Dammi ancora 10, 100, 1000 baci e ancora 100.
Dammi quel motivo per quale vivere, per la quale alzarmi da qui.
E invece sono bloccato, sono imprigionato qui dentro con la mia anima che urla.
Ho bisogno di te per vivere.
Ho bisogno di te che mi sproni ad alzarmi.
Ho bisogno che mi ricordi che sono vivo.
Le lacrime hanno smesso di cadere.
Quel leggero Plin Plin delle lacrime che si infrangevano contro lo specchio d’acqua fredda non c’è più.
Posso sentire chiaramente la mia anima che adesso sta cercando di uscire dal mio corpo, che con le unghie distrugge e fa a brandelli la mia carne risalendo dallo stomaco fino alla gola.
E la sento.
E’ qui.
E’ arrivata dove non doveva arrivare, dove gli avevo detto di non arrivare.

E urlo.
Urlo tutto quello che ho dentro fin quando la mia gola non sanguinerà e la mia anima non si sarà placata.
Urlo perché tanto non c’è nessuno che mi possa sentire.






 
   
 
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