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Autore: Blablia87    09/02/2016    6 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Terminata l’autopsia, John si diresse alla stanzetta attigua alla sala mortuaria e si sistemò davanti al computer, pronto a trascrivere gli appunti vocali che Mike Stamford aveva fatto durante l’analisi autoptica.
Finalmente libero da camice, guanti e cuffietta, cercò nella tasca dei pantaloni il cellulare, trovandolo ancora come lo aveva lasciato: il suo messaggio a Sherlock risultava correttamente consegnato, ma non visualizzato.
Il medico sospirò e posò il telefono sulla scrivania, di fianco allo schermo del pc.
Se Sherlock non si fosse fatto vivo prima, si prospettava una serata piuttosto movimentata, a casa: non poteva ignorare quanto successo su quell’auto, e aveva bisogno - un bisogno forte al punto da fargli rivoltare lo stomaco – di sapere che non era stato lui a rivelare la sua condizione al fratello. Stranamente, in quel momento, a preoccuparlo era più questa eventualità che non il fatto stesso che qualcun altro conoscesse il suo segreto. Mycroft non lo aveva minacciato, anzi, alla fine era apparso quasi rassegnato, e John non percepiva alcun pericolo reale ed immediato provenire da lui. Ma se avesse scoperto che era stato Sherlock a tradire la sua fiducia, avrebbe abbandonato Baker St. in fretta, non prima di avergli fatto scoprire quanto forte fosse in grado di colpire un Omega reduce dell’esercito.
Continuava comunque a pensare che non fosse possibile: Sherlock gli aveva parlato raramente del fratello, solo un paio di volte dal suo trasferimento, ma sempre in modo totalmente spregiativo. Era più probabile che fosse stato lo stesso Mycroft a indagare sulle frequentazioni del fratello al fine di tenerlo costantemente monitorato o, come aveva detto lui stesso, “sotto la sua tutela.” Ad ogni modo, aveva bisogno di togliersi quel tarlo dalla testa il prima possibile. In più le ultime parole di Mycroft avevano acceso qualche interruttore nella sua mente, ed anche se non riusciva a mettere a fuoco chiaramente di che cosa si trattasse, John sentiva che Sherlock gli stesse realmente tenendo nascosto qualcosa.
Una bussata leggera contro il vetro che separava la stanzetta dalla sala autopsie lo strappò ai suoi pensieri e lo fece sobbalzare sulla sedia. Si voltò do scatto, vedendo Mike Stamford fargli un cenno con la mano come a chiedergli se potesse entrare.
John annuì, facendo un respiro profondo e lanciando un’ultima occhiata al cellulare, ancora muto.
“Ehi, scusa. Non volevo spaventarti, sembravi un po’ assente!” Esordì Stamford entrando nella stanza. Viso sorridente e paffuto, il Beta Plus si sistemò gli occhiali sul naso e si avvicinò alla scrivania con passo dondolante.
“Insomma sei ufficialmente passato alle indagini sul campo!” continuò in tono allegro, andandosi a sedere davanti a John.
“A quanto pare…” Rispose lui, abbozzando un sorriso.
“Deve essere davvero un bel tipo, questo Holmes, per averti convinto a farlo!” L’espressione di Mike evidenziava un maldestro tentativo di ammiccamento.
John scosse la testa con aria divertita.
“Lo so cosa stai insinuando, Mike, e la risposta è no.”
L’uomo esplose in una risata sincera.
“E dai John! Da quanto ci conosciamo? Se sono capitolato io – disse, mostrando a John l’anulare sinistro ben stretto in un fedina argentata – puoi farlo anche tu!”
“Ti ringrazio per il tuo interessamento, ma la risposta è sempre no.” Tagliò corto John, mantenendo comunque un tono gentile.
Mike sbuffò e si mise a sedere più comodamente.
“Va bene, come vuoi. Ma se cambiasse qualcosa voglio essere il primo a saperlo!”
“Senza dubbio. Ma non vivere nell’attesa di questa notizia.” Rise John, iniziando ad aprire sul computer il programma di trascrizione.
“Che ne pensi di questa storia?” domandò distrattamente, portandosi un auricolare all’orecchio destro. Le cuffie erano collegate al piccolo registratore usato durante l’autopsia.
“Non saprei… non vedo niente che possa indicare qualcosa di diverso da due suicidi. Certo la storia del biglietto, poi la scritta sul muro… È impossibile pensare che non siano collegati, no?” Mike si era alzato e si era diretto alla macchinetta del caffè automatica posta su un piccolo tavolinetto ad un angolo della stanza.
“Magari una setta, che so.” Versò la bevanda ancora fumante in due tazze e ne portò una a John.
“Grazie.” Sorrise quello, allungando una mano. “Magari è davvero un serial killer, come ha detto Sherlock…”
“E come fa? Voglio dire… come convinci qualcuno a ingurgitare una dose letale di qualcosa senza lasciargli nessun segno fisico? Tracce di sedativi nel sangue non ce ne sono, almeno per il primo caso. Per la signora Rogers non lo sapremo mai, visto che è morta proprio in conseguenza di una dose di tranquillanti. Voglio dire…”
“Tu pensi sia possibile che un Omega si uccida perché rimasto privo del suo Alpha?” Chiese John improvvisamente,  mentre le parole di Anderson sulla scena del crimine gli riaffioravano alla mente.  “Pensi che ci siamo Omega che ritengano che la loro vita non valga niente, senza un compagno ed un Legame?”
“Non lo so, J. Davvero.” Mike sembrò perdersi per qualche secondo nei suoi pensieri. “Da quando ho incontrato Alexia ho iniziato a sperare che ci sia qualcosa che ci leghi al di là di… beh, lo sai. Degli ormoni. Non voglio pensare che stia con me solo perché ho un odore compatibile col suo. Non solo per quello, almeno. Ma… in realtà non potrei dire con certezza che l’amerei lo stesso se non lo avesse, o fosse diverso… e forse questo vale, a maggior ragione, per lei.”
Mike diede una sorsata al suo caffè, a disagio. “Non lo so, è complicato. Ma alla fine importa davvero perché ci si innamora di qualcuno?”
John rimase un attimo con la mano sospesa sulla tastiera, riflettendo sull’ultima frase di Mike.
Cosa l’aveva attratto degli Omega con i quali era stato? Non certo la scia. Gli interessi, a volte. L’aspetto fisico. Li avrebbe amati ugualmente, se avessero avuto un viso diverso, o un trascorso di vita differente?
“Immagino che tutti i nostri gesti e decisioni siano sempre in parte vincolati e indirizzati da qualcosa…” commentò a bassa voce.
“Forse ci si dovrebbe semplicemente accontentare di vivere il più serenamente possibile. Se qualcosa o qualcuno ci rende felici, o meno infelici del solito, dovremmo tenerli vicini senza farsi troppe domande.”
“La vita di coppia ti ha reso più saggio, vecchio mio.” John alzò lo sguardo su Mike e gli sorrise.
“Più saggio e più grasso.” Rispose quello, e la sua risata allegra rimbalzò sulle pareti della stanza. “Ok, abbiamo divagato anche troppo. Ti lascio al tuo lavoro, vado a sterilizzare gli strumenti.” Annunciò quindi, avvicinandosi alla porta.
“Ricordati di imbustare tutto, o ci toccherà usare i guanti da forno un’altra volta!” Gli urlò John, ma Mike era già scomparso oltre la vetrata.
Il medico scosse la testa con aria divertita, e spinse il pulsante di avvio sul registratore.
 
Un paio d’ore dopo i risultati dell’autopsia erano stati trascritti e correttamente inseriti nella banca dati. John si lasciò andare contro lo schienale,  allungando le braccia sopra la testa.
Chiuse gli occhi, facendosi cullare dal suono ritmico della pioggia contro i vetri del laboratorio.
L’immagine di Mycroft Holmes che gli suggeriva di guardare nella cassettiera del fratello riemerse dietro il buio delle palpebre, e gli fece contrarre i muscoli della mascella.
Cosa gli nascondeva Sherlock? Davvero poteva esserci qualcosa in camera sua in grado di fargli cambiare totalmente opinione su di lui?
Sospirò, tornando a sedersi in modo normale. La vibrazione improvvisa del telefono lo fece trasalire.
Si lanciò sull’apparecchio, senza rendersi realmente conto di quanta foga ci avesse messo.
In risposta al suo messaggio di ore prima, Sherlock aveva inviato qualcosa di totalmente sconnesso. Una serie di lettere a caso.
 
[From: Sherlock Holmes][03:09 pm]
hebcalbekdelp
 
John corrucciò la fronte.
Iniziò a scrivere un nuovo messaggio per dire al suo coinquilino che non riusciva a capire cosa intendesse, ma un nuovo messaggio da parte di Sherlock lo bloccò.
Nessun testo, solo l’invio della posizione.
John cliccò sulla mappa, che si aprì su uno dei quartieri della zona 3 più malfamati.
Una sensazione di irrequietezza gli serrò lo stomaco.
Qualcosa non andava, in quel messaggio. E se Sherlock gli aveva inviato la sua posizione, doveva essere necessariamente per farsi raggiungere.
Con un senso di angoscia crescente che non riusciva a spiegarsi, John corse a recuperare il suo cappotto dall’appendiabiti di fianco alla porta e uscì correndo dalla stanza.
Passò velocemente davanti a Mike, intento a parlare al telefono, e non si fermò a salutarlo.
“Ehi John, ma che…” Provò a richiamarlo il patologo, ma lui era già fuori dalla porta dell’obitorio.
Il posto indicato sulla mappa era a circa dieci minuti di taxi dal Bart’s, ma John non provò nemmeno a cercarne uno. Sotto una pioggia scrosciante, con la paura - della quale non avrebbe saputo spiegare il motivo ma che sentiva fosse giustificata - che gli risaliva in gola a fiotti, iniziò semplicemente a correre più forte che poteva.
Come quando era in missione, e i nemici aprivano il fuoco.
Correva, John Watson, e intanto con una mano continuava a tenersi il telefono premuto contro l’orecchio con la speranza – che sapeva essere totalmente vana – che Sherlock prima o poi rispondesse.

Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione. Era mia intenzione aggiornare ieri, ma la febbre alta mi ha tenuta lontana dal pc e della mia capacità di capire dove fossi e come mi chiamassi. (Non che oggi vada molto meglio... XD)
Avevamo detto basta capitoli "introduttivi", ma di questo sentivo particolare bisogno per uno "snodo" importante che avevo bisogno di John compisse (o meglio, un pensiero che doveva arrivare a formulare), e cioè che comunque c'è qualcosa che ci guida nella scelta di chi amare, sempre. E che forse, anche se ai suoi occhi sarebbe come "cedere" al suo ruolo, se la sua felicità risiedesse nel vivere al fianco di qualcuno, anche di un Alpha, magari potrebbe non essere così terribile, se in cambio gli donasse serenità. Certo non è arrivato a svolgere per intero il ragionamento, ci mancherebbe, ma il seme doveva essere piantato. XD 
Nella mia versione Mike a Sherlock non si conoscono "di persona", e questo perchè solitamente il coroner se ne va prima che arrivino tutti gli altri agenti (della scientifica, o altro), e considerendo che Lestrade convoca Sherlock sulle scene sempre tempo dopo il ritrovamento dei corpi, ho immaginato non si siano mai incontrati.

Che altro dire...
Grazie a tutte/i come sempre per i commenti, è sempre un piacere confrontarmi con voi. ^_^ 
Inutile ripetere quanto siano di sprone e sostegno le vostre parole. :)

Al prossimo capitolo (spero giovedì, se la febbre mi permetterà di scrivere un po' in questi giorni)!
B.
   
 
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