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Autore: Uptrand    10/02/2016    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Olivia aprì appena gli occhi, la luce l’abbagliava e suoni senza significato le giunsero all'orecchio. Sagome sfuocate entrarono nel suo campo visivo. Li chiuse di nuovo, era stanca.
Un'improvvisa sensazione di bruciore alle guance glieli fece spalancare.
« Alexandra! Sei impazzita! » gridò Ilary all'amica che aveva schiaffeggiato Olivia.
« Stiamo tutti aspettando che si svegli, non potevo mica lasciarla riaddormentare. »
« Ok, ma c’è modo e modo.  » protestò e rivolgendosi ad Olivia  « Come stai?  »
« Dove sono? » chiese confusa ma sveglia, riconoscendo Ilary Monreau e Alexandra Redgave.
« È l’infermeria della Jotnar, sei stata in coma farmacologico tre giorni. Ricordi cosa è successo?  » domandò Ilary.
« Io…» con sforzo evidente lo s.p.e.t.t.r.o riportò alla mente tutto quanto « Si » affermò tristemente.
Alexandra sorrise e asserì « Hai bisogno di buone notizie, qualcosa che ti distragga e io ne ho una. »
« Corvo! No! »  le urlò l’amica chiamandola per soprannome, lei ignorò la protesta e dichiarò « Ilary, probabilmente, è incinta.»
Olivia non si mosse, ma la strumentazione che la monitorava cominciò a emettere tanti suoni.
Balzò in piedi lanciando un urlo di sorpresa spaventando le due donne.
« Aspetta…Olivia calmati!» bofonchiò Ilary.
« Non dire sciocchezze! Come potrei mai farlo? Com'è potuto succedere?  » domandò Olivia sbigottita.
La pilota della SR3 arrossì lievemente « Be ecco…nel solito modo, prima di partire…ho voluto salutare Steve a dovere…qualcosa perché si ricordasse di me. Insomma ci abbiamo dato dentro di brutto e …»
« Ferma! Non voglio sapere altro sulla vita sessuale di mio fratello. Questo è anche troppo.  »
« Ok, però tranquillizzati! Perché non c’è niente di sicuro, ho avuto solo della nausea in questi giorni a cui si è aggiunto un ritardo nel mio ciclo. Stiamo aspettando i risultati da Horace. »
Solo allora Olivia si guardò in giro, un paio di infermieri si erano avvicinati ma non troppo. La foga della loro paziente li teneva distanti. « Dove si trova? » chiese.
Fu Alexandra a spiegare « Quando siamo arrivate era qui. Poi è venuto al tuo letto, ha scaricato qualche dato e un istante dopo è corso via dall’infermeria come se fosse inseguito.»
La porta si aprì e Horace accompagnato da Drentel fece il suo ingresso.
« Si è svegliata Tenente, bene. Così potrò darle la notizia. » Dichiarò serio il medico. Le tre donne lo fissarono.
« Olivia Williams Shepard lei è incinta! » annunciò il dottore forte e chiaro. Seguì un istante di assoluto silenzio.
« Vuol dire Ilary?» rispose Olivia indicando il pilota.
« No, intendo lei tenente Shepard! »  
Olivia rise « Va bene doc, ci ho creduto per un attimo.»
« Non sto scherzando lei è incinta.  » ribadì Horace.
« Il mio ragazzo è un turian, la biologia non sbaglia. Turian e umani sono incompatibili e non ho tradito Arturus.»
« Potrei avere io una spiegazione.» - affermò il drell - « E' pur sempre una cosa sperimentale, la biotecnologia che è stata iniettata all'equipaggio di questa nave intendo. Non è stata testata proprio per tutto, ammetto che questa situazione non l’avevo ipotizzata. Insomma, come sembra che permetta agli umani di assorbire alimenti turian, dovrebbe aver agito convertendo lo sperma del suo ragazzo turian in una forma assimilabile dal suo organismo. Affascinante, è un'operazione molto più complessa e…che posso dire. Non ci ho pensato. Colpa mia. Scusi. »
Drentel aveva sentito qualche battuta sulle umane con i capelli rossi, stava scoprendo che non erano prive di fondamento mentre Olivia lo stava strangolando dopo essergli balzata addosso dal letto.
« Non dovremmo separarli? » domandò Ilary.
« Accomodati. » rispose Alexandra, Horace si era messo vicino a loro e pareva sollevato ora che aveva dato la notizia. Quando aveva visto cosa riportavano gli strumenti, aveva pensato che l’unica spiegazione doveva essere quella nuova tecnologia.
Così era andato a parlare con il drell, che si mostrò non meno stupito. Drentel volle subito esaminare Olivia, Horace fu felice di condurlo in infermeria. Non doveva mancare molto al risveglio di lei, conoscendola sarebbe stato utile avere qualcun altro su cui farla sfogare.
« Olivia. » La chiamò timidamente Ilary, i suoi occhi verdi parvero lampeggiare quando si voltò verso il pilota che avvertì un brivido e il desiderio di essere altrove. « Non pensi sia meraviglioso, aspetti un figlio…è quello che hai sempre voluto. »
Olivia le grugnì contro, gli ricordò Steve quando era di cattivo umore e continuò  « Ti sei sempre preoccupata che tu e Arturus non avreste mai potuto avere figli.  »
Lasciò il drell che semi svenuto cadde a terra, a testa bassa e a grandi passi si avvicinò a Ilary sempre più intimorita.
L’abbracciò scoppiando a piangere, l’amica non sapeva che fare. Olivia era sempre controllata, composta e decisa anche nelle situazioni più difficili.
Teneramente la pilota disse  « Olivia…ti va di cambiarti? Ci togliamo questo camice e andiamo a mangiare qualcosa. »
Olivia annuì, lei le porse un fazzoletto e cingendole le spalle l’accompagnò al suo armadietto.
« Invece Ilary ? » chiese Alexandra ad Horace.
« Solo cattiva digestione dovuta a un'intolleranza alimentare. Deve evitare la cucina turian. »
« Capito. Grazie Doc. Riferisco io. » e andò a raggiungere le altre due.
Horace abbassò lo sguardo sul drell « È ancora vivo? »
A risposta una mano si alzò tremante.


*****


Con indosso l’uniforme completa, Olivia uscì dall’infermeria. Aveva voglia di sentirsi coperta. Alexandra la salutò, lasciandola con Ilary.
« Chrome è morto? » chiese a un tratto all'amica che si irrigidì a quella domanda. Aveva sperato di poter introdurre l’argomento in maniera più tranquilla.
Lei la guardò e senza attendere risposta disse  « È morto. »
« Mi dispiace, volevo aspettare che ti riprendessi almeno un pochino. Non sapevo come dirtelo.» spiegò stringendosi le mani al petto.
« Ci conosciamo dall’infanzia Ilary, sei la persona più onesta e dolce che conosco. Ti si legge in faccia ogni problema.»
« Non è vero! Cattiva! »
« Tranne Steve, capire le cose al volo non è il suo forte. »dDisse facendo apparire un lieve sorriso, mentre si abbandonava ad alcuni vecchi ricordi.
Ilary ne fu rinfrancata. A differenza di quello che credeva la gente Olivia non era indistruttibile.
Soffriva come tutti, solo che aveva dimostrato di avere sempre la forza per rialzarsi.


*****


Pars piangeva singhiozzando seduta al bancone dell’officina, aveva recuperato da Chrome la memoria aggiuntiva del geth. Un modulo opzionale usato per non occupare inutilmente la memoria principale, a volte un utile “scialuppa di salvataggio”.
Non vi era però traccia del programma del geth, ma informazioni in qualche modo scaricate al suo interno che l’intelligence stava provando a decifrare.
« Pars…»  la chiamò Olivia.
Lei si irrigidì a sentire quella voce alle sue spalle, si girò puntando una pistola contro Olivia.  « Ti odio.» dichiarò la quarian piangendo.
Lo s.p.e.t.t.r.o. non si mosse  « Hai ragione, tutte quelle di questo universo. »
« Chrome era con me da sempre…un geth viene creato e dato a un quarian al momento stesso della nascita…crescono e imparano assieme. Forse per te era una macchina… »
« No! Lo sai.  »
« Lo hai sacrificato per completare la missione. Lui ti ha avvisato che poteva essere pericoloso.»
« Si. Siamo soldati Pars, la nostra vita non ci appartiene completamente. Combattiamo e moriamo per difendere chi amiamo. Possiamo solo sperare che chi rimane non sprechi il sacrificio di chi non c’è più… »
« Belle Parole! Ma solo questo! » sbraitò Pars.
« No!» urlo Olivia, prese la canna dell’arma puntandola dritta sul cuore  « Sono colpevole! Chrome è morto perché sono stata debole, non ho saputo difendere un mio amico e soldato. Se devi fai fuoco! »
« Olivia…» borbottò Pars intimorita.
« Se vuoi uccidermi fai pure! Se non ne hai il coraggio, affronterò qualsiasi tribunale di Rannoch senza nascondermi dietro alla mia carica di s.p.e.t.t.r.o. se ti è in qualche modo di conforto.»
La quarian strinse i denti mentre fissava nello sguardo quell’umana. In quegli occhi verdi smeraldo vi lesse onestà e risolutezza.
Doveva ammetterlo con se stessa, forse un'altra persona avrebbe accampato scuse ma non Olivia W. Sherpard. Abbassò l’arma dandole le spalle. « Lasciami sola, per favore.» chiese.
Prima di andarsene Olivia aggiunse « Pars se vuoi rimanere in squadra sei la benvenuta. Se vuoi andartene firmerò gli ordini, ma preferirei rimanessi. »


*****


Due figure avevano osservato in silenzio dall’ombra. « Olivia ha rischiato di farmi venire un infarto. Ma è questo che la rende grande, la volontà di farsi carico dei problemi suoi e degli altri.» Disse Asiria, mani e braccia erano bendati.
« È chi l’aiuta con i propri? Quello dovrebbe essere compito nostro, siamo o non siamo i suoi amici? » chiese Arturus. Erano stati avvisati da Ilary che Olivia si era svegliata e aveva deciso di parlare con Pars da sola. Poi al turian era parso che ci fosse anche altro, ma la pilota aveva chiuso la comunicazione.
« Non è così facile, Olivia è sempre stata il “motore” del nostro gruppo.»
« Troverò il modo di aiutarla.» affermò Arturus allontanandosi.


*****


Olivia nella sua stanza guardava fuori dalla vetrata, un alloggio privato era un vantaggio che in quel momento apprezzava.
Arturus entrò deciso e spedito  « Olivia che succede? Ti riprendi e non contatti nessuno. Io vengo a sapere che ti sei svegliata da Ilary. Hai perfino ignorato l’ordine di Vega di presentarsi a rapporto. Questa non sei tu. Non è da te isolarti.»
La vide girarsi, adorava il modo in cui quei capelli rosso fuoco ondeggiavano. Poi fu come se il suo cuore venisse trafitto. Lacrime. Queste spillavano da occhi verdi colando silenziosamente lungo le guance di Olivia, per ricongiungersi sotto il mento e cadere.
Arturus era totalmente spiazzato, quella visione di dolcezza non era tipica di lei. Olivia era sempre…”energica”, non sapeva come definirla. Gli veniva difficile pensare, quella manifestazione di tenerezza gli faceva venire voglia di abbracciarla e consolarla. Di sentire quel corpo morbido, per gli standard turian, contro il suo che sebbene fosse per metà quarian con placche più tenere di un puro turian era più duro di qualsiasi corpo umano.
Lei singhiozzò e questo lo riportò alla realtà, un pensiero d’orrore lo colpì “Ho fatto piangere Olivia! Sono un mostro! Rifletti Vakarin…cosa fanno gli umani in questi casi?
« Mi dispiace.»  mormorò Olivia sottotono.
« Oh no,no,no…non è così grave Olivia. Nessuno di noi è arrabbiato...noi…io volevo sapere come stavi. Ero preoccupato, anche gli altri. »
« Ti dispiace sederti, vorrei parlare. »
Prontamente lui lo fece.
« Sai che ti amo, non farei niente per ferirti. Ti chiedo di credere a quello che sto per dirti e di dare modo di spiegarti. »
« Lo so.»
« Questa tecnologia che ci hanno messo in corpo...ci rende più forti, pronti ad affrontare i pericoli dello spazio oscuro… » - lui annuì a queste parole - « Sono incinta, il padre sei tu. Questa nuova tecnologia l’ha reso possibile. »
Arturus sentì il rumore delle proprie mandibole che cadevano, ogni pensiero cessava, gli pareva di estraniarsi dal corpo.
Si piegò in due sulla sedia, alzandosi di scatto e muovendo passi nervosi in stanza.
« Io…» non sapeva cosa dire. O meglio aveva molte domande che non sapeva come esternare, prima tra tutte “se era veramente lui il padre”. Non poteva chiederlo.
Probabilmente avrebbe avuto i diritti a domandarlo, ma sarebbe stato come ammettere che non si fidava di Olivia. Alla fine trovò una domanda, forse la più importante.
« È sicuro per te? Questo…è un incidente, non c’è mai stato niente di simile. »
Olivia si strinse il grembo « Horace mi ha scritto un messaggio al riguardo. Dice che non ne ha idea, questa nuova biotecnologia ha ancora molte incognite. Non esclude niente e sostiene che molto dipenderà dalla fisiologia del bambino. Gli uteri turian sono molto spessi, per non lacerarsi a causa delle creste ossee dei nascituri. Afferma che se il feto dovesse svilupparle sarei in pericolo…il mio utero umano non resisterebbe. Mi consiglia di abortire. »
« Allora fallo! » dichiarò Arturus risoluto.
Un lampo di rabbia attraversò il volto di Olivia, il verde dei suoi occhi sembrò ghiaccio. « Te ne importa così poco?! » Urlò. Le lacrime aumentarono.
« Questo è tuo figlio! Mio Figlio! Se non vuoi dargli neanche una speranza, io lo farò! Vattene! » Gridò lei. Disse con determinazione tale che al turian sembrò quasi palpabile, ma il suo sguardo diceva altro. Paura. Un sentimento che poche volte aveva visto su quel volto umano.
« Dammi un’ora ti prego, questa cosa sta sconvolgendo anche me. Non puoi incolparmi per questo, solo un'ora per riflettere. Puoi farmi questo piacere? » chiese pacatamente lui.
Lei mosse la testa in segno di assenso. 
« Ok, un’ora. Se non è necessario non muoverti da qui, al minimo problema chiama. Intesi?» e usci.
Appena fuori si rese conto che non aveva idea da dove iniziare, si chiese se dare una testata al muro sarebbe stato di giovamento poi chiamò Ilary al comunicatore. « Raduna tutti alla mensa della SR3. »
Con piacere quando arrivo scoprì che tutti erano presenti, tranne Pars. Ignorò alcune domande su che stesse succedendo. Si sedette con tutti gli altri attorno.
« Ilary tu sei già al corrente. L’hai detto a qualcuno? »
« A nessuno. Alexandra è già informata, ma solo perché era con me in infermeria. »
« Capisco, non è un problema. Ascoltate tutti… » e raccontò l’accaduto, la sorpresa fu totale, rivolgendosi infine a Ilary «…ho bisogno di farti alcune domande. »
A metà discussione Jessie si alzò andando via, dicendo che non gli interessava. « Jessie come puoi dirlo? Olivia ha bisogno del nostro aiuto…è anche tua amica! » La rimproverò Asiria.
La scienziata figlia di Jacob e Brynn uscì senza dare risposta.
Dopo mezz'ora di discussione Arturus fu sicuro di poter affermare  « ..ora so chi tra maschio e femmina umani comanda.» si alzò correndo da Olivia, aveva quindici minuti per arrivarci in orario.
Decise che aveva il tempo per una piccola deviazione, passò in armeria, prese un proiettile, uno scalpellino laser solitamente usato per limare arma e proiettili quando si voleva personalizzarli.
Salì in ascensore lavorando sul proiettile nel tragitto,  finì quando le porte si aprirono. Un lavoro grossolano ma pensò che ad Olivia sarebbe piaciuto.
Si presentò con tre minuti di ritardo, lei parve non essersene accorta. « Olivia…non ho una risposta…so solo una cosa. Non voglio lasciarti sola ad affrontare questo. So che non è quello che si usa tradizionalmente, sto improvvisando, ma credo vada bene visto che entrambi siamo tiratori scelti.  » le diede il proiettile.
« Forse la frase manca di originalità, ma penso sia adatta. » aggiunse Arturus. Olivia nel frattempo aveva rigirato il proiettile fra le mani su di esso vi era inciso “Non c’è Vakarian senza Shepard, non vi è Shepard senza Vakarian”
Entrambi conoscevano bene quando, dove e da chi era stata detta. 
«Grazie Arturus, io…non volevo dubitare e…. »
« Non hai capito…» - disse cingendole entrambe le mani - « Olivia Williams Shepard vuoi sposarmi? »
Lei sentì il cuore mancare un paio di battiti, il sangue fluire alla faccia anche se non poteva vedersi era sicura di essere diventata della stesso colore dei suoi capelli. Scattò in un salto in avanti abbracciandolo al collo «Si! Cento, mille volte si !! »  urlò
Ci vollero dieci minuti buoni perché si calmasse, Arturus per tutto quel tempo la tenne stretta. Poi lei fece qualcosa che riuscì ancora a sorprenderlo.
Olivia alzò prima la testa a guardarlo negli occhi, poi piegò leggermente il capo a sinistra, si avvicinò e col mento gli accarezzò il collo.
Lui aveva studiato i rituali umani, non aveva mai pensato che Olivia avrebbe fatto lo stesso con quelli turian. Invece stava eseguendo un gesto molto intimo della sua cultura, quello che femmine eseguivano quando accettavano un maschio come loro compagno per la vita.
Lei doveva averla studiata, anche se lui non le aveva mai chiesto niente. In fondo anche Olivia non gli aveva mai domandato di imparare gli usi umani, lui l’aveva fatto principalmente per riuscire a comprenderla meglio. Sentì di amarla ancora di più.
« Scusami… » disse lei « Ma la parte dopo, non riesco a farla.  »
Lui rise, il rituale procedeva con la femmina che dava un piccolo morso sul collo facendolo sanguinare e bevendo una goccia di sangue. Con la sua dentatura umana non ci sarebbe mai riuscita.
Un segnale acustico interruppe il loro momento. Entrambi avevano ricevuto un messaggio nello stesso istante. A chiamarli a rapporto era l’ufficiale al comando: James Vega.


*****


Vega aveva affrontato numerosi eventi difficili, quello attuale era il più ingrato per ogni comandante .
Si mise in piedi, la muscolatura possente sembrava schiacciata da un peso opprimente, il viso tirato. Dall’altra parte della stanza i figli dei suoi amici, la squadra della SR3 al completo.
Si concentrò su Olivia e Ilary, come avrebbe potuto dirlo.
« Nonostante l’obbligo del silenziò radio, il Consiglio ha provveduto a inviarci una comunicazione con alcune notizie.»
La tensione divenne quasi fisica.
« L’attacco per liberare la Cittadella non ha avuto successo. La comunicazione con la forza da sbarco è cessata quasi subito. Sono stati dichiarati caduti in battaglia. Steve è stato dichiarato morto insieme a tutti i suoi uomini. »
Olivia sbiancò in volto, Ilary dovette essere sorretta da Asiria e Areno era cosciente ma tremava.
« Mi dispiace.» aggiunse Vega.
« Ti sbagli James. »  disse Olivia dimenticando ogni grado « Non esiste che Steve sia morto, non ci crederò finche non vedrò il suo cadavere. Missione fallita vuol dire che ci saranno state alte perdite, non vuol dire che sono tutti morti. Avrà avuto una delle sue “idee stupide” e si sarà riparato da qualche parte nella Cittadella, magari è con i nostri genitori. Non puoi negare niente di quello che ho detto…devi riconoscerlo James.  »
Gli altri annuirono ottimisti, tranne Areno che disse « Sei troppo ottimista umana. Cosa faresti se fosse morto veramente? Siamo in guerra e la gente muore  »
« Piangerei la morte di un fratello amato, farei in modo che i colpevoli di questo lo seguano. Ma lui è vivo Areno! È vivo! »
« Per te spero sia così.» concluse il batarian.
 
Era notte fonda secondo l’orario sulla Jotnar, Ilary si trovava in un posto insolito: il compattatore di rifiuti.
« Ilary? » disse una voce che la fece sobbalzare, vide Olivia.
« Che ci fai qui?  » domandò lei sorpresa.
« Dovrei chiedertelo io. »
« Ecco…non riuscivo a dormire…io  »
« Sentiamo. »
« Steve crede alla fortuna… è convinto che per ottenerla bisogna rinunciare a qualcosa...mi ha detto che la sorte gli ha permesso di trovare una ragazza come me perché in cambio si è presa il suo braccio destro originario. Così…ho pensato che gettando qualcosa di valore, nello spazio la fortuna l’avrebbe aiutato. Lui e i nostri genitori.  »
« Cosa volevi buttare? »
« Questo…»  è mostrò un anello commemorativo  «…è l’anello che mio padre ha ottenuto quando ha superato il corso piloti dell’Alleanza. Per lui, riuscirci nonostante la sua malattia, è stato importante. L’ha passato a me, dopo aver superato lo stesso corso, a dimostrazione di come fosse orgoglioso di sua figlia.  » 
« Ilary…per te è molto importante. Sicura di volerlo fare?  »
« Mi ha detto che la fortuna non si può imbrogliare, per qualcosa d’importante devi dare qualcosa di ancora più importante se la vuoi ottenere. »
« Capisco. » disse Olivia e si stacco dal collo una catenina, alla sua estremità pendeva un proiettile inciso.
« Cos’è? »
« Vero, non vi è stato modo di dirvelo.» raccontò tutto.
« Vi sposate!?  » - esclamò Ilary - « Congratulazioni! Olivia…ma allora…questo proiettile è il tuo “gioiello” di fidanzamento non puoi… »
« È solo un proiettile, mio fratello vale di più e lo voglio alle mie nozze. Non mi serve un ninnolo per sapere che un certo turian è pazzo di me. Che ne dici Arturus? »
« Che hai ragione.» - rispose il turian sbucando da dietro un angolo -« Non stavo origliando. Dopo oggi avevamo entrambi bisogno di sfogarci, nonostante l’ora eravamo in palestra e uscendo ti abbiamo vista passare. Volevamo essere sicuri che stessi bene e ti abbiamo pedinato. Non sapendo bene che fare, Olivia è venuta avanti da sola. »
« Coraggio…usa il compattatore è getta queste cose nello spazio se davvero pensi possa servire a Steve. »
« Aggiungeteci questo.» - Disse il turian e porse delle piastrine - « Sono di quando entrai come soldato nella Gerarchia. Avrei dovuto restituirle alla prima promozione, chissà come me le sono sempre dimenticate.»
Ilary preso tutto in mano, li guardò un ultima volta per sincerarsi del loro volere e li mise nel compattatore. Pose la mano sulla leva che avrebbe buttato quegli oggetti nello spazio, prima di farlo ognuno di loro alzò una silenziosa preghiera alle persone care in quella galassia ora così lontana.
Girò la leva e la dea fortuna ebbe il suo tributo.


*****


Drentel stava per entrare nel suo ufficio quando scoprì che la porta era aperta, stupito di aver dimenticato di chiuderla lo fu ancora di più quando vi trovò al suo interno un'umana dalla pelle scura intenta a leggere i suoi appunti personali.
« Che sta facendo?» chiese lui irritato, riconoscendo Jessie. Avevano avuto un breve incontro quando dovevano somministrare la biotecnologia ai soldati.
« Che algoritmo usa la sua tecnologia per convertire un segnale biologico in informatico e viceversa? »
« Ma che? Chiamo la sicurezza. »
« Niente ho trovato. Un algoritmo frammentato, non era meglio uno basato sull’incognita di Fost? »
« L’incognita di Fost aumenta le deriva di calcoli e…perché il comunicatore non funziona? »
« L’ho messo fuori uso. »
« Si può sapere perché è qui? » chiese il Drell spazientito. Sempre lei gli aveva fatto venire in mente l’idea di parlare ad Olivia della possibilità di usarla su Isabella. Idea che era stata subito rifiutata, in maniera molto energica, per i timori derivanti dallo stato mentale sempre precario del phantom.
« Per rimediare al casino che lei ha messo nell’utero del tenente Shepard. Sono qui perché mi serve una mano per decodificare il segnale biologico del DNA di qualsiasi cosa stia crescendo dentro Olivia, convertirlo in un segnale informatico da trasmettere alla sua biotecnologia dentro alla nostra eroina dai capelli rossi, per evitare che le alterazioni turian del nascituro non superino il 40%. Oltre questa soglia la vita di Olivia si può considerare in pericolo.» 
« È pazza, ci andranno almeno due mesi e servono le cartelle mediche del paziente. »
« Eccole! » fece la donna mostrandole.
« Come ha convinto il medico?  »
« Le ho rubate. »
« Ah! »  Drentel era irritato, ma quell’umana stava cominciando ad incuriosirlo. Il lavoro era interessante, non poteva inoltre negare di essere responsabile se fosse successo qualcosa al tenente Shepard.
« In ogni caso per quando finiremo, la ricerca non servirà più. La gravidanza si troverebbe già in uno stato troppo avanzato per fare qualcosa. »
« Per questo finiremo in una settimana. »
Il drell strabuzzò gli occhi  « Ne è davvero convinta? »
« Vuole aiutarmi o no? È qualcosa che nessuno ha mai fatto prima, indipendentemente da come andrà a finire sarà un interessante progetto scientifico.»


*****


La Atlantic Codex era in vista, parcheggiata sulla pista di Vladivostok. Dalla morte di Dasha nessuna l’aveva più usata, inoltre il suo pilota batarian era sparito portandosi via i codici di accensione.
La nuova dirigenza della Noveria Corps non aveva mostrato alcun interesse per la nave, rimasta allo spazio porto dimenticata.
L’auto correva a tutta velocità verso l’astronave. Su di essa Alexya insieme alle sue sorelle si sentiva sballottata, passando dalla Russia in Germania per poi tornare quasi al punto di partenza.
Con loro Zaeed che guidava il mezzo in modo folle, Naomi, Chakwas e Kelly. Appena avevano mostrato a Naomi la chiave magnetica lasciata dall’avvocato, l’ex N7 ombra aveva saputo cosa fare anche se non era scesa nei dettagli.
Serviva un’astronave e lei sapeva perfettamente quale prendere.
Dietro di loro una decina di auto scure li inseguivano mitragliandoli di colpi, la ragione per cui Zaeed correva
« Ci siamo quasi vecchio! Un Km e siamo a portata. » urlò Naomi al mercenario.
« Affrontiamoli! » gridò Diana, si sentiva il sangue ribollire. Quegli uomini erano agli ordini del loro nemico.
« Non dire follie, non abbiamo tempo.. »
« Ma ugualmente saremmo costretti ad affrontarli quando ci fermeremo per salire sulla nave. Tanto vale… » aggiunse Alexya.
« Adesso. » strillò Naomi.
Un portellone sulla parte superiore dell’Atlantic Codex si aprì, una fiammata e un oggetto si ùalzò in cielo.
Cadde proprio davanti alle auto scure sempre più vicine, scavando un cratere nel cemento e alzando una cortina di fumo.
Gli inseguitori ebbero un attimo di esitazione, poi si mossero per aggirare l’ostacolo. Dal fumo emerse un robot da guerra che sventrò l’auto più vicina.
Colpì con mitragliatrici e lanciamissili le altre mentre si spostava, rimanendo tra fuggitivi e inseguitori facendo a pezzi questi ultimi.
Dall'entusiasmo Trish balzò in un'evviva, sporgendosi dal tettuccio del mezzo e gridando un esultante  « Vai “Bambino.”! Vai! Vaffanculo brutti pezzi di… »  e Naomi la trascinò dentro.
« Stai seduta sciocca. Volano proiettili la fuori!  » la ammonì. Lei la ignorò, come le sorelle era troppo esaltata nel vedere il mech da battaglia fare a pezzi i nemici.
Armati alla leggera i criminali non avevano speranze. Incendiati da missili, perforati da proiettili, stritolati da chele metalliche o schiacciati. Queste furono le fini a cui andarono incontro.
L’intelligenze artificiale dell’automa analizzò la situazione, il mezzo alleato era al sicuro, nessun nemico era rilevato. Manovrò per rientrare come da programma. Qualcosa lo colpì sulla cabina del pilota così forte da incrinare il vetro corazzato.
Cercò di afferrarlo, troppo veloce l’aggressore gli sfuggì. A fronteggiarlo quello che pareva un uomo in un completo da lavoro con cravatta. Meng Durand
Il mech analizzò i dati, classificò l’aggressore come “unità di fanteria sconosciuta”. Iniziò a trasmettere all’Atlantic Codex.
Utilizzò le mitragliatrici, il nemico fu trivellato di colpi ma rimase attivo. Apparentemente non aveva subito danni significativi.
Ignorando il robot Durand corse verso la nave a velocità ben superiore a quella di un essere umano, aveva altri obiettivi.
Bambino impiegò i propulsori per intercettarlo, lui evitò l’attacco tuffandosi di lato ma si fermò « Pare proprio che non vuoi farmi passare.» Disse al robot.


*****


Naomi con tutti gli altri aveva raggiunto la nave. I suoi codici di accesso le avevano permesso, disabilitando le misure di sicurezza, di aprire da remoto il portellone posteriore del hangar interno e di entrarvi con l’auto.
In cabina di pilotaggio aspettava che Bambino rientrasse ma qualcosa non andava, la distanza e il poco tempo non gli permetteva di capire ma pareva che il robot fosse ancora impegnato in battaglia.
Poi un allarme risuonò, il mech era seriamente danneggiato. Un braccio era fuori uso e venivano segnalati numerosi altri danni. Nel frattempo un pacchetto dati stava venendo scaricato.
Accese il motore, chiunque stesse affrontando aspettare era pericoloso.
« Bambino.. » mormorò Alexya sulla rampa del hangar, quando vide questa chiudersi e i motori accendersi. Da dove si trovavano vedevano l’automa, ancora troppo distante per rientrare, combattere contro qualcosa che assurdamente non doveva essere più grande di una persona. Anzi sembrava proprio un individuo che come una pulce continuava a balzare addosso il mech, in un assurdo corpo a corpo che vedeva il gigante di metallo in difficoltà.
« Ferma Alexya!» - Disse Kelly cingendole il collo da dietro -  « Sarebbe inutile adesso. » La psicologa aveva intuito che la ragazza pensava di intervenire.
Alexya si sentì strana, sapeva che stavano per abbandonare Bambino. Non le pareva un problema, era solo una macchina eppure si sentiva in qualche modo dispiaciuta per lui.
Guardando le sue sorelle capì che provavano gli stessi sentimenti. Il portellone si chiuse.


*****


Meng Durand guardava frustato l’astronave prendere il volo. Era riuscito a ritrovare le tracce delle Weaver, le aveva aspettate alla spazio porto appena capito la loro destinazione. Questa volta aveva deciso di provvedere di persona per essere certo del risultato.
Un'ombra lo coprì, alzò la testa a guardare. Bambino usando i propulsori si schiantò su di lui, schiacciandolo sotto le diverse tonnellate di peso del proprio corpo.
Dalla schiena del mech emerse Durand sfondandone la corazza dall’interno, in mano teneva la centrale di comando del robot  « Non sapevi proprio quando è il caso di arrendersi. »
Solo allora si accorse che tre uomini dei propri erano ancora in vita e lo guardavano attoniti. Nessun uomo avrebbe mai potuto fare quello che aveva appena fatto.
« Avete visto troppo. » asserì.
Quando giunse la sicurezza, non vi era più nessuno di vivo da interrogare.
 
« Salve mia cara. » disse Durand entrando nei propri alloggi di Toronto, rivolgendosi ad Isabella. Il phantom tremava, inginocchiata a terra, incatenata al collo tramite una catena lunga un paio di metri a un generatore di campo magnetico di nium. L’esposizione continua le logorava i poteri, generando un continuo malessere fisico.
Più il biotico era potente, più l’effetto del nium era violento. Prostata a terra la catena le permetteva di raggiungere solo il bagno, ogni altro mobile era fuori dalla sua portata.
A Durand non piaceva l’idea di trovarsi nella sua stanza escrementi ovunque, per questo le aveva dato questa possibilità.
Per il resto dormiva e mangiava a terra, trattata come un cane. Anche le sue spade erano appese alla parete, appena oltre la sua portata. Tutto per dimostrare la superiorità di lui su Isabella.
Gli uomini della mafia franco/cinese che avevano sostituito tutti i lavoratori originali di Avalon, le lanciavano sguardi derisori ogni volta che entravano.
« Ti ho portato un giocattolo tesoro. » Annunciò buttando la centralina di Bambino davanti a lei « Pare che la squadra Weaver abbia perso un altro dei suoi membri.» Quindi si mise a una finestra a pensare alla prossima mossa. Un certo agente del fisco stava indagando un po’ troppo su di lui, decise che era meglio provvedere.
Lei non raccolse la provocazione, rimase calma. Si era arresa perché Durand aveva preso Dasha prigioniera e anche se lui non lo credeva aveva capito a cosa aveva mirato questa volta: Alexya, Trish e Diana. Leggere le labbra era molto semplice, rispetto a capire il linguaggio del corpo. Qualunque cosa fosse successa, dovevano essere in salvo.
Sospirò, doveva attendere.
Durand guardò un attimo Isabella, gli era sembrato di aver sentito qualcosa. Non era certo del perché la tenesse in quelle condizioni, avrebbe potuto ucciderla o altro.
Vederla umiliata e incatenata era piacevole. Si mise una mano sulla fronte, sudava, quella sensazione non era sua, un residuo del vero Meng Durand. Un bug nel suo programma.
Un erezione, un'altra. Cercò di pensare, non ci riusciva. Si mise seduto sapendo che avrebbe dovuto calmarsi. Trovava ridicolo che un istinto primordiale come quello dell’accoppiamento impedisse a un essere superiore come lui di riflettere, solo perché aveva copiato il percorso neuronale di una persona per assumerne l’identità tra cui anche i gusti sessuali.
Senza accorgersene si abbandonò al piacere che gli dava vedere Isabella ridotta a sua schiava. Decise che indugiare un po’ non sarebbe stato un problema.


*****


Sulla Jotnar, Horace non credeva al prodigioso lavoro che aveva davanti « Ci siete davvero riusciti in una settimana? » chiese allibito.
Dinanzi a lui Drentel e Jessie erano spossati all’inverosimile, il loro odore si sentiva a diversi metri di distanza e pareva avessero bisogno di una sana alimentazione.
I due annuirono  « È…stato…grandioso…» asserì il drell. Doveva ammettere che poche volte si era entusiasmato per un lavoro. Non aveva mai lavorato così bene con nessun altro, quell'umana gli era diventata simpatica e la carnagione scura di lei gli dava l’impressione che fosse meno “aliena “ di altri.
Salutarono il medico è uscirono, il riposo chiamava. Jessie si girò verso di lui e disse « Della biologia di voi drell mi incuriosisce molto il modo in cui le secrezioni della vostra pelle causano allucinazioni alle altre razze. Mi piacerebbe provare. Potrebbero avere proprietà sedative ipnotiche importanti. »
« Come? » Disse lui cercando di capire il significato di quella frase.
Finirono a letto nella camera di lei, la più vicina. Addormentandosi appena toccarono il materasso, mentalmente annottarono entrambi di proseguire lo “studio” in seguito.


*****


« Divus Laurentium Dominus Imperator!» Disse l’uomo ad alta voce ripetendo il proprio nome d’arte. Quello del mago illusionista che la folla conosceva, in verità agente della sezione economica il cui compito era indagare sulle truffe finanziare. La sua copertura gli permetteva di girare lo spazio indisturbato.
Era biotico, non particolarmente potente ma aveva un pallino per l’elettronica e aveva combinato egregiamente queste due cose costruendo piccoli robottini che lo aiutavano in entrambi i suoi lavori. Manipolandoli tramite scariche di energia oscura.
In certi momenti aveva voglia di rinunciare ad essere un agente e rivestire solo i pani del mago, essere sempre e solo « Divus Laurentium Dominus Imperator! »
Un nome altisonante che ricordava aver preso da un documentario storico, gli era sembrato perfetto.
Però amava le sfide logiche che il suo lavoro come agente comportava, seguire il denaro. Il suo ultimo incarico gli era stato dato dal suo caposezione e dalla Weaver in persona, pochi giorni prima della sua morte.
La defunta signora di Noveria gli aveva chiesto di scoprire chi gli avesse sottratto parte della compagnia da sotto il naso. Ma il vero motivo di preoccupazione era che ci fosse una spia al soldo dei Grigi.
Indagando scoprì che qualcuno aveva coperto le sue tracce troppo bene, questo lo aiutava. Le persone non potevano muoversi senza spendere, più si avvicinava a colui che aveva ingannato la Weaver meno tracce c’erano. Nomi e indirizzi falsi che non portavano a niente.
Ottenendo lo stesso qualche indizio, era come cercare di vedere un corpo nero nello spazio. Forse non si poteva vedere ma direttamente, ma studiando il comportamento di quello che lo circondava poteva intuirne la presenza, fare supposizioni.
Senza muoversi dal suo ufficio, le sue indagini lo portarono virtualmente a Marsiglia. Non lo sorprese, lei era stata uccisa in quella città.
Chi lo aveva fatto doveva sicuramente trovarsi lì, Dasha Weaver si era recata in Francia senza dare spiegazioni. Desiderò poter accedere ai messaggi privati di lei, ma era impossibile. Troppa politica in mezzo.
Aveva lo stesso un sospetto: Meng Durand. La fortuna di quell’uomo era strana, troppe morti la seguivano.
Uscì, aveva un appuntamento in un bar con un potenziale informatore.
« Signor Bellamy… » disse trovando il suo uomo ad un bancone.
« Solo Bellamy. Vattene, non voglio parlare. » rispose. Lui lo ignorò e si sedette vicino studiandolo. L’uomo era trascurato, sembrava profondamente infelice.
« Problemi?»
« Ma chi cazzo? Sei la mia fata turchina o cosa? Vattene… » stavolta lui però non rispose, sembrava che il suo interlocutore avesse ingoiato parecchio alcool. Aspettò paziente
« È morta sai?  »
« Ehm… »
« Il mio idolo, non era solo una donna per me. La ammiravo veramente. »  disse è mando giù un altro sorso.
« Sto indagando su eventi che coinvolgono Dasha Weaver e la Noveria Corps. So che lei l’ha incontrata. Non ho capito però lei per chi lavora. »
« Per gente molto ricca, posso assicurartelo. D’altronde mi faccio pagare bene. »
« Vorrei chiederle di dare un'occhiata, ho trovato alcuni movimenti di contanti strani tra la Noveria Corps e società che non esistono, ma che sembrano far capo al crimine organizzato di Marsiglia. In particolare la bolla di un carico sospetto partito via terra dalla sede marsigliese della Noveria Corps e giunto a Città del Messico tramite astronave. Da lì ne perdo le tracce. »
«Cosa avrebbe di strano questo carico?  »
«Il convoglio è partito quindici minuti dopo che la sede della compagnia era avvolta dalle fiamme. Fuoriesce da uno dei magazzini, dalle telecamere del traffico so che viene raggiunto e scortato appena giunge in strada da altre auto. Alcuni degli occupanti sono stati ripresi, gente della mafia /franco cinese di Marsiglia. Ho indagato, quest’ultima aveva un conto aperto con la Noveria Corps.  »
Bellamy adesso era interessato « Il nuovo presidente della Noveria… »
« …è originario di quella città. » affermò Divus terminando la frase per lui.
« Fammi vedere…» disse e dopo aver visionato le informazioni dell’agente dichiarò « Questo è uno schema a diamante. »
« Cosa sarebbe? »
« Col cavolo che te lo dico, ma…questo è l’indirizzo che cerchi. »
« Cosa si trova li? »
« Come faccio a saperlo? Comprati una cartina. »
« Non importa è stato d’aiuto. Barista il prossimo giro al signore lo offro io. » Allungò un paio di crediti.
« Non aspettarti che ti ringrazi e non mi serve l’elemosina. »
L’agente lo ignorò, aveva un lavoro. Fortunatamente poteva farlo dall’alloggio che il dipartimento gli aveva messo a disposizione.
Dopo quattro ore a visionare filmati aveva gli occhi arrossati che lacrimavano, mentre fuori l’alba di un nuovo giorno si approssimava.
Aveva lavorato sull’indirizzo che Bellamy gli aveva fornito, sul posto l’unica cosa presente era lo scheletro abbandonato di un edificio mai terminato. Fondamenta e i primi due piani erano tutto quello che c’erano, in un quartiere della città precedente al grande terremoto del 2152  dove la polizia si vedeva di rado. Non trovò niente, decise di provare diversamente.
Aveva cercato un singolo viaggio, adesso avrebbe tentato di trovare tutti quelli che seguivano il medesimo schema.
Curiosamente ne trovò subito un altro, questo però partiva da Toronto ed era datato appena tre giorni fa. La data gli sembrò familiare e ricordò il perché, veniva annunziato che la Noveria Corps rimuoveva Cristina Balestrieri dal suo ruolo, una piccola scossa nel mondo economica di cui questo avrebbe fatto a meno.
L’indagine evidenziò un altro viaggio simile, questo partiva da Marsiglia con destinazione sempre Città del Messico. Un volo civile con un solo passeggero Wee Luu, il riconosciuto capo della triade cinese di Marsiglia.
Da li molti pezzi incominciarono a incastrarsi: Cristina, l’incendio di Marsiglia, Meng Durand, Wee luu. La triade doveva aver cercato vendetta sulla Noveria Corps, forse la Weaver si era sentita troppo sicura e…  « Non può essere.»  mormorò.
Ricontrollò le sue informazioni, dalla sua rimozione di Cristina Balestrieri si perdevano le tracce. Su uno schermo cominciarono a circolare le notizie del nuovo giorno, in automatico quelle con parole chiave da ricercare vennero evidenziate.
“Annunciato il matrimonio tra il presidente Meng Durand della Noveria Corps e il vice Isabella Noveria. La comunicazione ufficiale sarà data alla riunione dei direttori della compagnia che si terrà a Marsiglia”
« Ma stiamo scherzando! » sbraitò schizzando in piedi dallo stupore. Era convinto che Isabella fosse ancora in coma in Russia. Nessuno aveva mai visto o sentito parlare del vice della Noveria Corps, era una figura totalmente in ombra.
Lui era uno dei pochi ad averla incontrata, tanto bella quanto pericolosa. In una missione fallita per infiltrarsi su Noveria aveva rischiato di morire, era vivo perché Dasha Weaver aveva deciso in tal senso.
Le informazioni su quelle due donne erano segretate ai massimi livelli. Alcune per ordini di Olivia W Shepard. Cercò di pensare, Isabella era il cane da guardia di Dasha. Totalmente devota e fedele.
La persona perfetta a cui affidare il 25% della società, con Dasha che ne aveva il 30% da sola. La signora di Noveria non temeva scalate al vertice.
Inoltre cos’era questa assurdità di usare “Noveria” come cognome? Suonava falso in qualsiasi modo. Poi si ricordò di un documento di adozione in cui appariva il cognome Noveria.
« Lasciamo perdere… » Disse innervosito, guardò di nuovo le linee sulla mappa che si univano a città del Messico e tutto gli fu chiaro.  « Isabella può stare al gioco di Durand solo per un motivo. » corse al comunicatore. Era certo di aver ragione.
Due colpi lo raggiunsero attraverso la finestra, fini disteso nel corridoio. Provava un dolore lancinante, non riusciva ad alzarsi. Facendo leva sui gomiti si trascinò lungo di esso, lasciando dietro di se una linea insanguinata.
Sentì la porta aprirsi, qualcuno aveva manomesso la serratura. Era scosso da brividi, stava perdendo sangue troppo in fretta. Un'arteria doveva essere stata colpita.
Si sentì afferrare da dietro, lo voltarono. Intuì che volevano essere sicuri di aver raggiunto il loro obiettivo. Il suo computer, era tutto lì, se solo fosse riuscito a inviare quelle informazioni al sicuro.
La vista era offuscata, riconobbe la sagoma di un'arma che gli veniva puntata contro.
Udì forte e chiara una raffica di mitra, mentre schizzi di sangue gli cadevano sul viso. Non sapeva cosa stesse succedendo ma si concesse un sorriso, all’idea che i suoi assassini erano morti.
Un uomo dal fisico imponente si chinò su di lui e con pesante accento russo disse « Agente Ro…. »
« No…Divus Laur… »  si prese una pausa, un nome troppo lungo  « Divus il grande mago. »  lo era stato per anni, aveva deciso che se ne sarebbe andato in quel modo.
Il suo soccorritore annuì, forse capiva il desidero di un uomo morente  « Mi manda il direttore Balestreri.»
« Il computer…tutto lì e…. »  e alzando la testa verso di lui disse  « Dasha Weaver è viva.  » con queste parole Divus Laurentium Dominus Imperator moriva.
Makarov uscì incupito dall'alloggio del mago, era sulla lista di persone che la Balestrieri gli aveva ordinato di reclutare anche se non gli aveva fornito ordini per il dopo. Adesso il direttore era stato esautorato e lui era ufficialmente disoccupato.
Sarebbe potuto tornare dalla sua famiglia. Ma aveva la sensazione che la Balestrieri avesse previsto tutto quello.
Inoltre aveva una ragione per continuare  « Il mio "sogno" non terminerà. » disse a se stesso. Non era riuscito a recuperare la persona per cui era venuto, ma era lo stesso entrato in possesso di informazioni fondamentali. Possibile che Dasha Weaver fosse in vita? Il direttore Cristina era convinta di si.
Gli appunti appena ottenuti fornivano una destinazione.
« Sradark! » gridò uscendo, il krogan della fu squadra X del Consiglio lo attendeva. Non era sicuro del perché la Balestrieri avesse deciso di servirsi proprio di loro. Tirarli fuori di prigione non era stato un problema.
Alle informazioni su di loro erano allegati i comandi per attivare la tecnologia che avevano in corpo.
Da quello che aveva capito un prototipo di quella che si stava usando in questa guerra, che attivata causava alcune alterazioni fisiche dando occhi e striature di un verde fosforescente su tutto il corpo.
«Abbiamo una destinazione, partiamo appena Libusia e Jacopo recuperano il nostro uomo.  »


Bellamy entrò in un vicolo quasi totalmente buio, ed estraendo pistola e pugnale disse « Fatevi vedere. »
Due ombre emersero dall'oscurità « Questa è una novità! Ho il massimo rispetto per le donne di qualsiasi razza, ma se devo combattere lo faccio…cara la mia "lady" turian.  »
« Mi chiamo Libusia, lui è Jacop. Ho un lavoro per lei, salvare Dasha Weaver. » dichiarò l’ex cabala.


*****


Su Noveria, nella cupola abitativa dove viveva Laudat molta gente era radunata attorno a un palo nella piazza centrale.
Quella mattina era uscito per far spesa, si avvicinò guardingo. L’atmosfera era tesa, vi erano una ventina di mercenari a controllare la situazione.
Guardò dove tutti gli occhi erano puntati. La spesa gli cade di mano, mentre stringeva le mani e i denti per la rabbia.
Impiccata a un palo e nuda vi stava Luciana. Attorno al collo la scritta “Licenziata”.
Ancora non lo sapeva, ma stessa sorte era toccata a tutti i partecipanti. Impiccati uno per cupola, con quella scritta derisoria attorno al collo.
Dunque era così che era finita la riunione segreta di cui lei gli aveva parlato e a cui aveva deciso di non andare.
Era quella la nuova realtà di Noveria? La vita da cui era sfuggito lavorando per la compagnia, stava tornando prepotentemente da lui. Il suo “sogno” di avere una famiglia sarebbe finito.
Guardò i volti di chi lo circondava. Il “sogno” di ognuno di loro stava giungendo alla fine. Tutti se ne stavano rendendo conto.
La Noveria Corps non aveva assunto i più feroci, ma i dimenticati della galassia. Quelli che avevano avuto una vita misera perché fortuna e fato non gli aveva mai permesso diversamente. Delle bestie rabbiosi non servivano, ma fedeli cani da guardia.
Aveva preso il desiderio di una singola persona e l’aveva avverato nel modo più realistico possibile. In cambio la Noveria Corps esigeva fedeltà assoluta, la compagnia aveva i propri bisogni. Soddisfarli era compito loro, dovevano eseguire senza discutere. Farlo avrebbe voluto dire far finire il proprio "sogno".
«Quando il sogno finisce, bisogna svegliarsi. » mormorò fendendo la folla, arrivando fin sotto il palo che reggeva il corpo di Luciana.
Il mercenario di guardia cadde morto a terra, un colpo in mezzo alla nuca sparato a bruciapelo. Laudat teneva in mano l’arma, il lieve fumo ancora si alzava dalla canna della pistola.
Tutto era stato così veloce che per qualche secondo nessuno si mosse. Poi i mercenari reagirono, lo stesso fece il popolo di Noveria. Molti avevano armi. In un paio di minuti tutto fu finito, venti mercenari morti contro una quindicina di loro.
Laudat si fece aiutare e tirò giù Luciana, poteva solo mostrarle il rispetto dovuto ai compagni morti.
«Ammazziamoli tutti! » -Gridò-« Il sognò è finito! » annunciò forte.
La ribellione di Noveria aveva inizio.
   
 
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