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Autore: Koa__    08/02/2016    1 recensioni
Noi eterni e fugaci Storia vincitrice dei premi: Best of Best - storia che mi è piaciuta di più e Best Romance - miglior storia romantica, dolce e fluff, nel contest indetto da Chappy_ "Kissing Booth - Il chiosco dei baci"
Sense and Sensibility - Mystrade
Balance - Mystrade
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Steso sotto un albero di ciliegio, ad aspettare l'estate - Mystrade
Till the next time - Mystrade
Tenere il mondo in una stanza - Mystrade
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Début - Young!Sherlock
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è ispirata da 'La Danse Macabre' di  Allonsy_SK di cui questo è una sorta di prequel ambientato molti anni prima. Vede come protagonista un giovane Sherlock e uno Sherrinford già all'inizio della depressione che lo porterà al suicidio.
 



Début
 

 
 

Brahms non ti riesce. Non questa sera. Hai tentato con Debussy, ma quando la notte è senza luna, pare quasi non valerne la pena. Le dita incespicano sui tasti bianchi e neri, s’intrecciano come non dovrebbero. S’appallottolano malamente, come lenzuola ricacciate in fondo al letto durante un sonno agitato. Nulla sembra avere la giusta presa sulla tua apatia. La melodia non ti suona come fa di solito, è fastidiosamente frammentaria, sgraziata, svogliata, orrida. Le mani sono pigre e lente, sempre in ritardo. La perfezione armonica di Bach si è più volte perduta in grovigli disarticolati ed assurdi, che un senso e un'estetica, non l’avevano proprio. Perché sì, hai tentato anche con lui e non è andata. E se persino Bach non funziona, allora è la tua mente ad essere altrove. E lo sai benissimo dove si trova. Anche se da ore ti rifiuti di dar loro retta, i tuoi pensieri, le tue mani che d’essere svelte non ne hanno più voglia, sono in quell’altra stanza.

Quella in fondo al corridoio. Quella dentro la quale il giovane Sherlock si sta esercitando.

Perché non è una sera fatta per suonare, questa. Ma una ben diversa, in cui solo ascoltare dovresti fare. E già ti ci vedi, con l’orecchio appoggiato ad una porta chiusa a chiave e le mani che graffiano di poco il legno. Un sorriso felice che s’allarga sul tuo viso, mentre un ombra di malinconia prende ad oscurarti lo sguardo. Ma tu non ci fai caso. Ignori il pensiero e riprendi con Brahms. Anche se non gira, anche se non ti fa vibrare un bel nulla, lo fai lo stesso ed è, prevedibilmente, apatico e svogliato. Duri sì e no un paio di battute, dopodiché ti fermi. Arreso. Forse più convinto del fatto che, questa, sia una notte sorta per ammirare segretamente la splendida cocciutaggine di un appena, appena giovane uomo. Un testardo, intelligente, beffardo piccolo Holmes.

Se tendi l’orecchio lo riesci sentire, lì dove sei ora, seduto sul seggiolino, incurante del pianoforte che ancora riverbera armonici. Tu però non ascolti quel riecheggiare lieve, badi unicamente allo sgraziato e stonato violino di cui ne senti un eco lontano. Cielo è terrificante! Eppure non ne sei disgustato, non come lo è (certamente) Mycroft in questo momento. Anzi, tu sorridi. Ridi dolcemente, nonostante l’inesperienza e la giovanile impazienza con cui tuo fratello suona.

E proprio lui, Sherlock. Meraviglioso ed unico Sherlock, che ha deciso che avrebbe imparato a suonare il violino e che lo ha fatto senza curarsi del parere di nessuno. Tanto meno del tuo. Perché Sherlock è così: indipendente. Forte. Determinato. Maestoso, seppur negli infantili tratti del viso.

Lo stesso Sherlock, che in fono al corridoio tortura corde ed archetto con uno studio di primo livello, ma per il quale nutri un’ammirazione senza confini. Un bambino appena fatto ragazzo, è lui, uno a cui non fa caso mai nessuno. Gli insegnanti non lo sopportano. I tuoi genitori faticano a capirlo, nonostante amore e ammirazione. Mycroft non s’interessa di niente che non siano libri. Solo a te sembra importare qualcosa di lui. Tu. Che hai scelto di avallare la sua decisione di imparare a suonare, regalandogli un libro di studi ed il tuo Stradivari. Tu. Che non hai ancora avuto il coraggio di bussare a quella porta serrata, ma che da giorni sogni di farlo. Tu che ti credi migliore, ma che un giorno, uno non tanto lontano, gli provocherai il più grande dei dolori.

Getti un occhio al pianoforte. Muto, silenzioso, solenne. Colui che da sempre è il centro della tua vita, ora viene messo da parte per qualcosa d’altro. Di diverso e nuovo. Bellissimo.

Ad un certo punto, quindi, ti alzi e lasci indietro tutto. Brahms, Bach e pigrizia.

Prendi ad incedere lento. Appena, appena carico di una fretta leggera. Ed è strano, ma sembra che tu abbia addosso l’impazienza dei fanciulli. Infatti i passi accelerano, percorri il corridoio in penombra con quella stessa frenesia con la quale lui, ora, studia le sue note.

E d’un tratto ti ritrovi lì. Con l’orecchio poggiato alla porta, teso ad ascoltare. Le dita strette attorno alla maniglia ed una mano chiusa a pugno, pronta a bussare. T’immagini come potrebbe essere il suo volto. Se sia o meno sbagliata la posizione delle dita. Se stia guardando lo spartito, oppure stia suonando a memoria.

Poi non sai di preciso come succede, eppure accade. E la porta si apre. E l’imperioso, piccolo, Sherlock Holmes ti scruta da dietro una frangetta ricciuta. Con un archetto stritolato in una mano e fogli scarabocchiati gettati ovunque in maniera disordinata.
«Sherrinford» sospira lui, evidentemente scocciato.
«Sherlock» lo saluti, in rimando, tentando malamente di riacquistare un briciolo di dignità. «Mi fai entrare?» domandi, poi.
«Vedi di non disturbarmi… sono preso.»

Inizia così. Con una porta che si richiude con leggerezza, dietro il tuo sorriso sincero. Comincia tutto con uno sbuffo e una risata. Quelle che, un giorno, saranno le vostre lezioni. I vostri pomeriggi trascorsi a suonare. Le sue corse su per le scale, urlando il tuo nome e agitando spartiti come fosse impazzito. Iniziano quelli che saranno, in conclusione, i mesi più belli della tua vita. Avranno il suono di uno stonato violino a far da sottofondo. Una Danse Macabre come ultimo saluto. Ed un concerto di Brahms lasciato a metà.
 

Fine
 




 
   
 
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