Libri > The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: Inevitabilmente_Dea    09/02/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Thomas afferrò il braccio di Minho. "In qualche modo devo superare quella barriera!" disse facendo un cenno verso l'orda di Dolenti che rotolavano tra noi e la Scarpata. Sembravano un'unica, grande massa rombante di carne gelatinosa e puntuta, che luccicava per i riflessi delle luci sull'acciaio. Alla luce grigia e sbiadita di quei giorni, sembravano anche più minacciosi che mai. 
Minho e Newt si scambiarono una lunga occhiata. 
Sperai con tutto il cuore che si sbrigassero a fare un piano, perché l'attesa della battaglia era quasi peggio della paura della battaglia stessa.
"Stanno arrivando!" urlai spazientita. "Dobbiamo fare qualcosa!"
"Guidali tu." disse infine Newt a Minho, la voce ridotta a poco più che un sussurro. "Crea un cacchio di sentiero per Elena e Tommy. Fallo."
Minho annuì una volta, il volto indurito da uno sguardo di ferrea risoluzione.
Poi si voltò verso i Radurai e ordinó: "Andiamo dritti alla Scarpata! Lottiamo contro quelli al centro, spingiamo quei cosi del caspio verso i muri. La cosa più importante è che Thomas ed Elena arrivino alla Tana dei Dolenti!"
Cercai di mantenere lo sguardo fisso su Minho, ma i miei occhi si ostinavano a guardare i mostri che si avvicinavano. 
Ormai erano a pochi metri da noi e continuavano a fissarci in attesa di una nostra risposta all'attacco.
Strinsi il mio arco e reggendomi sulle gambe tremanti mi alzai in piedi.
Thomas mi prese la mano e mi avvicinó a lui. 
"Dobbiamo rimanere vicini." mi spiegó. "Lascia che siano loro a combattere... Noi dobbiamo entrare nella Tana."
"Ma..." cercai si protestare. 
Mi sentivo una codarda nel lasciare combattere gli altri al mio posto.
Come potevo chiedere ai Radurai di rischiare la vita per me?
"Se non riusciamo a digitare il codice, tutta la lotta e le eventuali morti saranno vane." spiegó Thomas con voce salda. 
Annuii sconfitta e lanciai un'ultima occhiata a Newt, che nel frattempo si era alzato in piedi.
"Pronti!" gridò Minho accanto a me, sollevando la mazza avvolta nel filo spinato in una mano e un lungo coltello argenteo nell'altra. 
Newt mi afferró il polso e mi sussurró: "Qualunque cosa accada, tu devi continuare a correre e devi stare vicino a Thomas. Lui ti proteggerà."
"Sono capace di farlo anche da sola." spiegai sorridendogli incoraggiante.
"Non avevo dubbi." replicó lui lasciandomi un bacio sulle labbra. "Io..." sussurró ancora una volta.
Inarcai un sopracciglio. Ci restava pochissimo tempo.
"Io... Ti amo." bisbiglió arrossendo.
Un calore improvviso mi invase il cuore e un sorriso spontaneo mi si formó sulle labbra.
Minho puntò il coltello verso l'orda dei Dolenti. La lama luccicò. "Ora!" L'Intendente si scagliò in avanti senza attendere le reazioni altrui. 
"Anche io!" urlai per sovrastare i gridi di battaglia dei Radurai.
Newt mi diede un'ultima occhiata, poi lo seguì al volo.
Thomas strinse la mia mano e lasciò passare tutti i Radurai.
Sentii i loro spintoni, l'odore del sudore e notai i loro visi macchiati dal terrore. 
Continuai a fissare Newt, che correva il più veloce possibile verso i Dolenti, zoppicando vistosamente.
Poi si gettò su un Dolente ed iniziò ad infilzare la sua pelle molliccia con la lancia improvvisata.
Il mostro rispondeva ad ogni colpo e Newt schivava con la velocità di un missile. Gli attacchi del ragazzo procedevano con precisione e assiduità, ma anche quelli del Dolente iniziarono ad intensificarsi e sembrava quasi che la bestia ci mettesse tutta la sua forza per riuscire a colpirlo in qualche modo.
Solo allora Newt iniziò a colpire a casaccio la pelle molliccia del mostro. I suoi muscoli si tendevano per lo sforzo e continuava a saltellare sulle gambe, spostandosi per schivare quando necessario.
Grida laceranti, unite a rombi meccanici e al rumore del legno che sbatte contro l'acciaio, si intensificarono sempre di più, creando un frastuono insopportabile.
Lanciai un'occhiata agli altri Radurai e sembrava quasi che avessero in pungo la situazione.
Vidi Chuck superarci correndo e Thomas gli afferrò prontamente un braccio.
Chuck inciampò e poi sollevò lo sguardo verso Thomas, con gli occhi tanto pieni di paura da spezzarmi il cuore. 
"Chuck, tu resti con me ed Elena." spiegò Thomas con voce ferma.
Chuck guardò avanti, verso la battaglia che infuriava, poi ritornò con lo sguardo su di noi e aggiunse: "Ma..." 
Lasciò la frase a metà e capii subito che al ragazzino piaceva l'idea, anche se si vergognava ad ammetterlo.
"Ci serve il tuo aiuto nella Tana dei Dolenti, nel caso in cui uno di quei cosi sia lì ad aspettarci." spiegai io cercando di preservare intatta la sua dignità.
Chuck annuì in fretta, troppo in fretta. Di nuovo, ebbi una fitta di tristezza al cuore.
Dovevamo portare quel bambino in salvo. Magari rischiando la nostra stessa vita, ma sentivo questo dovere. 
"Okay, allora." esordì Thomas. "Prendi Elena per l'altra mano. Andiamo."
Misi l'arco in spalla e porsi la mano al bambino, che lui afferrò senza indugio. Aveva il palmo sudaticcio e tremante, ma continuava a mettercela tutta per mostrare coraggio. 
Porsi lo sguardo nuovamente alla battaglia e con mia sorpresa notai che i Radurai avevano aperto un varco. 
"Hanno creato un'apertura!" urlai a Thomas, indicando più avanti. 
I Radurai stavano lottando selvaggiamente per spingere i Dolenti verso le pareti e non avrebbero resistito ancora per molto.
"Ora!" gridò Thomas. Schizzò in avanti, tirandomi dietro per la mano.
A mia volta trascinai dietro anche Chuck e continuai a stritolare la sua mano per tutto il tragitto, temendo che mi sarebbe scivolata via da un momento all'altro.
Corremmo a velocità massima, dritti verso il corridoio di pietra ormai pieno di urla e di sangue. Verso la Scarpata. La guerra infuriava intorno a noi, facendosi sempre più chiassosa e sanguinosa. 
I Radurai stavano combattendo, sicuramente aiutati dalle ondate di adrenalina causate dal panico. 
I suoni che echeggiavano dalle pareti erano una cacofonia di terrore: grida umane, stridore metallico, rombo di motori, le grida spaventose dei Dolenti, le seghe che giravano all'impazzata, gli artigli che schioccavano, i ragazzi che chiamavano aiuto. 
Era tutta una foschia di sangue, grigiore e bagliori d'acciaio. 
Mi guardai attorno, continuando a tenere salda la mano dei due ragazzi.
Passai proprio vicino a Newt e lui si distrasse un secondo, lanciandomi un'occhiata.
Anche il Dolente contro cui stava combattendo sembrava essersi accorto di noi e sfruttò quel secondo di distrazione per avvicinare un artiglio verso Chuck.
Strattonai il bambino all'indietro e a quel punto il Dolente cambiò direzione, puntando al mio addome.
Feci uno scatto indietro, ma il suo artiglio mi lasciò un profondo taglio sulla pancia.
Urlai di dolore, ma non mi fermai e continuai a correre.
Guardai oltre le larghe spalle di Thomas e mi accorsi che ormai mancavano solo pochi metri.
La folle impossibilità dell'impresa era come un'enorme inondazione di acqua nera che saliva tutta intorno a me, trascinandomi verso la resa.
Ogni passo era una fitta di dolore, ma non mollai.
Newt aveva ripreso a combattere, più accanito di prima.
Thomas fece uno scatto a sinistra, trascinando sia me che Chuck di conseguenza, e continuò a correre. 
Un gemito lancinante si diffuse nell'aria e il grido non si interruppe, squarciando l'aria, sovrastando gli altri suoni fino ad affievolirsi nel silenzio della morte. 
Mi sentii tremare il cuore e sperai che non fosse qualcuno che conoscevo.
Udii una voce lontana che continuava a gridare le stesse parole, qualcosa che ci riguardava. 
Qualcosa riguardo al fatto di proteggere la nostra corsa. 
Era Minho, sicuramente Minho. Le cui urla ormai trasudavano stanchezza e disperazione.
Non ci fermammo. Neanche quando un Dolente si lanciò su Chuck. Con un forte strattone tirai il bambino verso di me e il Dolente cascò sulla gelida pietra.
Presto arrivarono altri Dolenti ad attaccarci e altri Radurai vennero prontamente in nostro aiuto. Ragazzi che non conoscevo correvano al mio fianco, colpendo le appendici dei Dolenti con le loro armi di fortuna, saltando loro addosso, attaccandoli in ogni modo. 
I rumori crebbero fino a divenire insopportabili. 
L'addome continuava a bruciarmi senza sosta e gridai per la disperazione e il dolore.
Sentii Thomas sbandare e frenare subito dopo. Andai a sbattere contro la sua schiena, spinta a mia volta da Chuck.
C'erano sei o sette rami di edera che si estendevano dal bordo di pietra fino a un rudimentale quadrato invisibile, fluttuando nel vuoto del cielo fino a sparire nel nulla.
I Velocisti... Pensai ricordandomi delle corde di edera che i Velocisti avevano portato dentro il Labirinto. 
Thomas esitò, poi parlò con voce chiara: "Prima tu, Elena."
Senza esitare mi lanciai nel vuoto,facendo perno col piede sinistro sul bordo della Scarpata e catapultandomi in alto, nell'aria del crepuscolo. 
Trattenni il respiro e chiusi gli occhi per la paura. 
In una frazione di secondo sentii le mie gambe fare impatto contro il pavimento duro di cemento.
Caddi a terra e rotolai per qualche secondo, gemendo per il dolore.
Subito un lampo gelido mi percorse la pelle, partendo dagli alluci e salendo lungo tutto il corpo, come se mi fossi tuffata in uno specchio d'acqua gelata. 
Il mondo parve farsi ancora più buio. 
Anzi, tutto era buio.
Il terrore mi si annidò nel petto, stringendo come una morsa d'acciaio.
Attesi in silenzio che qualcuno si buttasse come me dentro la Tana e pregai che nessun Dolente facesse capolino dal buio.
Sentii un grido e poi un forte tonfo.
"Chuck? Thomas?" chiamai nel buio.
"Sono Chuck, dove sei?" urlò il ragazzino con aria spaventata.
"Sono qui!" risposi avanzando a tentoni nel buio.
"Aspetta... Ho una torcia." disse il ragazzino. Lo sentii armeggiare con lo zainetto che teneva in spalla, poi ci fu un click meccanico e una luce accecante mi invase gli occhi.
Portai le braccia davanti al viso e distolsi lo sguardo. Quando Chuck smise di puntarmi la torcia addosso, aprii gli occhi.
Mi accorsi che ci trovavamo su un cilindro di pietra, alto circa tre metri. 
Era umido e coperto di una sostanza oleosa sporca e luccicante.
Il cilindro si estendeva davanti a noi per decine di metri prima di dissolversi nel buio. 
Sollevai lo sguardo per sbirciare il buco da cui eravamo entrati: aveva l'aspetto di una finestra quadrata affacciata su uno spazio profondo e privo di stelle.
Una figura oltrepassò la finestrella e mi piombò addosso.
Thomas era steso proprio sopra di me e non potei fare a meno di gemere per il dolore causato dalla ferita.
Il ragazzo si alzò velocemente, aiutato da Chuck, poi mi tese una mano.
"Stai bene?" chiese una volta che fui in piedi anche io.
Annuii portando una mano sulla ferita.
Subito le mie dita si macchiarono di rosso e dovetti distogliere lo sguardo per non vomitare.
"Il computer è laggiù!" disse Thomas, catturando la mia attenzione.
Diversi metri più addentro, nella galleria, c'era un piccolo quadrato di vetro sudicio, che brillava di una luce opaca e verdognola, contro cui Chuck aveva subito puntato la torcia. 
Sotto lo schermo c'era una tastiera incassata nella parete, che però sporgeva abbastanza da consentire di usarla con facilità standovi in piedi davanti. 
Se era proprio lì, a pochi metri da noi, perchè tutto mi sembrava fin troppo semplice per essere vero?
"Scrivi le parole!" gridò Chuck, dando una pacca sulla spalla di Thomas. "Spicciati!"
Thomas mi fece cenno con la testa perché lo facessi io. 
"Io e Chuck staremo di guardia, per essere sicuri che non entri qualche Dolente dal buco." spiegò tranquillo.
Annuii e mi avvicinai al computer malmesso.
Pulii il sudiciume che lo ricopriva e mi affrettai a ripassare il codice prima di inserirlo.
FLUTTUA, PIGLIA, SANGUINA, MORTE, RIGIDO, PREMI.
Avvicinai le mie dita alla tastiera, quando venni interrotta da un forte colpo proveniente dall'alto, alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi un Dolente lasciarsi cadere dalla buca. Sbucò dal quadrato scuro come per magia. La creatura aveva ritratto le punte per entrare, ma quando atterrò con un tonfo appiccicaticcio, una dozzina di brutte appendici affilate saltarono fuori di nuovo, con un'aria più letale che mai.
Vidi Thomas spingere Chuck dietro di sé e affrontare da solo il mostro, tenendo la lancia puntata come se potesse servire a respingerlo.
Impugnai l'arco saldamente e caricai una freccia.
Feci come Gally mie aveva mostrato la prima volta e con dita tremanti scagliai la freccia, che andò a conficcarsi nel muso del Dolente.
Dei forti gemiti e le grida provenienti dal Dolente, si confusero con la voce di Thomas.
"Continua a scrivere, Elena!" mi ordinò.
Senza esitare mi voltai di nuovo verso il computer ed iniziai a digitare, una parola alla volta, con la massima cautela, ma nel frattempo cercando di fare in fretta.
FLUTTUA, PIGLIA, SANGUINA, MORTE, RIGIDO, PREMI. 
Ogni parola che inserivo, appariva sullo schermo, seguita da un bip. Poi magicamente scompariva.
Ma c'era qualcosa che non andava con l'ultima parola. Il computer non me la prendeva.
Continuai a digitare freneticamente sulla tastiera, cercando di ignorare i continui rumori provenienti dalla battaglia tra Thomas e il Dolente.
"Questi mostri si possono sconfiggere!" gridò Thomas.
"Il computer non prende l'ultima parola!" gridai di rimando.
Thomas non rispose ed io continuai a provare. 
Eppure il codice è questo! Perchè questo affare non funziona?! Pensai andando in panico.
"L'hai ucciso!" urlò Chuck. Poi scoppiò a ridere, come se con quell'azione tutti i problemi fossero stati risolti. 
"Non è stato così difficile." borbottò Thomas. "Che problema c'è?" mi domandò, quasi urlando. 
Corse verso di me per guardare e indicai il riquadro di vetro sporco, vuoto a parte il bagliore verdastro che gli dava vita, per mostrargli ciò che non funzionava.
"Ho inserito tutte le parole e sono apparse una alla volta sullo schermo. Poi si sentiva un bip e scomparivano. Ma l'ultima parola non la prende. Non sta succedendo niente!" spiegai con voce tremante.
"Be'... Perché?" mi chiese lui, ancora ansimando in cerca di ossigeno.
"Non lo so!"
Continuai a provare. Le mie dita scorrevano veloci sulla tastiera, ricomponendo ogni volta la stessa, medesima parola.
Prima la P, poi la R, seguita da E, M e dalla I. Per quanto io provassi, non accadeva nulla.
"Thomas!" strillò Chuck, dietro di noi. 
Si sentì un tonfo sordo ed esclusi che fosse un qualunque Raduraio. Doveva trattarsi di un altro Dolente.
"Perché ci stai mettendo così tanto?" sbraitò Chuck, isterico. "Avevate detto che si sarebbero spenti, col codice!"
"Il computer non accetta la parola PREMI..." spiegò Thomas, assente. 
"Andiamo, dannazione..." dissi tra me e me. "Non ci arrivo, il codice avrebbe dovuto..."
"Forse dovete solo premere quel bottone" disse Chuck.
Seguii la direzione in cui il ragazzino stava indicando. In punto a pochi centimetri dal pavimento, proprio sotto allo schermo e alla tastiera, c'era un piccolo bottone rosso incassato nel muro.
Mi buttai a terra e allungai la mano verso la soluzione a quel problema.
Stampato sopra il pulsante c'erano scritte tre parole in nero. Era tanto ovvio che non riuscivo a credere che mi fosse sfuggito. 
DISTRUGGI IL LABIRINTO.
Sentii il Dolente gemere e ruggire alle mie spalle, subito dopo seguito da un artiglio affilato, che prendendomi la maglietta, mi provocò una fitta di dolore. 
Senza esitare premetti il pulsante e tutto si fece completamente silenzioso.
Poi, da qualche parte in fondo alla galleria buia, si sentì il rumore di una porta scorrevole che si apriva

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Inevitabilmente_Dea