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Autore: Ayumi Yoshida    21/03/2009    7 recensioni
SPOILER! [Minato/Kushina]
Odiava quando Minato non smetteva di fissarla, il suo sguardo la metteva stranamente in imbarazzo. Le pareva quasi che lui riuscisse a comprendere quello che pensava, quello che accadeva nella sua testa. Quando era con lui si sentiva come un libro aperto.
E Minato non smetteva mai di sfogliarne le pagine.

Prima classificata al contest "Una canzone" indetto da 13d08c81 (iaia86@)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kushina Uzumaki, Yondaime | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio
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A Iaia, perché mi ha sopportata nei cambi di canzone, di idee, nei momenti poveri di ispirazione, negli scleri.
Perchè è stata efficiente, paziente e velocissima.
E perché ha indetto il primo contest che io abbia mai vinto.

Grazie mille. 
A Leo, perché ieri con le sue parole mi ha sconvolta profondamente
(1 Creare grande scompiglio, mettere in grave disordine qlco.: il vento sconvolge le chiome degli alberi; fig. cambiare radicalmente l'assetto di qlco.: i recenti avvenimenti politici hanno sconvolto la carta geografica dell'Europa; 
2 estens. Mandare all'aria qlco.: s. un piano;
3 fig. Provocare un grave turbamento in qlcu.: la notizia ha sconvolto l'opinione pubblica
Vero? ;D)
Infine, a Sonia, Maria Chiara e Daniela, semplicemente perché hanno creduto in me e in questa fic.
Grazie mille.









Greazing some stars in the blue

 

 

 

Se provi a volare
ti accorgi che qualche stella sta lì per noi
e sfiorandole sei più libero.

 

 

“E’ bellissimo qui.” Disse lentamente Kushina.
Ormai si era fatto buio. Gli alberi non si riuscivano più a distinguere, mischiati tra le loro ombre e il colore scuro del terreno; soltanto le cime altissime di alcune chiome riflettevano l’immagine delle stelle, bianche e splendenti più che mai nel cielo cobalto.
La foresta non le era mai parsa così accogliente, nonostante l’aria fosse gelida e bruna. Un debole, ma ghiacciato grecale spirava diritto contro il suo viso, facendo danzare i suoi capelli rosso fuoco e colorandole leggermente le guance.
Al suo fianco una bocca si piegò in un sorriso e una voce ruppe il silenzio.
“Sì.”
La kunoichi sorrise a sua volta, arrossendo lievemente. Accanto a lei Minato, colui che l’aveva accompagnata, rise. Gli faceva sempre uno strano effetto vederla imbarazzata.
Kushina non arrossiva praticamente mai.
“Ad Uzu non ci sono le stelle?” le domandò, divertito.
Lei ridusse gli occhi a due fessure, irritata.
“Certo che sì!” esclamò in un impeto di patriottismo verso il suo minuscolo villaggio natale “Il nostro villaggio è pieno di stelle!”
Smise di parlare e lanciò uno sguardo di sfida allo shinobi, come per vedere se avesse il coraggio di contraddirla. Il sorriso di Minato si allargò, quasi canzonatorio.
“Non mi dire!”
La kunoichi strabuzzò gli occhi, corrucciata.
“Ok, da noi non ci sono stelle. C’è troppa nebbia in giro per poterle vedere. Sei contento adesso?”
Minato smise immediatamente di sorridere e cominciò a fissarla educatamente.
“Mi dispiace” disse piano.
“Anche a me. E non sai quanto.” confessò Kushina con una punta di invidia nella voce. “Le stelle sono così belle…”
Spostò lo sguardo irritata, poiché Minato continuava a fissarla con attenzione e voltò la testa dalla parte opposta, la braccia incrociate al petto.
Odiava quando Minato non smetteva di fissarla, il suo sguardo la metteva stranamente in imbarazzo. Le pareva quasi che lui riuscisse a comprendere quello che pensava, quello che accadeva nella sua testa. Quando era con lui si sentiva come un libro aperto.
E Minato non smetteva mai di sfogliarne le pagine.
Era troppo incuriosito da quella strana ragazza, così diversa da quelle che conosceva, così fredda e sgarbata nei suoi confronti.
Tuttavia egli non aveva mai pensato che Kushina Uzumaki potesse essere davvero così brusca come lei stessa faceva credere. La sua mente, il suo cuore, si erano sempre rifiutati di analizzare quella ipotesi: Minato riusciva a vedere del bene in tutti e per Kushina valeva lo stesso.
Qualcosa dentro di lui continuava ad assicurargli che Kushina non era in realtà nervosa e mascolina come si mostrava, ma gentile e garbata. Anche se non ne aveva ancora avuto prova.
“Hai provato ad alzare lo sguardo? Viste da qui le stelle sono magnifiche. Dovresti approfittarne, oggi è l’ultimo giorno…” suggerì allora Minato, cercando di guardarla con circospezione, senza farsi scoprire.
Voleva continuare a capire qualcosa in più di lei, ma nel contempo non ricominciare a litigare.
Avevano trascorso troppo poco tempo insieme, Minato ne era convinto.
Avrebbe voluto continuare ad averla accanto ancora per un po’.
La kunoichi alzò gli occhi al cielo, facendosi sfuggire un sospiro.
Quella sera era l’ultima che trascorreva a Konoha, prima di ritornare ad Uzu dopo l’addestramento speciale per diventare Jonin. I giorni nel villaggio del Paese del Fuoco erano volati, nonostante si fosse sottoposta ogni giorno ad allenamenti estenuanti. Sapeva, però, che avrebbe dovuto impegnarsi tantissimo per diventare Jonin e non si era curata della stanchezza.
Aveva incontrato tanta gente interessante a Konoha: il Terzo Hokage, un uomo saggio e tutto pepe che l’aveva accolta nel villaggio come una figlia, i suoi vecchi allievi Orochimaru, Tsunade e Jiraiya, un uomo strano e pervertito che non smetteva mai di fissarla con gli occhi abbaglianti, nonché maestro di Minato che stranamente lo trattava con tutto il rispetto possibile e letteralmente lo adorava. Il ragazzo una volta le aveva raccontato ridendo che il passatempo preferito di Jiraiya era spiare le donne alle terme e che, per quel motivo, spesso Tsunade, la sua compagna di squadra spaventosamente forzuta, gli rompeva qualche arto a suon di pugni. A quanto pareva, però, questo non riusciva a raffreddare i bollenti spiriti dell’uomo che continuava imperterrito nella sua operazione di spionaggio.
Quando Kushina, sconvolta, aveva chiesto a Minato per quale motivo il suo maestro facesse tutto ciò, lui le aveva risposto sorridendo: “Per lui è un passatempo come un altro.”
E’ inutile dire che la kunoichi si era ripromessa di comportarsi come Tsunade nel caso si fosse trovata in una situazione del genere, ma fortunatamente questo non le era mai accaduto.
Infine, aveva conosciuto proprio lui, Minato Namikaze, uno strano ragazzo biondo dagli occhi chiari, quasi sempre perso nei suoi pensieri, con un perenne sorriso a illuminargli il volto gentile, esattamente come i suoi modi. Minato era stato l’unico con cui non aveva ancora litigato seriamente per colpa di qualche sua parola brusca o di battute pesanti.
Il ragazzo era davvero pazientissimo.
Ogni volta che Kushina gli rispondeva male, lui le sorrideva tranquillo e, spiazzandola, le chiedeva scusa anche se non aveva fatto nulla.
A Kushina quel modo di comportarsi dava letteralmente sui nervi.
Ogni volta che, infatti, dopo avergli detto qualcosa di brutto lui si scusava, irrimediabilmente lei si sentiva in colpa e cercava di scusarsi a sua volta, incanalandosi in situazioni terribilmente imbarazzanti.
Le relazioni con gli altri erano proprio il suo punto debole. Non che Minato la aiutasse, comunque.
Non faceva altro che sorriderle, anche quando ormai aveva sfiorato il ridicolo, e in quel modo la metteva parecchio in imbarazzo.
Minato Namikaze era l’unico che avesse mai provato a rompere quella barriera di vetro che avvolgeva la kunoichi per conoscerla davvero. E ci era riuscito. Perciò Kushina si sentiva così insicura quando era con lui.
Minato, però, questo non l’aveva capito.
La kunoichi cominciò a fissare con attenzione le stelle a cui, fino a quel momento, non aveva prestato la minima attenzione. Un esclamazione stupita le si bloccò in gola, mentre la sua bocca si spalancava, sorpresa.
“Cavolo.” Riuscì soltanto a dire, la voce bassa, gli occhi incatenati ai piccoli punti luminosi del cielo. “Sono davvero bellissime.”
“Sì” ripeté meccanicamente Minato al suo fianco, fissandole la guancia con un po’ troppa insistenza per sembrare semplicemente disinteressato. La kunoichi, che non riusciva più a staccare gli occhi dal cielo, però non se ne accorse.
“Potremmo quasi sfiorarle. Sembrano così vicine, osservate da qui…”
Kushina provò a spiegare ciò che stava provando, ma non riuscì a dire più nulla che le sembrasse sensato.
Semplicemente tacque,quasi lasciandosi sfuggire un sospiro, e i suoi occhi continuarono a vagare in quella visione splendida.
Le pareva che le stelle la stessero chiamando a salire in cielo, a sfiorarle con il suo tocco leggero per poi scendere di nuovo sulla Terra. Le pareva che la stessero esortando a dimenticare tutto per un po’, a lasciarsi andare, a non pensare e a immergersi nel loro riflesso purificatore.
Kushina sorrise pensando a quella possibilità.
Lasciarsi andare… Chissà se ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Alcune volte si fermava a rifletterci, ma concludeva sempre che non era una buona idea.
Apparire forte e coraggiosa era sicuramente più facile, mostrarsi gentile… semplicemente non credeva ce l’avrebbe mai fatta. Non ci aveva mai provato.
Soltanto in quel momento si rese conto del silenzio che li aveva avvolti, visto che entrambi se ne stavano zitti, e che secondo lei si era fatto opprimente.
Allora si voltò di scatto verso Minato e sperò che lui si sbrigasse a distruggere quell’atmosfera.
A causa del buio non riusciva a vedere tanto bene cosa lui stesse facendo.
Riuscì solo a scorgerne il viso, pensieroso come al solito, i suoi occhi rivolti a lei.
“Minato?” pronunciò dubbiosa, ma subito arrossì.
Lui le sorrise e finalmente parlò.
“Hai ragione, Kushina. Queste stelle sono davvero stupende.”
Anche lei sorrise, ancora un po’ rossa in volto, e si affrettò a rialzare gli occhi al cielo.
Minato fece cadere ancora una volta lo sguardo su di lei e arrossì a sua volta.
Si sentiva un po’ imbarazzato a fissarla così apertamente ed era convintissimo che se Kushina l’avesse scoperto si sarebbe esibita in una splendida imitazione di Tsunade pronta a colpire a sangue Jiraiya, anche se lui non stava facendo nulla di scandaloso. Conosceva troppo bene il temperamento, ma soprattutto la forza della kunoichi, dato che spesso si erano allenati insieme durante il corso per essere promossi a Jonin, e temeva perciò davvero molto le sue mani così piccole e perfette, ma cariche di una violenza quasi sovraumana.
Nonostante tutto, però, avrebbe voluto passare più tempo con lei.
Erano stati insieme troppo poco: più il tempo che gli rimaneva da trascorrere fino alla sua partenza gli sfuggiva dalle mani e più ne era certo.
Avrebbe voluto passare più tempo con lei.
Quello era il suo unico desiderio in quel momento.
Chissà se sarebbe stato utile confessarlo ad una delle stelle del cielo che lei amava tanto.
Minato sorrise tristemente, pensando a quanto quella strana kunoichi di Uzu lo aveva colpito, osservandola mentre continuava ad ammirare le stelle, catturata dal loro scintillio.
Sembrava quasi indifesa.
“A che ora partirai, domani?” le domandò per cercare di distrarsi, facendo attenzione a controllare la voce.
Lei abbassò lo sguardo su di lui, ancora leggermente imbarazzato per tutte quelle domande che le stava ponendo, e sospirò.
“Domani mattina presto. Perché?”

Minato si morse un labbro, cercando di prendere tempo.
Non aveva idea di cosa rispondere.
“Io… ecco…” mormorò cercando di trovare una replica convincente, ma poi si arrese, sospirando a sua volta “Così. Scommetto che sarai contentissima di ritornare a Uzu!”
Lui sorrise incoraggiante; Kushina si rabbuiò.
“Beh… ecco… io… credo di sì.”
Dopo aver sussurrato quelle parole con poca convinzione, la kunoichi spostò di nuovo lo sguardo per evitare di vedere la bocca di Minato piegarsi in un sorriso per l’ennesima volta, ma quello che immaginava non accadde. Al contrario le sue sopracciglia si aggrottarono e il suo viso si fece perplesso.
“Non hai voglia di ritornarci?” le domandò, dubbioso. Non riusciva a comprendere perché mai Kushina non volesse tornare al suo villaggio natale dopo essere mancata per quasi quattro mesi.
Era alquanto strano. Lui non sarebbe resistito così a lungo lontano da casa.
“Certo che ho voglia di tornarci!” ribatté immediatamente la kunoichi in un tono quasi offeso “E anche se non volessi? Cosa te ne importa?”
Lo shinobi fece danzare un attimo gli occhi azzurri sul suo viso e poi mormorò: “Scusami, non volevo.”
Lei sbuffò, annoiata.
“Smettila di chiedermi scusa, ok?”gli ordinò lanciandogli un’occhiataccia. Poi, spinta da una nuova curiosità, gli chiese ancora: “Perché mi hai fatto quella domanda, prima?”
Minato deglutì e cominciò a fissarla con aria assente.
Si era perso di nuovo nei suoi pensieri e stava cercando di ordinarli per poter rispondere al meglio, sinceramente. Dopotutto quello era l’ultima sera che trascorreva con lei.
Doveva essere sincero.
“Io… volevo… sapere.” Le spiegò lentamente, come se faticasse a trovare le parole giuste per esprimersi “Sembravi… triste, anzi no, dispiaciuta e questo mi sembrava… strano. Scusami se mi sono intromesso.”
Kushina sentì l’irritazione crescere dentro si sé per le ennesime scuse, ma non riuscì a fulminarlo con lo sguardo.
Qualcosa le stava impedendo di reagire, le stava dicendo di fermarsi ad ascoltare quello che lui stava dicendo, di ascoltarlo con attenzione.
“Tu… ti sei preoccupato per me?” sussurrò incredula dopo aver realizzato appieno il significato delle sue parole, una mano sul petto.
Minato arrossì e mormorò “sì” sommessamente.
La kunoichi continuò a fissarlo, sbigottita, sconvolta.
Si era preoccupato per lei. Si era preoccupato per lei perché, sfogliando le pagine del libro che la rappresentava, vi aveva letto la tristezza.
Tristezza di lasciare Konoha, lo splendido luogo vivace e pieno di vita, di perdere i nuovi conoscenti, i nuovi maestri, Minato…
“Ci… sarebbe un’altra cosa.” azzardò improvvisamente Minato, attirando la sua attenzione.
Kushina sbatté piano le palpebre, come per ritornare alla realtà, e posò i suoi occhi verdi sul viso del ragazzo.
“Sì?”
“Io vorrei… che tu restassi qui con me ancora un po’.” Pronunciò lo shinobi lentamente, ma in tono sostenuto, cercando di non far notare il nervosismo che albergava nella sua voce.
La kunoichi strabuzzò nuovamente gli occhi.
Tutto stava accadendo troppo in fretta.
“Qui… con te?” ripeté piano.
Lui annuì, prima con la testa, poi con la voce.
“Sì, qui con me.”
Il suo sorriso risplendette nel buio, una strana sensazione di libertà ad attanagliargli lo stomaco.
Kushina al suo fianco arrossì, gli occhi ancora spalancati.

 

Stringimi la mano ed io non ti lascerò.

 

La kunoichi inspirò e espirò per calmarsi, ma sentì ancora un fastidioso –piacevole- calore colorarle le guance.
Non riusciva a non pensare al sorriso semplice e gentile di Minato quando le aveva chiesto di restare con lui, quel sorriso che l’aveva catturata.
“Tu… vuoi davvero che io resti?” sussurrò piano.
Lo shinobi sorrise nuovamente.
“Certo.”
L’espressione di Kushina mutò in incredula felicità che, nonostante lei cercasse di nascondere, le illuminava i profondi occhi verdi, facendoli scintillare.
“Lo vuoi davvero?” gli domandò ancora.
Minato annuì energicamente.
“Sì.”
“Allora stringimi la mano e ti giuro che non andrò più via.”
Specchiandosi nei suoi occhi verdi e luminosi, Minato non poté rifiutare quella richiesta.
Distese piano il braccio e cercò la sua mano nel buio circostante; quando l’ebbe trovata la strinse forte. Sentì la mano di Kushina calda a contatto con la sua pelle, nonostante la presenza del gelido grecale, e sorrise.
“Grazie Kushina.” Disse piano, il sorriso ancora vivo sul volto. “E scusami.”
Il silenzio li avvolse; Kushina sentì il sangue andarle alla testa per l’irritazione –lui e le sue scuse- , mentre al contrario i suoi occhi splendevano di felicità.

Se tu mi sarai accanto, io ci crederò.




Dal cielo trapunto di luce, in quel momento, le stelle apparivano sempre più vicine.

*^*^*




Sono ancora senza parole.
Sono arrivata prima. *_* E ho vinto anche il Premio originalità! *_*
*non sa cosa dire XD*
Vorrei soltanto ringraziare, oltre le persone che ho citato all'inizio, Kiki, Bravesoul, Laly, Izayoi, Uchiha_girl e Rei Murai. Ragazze, è stato un onore 'competere' con voi. Le vostre storie sono davvero stupende. *_*
Spero che questa fic possa piacervi. E' la mia prima Minato/Kushina! Mi farebbe piacere ricevere un parere. ^^
Bene, adesso sparisco. E' inutile stare qui senza non sapere cosa dire. Ovviamente tutti i discorsi che mi ero preparata si sono volatilizzati. XD 

Un bacio!
Ayumi -euforica-

Prima Classificata:

"Greazing some stars in the blue" di Ayumi Yoshida.


Grammatica e lessico: 9.5/10 punti
Stile e forma: 5/5 punti
Originalità: 10/10 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10 punti
Attinenza alla canzone: 10/10 punti
Impressioni personali: 5/5 punti

Totale: 49/50

Commento: Dire che ho adorato questa storia dalla prima riga che ho letto è riduttivo. Pairing decisamente originale, decisamente non si trovano molte storie che li ritraggono. Ma soprattutto non si trovano storie che li ritraggono in questo modo. Lo stile diretto ed incisivo rende ancora più elettrizzante la lettura, si percepisce la tensione che aleggia tra di loro. Ma è quella tensione 'propositiva' che ti tiene incollato allo schermo. Sono rimasta estasiata dalla caratterizzazione dei due, anche se forse le scuse di Minato erano un po' eccessive! Ho percepito a pieno la complicità che si creava pian piano tra i due ed i pensieri di lui così semplici e diretti. Kushina è esattamente come l'avrei immaginata. E nei due si riescono a scorgere i tratti caratteristici che saranno poi di Naruto. Il sottile filo dei loro battibecchi, che poi sono in realtà solo di Kushina, li rendono adorabili. "Quando era con lui si sentiva come un libro aperto. E Minato non smetteva mai di sfogliarne le pagine". Questo rende perfettamente l'idea di quello che volevo spiegare sopra. L'idea di prendere spunto dalla canzone per creare la situazione di 'romantico appuntamento'(che tutto può essere definito, tranne che romantico e appuntamento!) che serve ai due per riuscire a capire i loro sentimenti. Minato è l'unico che ha cercato di capire cosa si nascondesse dietro il comportamento scontroso della ragazza, e ci è riuscito. Kushina si innervosisce del fatto che lui la capisca così bene e che riesca a sedare ogni suo tentativo di allontanarlo con delle semplici scuse. Il modo in cui lui capisce che vorrebbe che lei rimanesse ancora a Konoha e come glielo dice. Soprattutto la reazione di lei, è tutto descritto in maniera perfetta, tanto che sembra di essere lì e di osservarli mentre guardano il cielo e si scambiano quelle poche battute che sappiamo poi l'effetto che avranno. 

PP OR 

Questi bellissimi bannerini sono opera di Iaia. Grazie mille! *_*

I personaggi e la canzone utilizzata non mi appartengo, purtroppo. ç_ç
I primi sono di Masashi Kishimoto, la seconda di Luca Dirisio e li ho utilizzati senza scopo di lucro. ^^





   
 
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