Le
salmerie sollevavano un polverone disorientante, i granelli si
muovevano verso
la meta azzurra e la confondevano nel terrore che un cavallo avrebbe
potuto
investirla o che le si potessero rovesciare addosso i
legnosi abbaini che
trasportavano.
Dileguò e
rimase sul ciglio della strada a osservare il drappello che avevano
spedito in
avanscoperta per studiare una strada praticabile.
Sapeva
che lui era lì, aveva presenza nei suoi pensieri
più di quanto fosse lecito a
lei.
Oggi,
trovarsi in una società tanto virile e bellica la impicciava
e turbava, oggi
più degli altri giorni, poiché la sua persona le
sembrava attirare troppo
interesse del pubblico maschile.
Non perché
indossasse abiti succinti o si rendesse in vista per qualche
peculiarità, ma
pareva che la vergogna e la confessione implicita, le fossero scritte
in
faccia.
La luce
tremolante di quel giorno sembrava renderla trasparente per
svergognarla…
Aveva
finto di essere il più normale possibile davanti
all’amica Bulma, poteva darsi
che il positivismo della ragazza e la sua durata adolescenza le
avessero
fortuitamente suggerito che quel che lei e Goku avevano fatto non era
stato
affatto peccaminoso, ma bello, forse inevitabile nella natura del suo
sentimento.
Un’infatuazione
forte, forte da fare quasi male, tanto che aveva avuto bisogno di
sfociare
nell’unica dimostrazione di gratitudine e di amore in cui
avrebbe potuto.
Un
amplesso che nel momento in cui l’aveva voluto aveva
dell’impagabile, del
folle, forse anche un po’ del
goffo, ma ora, alla luce del sole, sembrava che
il suo desiderio fosse stato orribile, viscerale quanto inutile.
“Stupida”
si sgridava “ che stupida sei stata”.
La sua
stupida cotta l’aveva portata a tanto, ed era orribile,
orribile oltre ogni
confine del possibile.
Quando si
era alzata e l’aveva trovato ancora addormentato, con la
bocca spalancata e un
leggero rantolo
indolente, si era defilata.
Pensava,
chissà perchè aveva avuto la fantasia che
l’avesse accettata per ricambiarla
con un sentimento altrettanto alto.
Forse
perché i suoi occhi suggerivano un incapacità di
premeditare o improvvisare
azioni cattive, come se fossero state spie di uno spirito buono e
gentile.
Con la
mente lontana dai suoi sensi, era arrivata a un rigagnolo piccolo e
insignificante,
luccicante della poca e fioca luce.
Ci si
sedette accanto, contemplando con quanto disinteresse le forze maggiori
continuassero a far girare il mondo, a far inoltrare
l’inverno, a mandare la
pioggia e a far scorrere un insignificante sputo d’acqua,
come se fosse più
importante che provvedere a lei.
***
-Ehi
amico!-
Si voltò
debolmente seccato.
-Io non
sono tuo amico deficiente-
-Non
essere così molesto- lo rimbrottò – non
c’è bisogno di essere scortesi se
dobbiamo viaggiare insieme e guardarci le spalle a…-
Di solito
bastava una glaciale e per nulla sforzata indifferenza per allontanare
presenze
indiscrete e invadenti.
Tanto
carisma e dispetto generale erano bastate fino ad allora a scoraggiare
tentativi di fraternizzazione, vomitevoli e indesiderati.
Ora
chiunque sembrava arrischiato a parlargli: troppi curiosi per la sua
pazienza.
Quel
particolare inutile essere poi, considerato uno dei guerrieri
più capaci di
quella banda di ammassati senza terra che non avevano la minima
percezione di
quale fosse il prossimo passo, ne quanto lontani fossero
dall’ loro obbiettivo,
lo assillava e seguiva come un cagnolino.
Il suo silenzio sdegnoso e
insofferente sembrava
averlo taciuto una volta per sempre.
-Si può
sapere che cosa vuoi?-
Goku
teneva gli occhi bassi, afflitto che volesse essere asociale.
-Hai una
forza straordinaria-
-E tu che
ne sai?-
-Mi hanno
detto che hai delle capacità occulte…magia
nera…sbaglio?-
-…-
-E poi…-
si grattò la nuca strisciano con lo sguardo a terra- Bulma
mi ha chiesto di
tenerti d’occhio-
Vegeta emise
uno sbuffo ringhioso.
Goku
ridacchio della sua reazione.
-Trovi
divertente fare il galoppino di quell’oca della tua
principessa?-
Goku
scosse le mani davanti a se.
-Oh no,
affatto, il punto è che lei crede che tu possa
far…-
Vegeta
montò il cavallo che aveva appena finito di sistemare e lo
spinse il più
lontano possibile da quella situazione assurda.
In breve
fu in testa al drappello di uomini in esplorazione.
Li fissò
dall’alto della sua leggendaria, demoniaca condotta.
Non li
invitò neanche a seguirlo con un cenno del capo, prese la
direzione che portava
a uno spiazzo a meno di qualche chilometro, e tutti lo seguirono,
riconoscendo
l’autorità che valeva la sua forza su di loro.
-Vegeta-
Un altro
cavallo affiancò il suo.
-Mi
spiegheresti come funziona?-
-No!-
-Ma la
magia nera è pericolosa?-
-…-
-Se usata
torna tre volte indietro?-
Si
raccontavano minacciose leggende sugli stregoni neri, la loro magia
aveva
effetti collaterali letali o fastidiosi.
Per ogni
male; per ogni incantesimo della magia proibita, tre guai sarebbero
sopraggiunti a perseguitare il mago.
-Si-
-Cosa può
accadere?-
-…-
-Allora?-
-…-
-Vegeta?-
-…-
-Ma che
ti costa dirmelo? Andiamo! Per favore…-
Soffiò
via aria digrignando i denti, l’unico modo per eliminare il
disturbo era
acculturarlo sulla questione
-Nulla se
sai difenderti…- disse tra i denti digrignanti.
-E a te è
mai capitato di non poterti difendere?-
-Cosa te
ne importa?-
-Sarebbe
utile imparare qualche
trucco…così…come ultima risorsa-
-Scordatelo!-
-Dai,
ormai è da un mese che prosegui con questo gruppo, non
potresti…-
-No-
-Allora
rispondi almeno alla prima domanda …-
-No-
-Ti è mai
capitato qualcosa di estremamente brutto?-
- Tz…La
terza punizione dall’ultima magia sporca di male questa volta
sei tu!-
-Oh…-
-Se non
ti ho ancora ucciso è perché non voglio stavolta-
precisò pungente
-non
immagini quante spade mi punterebbero al collo se eliminassi il loro
patetico
beniamino- disse sottolineando “ loro” indicando la
carovana al seguito con il
pollice e un ghigno slargato.
-Perciò
mi sorbirai fino in fondo?-
-…-
-Non ho
paura di combattere con te-
-…-
-Sono
sicuro di batterti-
Vegeta rise brevemente sotto
il cappuccio
nero.
Era un
insulto talmente diretto, talmente poco valente da un soldato di terza
categoria, che avrebbe potuto
tranquillamente passare al suo orgoglio per una
battuta.
Per lungo
tempo si sentì solo lo scricchiolio della neve sotto gli
zoccoli.
***
Avevano
proceduto per tutto il giorno.
Le
reazioni di Vegeta non erano facilmente individuabile per Goku.
L’ospite
preferiva andare in giro con un cappuccio, dovesse proteggere la sua
figura
dall’atmosfera o no.
Quasi a
voler sottolineare e segnare il divario.
Lui non
aveva niente a che fare con loro, era solo una vittima della
circostanza.
Gli altri
non potevano immaginare che nelle foreste è meglio guardarsi
anche dagli occhi
e dalle orecchie tra gli alberi.
Quando si
fermarono, più in là di quanto Goku aveva
premeditato, installarono il capo
allo scoperto, qualche metro vicino al folto confine della selva
odorosa di
resina e fresca di inverno.
Quando
Vegeta legò il cavallo ad un paletto saldamente conficcato
nel terreno
procedette a stendersi lungo un tronco, ben lontano dai compagni.
Osservandoli
dalle fessure delle palpebre in modo vigile e freddo.
La neve
scricchiolò leggera sotto dei passi, al calar della sera,
quando le nuvole si
erano infittite, e si preparava un’altra nevicata.
-Nevicherà-
Era una
voce sottile, lieve, non timida, non virile.
Vide le
pupille gonfie per l’oscurità bordate di un colore
azzurro limpido, gli occhi
di un viso pieno circondati da sfibrati capelli di assurdo colore
azzurro, dal
taglio molto femminile.
Rispose
con un grugnito incivile, profondamente seccato.
Si sdraiò
meglio sulla neve indifferente al freddo.
La donna
si sdegnò.
-Bene!-
battè la neve con il piede – Crepa assiderato
stanotte!- strillò.
Se ne
andò svelta, furente.
Non
poteva sapere che il caldo sangue di Vegeta scorreva ardente in tutto
il corpo,
proteggendolo.
Si
avvolse meglio nel mantello.
Quando le
palpebre iniziarono a pesare e si trovò sospeso a
metà tra reale e irreale
sulla via di un sogno neutro, il campo cominciò ad animarsi
di agitazione.
Una voce
acuta e sgradevole di ira sovrastò tutti.
Si levò
il mantello di dosso buttandolo malamente nella neve, e raggiunse
irritato la
fonte del problema.
Bulma si
agitava davvero poco signorilmente davanti ad un paio di cavalli
sellati sotto
gli stemmi del sovrano a cui si opponevano i suoi sudditi.
Freezer.
-Con che
diritto di parola vi presentate qui?- strillava –Noi non
siamo disposti a
negoziare il ritorno di nessuno, ne alcuna interruzione delle
ostilità- di
istinto Bulma accarezzò il pugnale alla cintura, sebbene non
aveva la minima
idea di come usarlo, anche se se ne fosse presentata
l’occasione.
Vegeta spintonò spostando i soldati con il
braccio, aprendosi uno sbocco sulla scena.
Un uomo
robusto e ben abbigliato scese da uno dei due cavalli e si
avvicinò molto
più calmo
e sicuro della fanciulla.
-Noi non
siamo ambasciatori- sorrise mellifluo – noi siamo messaggeri.
Non negoziamo con
nessuno e tanto meno ci abbassiamo- intravide Vegeta, tra molti
soldati, che
osservava con un accenno impercettibile di furente sorpresa –
a chiedere-
Bulma
contrasse la mascella.
-Voi non
avete comunque diritti per trovarvi qui e noi non abbiamo motivi per
non
allestire un banchetto e mettere come centro tavola le vostre teste
impalate su
una picca-, un mormorio di assenso in sottofondo.
-Molto
immaginifico signorina- l’uomo
fece il
gesto scherzoso di scoprirsi il capo con un capello e si
inchinò lievemente – allora
saremo ben educati nel “pretendere” quello che il
nostro signore vuole, così
non dovremo uccidere nessuno e voi non avrete motivo di indignarvi per
alcun
che-
Bulma, le
braccia inerti lungo i fianchi, increspò un labbro
nell’ombra distorta e
cattiva di un sorriso.
-E io sarò
ben calma nel dirle di riportare il suo nobilissimo culo davanti al
cospetto di
Freezer-
L’uomo
non riuscì a soffocare una risatina acuta, ma poi ricompose
la sua smorfia
sarcastica.
-Ha detto
che l’avreste detto- anche il suo compagno scese da cavallo-
E ha detto, che se
l’aveste detto, di ricordarvi che noi abbiamo davvero molti
modi per…rendervi
incline ad accettare-
-Io non
sono incline neanche ad avere un vostro sputo al confine
dell’accampamento-
-Questa
inutile pagliacciata deve finire- disse abbandonando il tono dello
scherzo – Vi
trovate nel nostro
territorio, per attraversare i confini e passare da un suo
possedimento ad un altro dovete pagare delle tasse doganali-
Il gruppo
di accerchiamento che aveva in torno si mise a ridere.
-Ma
allora siete duri a capire- urlò qualcuno nel mucchio.
Bulma
sorrise sarcasticamente angelica.
-Che
importanza vuoi che abbia il denaro in guerra- fece un gesto ad
indicarsi e poi
a indicare ciò che c’era intorno, sempre
sorridendo.
-Questa è
solo una carovana in avanscoperta- gettò uno sguardo al
nutrito corpo di
spedizione che assisteva. Il grosso delle truppe non
è mai stato riunito,
siamo tutti sparsi per il continente, in gruppi ben composti di soldati
preparati-
Il
messaggero non disse nulla per contraddirla.
-Il tuo
padrone non credeva di avere così tanto da temere da questi
contadini, vero?-
-Non
dubiti che anche le nostre risorse siano numerose.-
-Nient’affatto-
sorrise Bulma.
-Ho un
idea limpida, persino più della sua, per questo ci siamo
premurati di prendere
provvedimenti, e come
già le ho detto prima non intendo rinunciare neanche ad
un uomo in questa guerra, il nostro prigioniero ora gode di tutti i
diritti di
un soldato regolare, e di certo il tuo padrone non beneficia della sua
benevolenza o della sua simpatia-
Sentì una
mano che la scostava crudelmente.
-Parlo io
per me stesso!- latrò Vegeta senza degnarla di uno sguardo.
Lo fissò
con gli occhi foschi di rabbia, stava provocando la sua pazienza.
-Kiuii
che sei venuto a fare qui?-
Quello ridacchiò.
-Sono
venuto a prenderti, per alleviare la pena che Freezer nutre nella tua
assenza,
vedi lui ti considera come… un figlio-
Tutte
quelle bugie…
Dette
tutte in una frase…
Sputò a
terra.
-Costringimi-
Le
pulsioni rabbiose di Vegeta erano fatali ma, indirizzate verso il
bersaglio
giusto, utili; di questo Freezer non ignorava il potenziale sotterraneo.
-Non
combattere dalla parte sbagliata, Vegeta- disse
e fece un passo avanti- Non combattere
dalla parte…-
-Sbagliata?!-
urlò.
Kiuii
aprì convulsamente la bocca, arida.
La teneva
mezza aperta, ne uscii a stento il suono di un soffocato che cerca
l’aria.
Si portò
le mani al collo nel tentativo di strappare qualcosa, con una leggera
impronta
arrossata, dalla forma delle dita di una mano stretta attorno al gozzo.
La folla
mormorò preoccupata sporgendosi per guardare.
L’impronta
si sottolineò di più, quasi la mano si stesse
torcendo maggiormente sulla gola.
Kiuii
crollò in ginocchio, con un colorito pallido e malato,
affannandosi
convulsamente a cercare l’artiglio che lo soffocava, morendo
lentamente con gli
occhi lievemente sporgenti dalle orbite e la bocca penosamente aperta,
lanciando stridi soffocati.
Bulma
voltò la testa verso Vegeta.
Aveva la
fronte aggrottata, convulsioni feroci sulle palpebre, la fronte umida e
gli
occhi sgranati, la cui intensità andava diretta al collo di
Kiuii.
La mano
sinistra si andava a contrarre ad artiglio attorno all’aria
in un energia
spasmodica, con i tendini tesi e rigidi.
I denti
erano stretti in un piccolo sorrisino cattivo, le labbra seguivano
appena le
parole di una litania canticchiata a mezza voce, non intellegibile.
Il cuore
di Bulma mancò il battito successivo.
Kiuii
cadde a terra steso, le mani sciolte dal collo, menando debolmente la
terra con
le braccia, impaurito e svenente.
-No!-
Bulma scosse Vegeta con tutta la forza che
aveva, ma la mano che non era impegnata a strizzare il collo di
Kiuii le prese
il braccio, senza sforzo la fece voltare, le contorse il braccio dietro
la
schiena costringendola ad una dolorosa torsione del busto.
Urlò.
Vegeta si
ritrovò con un pugnale che lo accarezzava sotto il mento con
la punta.
-Piantala!-
Fissò il
coltello, storse la bocca e sciolse la gola di Kiuii lasciando Bulma in
contemporanea.
Il
messaggero smise di agitare le braccia e subito lo si udì
respirare
faticosamente ed avidamente, con un suono arrochito, un rantolo
sgradevole.
Sputò un
fiotto di sangue grumoso e nerastro, che gli si rovesciò sul
mento e sul
vestito assieme a bava rosata.
Tossì
altro sangue e la sua testa si riversò al suolo, con gli
occhi semiaperti,
vivo.
Il
secondo messaggero ripose il pugnale nella cinta di cuoio, poi si
precipitò a
soccorrere il compagno trascinando il suo corpo sulla terra e alzandolo
per
montarlo sulla groppa del cavallo.
Lo
assicurò e
montò a sua volta afferrando
le briglie dell’altra cavalcatura.
Urlò in
una lingua barbara qualcosa dalla forza dirompente e dal sapore cattivo.
Poi se ne
andò al passo.
-Che cosa
ha detto?- chiese la voce di chi si era ripreso, serpeggiando lungo il
campo di
bocca in bocca.
-Ci ha
maledetti tutti- rispose qualcuno.
Bulma si
massaggiò il braccio.
-Goku!-
Goku
accorse subito.
-Voglio
che rafforziate la guardia attorno ai perimetri del campo, manda
qualcuno a
dire di fare altrettanto ai gruppi più vicini-
Goku
annuì.
-E poi…-
Bulma
lanciò un occhiata a Vegeta.
-Non è
possibile confinarlo vero?-
-Temo di
no- si scusò il soldato.
-Ma sta
tranquilla Bulma, non fuggirà-
-Certo
che no!- ribattè lei –Abbiamo il suo drago! Io
temo che faccia del male a
qualcuno, vorrei almeno che, se fosse possibile, gli mettiate dei
tranquillanti
nell’acqua-.
Dopo quasi un anno di silenzio scritto pubblico...non ho mai avuto un così lungo periodo di astinenza informatica^^ .