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Autore: Vanya Imyarek    08/02/2016    1 recensioni
Chad e Penelope sono finalmente riusciti nel loro intento: rubare la corona di Tolomeo e portarla al sicuro nella Piramide Arena. Ma questo non significa certo che il loro compito è finito: dovranno impedire, al contempo, che Setne risorga e che la giustizia faccia il suo corso, e questo implicherà un viaggio nel luogo più pericoloso del mondo greco.
Dopo una corona contesa tra più parti, i nostri eroi saranno alle prese, come da profezia, con uno spettro da fermare e, al contempo, non fermare.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                        CHAD



TUTTI  INSIEME  APPASSIONATAMENTE,  SENZA  TRASCURARE  IL  MOSTRO  MARINO









Allora, facciamo un piccolo riassuntino, va bene? Perchè, se Carter e Sadie si ricordano, li abbiamo svegliati a circa due ore dalla prevista fine del nostro turno. Il che significa che abbiamo parlato un po'. Vi risparmio i conversari, e vi esporrò le conclusioni, in ordine di argomento trattato. 
Becky: Dipendeva. Se nel tempo che ci avessimo messo a uscire di lì Luciano e compagnia non fossero riusciti a rapirla, portarla dalla nostra parte. Se fosse rimasta al Ventunesimo Nomo, sarebbe stata circondata da persone che tentavano di far recuperare il controllo al suo ospite, con la consapevolezza che sua madre era sparita e suo padre si era rifatto una vita. 
La piccola dea aveva messo in chiaro di non essere entusiasta della cosa. Senza contare che la stragrande maggioranza dei componenti del Nomo non avrebbe potuto evitare di vederla come un problema, qualcuno che aveva rubato il corpo al loro piccolo amico per scatenare solo guai. E tutta la situazione sarebbe stata traumatica per qualsiasi bambino, divinità incluse. 
In questa situazione, Becky sarebbe sicuramente scappata dal Nomo, per finire nelle grinfie, a seconda del caso, nostre o di Luciano. Nel primo caso, avremmo cercato di porci come una sorta di bene tra due mali, e ... no, in effetti non sapevamo, sul momento, cosa farcene della dea del ghiaccio. Ci bastava tenerla buona, e impedire che lavorasse per Setne. 
Nel secondo caso, avremmo seguito la procedura stabilita per la situazione 'Luciano riesce a portarla dalla sua parte': ovvero, insinuarle il dubbio che in realtà Sadie non fosse una cattiva persona, che la gente al Nomo fosse pronta ad accettarla, che lei avesse commesso un grosso errore di giudizio, e convincerla a tornare lì, dove aveva una famiglia che le voleva bene. 
Mi auguravo che non dovessimo seguire l'ultima opzione: mi sarei sentito uno schifo a mentire così a una bambina traumatizzata e probabilmente bisognosa d'affetto, e a spedirla in un posto dove la situazione migliore era l'indifferenza per lei.
 La profezia: Okay, grazie alle mie brillanti intuizioni ci eravamo resi conto che quell'impresa sarebbe stata un fallimento. Quindi, il nostro obiettivo primario doveva essere mantenerci tutti in vita. 
Per quanto riguardava la possibilità di uno scisma: l'idiozia altrui, come più volte dimostrato, era fuori dal nostro controllo. Avremmo dovuto aspettare che succedesse, e magari ... okay, questa era forte ... cercare di accellerare il processo del suo sacrificio. Farlo apparire ridicolo ai suoi stessi seguaci, far passare quella di seguirlo per una pessima idea. In sostanza, essere noi i responsabili della sua morte.
 Cosa si poteva dire? Tutti i modi in cui potevo esprimermi, sarebbero stati eufemismi. Sarebbe anche potuto essere il peggiore stronzo del mondo, ma progettare la sua morte a sangue freddo? Ne saremmo stati capaci? Così su due piedi, avrei detto di no. 
E infatti passammo subito ad altro discorso. Come ci si sarebbe incastrato Dakao in tutto questo? Sarebbe morto per qualche strana conseguenza dello scisma, o per via del ragionamento di cui sopra, avremmo dovuto ucciderlo noi? Non se ne poteva sapere niente al momento, inutile spaventarsi in quel modo, altro argomento.
 Sisifo. Allora, le informazioniche ci aveva dato non avevano senso. Eravamo stati noi a scatenare quei disordini, non Setne. E quel fantasma, per ovvie ragioni, lo sapeva benissimo. 
Allora, perchè Sisifo aveva detto quelle cose? Qualcuno doveva avergli ordinato di dirle apposta. Qualcuno che molto probabilmente aveva capito che la nostra posizione ambigua era anche più ambigua di quel che sembrava. 
Ma chi, di preciso? Lo stesso Setne? Sembrava la scelta più probabile. 
Ma anche Luciano e Hazelle davano da pensare ... molto spesso, nelle recenti conversazioni, avevano lasciato quelli che una mente paranoica avrebbe potuto interpretare come rivelazioni che sapevano tutto. 
Ma entrambi questi partiti cos'avevano da guadagnare dal giocare sull'ambiguità e non eliminarci immediatmente prima che potessimo fare altro danno?
 Per quanto riguardava Luciano e Hazelle, la cosa si poteva anche capire: magari erano tutte loro supposizioni, avevano bisogno di prove, e speravano di renderci nervosi abbastanza da farci fare un passo falso. 
Ma Setne? Non gli sarebbe convenuto toglierci di mezzo, visto che la possibilità che gli ostacolassimo i piani lo riguardava molto più da vicino?
 Non esattamente. Il suo problema, se le cose stavano così, era lo stesso dei due fratelli: mancanza di prove. Evidentemente aveva in mano solo fortissimi sospetti, ma nulla di concreto. Se ci avesse uccisi/cacciati dalla squadra senza la certezza che fossimo colpevoli, l'intera squadra l'avrebbe subito classificato come dittatore. Probabile rivolta da parte dei suoi stessi agenti. Situazione non desiderabile. Faceva meglio a tenerci vivi e in salute ... e magari provare con la tattica di farci innervosire. 
Tra parentesi, quando Setne avesse liberato tutti gli spettri che si erano schierati dalla sua parte, Sisifo cos'avrebbe combinato? Avrebbe tentato di fare altre cose del genere? In altre parole, dovevamo temere qualcuno che ci rompesse attivamente le uova nel paniere (oltre ad altro, conoscendo Sisifo)?
 Avremmo dovuto sapere prima per chi lavorava il fantasma, ma la cosa era fuori dalla nostra portata. Okay, a quel punto eravamo morti di sonno, quindi arriva il punto in cui svegliamo Carter e Sadie.
 Per fortuna, i due fratelli ebbero la compiacenza di lasciarci dormire un po' più del previsto, con il risultato che ci svegliarono ormai al momento di rimettersi in marcia. 
"Ma volete spiegarci perchè non ci avete svegliati prima?" chiese Carter. Aveva toccato l'argomento già la sera prima, ma ci aveva visti troppo sfiniti per rispondere. Adesso invece eravamo sveglissimi, e ci toccava inventare una balla decente. 
"Non avevamo sonno" esordii. Penelope mi guardò malissimo. Ehi, si desse una calmata, avevo appena iniziato! 
"Con tutte le cose che ci sono successe oggi, probabilmente avevamo ancora troppa adrenalina in circolo. Succede! Mettete conto poi che è il primo giorno della nostra prima impresa, voi ci siete abituati e dormire sopra queste cose viene naturale ..." 
"Io non ho mai avuto problemi ad addormentarmi nel bel mezzo di un'impresa" Sadie tentò di portare validità scientifica alla contraddizione della mia teoria. 
"Allora è semplicemente un modo diverso di reagire" Penelope si decise a collaborare, sebbene sembrasse lievemente esasperata. Poco male, sarebbe stata presa per irritazione verso Sadie. 
"Okay, va bene. Ma non è stato giusto lo stesso che abbiate fatto ore extra. Avreste potuto provare a prendere sonno ..." 
"Abbiamo concordato che non avrebbe funzionato, e tanto valeva lasciar riposare un po' voi" rispose Penelope.
 "Posso ricordarvi che quando ci avete svegliati eravate sfiniti?" 
"Sì, be', alla fine è venuto sonno anche a noi" replicai.
 "D'accordo, capisco" rispose Carter. Ebbi ancora la sensazione che non ci credesse del tutto, ma stante il fatto che non poteva aver origliato niente, causa molto precisi auguri di Penelope, conclusi che doveva essere perchè sospettava un eroico sacrificio da parte nostra per lasciar dormire lui e la sorella.
 "Sì, mi lasciate sentire?" chiese Penelope. Non pensai minimamente a chiederle cosa dovesse sentire e mi misi in ascolto anch'io. 
Voci ... molto attutite, non si riuscivano bene a distinguere le parole, nè a identificarne il proprietario. Potevo solo sospettare che una fosse maschile e l'altra femminile. 
Cercammo di avvicinarci facendo meno rumore possibile, preoccupandoci perchè il nostro respiro sembrava sovrastare tutti gli altri rumori, e pian piano iniziammo a distinguere ulteriori dettagli della conversazione. Innanzitutto, la voce maschile apparteneva a Setne. 
Buona notizia, evviva, l'avevamo raggiunto! Sì, non fosse stato che io e Penelope avevamo in mente qualcosa di completamente diverso sia da quello che si aspettavano gli egizi sia da quello che si aspettava il fantasma, e non avevamo nemmeno idea di come portarlo a termine. D'accordo, intanto avremmo dovuto vedere cos'avremmo trovato lì sul posto. 
La seconda voce mi era del tutto sconosciuta. Sembrava piuttosto inferocita, comunque. Setne, invece, era nella sua solita tonalità tranquilla, allegra e amichevole. La signora, chiunque essa fosse, correva il rischio di farsi fregare di brutto. 
Finalmente iniziammo a distinguere anche le parole.
 "Mia carissima Ceto, le ripeto che non ho alcun controllo su quello che fanno quei ragazzi. Il perchè del gesto di quella ragazza è un mistero anche per me, ma questo non dovrebbe inficiare la sua fiducia nei miei confronti. Poteva semplicemente non esserne al corrente" 
"Sono stata cacciata nel Tartaro da una mezzosangue!" sibilò la voce femminile. "Non da Zeus, o da qualche altro dei Tre Pezzi Grossi, ma da una mezzosangue! Figlia di un dio minore!"
 "Chiamare Moros un dio minore mi sembra sottostimarlo un po'" 
Oh ca ... volo. Adesso avevo capito di chi si trattava. Era quel serpente marino che Penelope aveva spedito nel Tartaro tramite Nico e Hazel. Mi aveva detto che probabilmente quell'essere aveva realizzato che la colpa era del suo augurio, ma ... ecco, ritrovarcelo qui, presumibilmente assetato di vendetta, non era qualcosa in cui avevamo esattamente sperato. 
Specie considerando il fatto che stava praticamente rinfacciando a Setne le esatte circostanze della sua sconfitta, che noi avevamo lasciato attribuita direttamente a Nico e Hazel. Meno male che almeno Setne stava parlando in modo piuttosto ambiguo, neanche sapesse che noi stavamo origl ... oh. Possibile? 
"I poteri di sua figlia sono comunque ridicoli!" strepitò il mostro marino, a quanto pare nominato Ceto. 
"Mi ascolti, credo che lei stia scaricando la sua frustrazione sulla persona sbagliata. Se non sbaglio, la diretta interessata dovrebbe essere direttamente qui"
 Effeto sorpresa andato a farsi benedire in grande stile. Cosa avremmo fatto adesso?
 "E dove scusa?" 
Magari l'idiozia di Ceto poteva farci guadagnare un po' di tempo? 
Sadie strillò qualcosa di incomprensibile in egiziano. Ceto emise un sibilo assordante. "Chi è stato? Dov'è?"
 Carter caricò col khopesh. Okay, non la stavamo giocando sulla sottigliezza, ma non avevamo esattamente il tempo di star lì a fare gli strateghi, sperando che cortesemente sia Ceto che Setne se ne stessero lì fermi e tranquilli finchè non avessimo deciso un piano.
 Il problema adesso era: cosa fare? Il piano base l'avevamo concordato quella notte: fare un combattimento che sembrasse il più sentito possibile, ma impacciato -del resto, eravamo alla primissima impresa, probabilmente emozionati e stavamo combattendo contro il mago egizio più pericoloso che fosse mai esistito - e soprattutto, Penelope avrebbe usato i poteri in modo piuttosto vago. 
Se la sfiga avesse davvero incapacitato Setne okay, l'avremmo tolto dai piedi, se invece gli avesse fatto poco o nessun danno, la cosa sarebbe stata vista come accidentale da parte degli egizi e intenzionale da parte del fantasma. Se Setne fosse riuscito a scappare, avrebbe concluso che fosse stato grazie al nostro aiuto. Saremmo stati a posto in ogni caso. 
Bene, adesso dovevamo essere bravi a fare schifo! 
Allora, Ceto si dimenava avvolta da una nube di fumo scuro, Carter stava cercando di affettare un fantasma con una spada, Sadie stava tentando di legarlo con il suo tas. Niente di tutto ciò sembrava funzionare. 
Tirai un coltello verso Ceto, la beccai. Uffa, sono troppo bravo. Per fortuna non era lei il bersaglio principale della situazione.
 "Setne! Ritrovati incapacitato a contrattaccare in qualsiasi modo!" gridò Penelope. Non rischiava di essere un po' troppo lampante così? Aveva detto che il fantasma non avrebbe potuto usare nessun contrattacco, non che non avrebbe potuto darsela a gambe. Se avessimo avuto a che fare con persone sospettose, la cosa sarebbe stata notata.
 Invece Sadie la ringraziò entusiasticamente, e Carter proseguì l'assalto con maggiore entusiasmo, come se avesse il successo assicurato. 
Peccato solo che in quel preciso istante la coda di Ceto gli si abbattè accanto, colpendolo di striscio e facendolo cadere a terra. Tirai un altro coltello al mostro marino, perchè non moriva il maledetto? 
Penelope intanto aveva trasformato il suo braccialetto in spada ed era corsa a sua volta all'attacco, dimostrando ampiamente tutte le sue doti di mediocre spadaccina. Per quella che se fossimo stati davvero membri del Campo, sarebbe stata una straordinaria botta di fortuna, la sua spada riusciva a ferire Setne. Doveva essere merito del ferro dello Stige.
 Questo le causò entusiasmo ed eccitazione da parte di Sadie, e la lotta rischiò di essere delegata del tutto a lei. La cosa buona era che Penelope effettivamente non era bravissima con la sua arma: il fatto che riuscisse a infliggere solo ferite piuttosto superficiali a Setne, senza ferirlo al punto di distruggerlo, passava per completamente naturale.
 Poi mi resi conto: ma perchè quella finzione? Avevamo l'occasione di distruggere Setne servita su un piatto d'argento. E farlo alla maniera prestabilita da noi, non secondo giustizia. E anch'io avevo dei coltelli in ferro dello Stige, e al contrario di Penelope, ero piuttosto bravo con le mie armi. Diciamo pure che ero un grande, ecco. Ve ne ricorderete.
 Potevo sempre far finta di voler tirare vicino a lui, e sbagliare accidentalmente mira. Anche se fosse scampato a un tentativo attivo di farlo fuori, non avrebbe avuto basi per protestare. E vai con quel piano, allora! 
Come volevasi dimostrare, il mio primo coltello lo mancò di un soffio. Moros ce l'aveva proprio con noi, eh. Anche perchè per un pelo non beccai Penelope. 
Ne tirai un'altro, e quello fece una fine molto più gloriosa: si conficcò esattamente all'angolo della bocca di Ceto, che aveva avuto la brillante idea di passarmi davanti proprio in quel momento. Seguì uno strillo acutissimo. Chissà come avrebbe preso l'essere ferita dal figlio di un dio anche meno importante di Moros.
 Male: iniziò a dare di matto sul serio, rotolandosi su sè stessa come una pazza e dimenando un giro una cosa da diversi quintali. Tutti meno che il fantasma furono costretti a sparpagliarsi, e Penelope andò a finire precisamente nell'appena guadagnato campo visivo del mostro marino.
 "Tu ..." censuro gli improperi, vi assicuro che gli egizi non vogliono chiedere una traduzione. Non pensavo che il greco avesse simili parole, però. 
Il tutto condito dalla testa del mostro che precipitava verso la mia socia, a bocca spalancata. Carter e Sadie si precipitarono al suo soccorso, io feci appena in tempo a notare che sì, stava scappando abbastanza velocemente, prima di tornare a concentrarmi sul bersaglio principale.
 "Non potevi fare finta di non avermi visto?" si lamentò Setne, schivando un nuovo coltello. 
"Mi dispiace, ma qualcuno doveva pur badarti" replicai, estraendone un altro. Dialogo che poteva essere sia serio che ironico, vorrei far notare. 
Ma anche questo mio tentativo fu frustrato: una spira di Ceto mi colpì di striscio, e volai a qualche metro di distanza. Mi rialzai e scoprii che, purtroppo, Setne era ormai un problema molto secondario. 
Ceto era ormai andata completamente fuori controllo, e fidatevi, un serpente marino immenso che va fuori controllo non è una bella cosa. Se qualcuno di noi insignificanti esseri umani si avvicinava di un briciolo di troppo, si ritrovava sbattuto per terra o contro le pareti.
 Sadie era appunto contro la pietra, apparentemente svenuta. Carter era avvolto nel suo avatar da battaglia alto tre metri e potenziato da Horus in persona, ma iniziava a dare segni di cedimento. Le spadate che dava al mostro marino sembravano indebolirla, certo, ma erano tutto fuorchè letali. 
Penelope, detto senza offesa, ma sembrava davvero patetica, una figuretta minuscola che saltellava intorno a quei due giganti, menando inutili e spesso fallimentari colpi di spada e strillando a tutta voce che Ceto venisse colpita. Carter la colpiva, infatti, e non serviva a niente!
 "Ceto! Non riuscire a far del male a nessuno dei tuoi avversari!" la mia socia riguadagnò un minimo di buonsenso.
 Scattai in piedi per dare il mio contributo, e con la coda dell'occhio notai che Setne non si vedeva da nessuna parte. Oh ... adesso non era proprio il caso di buttarmi all'inseguimento. Si sperava che la maledizione di Penelope fossa ancora attiva, e che Setne trovasse ancora molto altro che lo rallentasse. La coda di Ceto mi mancò di un soffio e mi riportò al problema più attuale. 
Allora, dove mirare? Sembrava che la sua pelle fosse meno vulnerabile di quella dei mostri normali, quindi avrei dovuto mirare in posti delicati come naso e occhi. Anche la bocca non sarebbe andata male. Bene, innanzitutto dovevo dunque essere di fronte al mostro, cosa non facile da come si stava dimenando. Mi toccò correre come uno stupido per un paio di minuti filati, prima di poter tirare davvero. 
Centrata! Proprio in un occhio. Non fu felice, ma credo avesse raggiunto il limite massimo oltre il quale non poteva più dimenarsi tanto.
 L'avatar di Carter diede ancora un paio di colpi, poi scomparve, lasciando l'egizio a cascare a terra. Feci per correre a chiedergli se era tutto a posto, ma fui sfiorato e spedito a terra io stesso da una spira vagante. Ma perchè diavolo quel mostro non si lasciava eliminare? 
Per quanto tosta, però, sembrava iniziare a stancarsi di quella lotta. Stava strisciando verso il Cocito dal quale era emersa. Buone nuotate, lì dentro.
 Noi cos'avremmo dovuto fare? Cercare di attaccarla di nuovo o lasciare che se ne andasse? Ad attaccarla di nuovo non avremmo ottenuto grandi risultati, a quanto avevamo appena visto. A lasciare che se ne andasse, rischiavamo che recuperasse le forze e tornasse al contrattacco. 
"Lasciala andare" intervenne Carter, neanche mi avesse letto nel pensiero. "L'abbiamo comunque indebolita. Probabilmente vorrà una vendetta, ma intanto dovrà leccarsi un po' di ferite. E per allora, speriamo di aver già raggiunto Setne ed essercene andati di qui" 
"Hai ragione" approvai. Carter lanciò un'occhiata preoccupata a sua sorella, vide con sollievo che stava iniziando a riprendersi, poi aggrottò la fronte.
 "Dov'è Penelope?" 
"Sarà svenuta qui da qualche parte ..." le parole mi morirono in gola. Il punto in cui avevamo combattuto era quasi privo di asperità o fosse dietro o dentro le quali svenire. 
E Penelope non c'era proprio, lì. 






Ladies & Gentlemen,
aggiornamento sorprendentemente veloce. Do' il merito al capitolo più breve e al periodo meno stressato a scuola. Non fateci l'abitudine, però, ne sta arrivando un altro di brutto periodo. Benedetto anno della maturità! Comunque, ora lo spoiler: nel prossimo capitolo, si scoprirà che fine ha fatto Penelope, e i nostri eroi incontreranno un po' di parenti.

  
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