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Autore: Artemisia89    21/03/2009    5 recensioni
E poi sento sempre lei – i passi, e i colpi di tosse, e quando di schiarisce la voce.
All’inizio ne ero infastidita tremendamente: odiavo tutti i suoi rumori. Quando apriva la porta del bagno, sembrava che la stesse forzando e quando chiudeva quella di casa dietro di sé, la sbatteva come se se ne stesse andando per l’ultima volta.
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Emmegì.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara

 

La mattina mi sveglio ascoltando i suoi passi nel corridoio. Non sono passi lievi: sono pesanti, strascicati, quasi affannosi. A volte la sento anche tossire, e penso che vorrei uscire dalla mia stanza bianca e azzurra nella luce farinosa della mattina, per massaggiarle la schiena e porgerle un bicchier d’acqua.

Quando apro gli occhi, senza riuscire a mettere a fuoco il lampadario immobile sul tetto bianco, penso che la mia giornata inizierà con lei, anche senza vederla. Mi alzo in fretta dal letto e barcollando e raggiungendo la finestra lascio entrare abbastanza luce da impedirmi di tornare a dormire: da questo lato della casa non si sentono macchine, o cartelloni che il vento fa sbattere contro pali di ferro; sento sempre il grosso pastore tedesco dei vicini, il vento che sfalda i rami del mandorlo del cortile di sotto, i colombi che tubano sopra i cornicioni delle finestre.

E poi sento sempre lei – i passi, e i colpi di tosse, e quando di schiarisce la voce.

All’inizio ne ero infastidita tremendamente: odiavo tutti i suoi rumori. Quando apriva la porta del bagno, sembrava che la stesse forzando e quando chiudeva quella di casa dietro di sé, la sbatteva come se se ne stesse andando per l’ultima volta.

 

Ogni volta che esce per andare a lezione aspetto sempre cinque minuti, prima di inforcare gli occhiali ed uscire dalla mi stanza - è tardi, sempre tardi, e sempre sarà così, dovessi anche svegliarmi alle sei -: cerco le sue tracce, senza nemmeno averlo premeditato. In bagno c’è la finestra mezz’aperta, il lavello bagnato e la sua piccola asciugamano scolorita, umida e composta; in cucina nessuna traccia di colazione, ma è in corridoio che la ritrovo: in corridoio un profumo scadente troppo dolce rigira nell’aria, proprio lì, davanti allo specchio in cui si è pettinata, ha sistemato il fermaglio sui capelli troppo lunghi e mal tagliati, per poi sorridere a se stessa e uscire.

 

***

 

A MG. Noi non sappiamo davvero cosa fare con te, ma forse ci faremo l'abitudine, mattina dopo mattina.

  
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