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Autore: ballerinaclassica    21/03/2009    5 recensioni
{__ Mostra lei alle torce come si fa a brillare. W. Shakespeare.
Si appoggiò alla sbarra per riprendere fiato, prima di ricominciare a provare. Le scarpette da punta premevano dolorosamente e i nastri di raso rosa pallido le stringevano le caviglie. Per quanto riguardava il vestito, lo aveva sempre trovato elegantemente fine e bello, un Romantico dai caldi colori che fino alle caviglie mascherava il suo corpo con pizzi, ricami e armoniosi arabeschi dorati. Per uno dei tre atti l’avrebbe indossato. Per dodici scene sarebbe stata Giulietta, uno dei più celebri personaggi di Shakespeare. Per un paio d’ore circa si sarebbe sentita una stella della danza, molto più che in quella sala malandata, circondata dagli specchi da lezione, con quel pavimento che emanava quel tenue odore di legno. E nulla la eccitava più che la storia dei due amanti veronesi che tante generazioni aveva stregato, colpito e affascinato. Più di un romanzo da leggere tutto d’un fiato, più della superficialità di un nuovo vestito, più del ragazzo di turno che affollava i suoi pensieri con la propria immagine.
{ Kakashi ~ Sakura }
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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« She doth teach the torches to burn bright. » KakaSaku

« She doth teach the torches to burn bright. »

[Mostra lei alle torce come si fa a brillare. W. Shakespeare.]

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-          Stanca?  -

Sakura si voltò verso la voce che aveva le appena appena parlato. Con un timido sorriso e l’accenno di un , rocamente sussurrato, annuì al viso madido di sudore davanti a lei (o almeno le sembrava che fosse così).

-          Potremmo fermarci. – propose, lasciando poi in sospeso la frase.

-          Potremmo. –

Per un attimo le parve vedere l’accenno di un’espressione divertita, attraverso la maschera di stoffa scura.

Non era mai riuscita a vedere il viso di Kakashi, quindi mai aveva potuto avere la conferma che le teorie sue e di Naruto, denti sporgenti o labbra siliconate, fossero vere o errate.

-          Non ci fermiamo allora? – chiese con voce stanca ed affaticata.

-          Almeno finiamo il Pas de Deux. –

Annuì ancora. In fondo la prospettiva di passare il pomeriggio ad esercitarsi e a migliorarsi non le era mai dispiaciuta. Anche perché, in quel periodo, sembrava avere una forte propensione a voler eclissare Ino-pig a tutti i costi. A discapito anche della privacy e della salute mentale di Sasuke Uchiha.

Annuì nonostante la coreografia fosse davvero estenuante. Non era la prima volta che la compagnia portava in scena Romeo e Giulietta. Ricordava benissimo l'ouverture-fantasia di Čajkovskij e il balletto di Prokof'ev.

Né ballare l’aveva mai stancata. Quando l’insegnante arrivava da lei, gridando a proposito di castighi o di rimproveri, quando vedeva le sue compagne sedersi a terra sfinite, interiormente sorrideva, mai stanca di avvicinarsi, un gradino dopo l’altro, alla sua maestra.

Sakura aveva sempre visto impegno e disciplina da una prospettiva diversa.

Si appoggiò alla sbarra per riprendere fiato, prima di ricominciare a provare. Le scarpette da punta premevano dolorosamente e i nastri di raso rosa pallido le stringevano le caviglie. Per quanto riguardava il vestito, lo aveva sempre trovato elegantemente fine e bello, un Romantico dai caldi colori che fino alle caviglie mascherava il suo corpo con pizzi, ricami e armoniosi arabeschi dorati.

Per uno dei tre atti l’avrebbe indossato. Per dodici scene sarebbe stata Giulietta, uno dei più celebri personaggi di Shakespeare. Per un paio d’ore circa si sarebbe sentita una stella della danza, molto più che in quella sala malandata, circondata dagli specchi da lezione, con quel pavimento che emanava quel tenue odore di legno.

E nulla la eccitava più che la storia dei due amanti veronesi che tante generazioni aveva stregato, colpito e affascinato. Più di un romanzo da leggere tutto d’un fiato, più della superficialità di un nuovo vestito, più del ragazzo di turno che affollava i suoi pensieri con la propria immagine.

Sakura si ridestò di colpo dai suoi pensieri, da quella magica storia, per lasciare tornare la sua mente nell’umida sala di danza.

Ma, a quanto pareva, non tutti erano volenterosi quanto lei di ballare.

Kakashi era seduto a terra, chino sul piccolo volume che stringeva spasmodicamente tra le dita. L’eremita porcello, ecco di chi era la colpa.

-          Sensei… -

Le balenò in testa la pazza idea che l’Hatake distogliesse, anche solo per millesimi di secondo, lo sguardo bicolore dall'Icha Icha Paradise. Nient’altro che una sciocca utopia.

Ed era in momenti come quello che la vera Sakura veniva alla luce. Non più una sognatrice e romantica ragazza, non più una ballerina ligia al dovere e alla disciplina, non più l’attenta allieva di sempre.

Un acuto e furioso urlo invase la stanza, lasciò che gli specchi tremassero per qualche attimo, mentre Kakashi allibito, si voltava terrorizzato verso di lei.

E mai come in quel momento Kakashi, avrebbe desiderato sollevare Giulietta duecento volte ancora, più che trovarsi faccia a faccia con la Vera Sakura.

   
 
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