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Autore: Laky099    10/02/2016    14 recensioni
Frank Gabrahant è un giudice di Royodiya, corrotto ed ingiusto. Al termine dell'ennesima condanna a morte comminata contro un oppositore del sistema, nella sua mente avverrà un processo nuovo, con una corte assetata di giustizia. Soltanto che questa volta è lui ad essere l'imputato.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Giudizio Onirico di Frank Gabrahant


 

«In nome della Patria, della monarchia indiscussa di re Meruen III, di Dio e di tutti sudditi del regno di Royodiya io, giudice Frank Gabrahant, condanno il qui presente Jack Matthoetti alla pena capitale tramite impiccagione per il reato di istigazione alla violenza, sobillazione del popolo, diffamazione, sfruttamento della debolezza dell'onorevole suddito e possessione di materiale pedopornografico. La seduta è tolta.»
Per l'anziano giudice, ormai prossimo alla porta dei sessantatré anni che re Meruen aveva stabilito come età pensionabile, essersi tolto quell'ultimo caso era stata un'autentica liberazione. Quel Jack era stato sveglio nella sua malsana attività di propaganda anti-governativa. Fingendosi un giornalista de "La Cronaca di Royodiya", giornale molto apprezzato dal Re e pressoché l'unico approvato dal governo, era riuscito ad infiltrarsi nei palazzi del potere e stringere un'alleanza con Matahi Harik, affascinante senatrice la cui esecuzione si era svolta nemmeno tre giorni prima.
Opporsi al Re e poi tradirlo, si disse che razza di imbecilli. Eppure, nonostante non avesse alcuna fiducia in quell'uomo, trovava che in lui ci fosse qualcosa di... bizzarro. I suoi occhi azzurro chiaro, dall'aria tormentata e ombrosa, sembravano brillare di una strana luce, quasi ipnotica allo sguardo. Nessuno ne avrebbe mai parlato, ma quel Jack era riuscito a spaventare tutti, e Frank lo sapeva bene. In più, dopo anni e anni di condanne e processi, sapeva riconoscere un bugiardo anche solo da una flebile inflessione della sua voce. Con quell'uomo, però, non ci era riuscito. Le sue parole erano credibili, persino quelle sulla condizione degli Slums, le zone alla periferia di Royodyia. Diceva che non erano state realmente ricostruite e che le parole del Re non erano che propaganda. Che stupidaggini, si disse.
«Ehilà, Giudice Gabrahant!» disse una voce allegra, che Frank riconobbe in meno di un istante.
«Signor McGill, mi fa piacere poterla salutare un'ultima volta» rispose con voce rauca.
Miles McGill era l'avvocato che veniva puntualmente affibbiato alla difesa. La strategia era molto semplice: i beni dell'imputato venivano sequestrati, il che gli impediva di pagarsi un avvocato e costringeva gli stessi ad affidarsi ad un legale d'ufficio, compito che spettava sempre proprio a Miles. Era quella la sua funzione: far vincere l'accusa facendo in modo che il processo sembrasse "giusto".
«Le fotografie pedopornografiche sono state un vero tocco di fino, signor giudice.»
«Sono state una scelta necessaria. Quel Jack è un tipo molto carismatico, devo ammetterlo. Ha suscitato diverse simpatie tra i sudditi di sua maestà, aumentate quando ha ammesso candidamente di essersi opposto al Re e aver corrotto la senatrice Harik. Se l'avessimo semplicemente condannato a morte avremmo rischiato di suscitare malcontento, era necessario che costruissimo una prova che ne minasse la popolarità. Direi che ha funzionato, no?»
«Sì» disse McGill. «Però devo ammettere che se anche non avessi messo io stesso le foto nei suoi armadi, non crederei mai alla sua colpevolezza. La sua arringa difensiva è stata estremamente convincente.»
«Siamo solo stanchi» disse Frank ridacchiando educatamente. Si congedò prima dall'avvocato e poi, per l'ultima volta, dalla splendida costruzione antica che faceva da tribunale nella capitale del regno. Era adornata da centinaia e centinaia di meravigliosi affreschi, che formavano un misterioso motivo a spirale che si attorcigliava all'interno di una piccola cupola.
Mi mancherai pensò mentre usciva dal meraviglioso palazzo.
"Noi siamo la forza del debole
Noi siamo il sapere di chi non sa
Noi siamo la guerra di chi vuole la pace".
Rilesse per l'ultima volta quelle sagge parole, scolpite nel marmo della robusta struttura che copriva la scalinata d'ingresso del tribunale, dopodiché si diresse a piedi verso casa con il dichiarato intento di farsi un sonnellino.
Una volta salutata la famiglia, composta da sua moglie e dalla sua unica figlia Suzanne, si sdraiò sul letto. Le braccia di Morfeo lo strinsero tanto forte da gettarlo in un sonno molto profondo in soli pochi istanti.

«Signor Gabrahant, è giunta l'ora del processo» disse una voce profonda e maligna, destandolo dal sonno.
«Cos...» borbottò assonnato. Dove diamine sono? Si chiese non appena aprì gli occhi.
Quella non era decisamente la sua stanza. Si trovava in una specie di inquietante cubo, le cui pareti mollicce alternavano colori che sembravano muoversi e lottare l'uno contro l'altro per ottenere la supremazia. Viola, rosso, blu scuro, nero... si mescolavano e separavano, creando un effetto psichedelico e delirante.
«Possiamo andare, signor Gabrahant?» disse l'uomo che lo aveva destato. Era alto tanto quanto il giudice e indossava una veste nera bordata d'oro. Sotto il cappuccio si intravedeva una maschera bianca con un lungo naso adunco, tanto inespressiva da essere inquietante.
«Dove sono?» chiese nervoso.
«Dove vuole che sia, signor Gabrahant? La corte emanerà oggi la sua sentenza. Ma non si preoccupi, non nutro alcun dubbio sulla sua assoluzione. Ora taccia e mi segua, prima iniziamo prima potrà tornare a casa.»
Frank avrebbe voluto opporsi, gridare, protestare... ma non ci riuscì. Era come se un opprimente pressione schiacciasse il suo cervello ogni qualvolta che anche solo pensava di ribellarsi. Non vedendo alternative, dovette obbedire.
Giunsero in quella che non fece fatica a riconoscere essere l'aula del Tribunale Maggiore di Royodiya, ma con una inquietante particolarità: tutti i colori erano confusi e mischiati, si alternavano creando tonalità ignote all'uomo e geometrie tanto inconcepibili da essere fastidiose anche solo a guardarle. Sulle tribune, ai lati della sala, vide un nugolo di uomini in tutto e per tutto identici a quello che lo aveva destato, con la stessa maschera e gli stessi abiti.
«Imputato Frank Gabrahant» disse l'uomo seduto sullo scranno del giudice, non appena entrò in sala. «Le do il benvenuto.»
 Anch’egli indossava una maschera identica a quella degli altri, ma la sua veste, invece che nera e pulita come quella degli altri, era bianca e logora, con macchie e strappi di ogni tipo sparsi in tutta la sua estensione. Seduti su due banchetti ai suoi lati vi erano altri due tipi incappucciati, l'uno con una tunica rossa e l'altro con una tunica blu scuro, che gli fece cenno di avvicinarsi. Frank dovette obbedire e riuscì a intuire che la creatura vestita di blu era il suo avvocato difensore. Una volta seduto, finalmente poté parlare.
«Signor Giudice, quale sarebbero i reati a me contestati? Perché sono qui a processo? Chi siete voi?»
L'uomo si voltò verso di lui. Non aveva occhi, o almeno non erano visibili, ma Frank riuscì lo stesso a percepire l'intensità del suo sguardo «Siete qui per una lunga serie di reati, signor Gabrahant. Omicidio plurimo, corruzione e condotta amorale. Siamo qui per verificare l'eventuale veridicità di queste accuse. Ha qualcosa da dichiarare? Vorrebbe confessare i suoi crimini?»
«Io non ho commesso alcuno di questi crimini!» gridò. «Siete forse membri dei ribelli? Se sì, possiamo anche finirla qui. Uccidetemi e concludiamo questa farsa!»
«Benissimo» disse il giudice, che non sembrava nemmeno aver fatto caso alle sue parole «Avvocato Chaos, quali sono le tesi dell’Accusa?»
«Signor Giudice, i reati contestati sono quanto mai evidenti. In data odierna, il qui presente signor Gabrahant, ha ucciso il signor Matthoetti. Non solo: ha anche costruito una serie di prove per screditarlo di fronte agli occhi dei cittadini. Credo sia inutile sottolineare come non fosse la prima volta.»
Dalle tribune si udì un mormorio inquietante, chiaramente di disapprovazione.
«Molto bene. Signor Order, cosa ha da dire a difesa del signor Gabrahant?»
«Signor Giudice, la situazione è frutto di un equivoco. Sappiamo tutti benissimo il perché dei suoi comportamenti: l'imputato ha difeso semplicemente il regno di Royodiya. Uccidendo Matthoetti e tutta la sua lobby corrotta, ha semplicemente salvato migliaia di vite. Il popolo, becero e ignorante, non ha la capacità di vivere senza che un grande padre come re Meruen lo difenda. La repubblica di Balterossa non vede l'ora che si scateni una rivolta proprio al fine di attaccare e conquistare il regno. Cosa sono poche decine di teste mozzate al confronto di una guerra tra due superpotenze come quelle?»
«Obiezione!» Gridò l'avvocato dell'Accusa.
«Dica, signor Chaos.»
«Grazie, Signor Giudice. L'avvocato Order sostiene che Balterossa stia mirando ad un attacco militare nei confronti di Royodiya. Ma non ha prova alcuna per sostenerlo.»
«Menzogne!» Rispose Order «Re Meruen III in persona lo ha detto. L'intervista da lui rilasciata in data 05-11-145, seguendo il calendario tradizionale dello stato di Royodiya, parla chiaro. Siamo alla vigilia di una grande guerra.»
«È la verità» si inserì Frank, confermando le parole del suo avvocato. «Ci ha mostrato dei documenti dei servizi segreti lui in persona.»
«È un valido argomento» sostenne il giudice, che non aveva mai mollato la presa dal suo martelletto di legno. «Il signor Chaos vuole forse ribattere? Stando così le cose, il signor Gabrahant potrebbe sì avere dei metodi discutibili, ma in un'ottica machiavellica secondo la quale il fine giustifica i mezzi, potrebbe essere considerato innocente, se non persino eroico.»
Il vociare degli uomini, ammesso che fossero tali, negli spalti si fece più benevolo. Finalmente stanno capendo pensò Frank. La giustizia trionferà anche... beh dovunque io sia!
«Signor giudice» disse l'uomo che rappresentava l'accusa. «Non negherò come l'intento del giudice sia quello di non scatenare una guerra. Tuttavia, scavando nei precordi del suo cervello, abbiamo trovato questo pensiero risalente alla data 13-15-144, un anno e mezzo fa. Vi prego di perdonare la cattiva stesura, ma si sa quanto sia difficile analizzare un pensiero. Ve lo leggerò nel modo in cui sono riuscito a ricostruirlo.
Non ne posso più di questo caso. Per uccidere Matthoetti non sarebbe stato più comodo un sicario? Però... Non so perché ma quell'uomo ha un fascino particolare, ipnotico. Se Meruen avesse davvero mentito? No no no, non essere idiota. Lui non mente -qui è apparsa un'immagine di re Meruen mentre consegna dei documenti. I nostri esperti hanno riscontrato una specie di vibrazione indefinita, che dopo un'accurata analisi, abbiamo capito essere l'immagine di un uomo in fin di vita dall'aspetto molto magro -Matthoetti ha perfino sostenuto che Balterossa sarebbe disposta ad aiutare in una transazione verso la democrazia! Una repubblica, in cui persino gli inetti possono votare... Ma se fossi io l'inetto? No- immagini dei professori che si complimentano nel giorno della sua laurea -io sono laureato in legge, mica come quei bifolchi. Studiosi d'arte, "intellettuali", scrittori... infatti molti di loro sono stati dichiarati traditori da re Meruen, se lo dice lui devono esserlo per forza -qui è comparso un ricordo grafico del processo a Jordan Brown, condannato dal qui presente signor Gabrahant circa sei anni fa -però sono stato io a condannarli.” La il documento prosegue ancora, ma il resto è meno interessante ai fini del processo.»
Non
 appena l'avvocato Chaos smise di leggere, in tutta l’aula non si udì volare una mosca. «Queste parole, miei signori, confermano la totale assenza di prove che giace dietro le azioni dell'imputato. Qualsiasi cosa abbia fatto, l'ha fatta senza esserne sicuro. Per una sua non-certezza ha mandato decine di persone alla forca. Non è accettabile.»
Frank ricordava di aver pensato quelle cose, ma aveva avuto il buon senso di classificarle come frutto della stanchezza e del carisma di Jack.
«Menzogne!» gridò nuovamente l'avvocato Order. «Quei pensieri sono sì reali, ma sono frutto di un momento di stanchezza. Nulla di quanto detto è realmente pensato dall'imputato.»
«Signor Giudice» intervenne Frank. «Re Meruen è veramente l'eroe e salvatore di questa nazione. Persino Dio in persona glielo ha comunicato!»
«Obiezione!» ribatté con calma Chaos. «È vero sì che Frank è un uomo timorato di Dio, ma la sua esistenza non può essere in ogni modo dimostrata.»
«Non sia ridicolo, avvocato Chaos. Sappiamo entrambi che lui è lì sopra e ci giudica tutti.»
«Siamo in un processo, signor Gabrahant. Ha le prove di quel che sostiene? Può esserne davvero sicuro?»
Siamo alla follia, negano persino l'esistenza di Dio! Pensò lui scandalizzato.
«Signor Giudice...»
«Obiezione accolta» sentenziò lui. «Le teorie teologiche non sono valide come prova. Sembrerebbe che lei abbia agito senza una reale certezza, signor Gabrahant. Se così fosse sarei costretto a condannarla.»
«Non è così semplice» rispose lui, ignorando il desiderio del suo avvocato di prendere la parola.
«Forse state dimenticando di come si trovava lo stato di Royodiya prima di Meruen e di come queste mie azioni fossero assolutamente necessarie.»
«Esatto» confermò l'avvocato. «Tutti noi ricordiamo come fosse lo stato prima del re. Ha già visionato le scene di distruzione causate dalla guerra contro Narhat Ur! Invece ora…»
All'improvviso si udirono, dal fondo della sala, le porte dell’aula spalancarsi. Entrò un altro uomo, vestito della solita tunica nera. Ma c’era in lui qualcosa diverso da tutti gli altri: il suo corpo era come trasparente, immateriale.
«Sono nello stesso stato. Ricorda la sua visita agli Slums, signor Gabrahant? Ricorda il caso di Sahon Aroly, otto anni fa?» Disse la strana creatura, fluttuò leggiadra attraverso il corridoio sino ad arrivare proprio davanti al banchetto del giudice.
«Chi è lei?»
«Io? Può chiamarmi Subconscio, signor Giudice. Io so benissimo che Meruen mente. Mente quando dice di aver risollevato l'intera nazione! All'infuori della capitale, tutto è stato lasciato nello stato così com’era!»
«Può provarlo, signor Subconscio? E può soprattutto provare che il qui presente lo sapesse?»
«Certo» rispose, prendendo delle foto sgualcite da una tasca e mostrandole a tutti i presenti. Erano rappresentate le zone degli Slums, in cui le persone avevano costruito villaggi arcaici per sopravvivere, spesso non riuscendoci.
«Sono falsità!» urlò Frank con rabbia. «Sono tutte falsità. Gli Slums sono stati una delle prime preoccupazioni del re, quando è salito al potere sedici anni fa! Ora l'intera area è ricca di palazzi e uffici!»
«Lei li ha forse visti, Signor Gabrahant?» replicò la creatura parzialmente immateriale.
«Tutti li abbiamo visti! Non ha mai osservato le foto sul giornale?»
«Davvero può dire di non averne mai dubitato, signor Gabrahant?»
«Io...» Frank avrebbe voluto negare, ma non appena ci provò avvertì il giudice fulminarlo con lo sguardo. Udì una specie di strappo e notò come sulla tunica di quest’ultimo fosse comparso un nuovo, lungo strappo. «Io... Io credo al re...» concluse goffamente.
Molte delle persone mostrate nelle foto erano denutrite, se persino già morte per fame o malattie «Sa da dove provengono queste foto, signor Gabrahant?» Lo incalzò Subconscio. «Provengono dalla sua memoria. Provi a ricordare: sei anni fa, sotto ordine di re Meruen, le venne dato invito fuori città allo scopo di assistere alla cattura di un certo Sergej Kivoc. in quell'occasione lei vide tutto questo. Ma preferì rimuoverlo dalla sua mente. Lei sa che Meruen mente.»
Improvvisamente, rivedendo quelle immagini, Frank ricordò quelle scene. Ricordò gli uomini delle forze dell’ordine picchiare selvaggiamente chiunque si avvicinasse alle loro auto, ricordò come questi punissero semplici indifesi senza colpa che chiedevano solo di poter mangiare. Ricordò come preferì chiudere gli occhi e dormire durante tutto il viaggio, per poi impegnarsi a dimenticare tutto. Sarebbe stato molto più facile.
All'improvviso Subconscio diventò meno vago e più solido, tangibile. Una risata malvagia si propagò da sotto la sua maschera, riempendo l'etere con una aria malevola.
«Signor Giudice...» obbiettò Frank, quasi in lacrime. Ma non sapeva davvero cosa dire.
«Bene, signor Gabrahant. La dichiaro colpevole di nichilismo, egoismo, arroganza e accettazione dell'ingiustizia. Cionondimeno, ho ora le prove che i reati da lei commessi sono stati frutto non di una genuina propensione alla pace, ma di un vigliacco mantenimento dello status quo. Ergo posso pronunciare qui la mia sentenza. Io giudice Coscienza, la condanno per i reati di omicidio plurimo, corruzione e condotta amorale. La pena è la morte. La sua esecuzione avverrà seduta stante, per mano dei rimorsi tramite divoramento. La seduta è tolta.»
Dopo quelle parole, tutti i presenti si tolsero la maschera. Il volto che Frank vide su tutti loro, deformato da una risata folle e malevola, era il suo. Decine e decine di Frank Gabrahant, con degli orridi buchi neri al posto degli occhi, gli si avvicinarono a ritmo cadenzato, come danzando sulle note della follia.
«No!» Ululò cercando di scappare. Una mano lo trattenne e gettò a terra, dopodiché sentì dei denti conficcarsi nella carne. Dapprima fu solo uno, poi vennero tutti i suoi cloni, giudice in testa, a compiere quello scempio. Sentì un dolore che le parole non saprebbero descrivere. Tutti i presenti presero a divorarlo vivo, il tutto in un macabro bagno di sangue guidato dal giudice stesso. Quando finalmente perse coscienza, tutto si avvolse in una torbida e illimitata spirale nera.

Lo stupore della gente, il giorno seguente, fu forte quando lessero il titolo centrale della prima pagina de "La cronaca di Royodiya".

         


ADDIO AD UN EROE DELLA NAZIONE

Il giudice Frank Gabrahant si è tolto la vita nella sua abitazione al sud di Royodiya.
La famiglia: temeva di diventare un peso per il regno. Il cordoglio di re Meruen III






 


Note: Ciao a tutti, questa è la mia storia per il contest "Un'idea, diversi autori" organizzata dal gruppo "EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni".
La tematica era “Storia di un giudice che ha appena dato una condanna di morte e la sua riflessione ( o della persona che deve eseguire quella condanna)” che, nemmeno a dirlo, era quella che temevo di più. Mai 'na gioia XD 
Ho cercato di essere originale e non limitarmi a creare una situazione classica, cercando di esteriorare quanto più possibile i pensieri del giudice con situazioni bizzarre e paradossali. Basti pensare che l'intero racconto è stato ispirato da due classici modi di dire: "Fare il processo alle intenzioni" e "Essere divorato dai rimorsi di coscienza". Perchè non renderli "tangibili", mi son detto? Ed ecco qua.
Vi ringrazio per aver letto tutto (persino le note, se siete degli intrepidi) il racconto e se vi va di lasciare un parere, beh... ne sarei assai contento ;D
P.s. Nessun nome di persona è casuale. Sono citazioni a personaggi o storici o appartenti a libri, videogames, serie tv ecc. Se li "cioccate" fatemelo sapere u.u
   
 
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