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Autore: _marty    10/02/2016    2 recensioni
Eric e Claire si incontrano dopo tre anni. Hanno tanto da dirsi, da raccontarsi ma si parlano sempre allo stesso modo con parole strozzate, omesse, mai dette a fare da sfondo. Tre anni passati a dimenticarsi, a non parlarsi, a superare tutto quel tempo in cui si erano amati ed appartenuti in silenzio. Tre anni passati ma senza che qualcosa fosse realmente cambiata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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Capitolo 17
presente


*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.
Il nome in grassetto all’inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*


Claire si era decisa ad andare, diceva che fosse solo per vedere se Eric facesse sul serio, per togliersi la curiosità nel caso in cui fosse davvero ritornato lì e l’avrebbe aspettata un intero mese. Si era detta che fosse più per curiosità, perché quei messaggi in fondo erano solo pure sadismo, un modo per torturarla e vendicarsi per avergli mentito per tutto quel tempo su ciò che provava per lui. Si era posizionata sul marciapiede opposto rispetto al bar in cui si erano visti per non dare nell’occhio, sperando, in fondo, che sarebbe arrivato davvero. In realtà, dopo tutto ciò che si erano detti, credeva che non si sarebbe presentato, che avrebbe fissato quella porta in legno per due ore e poi se ne sarebbe andata via, avendo la conferma che la loro occasione era stata tre anni prima e non ce ne sarebbero state altre. Fissò per alcuni minuti quel bar e attraverso le vetrate immaginò come al solito la vita di quelle persone, due amiche che parlano dei loro problemi sentimentali, un giovane adulto che pensa alle occasioni mancate e una donna anziana che sorseggia un cappuccino con lo sguardo perso nel vuoto. Sapeva di star proiettando tutto ciò che provava su delle persone che nemmeno conosceva, ma era un modo diverso per non pensare al fatto che se Eric non si fosse presentato lei non si sarebbe mai più ripresa.
D’un tratto, sentì qualcuno chiamare il suo nome, si girò di scatto e vide Robert.
“Claire?”
Luii sorrise e lei continuò a guardare verso la porta della caffetteria.
“Presente.”
Sperava che Eric non arrivasse in quel momento perché era sicura che avrebbe frainteso tutto.
“Fatti abbracciare.”
Avrebbe decisamente frainteso ogni cosa.
Era pur sempre un suo compagno di liceo, a prescindere dal fatto che avesse usato la sua persona per giustificarsi malamente.
“Non ti vedo dal tuo compleanno.”
Abbracciare Rob era strano e si rese conto, solo in quel momento, che quella fosse la prima volta in assoluto in cui si abbracciavano. Lasciò quella presa velocemente, guardando nuovamente verso la porta della caffetteria, constatando che Eric non fosse ancora arrivato.
“Sì, neanche io.”
Sorrise più per cortesia che per altro.
“Poi dove ti sei trasferita?”
“Sto studiando medicina in Inghilterra, in una città che è così insignificante che nemmeno la conoscerai.”
Avvicinò le mani tra loro, grattandosi il palmo con l’indice destro.
“Tu hai fatto economia?”
Robert rise e annuì.
“Sì, altrimenti ognuna delle litigate con Mel sarebbe stata inutile.”
Claire ricordò appena quelle discussioni, sembravano ormai così sfocate e lontane da non sembrare nemmeno reali.
“E’ vero.”
“Mi ha fatto piacere vederti, Claire.”
“Anche a me.”
Si sorrisero un attimo.
“Sei sempre più bella.”
Non si aspettava che potesse dirle una cosa del genere e non si aspettava nemmeno il bacio in fronte che le diede, poco prima di andare via. Lo guardò di spalle e notò una ventiquattro ore a tracolla poggiata sulla spalla sinistra e la stessa andatura di quegli uomini di affari che prendevano gli aerei con lei. Poteva vestirsi in maniera differente, ma era sempre lo stesso Robert con la medesima sfrontatezza. Col senno di poi, si rese conto che non sarebbe mai riuscita ad apprezzare Robert per via di quel carattere: era fin troppo diverso da Eric.
 
 
Ad Eric era mancato il respiro, aveva visto Claire e Robert abbracciarsi e gli era mancato completamente il respiro. Li aveva visti, ma aveva tenuto gli occhi fissi su Claire, che aveva sorriso forzatamente più volte. Dopo tutto quel tempo e quelle numerose volte in cui aveva frainteso ogni cosa, sperava vivamente che fosse arrivato il momento di capire e comprendere ogni sfaccettatura di Claire. Adesso che la paura era scomparsa, che forse quella possibilità l’avevano davvero avuta, era più facile comprenderla. Gli veniva più semplice cogliere quella flebile linea di confine tra l’essere cortese e il suo effettivo fastidio. Adesso era più facile leggere tutto. Attese che Robert andasse via, come se dovesse aspettare il suo turno, e poi si diresse verso Claire.
Era rimasta di fronte al bar per tutto quel tempo ed Eric pensò che forse nemmeno si aspettava che lui si sarebbe presentato. Chiamò il suo nome piano e quasi si stupì che Claire fosse riuscita a sentirlo.
“Credevo che non saresti venuto.”
Lo disse spalancando le labbra in un sorriso e cominciando a ridere.
“Allora non hai ancora capito niente di me.”
“Dai colpa alla mia paura.”
Le loro labbra si toccarono ancora dopo un mese, ma ad Eric sembrò che fosse passato ancora più tempo. Erano familiari, ma allo stesso tempo diverse. In quel bacio non c’era più la Claire sorpresa di trenta giorni prima che non sapeva nemmeno se fosse stato il caso farlo rientrare nella sua vita e nemmeno la Claire adolescente che non faceva altro che confonderlo. Aveva l’impressione di baciare la ragazza che per il suo diciottesimo compleanno si era messa completamente a nudo, consapevole di ciò che volesse, ed era la Claire che aveva sempre desiderato accanto a sé. Con le mani accarezzò le guance di Claire, continuando con quel bacio che riusciva a comunicare tutto il loro amore. Fu Eric a staccarsi per primo da quelle labbra e notò come Claire avesse ancora gli occhi chiusi, quasi avesse difficoltà ad aprirli perché dentro ad un sogno. Le prese la mano e Claire osservò, prima, l’intrecciarsi delle loro dita e poi il suo viso.
“Credo che dovremo farci davvero quella chiacchierata, Eric.”
“Quella che ti ho chiesto di fare ben 3 anni fa?”
Solo adesso riusciva ad essere ironico a riguardo.
“Proprio quella.”
“Questa volta sarai onesta?”
Lo baciò brevemente, di nuovo, con una naturalezza che credeva che non avrebbero mai avuto.
“Andiamo a casa mia?”
 
 
 
Si erano baciati dentro all’ascensore, sul pianerottolo e poi per tutta casa sua. Claire aveva detto di andare da lei perché sapeva che i suoi genitori sarebbero stati tutto il giorno fuori e che Vicki era fuori per il weekend con Ian, il fratello di Mel. Erano arrivati in camera sua con le labbra gonfie e gli occhi pieni di emozione. Salire le scale era stato come rivivere il giorno del suo compleanno, lei a condurlo verso quella stanza ormai troppo infantile e rosa, e lui che si lasciava trascinare, quasi volesse avere continue conferme. La baciava in maniera differente, non c’era più il ragazzo insicuro e timido di anni prima, ma solo la consapevolezza che entrambi erano lì per lo stesso motivo e sapevano a cosa quei baci li avrebbero portati. La baciava con più sicurezza, avvicinandosi a lei ogni volta che il contatto delle loro labbra non era più sufficiente. Le tolse il maglione lentamente, senza fretta, guardandola dentro agli occhi ogni volta che le loro bocche erano separate e aiutandola a liberarsi di quei vestiti. Le sue mani non erano più impazienti e curiose come anni prima, adesso erano sicure di sfiorare i punti più delicati, convinto che le avrebbero provocato un brivido. Claire lo condusse verso il suo letto e lui si sedette, lasciando tra le gambe lo spazio perfetto che avrebbe ricoperto la ragazza poco dopo, avvicinandosi ancora a lui e baciandolo dall’alto, quasi come se Claire volesse averne il controllo. Eric prese a baciarle la pancia, sfiorando i fianchi con i polpastrelli della mano destra e sollevando sempre più la maglietta. Cominciò a baciarle l’ombelico per poi percorrere, bacio dopo bacio, l’incavo che lo avrebbe portato al suo seno; Claire, nel frattempo, aveva le mani tra i suoi capelli e sentiva la testa di Eric scivolare verso la sua bocca a poco a poco. Si alzò dal letto, le baciò ancora una volta il collo e poi la guardò negli occhi prima di baciarla di nuovo e farla sdraiare a letto. Questa volta il controllo l’aveva lui e Claire era, quasi, inerme sotto quelle carezze e quei baci, che bramava silenziosamente da tempo. Le tolse i pantaloni poco dopo, continuando a baciare ogni piccolo pezzo di pelle che gli si presentava davanti e lei non faceva altro che sospirare sotto ognuno di quei tocchi. La ragazza pensò che nessuno era mai stato così attento con lei, nessuno così paziente. La vide guardarla ancora negli occhi, ancora in silenzio e senza dire una parola, e poi levarsi la maglietta e gettarla fuori dal letto, a terra. La baciò ancora, ma aveva iniziato a farlo con più foga e ad ogni contatto si sentiva la pesantezza dei loro respiri. Eric si trovava sopra di lei, con un braccio a tenere il peso del suo corpo, e lei aprì leggermente le gambe per fare in modo che si avvicinasse, come poco prima aveva fatto Eric ai bordi del letto. I loro baci aumentarono ancora di intensità e Claire ebbe la sensazione che il cuore le stesse scoppiando dentro, sfiorò con le mani il petto di Eric e sentì che il suo cuore batteva all’unisono con il suo. Si rese conto che fosse arrivato il momento di fondersi e completarsi del tutto, tanto che sentì Eric sfilarle via le mutande nel frattempo che i suoi baci continuavano a torturarle la bocca. Vide Eric interrompere quel contatto e guardarla negli occhi.
“Posso?”
Gli sorrise un attimo, nonostante tutto quel tempo aveva la capacità di sorprenderla ancora. Si rese conto che quella domanda fosse più per chiederle implicitamente se lei stesse prendendo delle precauzioni, dato che Eric lo aveva già capito dal primo bacio che sarebbero finiti a letto a casa sua. Si protese verso di lui per un altro bacio ed Eric, dopo pochi secondi, entrò dentro di lei. Non c’era impaccio, non c’era nemmeno un pizzico di imbarazzo, ogni singola parte del proprio corpo era al posto giusto e, soprattutto, entrambi riuscivano a darsi piacere. La loro prima volta non era stata perfetta a livello tecnico, ma ogni volta che Claire la ricordava riusciva a sentire il cuore riscaldarsi. Adesso era tutto diverso, adesso coglievano ogni singola sfumatura dei loro respiri e sapevano esattamente l’effetto che l’uno faceva all’altra, forse perché in quegli anni se lo erano chiesti fin troppe volte. I loro respiri continuavano a mescolarsi e Claire, ogni volta che Eric la guardava, arrossiva ma non perché fosse imbarazzata. Fare l’amore con lui era la cosa più naturale del mondo e attraverso gli occhi del ragazzo credette di cogliere la stessa cosa. Si mosse ancora dentro di lei, dandole sempre più piacere ed ebbero la fortunata di raggiungere il culmine insieme. Ancora abbracciati, ancora appagati e ancora incastrati alla perfezione.
Era come riprendere da dove si erano lasciati, forse solo con la consapevolezza che, adesso, sarebbe stato più semplice.
 
 
 
Eric era rimasto dentro di lei ancora per un po’, anche se avrebbe continuato a fare l’amore con lei per ore. L’aveva abbracciata, baciata e coccolata ancora, e poi l’aveva vista dirigersi verso il bagno con un plaid addosso, senza dirsi ancora una parola ma sorridendosi semplicemente, come se tutto ciò che provavano fosse già scritto sulle loro labbra. Si era sdraiato su quel letto, con la pancia in su, le mani intrecciate dietro la testa e aveva guardato il soffitto a lungo, pensando a quanto tutto fosse stato perfetto. Aveva lasciato da parte i suoi istinti primitivi, godendosi il momento ed era quasi grato a se stesso per averlo fatto. Vide Claire tornare e sdraiarsi accanto a lui, si girò a guardarla e iniziò ad accarezzarle i capelli, mentre la ragazza chiudeva gli occhi e si abbandonava a quella dolcezza.
“Poi vorrei capire perché tutto ciò ti sembrava impossibile, Claire.”
“Mmm.”
La ragazza ci pensò un attimo, riaprì gli occhi e poi rispose sorridendo.
“Il fatto è che a diciotto anni tutto ti sembra più grande di te”
Eric scosse la testa, non era d’accordo.
“No, è solo che non hai mai voluto rischiare.”
Fece una breve pausa e si girò verso di lei, poggiando il braccio sul materasso e tenendosi la testa con la mano.
“So solo che il coraggio di rischiare ce l’hai o non ce l’hai ed è a prescindere dall’età. Se una cosa ti sembrava impossibile a diciotto anni, crescendo ti sembrerà sempre più impossibile, crescendo diventi solo più codardo.”
L’aveva messa in difficoltà, lo sapeva, possibilmente quello era uno dei discorsi che non avrebbero potuto affrontare per evitare di ferirsi o dire cose fuori luogo.
“Se fosse come dici tu, io non sarei qui.”
Si coprì meglio con il lenzuolo ed Eric sapeva che lo stesse facendo solo perché aveva colpito una parte sensibile, un nervo ancora scoperto.
“E cosa è cambiato?”
Era evidentemente in difficoltà.
“Sentiamo, Claire.”
La vide coprirsi ancora e mettersi seduta, appoggiando le spalle alla testata del letto.
“Sono stati tre anni di merda.”
Aveva assunto un tono di voce stridulo.
“Continuavo a rivivere tutti i momenti vissuti insieme, ma soprattutto continuavo a vedere i tuoi occhi feriti l’ultima volta che abbiamo parlato.”
“Almeno te ne eri accorta.”
Si era rimesso i boxer e poi si era seduto dalla parte opposta del letto.
“Non hai idea di come sono stata male in questi anni per quegli occhi.”
“Era il minimo.”
La vide volgere lo sguardo verso la finestra.
“Mi hai detto che fingevi, Claire.”
“E tu ci hai creduto.”
“E che dovevo fare?”
Pensò per un attimo che adesso la colpa era la sua e che infondo non doveva credere alle sue parole.
“Niente. Che motivo avevo di mentirti, Eric?”
Lo aveva detto in una maniera così sconsolata che avrebbe voluto abbracciarla.
“Quale persona sana di mente riesce a dire una bugia su una cosa così importante?”
Claire si coprì ancora, avvicinando le gambe al busto e rannicchiandosi in quel modo.
“Hai ragione.”
Lo disse quasi sussurrando.
“Sono stata una codarda.”
La vide coprirsi la testa e sdraiarsi a letto, sconsolata.
“Sono tre anni che rivivo quell’estate e, a parte che con lo studio, non sono andata avanti nella mia vita.”
“Claire….”
Non sapeva nemmeno cosa dire.
“Ho solo più coraggio adesso perché ho sofferto inutilmente senza di te e credo che mi sono posta troppi problemi prima. Se solo non fossi stata una codarda, potevamo stare insieme da tutto questo tempo.”
“Credi che avremmo resistito, Claire?”
In fondo, la preoccupazione della distanza riguardava anche lui. Si spostò dai bordi del letto a Claire in pochi secondi e si inserì dentro le lenzuola, abbracciandola e accarezzandole la pancia con le mani.
“Io credo di sì.”
Si avvicinò più a lui ed Eric poggiò il mento sulla spalla della ragazza, quasi a volerla ancora più vicina.
“Allontanarsi, per noi due, non è mai stata la soluzione.”
Claire si girò verso di lui, con gli occhi pieni di lacrime e lui prese a baciarla. Sapeva quanto potesse essere sensibile, ma non credeva che lei avesse sofferto quasi quanto lui. Si staccò da quel bacio e le posò le labbra prima su una e poi sull’altra palpebra, come se in quel modo potesse farla stare meglio e potesse farle dimenticare quegli anni, quasi potesse dimenticare anche lui.
“Lo so e me ne sono resa conto solamente adesso.”
Si avvicinò a lui, e si sentì abbracciare con forza.
“Dopo anni mi sento di nuovo bene.”
La strinse forte a sé.
“Ero sempre vuoto, sempre da un’altra parte ma non ci avevo mai pensato che fosse per te.”
“Nemmeno io.”
Le baciò la fronte e Claire chiuse gli occhi, quasi come volesse imprimersi ancora ogni cosa e fosse tutto provvisorio.
“Non voglio fare il guastafeste, ma dovremo pensare a come sarà dopo.”
Vide il volto di Claire muoversi verso di lui e guardarlo dritto negli occhi, Eric non aveva idea del modo in cui sarebbero cambiate le loro vite nei successivi mesi.
 
 
Claire, a quella domanda, non sapeva come rispondere.
“Non lo so.”
Si allontanò un attimo da Eric e poi si mise nuovamente seduta.
“Nel senso che io non ci ho pensato.”
Vide il ragazzo osservarla ed essere, visibilmente, confuso.
“Io torno spesso qui a casa, ma certi mesi rimango lì per via delle lezioni e del tirocinio.”
L’aveva detto quasi balbettando ed Eric se ne era accorto. Si era, nuovamente, coperta con il lenzuolo ed aveva incrociato le braccia. Non aveva mai pensato al fatto che se Eric si fosse davvero presentato sarebbe finita in quel modo, aveva dato quasi per scontato che lui non sarebbe venuto e che si sarebbe vendicato in quel modo. Si rese conto che attribuire un ragionamento così contorto ad Eric era diverso dal fatto che lui poteva, effettivamente, pensare di fare una cosa del genere. Lo aveva pensato spregevole sotto ogni punto di vista, perdendo lontanamente di vista il vero Eric, quello che aveva davanti e colui che continuava ad amare dopo tutto quel tempo.
“Non volevo metterti in difficoltà, Claire.”
Adesso poteva leggere nei suoi occhi pura e semplice delusione.
“E’ solo che non lo so.”
Era sicura che da un momento all’altro se ne sarebbe andato, per la prima volta sarebbe scappato lui.
“Non lo so, Eric.”
L’aveva visto alzarsi e prendere i vestiti.
“Siamo di nuovo nella stessa situazione.”
Aveva infilato i jeans in due rapidi movimenti.
“Di nuovo nella stessa cazzo di situazione.”
Claire era ancora nuda, dentro al letto e lui si stava già mettendo la maglietta.
“Prima mi dici che tre anni fa non poteva funzionare, adesso sembra di sì ma poi quando ti chiedo nel pratico come dovremo fare non ne hai idea e soprattutto non pensi nemmeno ad una soluzione.”
Era già passato ai calzini.
“E forse questo secondo aspetto è ancora più grave.”
 Adesso, aveva indossato le scarpe.
“Mi rendo conto che avresti preferito che oggi non fossi mai venuto lì, così avevi la scusa di non buttarti e amen.”
Era ancora immobile a letto e non riusciva nemmeno a muoversi.
“Ho ragione io, Claire, sei solo più codarda.”
Prese la giacca e poi la guardò dritta negli occhi, sempre più arrabbiato.
“So dov’è l’uscita.”
Claire lo aveva visto chiudere la porta, poi lo aveva sentito scendere le scale e alla fine chiudere la porta di casa. Si rannicchiò su se stessa per un attimo e iniziò a pensare a come, per l’ennesima volta, fosse stata stupida. Sembrava che ad ogni volta che loro si avvicinavano, lei doveva rovinare ogni cosa. Andò a recuperare i suoi vestiti e a poco poco si rivestì, sentendosi più nuda ad ogni strato di cotone che indossava. Si buttò a letto, senza forze, e rimase lì per un paio di ore in cui pensò che l’unica persona che avrebbe voluto chiamare fosse Mel. Si sentivano regolarmente, ma non voleva tediarla nuovamente con Eric e quei discorsi che erano inconcludenti per colpa dei suoi atteggiamenti idioti, aveva già passato parte della loro adolescenza a fare così. A volte ripensava a come Mel l’avesse sempre incitata a dire ad Eric cosa provasse, altre volte a come la sua migliore amica le dicesse che prima o poi avrebbe dovuto prendere una decisione, ma spesso ripensava ad una frase che, dopo tutto quel tempo, aveva ancora impressa in mente.
Sei diventata una delle persone che odio, quelle che non sono mai contente di ciò che hanno e che devono crearsi problemi dove non ce ne sono.
A volte avrebbe voluto vedersi chiaramente, avrebbe voluto vedersi attraverso gli occhi di Mel per riuscire a capirsi meglio e districare tutti quei dubbi e tutte quelle paure che ormai facevano parte della sua esistenza.
 


spazio autrice
Siamo qui, puntuale dopo un mese.
Io credo che questo capitolo parli ancora da solo. Siamo al presente, sembrava che Claire avesse fatto dei passi avanti andando lì, ma è evidente che è Eric ad essere il più maturo dei due. Sembra che non finisca mai tra loro due e che continuino a rincorrersi senza mai stare insieme :'(
Spero di aggiornare puntualmente la prossima settimana e prima di salutarvi ci tengo a dirvi che ho fatto un altro video/trailer per la storia: lo trovate qui
e che, inoltre, la storia ha un gruppo facebook :)
Alla prossima e grazie a tutti voi <3

   
 
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