Perchè è stata efficiente, paziente e velocissima.
E perché ha indetto il primo contest che io abbia mai vinto.
Grazie mille.
A Leo, perché ieri con le sue parole mi ha sconvolta profondamente
(1 Creare grande scompiglio, mettere in grave disordine qlco.: il vento sconvolge le chiome degli alberi; fig. cambiare radicalmente l'assetto di qlco.: i recenti avvenimenti politici hanno sconvolto la carta geografica dell'Europa;
2 estens. Mandare all'aria qlco.: s. un piano;
3 fig. Provocare un grave turbamento in qlcu.: la notizia ha sconvolto l'opinione pubblica
Vero? ;D)
Infine, a Sonia, Maria Chiara e Daniela, semplicemente perché hanno creduto in me e in questa fic.
Grazie mille.
Greazing some
stars in the blue
Se provi a
volare
ti accorgi che qualche stella sta lì per noi
e sfiorandole sei più libero.
“E’
bellissimo
qui.” Disse lentamente Kushina.
Ormai si era fatto buio. Gli alberi non si riuscivano più a
distinguere,
mischiati tra le loro ombre e il colore scuro del terreno; soltanto le
cime
altissime di alcune chiome riflettevano l’immagine delle
stelle, bianche e
splendenti più che mai nel cielo cobalto.
La foresta non le era mai parsa così accogliente, nonostante
l’aria fosse
gelida e bruna. Un debole, ma ghiacciato grecale spirava diritto contro
il suo
viso, facendo danzare i suoi capelli rosso fuoco e colorandole
leggermente le
guance.
Al suo fianco una bocca si piegò in un sorriso e una voce
ruppe il silenzio.
“Sì.”
La kunoichi sorrise a sua volta, arrossendo lievemente. Accanto a lei
Minato,
colui che l’aveva accompagnata, rise. Gli faceva sempre uno
strano effetto
vederla imbarazzata.
Kushina non arrossiva praticamente mai.
“Ad Uzu non ci sono le stelle?” le
domandò, divertito.
Lei ridusse gli occhi a due fessure, irritata.
“Certo che sì!” esclamò in un
impeto di patriottismo verso il suo minuscolo
villaggio natale “Il nostro villaggio è pieno
di stelle!”
Smise di parlare e lanciò uno sguardo di sfida allo shinobi,
come per vedere se
avesse il coraggio di contraddirla. Il sorriso di Minato si
allargò, quasi
canzonatorio.
“Non mi dire!”
La kunoichi strabuzzò gli occhi, corrucciata.
“Ok, da noi non ci sono stelle. C’è
troppa nebbia in giro per poterle vedere.
Sei contento adesso?”
Minato smise immediatamente di sorridere e cominciò a
fissarla educatamente.
“Mi dispiace” disse piano.
“Anche a me. E non sai quanto.” confessò
Kushina con una punta di invidia nella
voce. “Le stelle sono così
belle…”
Spostò lo sguardo irritata, poiché Minato
continuava a fissarla con attenzione
e voltò la testa dalla parte opposta, la braccia incrociate
al petto.
Odiava quando Minato non smetteva di fissarla, il suo sguardo la
metteva
stranamente in imbarazzo. Le pareva quasi che lui riuscisse a
comprendere
quello che pensava, quello che accadeva nella sua testa. Quando era con
lui si
sentiva come un libro aperto.
E Minato non smetteva mai di sfogliarne le pagine.
Era troppo incuriosito da quella strana ragazza,
così diversa da quelle che
conosceva, così fredda e sgarbata nei suoi confronti.
Tuttavia egli non aveva mai pensato che Kushina Uzumaki potesse essere
davvero
così brusca come lei stessa faceva credere. La sua mente, il
suo cuore, si
erano sempre rifiutati di analizzare quella ipotesi: Minato riusciva a
vedere del
bene in tutti e per Kushina valeva lo stesso.
Qualcosa dentro di lui continuava ad assicurargli che Kushina non era
in realtà
nervosa e mascolina come si mostrava, ma gentile e garbata. Anche se
non ne
aveva ancora avuto prova.
“Hai provato ad alzare lo sguardo? Viste da qui le stelle
sono magnifiche.
Dovresti approfittarne, oggi è l’ultimo
giorno…” suggerì allora Minato,
cercando di guardarla con circospezione, senza farsi scoprire.
Voleva continuare a capire qualcosa in più di lei, ma nel
contempo non
ricominciare a litigare.
Avevano trascorso troppo poco tempo insieme, Minato ne era convinto.
Avrebbe voluto continuare ad averla accanto ancora per un po’.
La kunoichi alzò gli occhi al cielo, facendosi sfuggire un
sospiro.
Quella sera era l’ultima che trascorreva a Konoha, prima di
ritornare ad Uzu
dopo l’addestramento speciale per diventare Jonin. I giorni
nel villaggio del
Paese del Fuoco erano volati, nonostante si fosse sottoposta ogni
giorno ad
allenamenti estenuanti. Sapeva, però, che avrebbe dovuto
impegnarsi tantissimo
per diventare Jonin e non si era curata della stanchezza.
Aveva incontrato tanta gente interessante a Konoha: il Terzo Hokage, un
uomo
saggio e tutto pepe che l’aveva accolta nel villaggio come
una figlia, i suoi
vecchi allievi Orochimaru, Tsunade e Jiraiya, un uomo strano e
pervertito che
non smetteva mai di fissarla con gli occhi abbaglianti,
nonché maestro di
Minato che stranamente lo trattava con tutto il rispetto possibile e
letteralmente lo adorava. Il ragazzo una volta le aveva raccontato
ridendo che
il passatempo preferito di Jiraiya era spiare le donne alle terme e
che, per
quel motivo, spesso Tsunade, la sua compagna di squadra spaventosamente
forzuta, gli rompeva qualche arto a suon di pugni. A quanto pareva,
però,
questo non riusciva a raffreddare i bollenti spiriti
dell’uomo che continuava
imperterrito nella sua operazione di spionaggio.
Quando Kushina, sconvolta, aveva chiesto a Minato per quale motivo il
suo
maestro facesse tutto ciò, lui le aveva risposto sorridendo:
“Per lui è un
passatempo come un altro.”
E’ inutile dire che la kunoichi si era ripromessa di
comportarsi come Tsunade
nel caso si fosse trovata in una situazione del genere, ma
fortunatamente
questo non le era mai accaduto.
Infine, aveva conosciuto proprio lui, Minato Namikaze, uno strano
ragazzo
biondo dagli occhi chiari, quasi sempre perso nei suoi pensieri, con un
perenne
sorriso a illuminargli il volto gentile, esattamente come i suoi modi.
Minato
era stato l’unico con cui non aveva ancora litigato
seriamente per colpa di
qualche sua parola brusca o di battute pesanti.
Il ragazzo era davvero pazientissimo.
Ogni volta che Kushina gli rispondeva male, lui le sorrideva tranquillo
e,
spiazzandola, le chiedeva scusa anche se non aveva fatto nulla.
A Kushina quel modo di comportarsi dava letteralmente sui nervi.
Ogni volta che, infatti, dopo avergli detto qualcosa di brutto lui si
scusava,
irrimediabilmente lei si sentiva in colpa e cercava di scusarsi a sua
volta, incanalandosi
in situazioni terribilmente imbarazzanti.
Le relazioni con gli altri erano proprio il suo punto debole. Non che
Minato la
aiutasse, comunque.
Non faceva altro che sorriderle, anche quando ormai aveva sfiorato il
ridicolo,
e in quel modo la metteva parecchio in imbarazzo.
Minato Namikaze era l’unico che avesse mai provato a rompere
quella barriera di
vetro che avvolgeva la kunoichi per conoscerla davvero. E ci era
riuscito.
Perciò Kushina si sentiva così insicura quando
era con lui.
Minato, però, questo non l’aveva capito.
La kunoichi cominciò a fissare con attenzione le stelle a
cui, fino a quel
momento, non aveva prestato la minima attenzione. Un esclamazione
stupita le si
bloccò in gola, mentre la sua bocca si spalancava, sorpresa.
“Cavolo.” Riuscì soltanto a dire, la
voce bassa, gli occhi incatenati ai
piccoli punti luminosi del cielo. “Sono davvero
bellissime.”
“Sì” ripeté meccanicamente
Minato al suo fianco, fissandole la guancia con un
po’ troppa insistenza per sembrare semplicemente
disinteressato. La kunoichi,
che non riusciva più a staccare gli occhi dal cielo,
però non se ne accorse.
“Potremmo quasi sfiorarle. Sembrano così vicine,
osservate da qui…”
Kushina provò a spiegare ciò che stava provando,
ma non riuscì a dire più nulla
che le sembrasse sensato.
Semplicemente tacque,quasi lasciandosi sfuggire un sospiro, e i suoi
occhi
continuarono a vagare in quella visione splendida.
Le pareva che le stelle la stessero chiamando a salire in cielo, a
sfiorarle
con il suo tocco leggero per poi scendere di nuovo sulla Terra. Le
pareva che
la stessero esortando a dimenticare tutto per un po’, a
lasciarsi andare, a non
pensare e a immergersi nel loro riflesso purificatore.
Kushina sorrise pensando a quella possibilità.
Lasciarsi andare… Chissà se ne avrebbe mai avuto
il coraggio.
Alcune volte si fermava a rifletterci, ma concludeva sempre che non era
una
buona idea.
Apparire forte e coraggiosa era sicuramente più facile,
mostrarsi gentile… semplicemente
non credeva ce l’avrebbe mai fatta. Non ci aveva mai provato.
Soltanto in quel momento si rese conto del silenzio che li aveva
avvolti, visto
che entrambi se ne stavano zitti, e che secondo lei si era fatto
opprimente.
Allora si voltò di scatto verso Minato e sperò
che lui si sbrigasse a
distruggere quell’atmosfera.
A causa del buio non riusciva a vedere tanto bene cosa lui stesse
facendo.
Riuscì solo a scorgerne il viso, pensieroso come al solito,
i suoi occhi
rivolti a lei.
“Minato?” pronunciò dubbiosa, ma subito
arrossì.
Lui le sorrise e finalmente parlò.
“Hai ragione, Kushina. Queste stelle sono davvero
stupende.”
Anche lei sorrise, ancora un po’ rossa in volto, e si
affrettò a rialzare gli
occhi al cielo.
Minato fece cadere ancora una volta lo sguardo su di lei e
arrossì a sua volta.
Si sentiva un po’ imbarazzato a fissarla così
apertamente ed era convintissimo
che se Kushina l’avesse scoperto si sarebbe esibita in una
splendida imitazione
di Tsunade pronta a colpire a sangue Jiraiya, anche se lui non stava
facendo
nulla di scandaloso. Conosceva troppo bene il temperamento, ma
soprattutto la
forza della kunoichi, dato che spesso si erano allenati insieme durante
il
corso per essere promossi a Jonin, e temeva perciò davvero
molto le sue mani
così piccole e perfette, ma cariche di una violenza quasi
sovraumana.
Nonostante tutto, però, avrebbe voluto passare
più tempo con lei.
Erano stati insieme troppo poco: più il tempo che gli
rimaneva da trascorrere
fino alla sua partenza gli sfuggiva dalle mani e più ne era
certo.
Avrebbe voluto passare più tempo con lei.
Quello era il suo unico desiderio in quel momento.
Chissà se sarebbe stato utile confessarlo ad una delle
stelle del cielo che lei
amava tanto.
Minato sorrise tristemente, pensando a quanto quella strana kunoichi di
Uzu lo
aveva colpito, osservandola mentre continuava ad ammirare le stelle,
catturata
dal loro scintillio.
Sembrava quasi indifesa.
“A che ora partirai, domani?” le domandò
per cercare di distrarsi, facendo
attenzione a controllare la voce.
Lei abbassò lo sguardo su di lui, ancora leggermente
imbarazzato per tutte
quelle domande che le stava ponendo, e sospirò.
“Domani mattina presto. Perché?”
Minato si morse un labbro, cercando di prendere tempo.
Non aveva idea di cosa rispondere.
“Io… ecco…”
mormorò cercando di trovare una replica convincente, ma poi
si
arrese, sospirando a sua volta “Così. Scommetto
che sarai contentissima di
ritornare a Uzu!”
Lui sorrise incoraggiante; Kushina si rabbuiò.
“Beh… ecco… io… credo di
sì.”
Dopo aver sussurrato quelle parole con poca convinzione, la kunoichi
spostò di
nuovo lo sguardo per evitare di vedere la bocca di Minato piegarsi in
un
sorriso per l’ennesima volta, ma quello che immaginava non
accadde. Al
contrario le sue sopracciglia si aggrottarono e il suo viso si fece
perplesso.
“Non hai voglia di ritornarci?” le
domandò, dubbioso. Non riusciva a
comprendere perché mai Kushina non volesse tornare al suo
villaggio natale dopo
essere mancata per quasi quattro mesi.
Era alquanto strano. Lui non sarebbe resistito così a lungo
lontano da casa.
“Certo che ho voglia di tornarci!”
ribatté immediatamente la kunoichi in un
tono quasi offeso “E anche se non volessi? Cosa te ne
importa?”
Lo shinobi fece danzare un attimo gli occhi azzurri sul suo viso e poi
mormorò:
“Scusami, non volevo.”
Lei sbuffò, annoiata.
“Smettila di chiedermi scusa, ok?”gli
ordinò lanciandogli un’occhiataccia. Poi,
spinta da una nuova curiosità, gli chiese ancora:
“Perché mi hai fatto quella
domanda, prima?”
Minato deglutì e cominciò a fissarla con aria
assente.
Si era perso di nuovo nei suoi pensieri e stava cercando di ordinarli
per poter
rispondere al meglio, sinceramente. Dopotutto quello era
l’ultima sera che
trascorreva con lei.
Doveva essere sincero.
“Io… volevo…
sapere.” Le spiegò lentamente, come se faticasse a
trovare le
parole giuste per esprimersi “Sembravi… triste,
anzi no, dispiaciuta e questo
mi sembrava… strano. Scusami se mi sono
intromesso.”
Kushina sentì l’irritazione crescere dentro si
sé per le ennesime scuse, ma non
riuscì a fulminarlo con lo sguardo.
Qualcosa le stava impedendo di reagire, le stava dicendo di fermarsi ad
ascoltare quello che lui stava dicendo, di ascoltarlo con attenzione.
“Tu… ti sei preoccupato per me?”
sussurrò incredula dopo aver realizzato
appieno il significato delle sue parole, una mano sul petto.
Minato arrossì e mormorò
“sì” sommessamente.
La kunoichi continuò a fissarlo, sbigottita, sconvolta.
Si era preoccupato per lei. Si era preoccupato per lei
perché, sfogliando le
pagine del libro che la rappresentava, vi aveva letto la tristezza.
Tristezza di lasciare Konoha, lo splendido luogo vivace e pieno di
vita, di
perdere i nuovi conoscenti, i nuovi maestri, Minato…
“Ci… sarebbe un’altra cosa.”
azzardò improvvisamente Minato, attirando la sua
attenzione.
Kushina sbatté piano le palpebre, come per ritornare alla
realtà, e posò i suoi
occhi verdi sul viso del ragazzo.
“Sì?”
“Io vorrei… che tu restassi qui con me ancora un
po’.” Pronunciò lo shinobi
lentamente, ma in tono sostenuto, cercando di non far notare il
nervosismo che
albergava nella sua voce.
La kunoichi strabuzzò nuovamente gli occhi.
Tutto stava accadendo troppo in fretta.
“Qui… con te?”
ripeté piano.
Lui annuì, prima con la testa, poi con la voce.
“Sì, qui con me.”
Il suo sorriso risplendette nel buio, una strana sensazione di
libertà ad
attanagliargli lo stomaco.
Kushina al suo fianco arrossì, gli occhi ancora spalancati.
Stringimi la
mano
ed io non ti lascerò.
La kunoichi
inspirò e espirò per calmarsi, ma
sentì ancora un fastidioso –piacevole-
calore colorarle le guance.
Non riusciva a non pensare al sorriso semplice e gentile di Minato
quando le
aveva chiesto di restare con lui, quel sorriso che l’aveva
catturata.
“Tu… vuoi davvero che io resti?”
sussurrò piano.
Lo shinobi sorrise nuovamente.
“Certo.”
L’espressione di Kushina mutò in incredula
felicità che, nonostante lei
cercasse di nascondere, le illuminava i profondi occhi verdi, facendoli
scintillare.
“Lo vuoi davvero?” gli domandò ancora.
Minato annuì energicamente.
“Sì.”
“Allora stringimi la mano e ti giuro che non andrò
più via.”
Specchiandosi nei suoi occhi verdi e luminosi, Minato non
poté rifiutare quella
richiesta.
Distese piano il braccio e cercò la sua mano nel buio
circostante; quando
l’ebbe trovata la strinse forte. Sentì la mano di
Kushina calda a contatto con
la sua pelle, nonostante la presenza del gelido grecale, e sorrise.
“Grazie Kushina.” Disse piano, il sorriso ancora
vivo sul volto. “E scusami.”
Il silenzio li avvolse; Kushina sentì il sangue andarle alla
testa per
l’irritazione –lui e le
sue scuse- ,
mentre al contrario i suoi occhi splendevano di felicità.
Se tu mi sarai
accanto, io ci crederò.
Dal cielo trapunto di luce, in quel momento, le stelle apparivano
sempre più
vicine.
*^*^*
Sono ancora senza parole.
Sono arrivata prima. *_* E ho vinto anche il Premio
originalità! *_*
*non sa cosa dire XD*
Vorrei soltanto ringraziare, oltre le persone che ho citato all'inizio,
Kiki, Bravesoul, Laly, Izayoi, Uchiha_girl e Rei Murai. Ragazze,
è stato un onore 'competere' con voi. Le vostre storie sono
davvero stupende. *_*
Spero che questa fic possa piacervi. E' la mia prima Minato/Kushina! Mi
farebbe piacere ricevere un parere. ^^
Bene, adesso sparisco. E' inutile stare qui senza non sapere cosa dire.
Ovviamente tutti i discorsi che mi ero preparata si sono volatilizzati.
XD
Ayumi -euforica-
Prima Classificata:
"Greazing
some stars in the blue" di Ayumi Yoshida.
Grammatica e lessico:
9.5/10 punti
Stile e forma: 5/5
punti
Originalità:
10/10 punti
Caratterizzazione dei
personaggi: 9.5/10 punti
Attinenza alla
canzone: 10/10 punti
Impressioni personali:
5/5 punti
Totale:
49/50
Commento: Dire che ho adorato questa storia dalla prima riga che ho
letto è riduttivo. Pairing decisamente originale,
decisamente non si trovano molte storie che li ritraggono. Ma
soprattutto non si trovano storie che li ritraggono in questo modo. Lo
stile diretto ed incisivo rende ancora più elettrizzante la
lettura, si percepisce la tensione che aleggia tra di loro. Ma
è quella tensione 'propositiva' che ti tiene incollato allo
schermo. Sono rimasta estasiata dalla caratterizzazione dei due, anche
se forse le scuse di Minato erano un po' eccessive! Ho percepito a
pieno la complicità che si creava pian piano tra i due ed i
pensieri di lui così semplici e diretti. Kushina
è esattamente come l'avrei immaginata. E nei due si riescono
a scorgere i tratti caratteristici che saranno poi di Naruto. Il
sottile filo dei loro battibecchi, che poi sono in realtà
solo di Kushina, li rendono adorabili. "Quando era con lui si sentiva
come un libro aperto. E Minato non smetteva mai di sfogliarne le
pagine". Questo rende perfettamente l'idea di quello che volevo
spiegare sopra. L'idea di prendere spunto dalla canzone per creare la
situazione di 'romantico appuntamento'(che tutto può essere
definito, tranne che romantico e appuntamento!) che serve ai due per
riuscire a capire i loro sentimenti. Minato è l'unico che ha
cercato di capire cosa si nascondesse dietro il comportamento scontroso
della ragazza, e ci è riuscito. Kushina si innervosisce del
fatto che lui la capisca così bene e che riesca a sedare
ogni suo tentativo di allontanarlo con delle semplici scuse. Il modo in
cui lui capisce che vorrebbe che lei rimanesse ancora a Konoha e come
glielo dice. Soprattutto la reazione di lei, è tutto
descritto in maniera perfetta, tanto che sembra di essere lì
e di osservarli mentre guardano il cielo e si scambiano quelle poche
battute che sappiamo poi l'effetto che avranno.
Questi bellissimi bannerini sono
opera di Iaia. Grazie mille! *_*
I personaggi e la canzone utilizzata non mi appartengo, purtroppo. ç_ç
I primi sono di Masashi Kishimoto, la seconda di Luca Dirisio e li ho utilizzati senza scopo di lucro. ^^