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Autore: Ribesnero    10/02/2016    1 recensioni
Ziam|Singlefather!Liam|Artist!Zayn|HappyEnding - Manga Inspired
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E da lì furono vestiti levati con urgenza, mani che vagavano su corpi che si riscoprivano, ansiti e gemiti, dita intrecciate, corpi incastrati, baci dolci, spinte lente e “Ti amo”.
Era a casa.
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O quella in cui il passato di Zayn torna a bussare e non solo nei suoi sogni, ma anche alla porta di casa, Liam si tiene dentro più cose di quanto dovrebbe e due bambini hanno ovvi problemi di vista.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come Home
 
 
Uscì dal bagno, frizionandosi i capelli umidi a causa della doccia appena fatta, e si trovò davanti agli occhi quello che era in assoluto lo spettacolo più erotico, e allo stesso tempo dolce, del mondo: Liam Payne, nudo, seduto fra le lenzuola sfatte del suo grande letto, fra i capelli ricci e a caschetto c’era qualche piuma d’oca, appartenente a quel povero cuscino che aveva visto la sua fine la notte precedente e i cui resti giacevano ora dall’altra parte della stanza.
 
Si avvicinò piano, slacciandosi l’asciugamano legato attorno ai fianchi magri, non smettendo neanche per un secondo di mangiare con gli occhi la figura paradisiaca del suo ragazzo.
 
Quello, inizialmente intontito dalla sonnolenza, non si era accorto dell’avvicinarsi di Zayn in modalità predatore e percepì la sua presenza solo quando la bocca lussuriosa del moro lasciò un bacio bagnato sulla sua spalla, poi un altro più su, lasciando una scia fino a risalire lungo il collo, per mordere infine il lobo del suo orecchio, gesto che fece gemere leggermente il castano.
 
Si sedette dietro di lui, cingendo il suo corpo con le sue lunghe gambe ed andando a massaggiare dolcemente il suo ventre piatto, l’erezione formatasi alla sola vista del corpo perfetto di Liam premuta contro il fondoschiena di quest’ultimo.
 
-Zay a..aspetta, d..dobbiamo parl..AH..re- provò a dire il castano, ma la voce uscì spezzata a causa della mano del più grande, scesa a massaggiare il suo membro.
 
-Voglio fare l’amore con te- sussurro il moro per tutta risposta, direttamente al suo orecchio, con la voce roca e carica d’eccitazione, facendo gemere nuovamente il castano.
 
E da lì fu un passo far sdraiare il più piccolo sulla schiena e entrare dentro di lui, diventare una persona sola, spingersi sempre più a fondo in quel corpo caldo, stretto, perfetto per lui.
 
Sudore, gemiti, sperma, e nomi; nomi urlati e sussurrati da voci cariche di passione e piacere.
 
-Zayn!- urlò il suo nome, Liam, prima di venire fra i loro corpi, seguito dall’amante che, sfilandosi dal suo corpo e stringendoselo contro, sussurrò un –Ti amo- carico di una dolcezza insolita per Zayn.
 
Lui era quello forte, sicuro di se, che non parlava troppo, non con le parole perlomeno, colui che amava dominare Liam, che invece era più dolce, più fragile, tanto da sembrare spesso un bambino ai suoi occhi.
 
-Dobbiamo parlare- ripeté il castano, stavolta con più decisione, sciogliendosi dall’abbraccio del moro e mettendosi nuovamente seduto, seguito dal più grande, il cui sguardo passò da confuso a preoccupato quando la bocca di Liam si aprì come per dire qualcosa, ma invece che parole uscirono solo lacrime, dai suoi occhi, che andarono a rigare quel viso perfetto.
 
-Liam che succede? Dimmelo amore, cos’hai?- disse Zayn preoccupato, tirandoselo contro e abbracciandolo, facendogli affondare il viso nel suo petto.
 
-Scusa..scusa- sussurro il ragazzo più piccolo, prima di aggiungere un –E’…è finita Zayn, io tra poco…tra poco mi sposo…non..non possiamo più vederci- lo disse talmente piano che il moro per un attimo credette di aver sentito male, ma poi guardo i grandi occhi nocciola di Liam e si trovò a sbarrare i propri: aveva capito bene.
 
 
DRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIN DRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIN
 
 
Il suono del campanello lo svegliò, interrompendo quel sogno, quel ricordo, che da quattro anni a quella parte lo tormentava ogni notte, nei suoi sogni, e ogni giorno, durante ogni attimo in cui la sua mente era lasciata libera di pensare.
 
Non si alzò per aprire, ci avrebbe pensato Harry, il suo coinquilino, o l’ultimo ragazzo del riccio, che sicuramente era rimasto a dormire a casa loro di nuovo: doveva chiamarsi Louis se non si sbagliava.
 
Chiuse gli occhi sospirando, quando gli venne in mente che era quel giorno, il 28 Aprile, il giorno esatto in cui lui se ne era andato, lasciandolo a raccogliere i pezzi del suo cuore da solo, senza lasciargli un indirizzo, un numero di telefono, sparendo dalla sua vita come non ci si aspetterebbe mai che un amico d’infanzia faccia.
 
Si, perché loro si conoscevano da quando avevano cinque anni, da quando Zayn si era trasferito a Londra, nella casa accanto a quella dei Payne: avevano cominciato a giocare insieme in giardino, avevano frequentato elementari e medie da migliori amici, i primi tre anni delle superiori da fratelli, l’ultimo da amanti, fino al secondo anno di università, quando Liam l’aveva inaspettatamente lasciato per una donna, lui neanche sapeva gli piacesse una donna ! , ed era sparito.
 
Zayn era stato distrutto, ma anche quando i suoi genitori avevano deciso di tornare a Bradford lui aveva preferito rimanere, non seguirli, troppo legato ai ricordi costuditi da quelle quattro mura, continuando a frequentare l’accademia di belle arti per poi laurearsi lì; aveva trovato dei lavoretti per finire di pagare il mutuo, ma rendendosi conto che non ce l’avrebbe mai fatta da solo si era trovato un coinquilino e così aveva incontrato Harry, la persona più maliziosa e solare che conoscesse.
Per i primi tempi ci era anche andato a letto insieme ma quando una sera, nonostante fossero nudi sul divano e il riccio fosse fra le sue gambe, con i gomiti appoggiati sul suo torace per sorreggersi la testa, invece di eccitarsi e scopare, si erano ritrovati a raccontarsi tutto l’uno dell’altro e a fumarsi una canna, avevano capito che quello che li avrebbe mai potuti legare sarebbe stata sempre una grande amicizia, niente di più.
 
Sentì un gran chiacchiericcio e un grande chiasso provenire dal soggiorno, sul quale la porta della sua camera affacciava, quindi decise di alzarsi e vedere che stesse succedendo, sospettoso; perché sebbene Harry e Louis, ormai abitante stabile di quella casa, fossero le persone più rumorose che conoscesse, e non solo durante il sesso, non potevano fare tutto quel casino da soli.
 
Si infilò i pantaloni di una tuta malandata ed uscì, ferendosi gli occhi con la luce chiara che invadeva la stanza alle 11:30 del mattino, per poi mettere a fuoco la scena surreale che gli si presentò davanti.
 
Il suo cuore saltò un battito, il respiro gli si mozzò e i suoi occhi si spalancarono, così come la sua bocca, facendo cadere la sigaretta che si era infilato tra le labbra prima di mettere piede in soggiorno.
 
-Zayyy! Finalmente sei sveglio! Guarda, questo è Liam Payne, dovresti conoscerlo no?! E’ il fratello di Ruth, la nostra vicina!- disse con voce entusiasta, come sempre, guardando il giovane uomo in piedi sull’uscio della stanza.
 
L’altezza era rimasta quella, il suo fisico si era irrobustito, le spalle erano più larghe, ma era comunque più minuto di Zayn, i capelli erano notevolmente più corti, non più ricci e ribelli, ma lunghi non più di tre centimetri e tenuti apposto con del gel, vestito non più con jeans e maglioncino, ma fasciato da un completo color crema e da una camicia bianca lasciata slacciata per i primi bottoni.
 
Gli occhi, quelli erano gli stessi, sempre dolci, sempre profondi tanto da rischiare di caderci dentro, ma facevano da gemme preziose ad un viso “deturpato”, sul quale spiccava un cerotto sulla guancia destra, un labbro spaccato e uno zigomo viola; la cosa che però shockò Zayn maggiormente furono due ragazzini, entrambi maschi, aggrappati uno alla gamba destra, uno alla gamba sinistra del loro papà, che lo guardavano con occhi pieni di terrore, spaventati nel trovarsi in una casa estranea e con persone a loro sconosciute.
 
-Quanto tempo, Zayn!- esclamò il castano, sorridendo dolcemente, come un bambino, come solo lui poteva fare, lasciando il moro sempre più basito.
 
Vedendo che il più grande non dava segno di voler, poter, reagire, Liam continuò, con un leggero rossore ad imporporargli le guance, tipico di lui quando parlava con chiunque: la sua timidezza non era cambiata.
 
-Sono…sono tornato a Londra, stasera starò nella mia vecchia casa, domani andremo a cercarne un’altra, ma ho pensato di venire a salutare!- sorrise con le labbra serrate, muovendo nervosamente un piede.
 
-…Leeyum…- riuscì solo a sussurrare Zayn, talmente piano che Louis ed Harry neanche lo sentirono, ma lui si.
 
-Ancora quel soprannome, Zay?!- disse infatti, -non sei cambiato per niente- disse, con una scintilla di felicità negli occhi.
 
Zayn invece non sapeva cosa ci fosse dentro ai suoi di occhi, non sapeva se essere felice o meno, non aveva ancora avuto il tempo di realizzare ciò che era accaduto, non ne aveva avuto il tempo.
 
Liam, vedendo in quella reazione un rifiuto anche solo della sua presenza in quella casa, sorrise malinconico, per poi alzare nuovamente gli occhi nei suoi e proferire un –So..so che non ho alcun diritto di essere qui ora, scusa…solo che sono tornato e volevo vederti, niente di più…ciao!- prima di fare un cenno agli altri due ragazzi e uscire di casa con i bambini.
 
-LIAM ASPETTA LI..- sentì la porta sbattere poco prima che potesse affacciarsi sul corridoio che portava all’ingresso e restò a guardare la porta confuso.
 
-Tutto bene Zaynie?- la mano di Harry si poggiò sulla sua spalla e strinse, mentre un sorriso furbetto e colpevole si faceva spazio sul suo volto.
 
-HARRY, NON FARE IL FINTO TONTO, SAPEVI BENISSIMO CHI ERA E L’HAI LASCIATO ENTRARE!- urlò infatti Zayn, prendendo a rincorrere l’amico.
 
La giornata intera trascorse così, con i battibecchi fra Harry e Zayn, il rumore dei baci fra il primo e Louis, il telefono che squillava in continuazione a causa di un’imminente mostra che avrebbe avuto luogo nella galleria d’arte dove lavorava il moro e che quest’ultimo stava organizzando; la sera, quando dopo una cena immangiabile cucinata dai suoi amici per “farsi perdonare” si spogliò e si rintanò sotto le coperte, i suoi pensieri volarono a Liam.
 
Era tornato, era lì, dopo quattro lunghi anni durante i quali non aveva smesso di amarlo neanche per un secondo; già, era lì, ma probabilmente era lì con i suoi bambini e sua…sua moglie, ormai si era costruito una famiglia, non c’era più posto per Zayn nel suo cuore.
 
Eppure era venuto a casa sua per lui, per vederlo…
 
NO!
 
Non doveva farsi false illusioni, aveva imparato ad accettare, col tempo, che non avrebbe mai amato nessun’altro all’infuori di quel ragazzino castano che l’aveva lasciato poco più che maggiorenne, ed era tornato così, all’improvviso, come un giovane uomo, un padre.
 
Ce l’avrebbe fatta a vederlo tutti giorni, felice senza di lui, innamorato di una donna che, nonostante non l’avesse mai vista, rappresentava la sua paura più grande?
 
 
***
 
 
La mostra sarebbe stata fantastica, tutto procedeva per il meglio, nonostante fosse stato pieno di impegni negli ultimi mesi, era riuscito ad gestire perfettamente il suo nuovo ruolo da direttore della galleria, senza però essere meno efficiente nel suo organizzare le esposizioni.
 
Amava il suo lavoro, era partito dal lavare il parquet alla galleria, ed in meno di due anni era diventato lui il capo, grazie anche al signor Ricci, il proprietario di quel luogo che Zayn considerava la sua seconda casa, che aveva riposto in lui fiducia ed orgoglio; ormai il moro non aveva più bisogno di Harry (e Louis..) per estinguere il mutuo, era giovane ma guadagnava abbastanza da farcela da solo, però si era troppo affezionato a quel piccoletto che aveva portato luce nella sua vita quando tutto sembrava solo buio e negativo.
 
-Zayn!-  il suo nome pronunciato da una voce dolce, quella voce, lo riportò alla realtà, strappandolo dalle sue riflessioni che prendevano sempre piede lungo il percorso casa-lavoro, che amava fare a piedi.
 
Alzò lo sguardo e si trovò davanti Liam, con i due bambini sempre attaccati a lui, sorridente, che lo guardava col suo solito sguardo innocente.
 
-Ehi..Liam!- cercò di rispondere con lo stesso entusiasmo dell’altro, ma ebbe scarsi risultati!
 
-Torni dal lavoro?- chiese, inclinando leggermente la testa di lato, come avrebbe fatto un cucciolo.
 
-Ehm..io…si, si esatto!- riuscì a balbettare, non riuscendo a non pensare che non avrebbe mai resistito a vederlo tutti i giorni.
 
-Mama?- pigolò la vocina piccola di uno dei bambini che si nascondeva dietro alla coscia di suo padre, abbracciandola, guardando il moro con degli occhi grandi e lucidi.
 
Zayn, dal canto suo, si ritrovò a sbarrare i propri: come l’aveva chiamato quel bambino?
 
-Scusalo Zayn!- esclamò il castano, piegandosi sulle ginocchia fino a raggiungere l’altezza dei due bambini, -No Eddy, questa persona non è tua mamma, Nick lo hai capito anche tu, vero?!- parlò con un tono dolce, tipico di lui, qualunque cosa facesse, e una domanda rotolò spontanea dalle labbra del moro senza che questo lo volesse davvero.
 
-Dov’è la loro madre?- si portò una mano alle labbra non appena le sue labbra smisero di muoversi, convinto di aver fatto una domanda inopportuna, ma il più piccolo sorrise, come per dire “non c’è problema”.
 
-E’ morta, in un incidente, dieci giorni fa- Zayn spalancò nuovamente gli occhi, non sapendo cosa dire.
 
Gli dispiaceva? No, per niente, quella donna glielo aveva portato via, ma non poteva neanche dire di essere felice…fondamentalmente non sapeva come sentirsi.
 
Ci pensò il castano a rompere quel silenzio teso che si era venuto a creare.
 
-Hai…hai un po’ tempo? E’ da tanto che non parliamo!- sussurrò, con un velo di nostalgia negli occhi; Zayn non potè fare a meno di annuire.
 
Entrò in casa sua solo per posare la propria valigetta e riuscì, camminando in silenzio lungo la via che portava al parco, dove una volta arrivati si andarono a sedere su una panchina, davanti ai giochi sui quali i piccoli Nick e Eddy giocavano.
 
-Ti ricordi? Giocavamo qui quasi tutti i giorni da piccoli!- sospirò Liam, con i capelli scossi dal vento leggero, lo sguardo perso nel guardare i bambini rincorrersi.
 
-Non potrei mai dimenticarlo- rispose Zayn, che invece guardava il ragazzo seduto accanto a lui quasi con adorazione, non potendo evitare di aggrottare le ciglia nel vedere quei graffi e quei lividi che deturpavano quel viso perfetto, ma esaminandolo meglio si rese conto che le fasciature erano anche attorno ai polsi.
 
-Cos’è successo a tua…moglie di preciso?- chiese, facendo girare il riccio verso di lui.
 
-Un incidente d’auto!- rispose guardandolo con quei suoi occhi enormi.
 
-E sei rimasto ferito anche tu?- sussurrò, allungando quasi inconsapevolmente una mano fino a sfiorare il livido sullo zigomo.
 
Liam sorrise a labbra chiuse a quel tocco, prima di passarsi imbarazzato una mano sulla nuca e rispondere –No ma, haha, mia moglie…era molto…dittatoriale-.
 
-COSA?!- urlo il moro poggiando delicatamente il palmo della mano sulla guancia non più paffuta del castano, -Lei..lei ti picchiava?!-.
 
Liam riuscì solo a sorridere dolcemente e annuire quasi impercettibilmente; cominciò a raccontare tutto.
 
-Sono sempre stato timido ed esitante, ma nel mio lavoro avevo trovato qualcosa in cui mi sentivo davvero sicuro, sul quale concentravo tutti i miei sforzi, e a lei non andava bene per niente, ma non era ovviamente il nostro unico problema; dieci giorni fa, durante l’ennesimo litigio, è corsa fuori di casa e un’auto l’ha presa in pieno…non ha sofferto però, di questo ne sono contento!- sospirò, piantando nuovamente i suoi occhi in quelli del moro.
 
-Ti somigliava molto…d’aspetto intendo…- sussurrò, e Zayn non potè fare a meno di pensare che non voleva assolutamente assomigliare ad una donna stronza e violen…
 
Un attimo…
 
Forse…no, non può essere…
 
-Leeyum…è perché mi somigliava che…che mi hai lasciato e l’hai sposata?- domandò, pieno di cosa? Speranza, forse?
 
E per la prima volta da quando era tornato, aveva visto la tristezza ed il dolore dipingersi sul volto dell’uomo che amava.
 
-L’ho fatto…- il castano prese un respiro prima di continuare, -…l’ho fatto perché non potevamo più rimanere in quello stato, con me dipendente da te Zayn..io…- ma non riuscì a finire, perché le dita leggere del moro si posarono sulle sue labbra, fermandolo.
 
Zayn riusciva solo a pensare che voleva baciarlo, che lo amava come niente al mondo, così si avvicinò piano, mantenendo gli occhi dentro ai suoi, fino a quando i loro nasi non si sfiorarono; poteva sentire il suo fiato dolce, come il miele, infrangersi sulla propria pelle, lo vide socchiudere gli occhi e fece lo stesso, pronto ad assaporare quelle labbra che gli erano tanto mancate…
 
-MAMA!!- un urlo dei due bambini, aggrappati alla giacca di Zayn nel tentativo di fermarlo, li riscosse, riportandoli entrambi in quel parco e facendoli girare verso di loro.
 
I piccoli avevano le lacrime agli occhi e guardavano Zayn con paura, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci negli occhi di bambini tanto piccoli.
 
-Peffavore, non fare male a papa!- piagnucolarono in coro, -Peffavore!- ripeterono, mentre dei lacrimoni facevano capolino agli angoli dei loro occhi.
 
Zayn sorrise, posando una mano sulla testa di entrambi, per accarezzare i loro capelli e rassicurarli.
 
-Non voglio fargli male- disse piano, rivolgendolo più al ragazzo accanto a se che ai due bambini, -non gliene farò mai…- concluse.
 
I piccoli lo guardarono negli occhi per lunghi momenti, come per studiarlo, poi annuirono e gli sorrisero, pronti a ornare a giocare se non fosse stato per il padre, che si alzò borbottando un –Dobbiamo andare…-.
 
-Dove?- il moro si alzò in piedi, preoccupato di aver detto o fatto qualcosa di male.
 
Liam sorrise, per rassicurarlo.
 
-Ho affittato un appartamento poco lontano da qui, casa è ormai di Ruth, già ci sono i suoi figli e suo marito, non c’è spazio anche per noi! Non preoccuparti- e se ne andò, prendendo per mano i suoi figli.
 
 
***
 
 
Non aveva visto né sentito Liam per un giorno intero, ma la sera seguente a quella durante la quale erano andati al parco, dopo essersi fatto dare il suo indirizzo dalla vicina, raggiunse il suo appartamento, dentro al quale scoprì esserci solo i bambini, che gli dissero che il loro “papa” era andato a comprare da mangiare.
 
Quindi si mise per terra, nel piccolo soggiorno del bilocale, a giocare con loro, fino a quando non sentì la serratura scattare e non vide Liam entrare con delle buste in mano e sul viso un’espressione sorpresa e…arrabbiata?!
 
-Non ti avevo detto di non preoccuparti, di non venire??- chiese infatti retoricamente, alterato.
 
Zayn si passò una mano dietro la nuca, mentre i due bambini gli si accoccolavano contro.
 
-Non ho potuto fare a meno di preoccuparmi, hai due bambini e devi trovare ancora lavoro…come facevo a non-
 
-NON POSSO ESSERE DIPENDENTE DA TE ZAYN!-, urlò il castano, facendo muovere nel sonno i due bambini, sulla fronte dei quali il moro andò a posare una carezza.
 
Ma c’era qualcosa di strano, erano troppo caldi.
 
-Lee credo che loro due abbiano-.
 
-ESCI! VAI VIA!- gridò ancora, aprendo la porta d’ingresso e spingendo il più grande fuori.
 
Zayn si ritrovò a fissare la porta anonima di quell’appartamento per qualche secondo, per poi sospirare e scendere in strada.
Idiota, era stato un’idiota.
Era ovvio che Liam non lo avrebbe voluto intorno, le cose erano cambiate rispetto a quando stavano insieme, oramai lui…
 
-ZAYN TI PREGO, TORNA!- la voce del castano gli arrivò alle orecchie e, quando si girò, lo vide sbracciarsi dalla finestra.
 
Corse di nuovo verso il portone, salì i gradini delle scale due a due, si precipitò nell’appartamento dove trovò un Liam con degli occhi enormi, pieni di lacrime, che abbracciava i due bambini che tenevano gli occhi semi chiusi con aria assonnata e le fronti piena di goccioline di sudore.
 
-T..ti pr..prego Zayn…aiutami, loro…loro st..stanno male e..e io n..non so che fare…scottano!- piagnicolò, guardandolo con sguardo implorante, il più piccolo.
 
Zayn prese in braccio uno dei piccoli e, pronunciando un –Non preoccuparti, portiamoli da un medico-, uscì di casa, con il telefono in mano per chiamare un taxi.
 
 
***
 
 
-Non dovete preoccuparvi, i bambini hanno la febbre alta ma è normale a quest’età, specie se vi è un cambio di ambiente così drastico- disse sorridente la pediatra dell’ospedale.
 
Liam abbracciò Zayn, sospirando di sollievo e lasciando cadere una lacrima di frustrazione.
 
-Potete andare a casa ragazzi, siete stanchi e vi assicuro che le sedie della sala d’attesa non sono comode per passarci l’intera nottata, loro li terremo sotto osservazione tutta la notte, non preoccupatevi!- disse ancora, prima di congedarsi e lasciare i due ragazzi a guardare, abbracciati, da una finestra l’interno di una stanza nella quale, in due lettini con le coperte dei supereroi, stavano sdraiati Nick ed Eddy.
 
 
***
 
 
-S..sicuro che n..non è un problema?- chiese per l’ennesima volta il più piccolo, balbettando, mentre si sedeva sul grande letto di Zayn.
 
Quest’ultimo riemerse dal suo armadio con in mano un pigiama pulito, si avvicinò al castano e, accarezzandogli i capelli e sorridendogli, glielo porse con un –Assolutamente no, non ti avrei mai lasciato dormire in quella casa piena di scatole da solo dopo tutto quello che è successo-.
 
Liam sorrise timidamente, prima di vedere il moro allontanarsi verso la porta e –Dove vai?- domandò ansioso.
 
-Sul divano, l’altra camera è occupata da Harry e L-
 
-Resta con me…ti prego- sussurrò il più piccolo, afferrando la sua mano.
 
Zayn esitò, sconvolto dall’intensità degli sguardi con i quali l’altro ragazzo lo catturava: non era cambiato per niente.
 
Annuì e, tornato verso l’armadio, cominciò a levarsi pantaloni, giacca e maglia, per infilarsi la sua solita tuta grigia e, quando si voltò, potè ammirare Liam, fasciato dai pantaloni di raso blu e dalla camicia dello stesso tessuto e colore ancora mezza aperta, tutto troppo grande per lui, il che lo fece apparire a metà tra qualcosa di terribilmente dolce e maledettamente eccitante.
 
Si stesero entrambi sul letto, uno all’estrema destra, l’altro all’estrema sinistra, fra loro elettricità, tensione palpabile, fino a quando –Zay abbracciami, per favore-, e il moro si girò, accogliendo fra le braccia un ventiseienne che sembrava un bambino accoccolato al suo petto.
 
Affondò il naso nei suoi capelli, soffici e profumati, stringendoselo ancora di più contro, non volendolo più lasciare, volendogli dire tante cose, ma non facendolo per non distruggere quel momento, così simile a quelli del passato.
 
-Quattro anni fa…ti ho lasciato perché lei era incinta. Ero così perso per te…ma volevo essere sicuro che non fosse solo voglia di…sperimentare e una sera sono uscito con Maz e Andy e l’ho incontrata. E ci sono andato a letto, solo quella sera, te lo giuro Zay, ma poi lei mi ha chiamato e mi ha detto di aspettare un bambino e…cosa avrei dovuto fare, se non prendermi le mie responsabilità?- raccontò lentamente Liam, muovendo un dito sul petto nudo dell’altro, disegnando tanti piccoli cerchi.
 
BumBumBum
 
Il cuore del moro batteva ad un ritmo quasi spaventoso, aveva sognato per anni di riaverlo tra le sue braccia mentre gli dava una spiegazione; era tutto quasi perfetto, quasi un sogno, se non fosse stato che nelle sue fantasie il ragazzo gli diceva anche
 
-N..non ho mai smesso d..di amarti, n..nemmeno un secondo- e allora, quando quelle parole uscirono dalle sue labbra, le sue perfette labbra, potè considerarsi in pace con il mondo, sentì che quel pezzetto di cuore che Liam aveva portato via con se, era finalmente tornato al suo posto, a scaldargli il petto.
 
Si staccò da lui e gli fece alzare il viso per baciarlo, rendendosi conto che quello era l’unico posto in cui le sue labbra avrebbero voluto rimanere per tutta la vita; il bacio si fece piano piano sempre più passionale, affamato, Liam cominciò a mugolare, Zayn ad eccitarsi.
 
E da lì furono vestiti levati con urgenza,
 
-Ti amo-.
 
mani che vagavano su corpi che si riscoprivano,
 
-Ti amo-.
 
ansiti e gemiti,
 
-Ti amo-
 
dita intrecciate, corpi incastrati,
 
-Ti amo-.
 
baci dolci, spinte lente,
 
-Ti amo-
 
e “Ti amo”.

Era a casa.
   
 
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