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Autore: Lachiaretta    10/02/2016    6 recensioni
Ecco le avventure dello Studio Legale Belli.
Christine torna a Venezia per star vicino a suo padre e, lasciato il lavoro come modella, viene assunta come praticante in un noto studio legale di Venezia.
L'inserimento non sarà dei più facili a causa del cattivo carattere di Paolo Belli, titolare e socio maggioritario dello studio, e della manifesta ostilità degli avvocati più giovani Matteo, Melita e Filippo.
Le uniche a dimostrarsi gentili con la nuova arrivata sono Camilla, giovane praticante alle prime armi apprezzata da tutti solo perchè la preferita di Paolo Belli, e Michela Sarpi moglie di Antonio Belli, fratello di Paolo, e avvocatessa anziana dello Studio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO IX
 
 
 
“Mi stai distruggendo la batteria del cellulare.” Sibilo al telefono allontanandomi leggermente da Teo, Camilla e Giovanni che mi precedono all’interno della Vedova Nera.
 
“Ti prego Christine, non mettere giù, voglio solo parlare.”
 
“E cosa ti fa credere che io voglia parlare con te. Se avessi voluto avrei risposto alle altre centocinquanta telefonate con cui mi stai tempestando da ieri.” Avevo chiesto ad Andrea qualche giorno per riflettere, avevo bisogno di star tranquilla per potermi concentrare sul lavoro e la prova di ieri e ciò non contemplava parlare con lui. Andrea invece, dopo avermi concesso una tregua fino a ieri sera ha ricominciato a chiamarmi ininterrottamente.
Non so nemmeno perché ho risposto invece di ignorare come al solito la sua chiamata, forse perché non volevo mi scaricasse la batteria del telefono, o forse perchè, nonostante sia imperdonabile, avevo solo voglia di sentirlo.
 
“Ti prego Christine” La sua voce bassa e lamentosa mi stringe il cuore. “Dobbiamo parlarne.”
 
“Parlare di cosa? Di te ed Estel? Ho già letto abbastanza.” Sbotto in un impeto di rabbia mentre le immagini di Teen Model della settimana scorsa mi si ripropongono davanti agli occhi. “Scusami ma proprio non ho voglia di parlarne, né adesso né mai.”
 
“No, no, no. Christine non è come credi.” Si affretta a giustificarsi. Tipica frase da uomo. “Ammetto che inizialmente ero arrabbiato con te perché non eri venuta, avevo bisogno di vederti, e ammetto di aver bevuto parecchio ma con Estelle non c’è stato assolutamente niente. Lei mi si è attaccata fin da subito chiedendomi perché non c’eri e credo si fosse accorta dei fotografi. Voleva uno scoop, qualcosa che le permettesse di raggiungere la prima pagina del giornale, non vale la metà di te.” Ecco cosa non volevo sentire, queste esatte parole. Le parole che avrebbero insinuato in me il dubbio. Come posso credergli? Ma come posso allo stesso tempo non credergli dopo tanti anni insieme?
E se veramente non fosse successo nulla tra loro?
 
“E allora perché non me lo hai detto subito? Perché hai lasciato che lo scoprissi così?” Continuo evitando accuratamente di raccontargli di Malefica e del modo in cui mi ha sbandierato la rivista davanti a tutti per umiliarmi.
 
“L’ho scoperto anch’io solo lunedì mattina in edicola. Ho provato a chiamarti ma tu non rispondevi. E domenica… Christine tuo padre stava male, non volevo darti ulteriori pensieri. Ti prego amore, credimi. Non è successo assolutamente nulla.”
 
Inspiro profondamente un paio di volte. Una parte di me vorrebbe credergli ma l’altra proprio non ci riesce. Ricordo bene l’ultima mia festa a Roma e al modo in cui guardava Estelle spogliarsi sopra quel suo maledetto tavolo. Non riusciva a trattenersi nemmeno di fronte a me. “io…” Balbetto incerta. “non so Andrea… ho bisogno di pensare…”
 
Vengo interrotta da una mano che si poggia sulla mia spalla per attirare la mia attenzione.
“Eccomi Christine, grazie per avermi invitato.” Filippo compare dietro di me, deve aver trovato il mio bigliettino e aver deciso di raggiungerci. Ci siamo già incontrati oggi ma come sempre mi perdo ad osservare la sua figura alta e magra, il suo stile eccentrico ma allo stesso tempo accurato e ricercato, quei capelli forse un po’ troppo lunghi, il sorriso eccessivamente smagliante e i suoi grandi occhi marroni su cui mi soffermo forse un po’ troppo.
 
“CHRISTINE.” Grida Andrea dall’altro capo del telefono riportandomi con i piedi per terra. “CHI CAVOLO C’E’ CON TE? SEI FUORI CON UN RAGAZZO?”
 
MI affretto a coprire con la mano l’apparecchio così che nessuno dei due ragazzi possa ulteriormente sentire la voce dell’altro mentre con il capo gli indico la porta del locale sussurrandogli di precedermi dato che gli altri sono già dentro. Appena credo che sia abbastanza distante riprendo la mia telefonata.
 
“…CREDERE CHE TU STIA USCENDO CON UN ALTRO.” Colgo solo le ultime parole della sua frase ma sono comunque abbastanza per farmi intuire che ha travisato la situazione. Sembra piuttosto arrabbiato.
 
“Andrea smettila di urlare o metto giù il telefono.” Sbotto sperando che la finisca di sbraitare. Come può pensare una cosa del genere, non ci siamo nemmeno ufficialmente lasciati e crede che io stia già uscendo con un altro. “Sono fuori con qualche collega dello studio legale…” sussurro a disagio dopo una mangiata di secondi di silenzio da parte di entrambi. Perché deve essere così difficile.
 
“E perché sei fuori con loro?” Continua duro, il tono sommesso di poco fa sembra essersi totalmente dissolto.
 
“Ho superato la prova…” Biascico innervosita da questo suo cambiamento d’umore improvviso e del tutto ingiustificato.
 
“E dimmi un po’. Come sono questi tuoi colleghi? Belli?”
 
Lo interrompo prima che possa formulare solo un’altra domanda. “Basta Andrea, non ho intenzione di proseguire questa conversazione e gli altri mi stanno aspettando. Ti richiamo io.” Su queste parole chiudo la conversazione premendo il tasto di fine chiamata. Diciotto minuti di telefonata.
Scuoto il capo realizzando che non parlavo così tanto con lui da una settimana. Da prima della pubblicazione di quel maledetto articolo su lui ed Estelle.
Immediatamente nella mia mente appare l’immagine di loro due, l’uno rivolto verso l’altra, intenti a sorridersi amorevolmente. Subito quella ferita che credevo rimarginata si riapre. Andrea nega tutto… che sia vero? Come posso credergli? Cosa sta facendo per farsi credere da me?
Fa tante storie per la mia uscita e magari lui stesso è già pronto per una delle sue solite feste.
Certo che è andato fuori di testa al solo sentire la voce di Filippo. E se lo vedesse?
 
“Christine tutto bene?” Camilla richiama la mia attenzione facendo capolino dalla spessa porta del locale.
 
Annuisco lievemente avvicinandomi a lei e riponendo il telefono all’interno della borsa. “Ho terminato.”
 
“Va tutto bene? Filippo ha detto di averti vista un po’ agitata poco fa e mi ha chiesto di venire a controllare.” Continua non riuscendo a nascondere un mezzo sorriso. Filippo era preoccupato per me? Che abbia sentito la mia telefonata?
Senza rendermi conto mi ritrovo a sorridere alla mia amica pensando al bel avvocato in pensiero per la mia situazione.
 
“Si, si.” Confermo non avendo intenzione di rovinare la serata a tutti con i miei problemi sentimentali. “Entriamo. Ho bisogno di bere.”
 
 
 
Una volta all’interno raggiungiamo i tre ragazzi seduti al bancone. Teo ride sonoramente sbattendo il pugno sul tavolo ad una qualche battuta di Filippo mentre Giovanni li osserva con aria severa. Non sembra andare molto d’accordo con i due avvocati, o forse c’è solo qualcosa che lo turba eccessivamente.
Ci accomodiamo sugli alti sgabelli e ordiniamo da bere: quattro prosecchi e una tequila liscia, quest’ultima per me. Abbasso lo sguardo imbarazzata mentre i miei accompagnatori strabuzzano gli occhi sbalorditi della mia ordinazione. In effetti non è nemmeno ora di cena.
 
“Però! Ci dai dentro ragazza!” Mi schernisce Teo colpendomi la spalla destra con la grande mano destra. “E io che ti facevo tanto delicata.”
 
Sento le guancie imporporarsi per l’imbarazzo, sia chiaro che non sono né mi sento un’alcolizzata ma non ho mai disdegnato un buon bicchiere di tequila, soprattutto dopo una settimana tanto pesante e una conversazione anche peggiore se possibile. Forse un solo bicchiere potrebbe non essere sufficiente. Apro e chiudo la bocca incapace di proferire una sola parole, forse avrei dovuto cominciare come loro con un bicchiere di buon vino.
 
“Non prenderla in giro.” Gli risponde prontamente Filippo prendendo inaspettatamente le mie difese. “Anzi cambio il mio ordine.” Esclama facendo un cenno con la mano alla cameriera che corre da lui sorridendogli e chinandosi sul bancone in modo da lasciare in bella vista il prosperoso seno attraverso la provocante scollatura. “Porta una tequila anche a me per favore.”
 
“Certamente dolcezza, tutto quello che vuoi.” Ammicca la rossa fissando i suoi grandi occhi verdi sul mio bel collega lasciando intendere che sembra disposta a concedergli molto di più di un semplice drink. Lui però non sembra darci peso e una volta afferrato il bicchiere si rivolge di nuovo verso di me per brindare.
 
Sorrido al bellissimo ragazzo al mio fianco portando il bicchierino alla bocca e ingoiando il contenuto in un solo sorso. Sento la gola bruciare al solo passaggio del liquido e una vampata di calore avvolge l’intero mio corpo. Tutto diventa improvvisamente più leggero tra le risate dei miei colleghi e senza rendermene conto mi ritrovo tra le mani un nuovo drink invece del bicchiere vuoto che sorreggevo fino a qualche istante prima.
Svuoto anche questo sentendo già la testa girare quindi afferro una manciata di patatine portandomele alla bocca e riempiendomi di briciole il vestito color cipria.
Alla mia destra Camilla e Teo ridono allegri prendendo in giro Melita e la sua faccia una volta scoperta la mia assunzione mentre Giovanni li osserva entrambi molto serio soffermandosi prima sulla sua fidanzata e poi sull’avvocato. Che sia geloso di loro? Forse teme che Camilla sia interessata a Teo?
In effetti tra i due sembra esserci feeling ma, almeno a mio parere, nessuno dei due sembra interessato all’altro, non più di una semplice amicizia. Eppure il suo sguardo duro lascia chiaramente intendere la sua disaprovazione.
Alla mia sinistra Filippo si fa consegnare dalla provocante cameriera altri due bicchieri di Tequila, insieme ad un bigliettino. Lui lo apre e lo osserva ancora sorridente, prima di richiuderlo e riporlo nel taschino della giacca viola.
Lascio perdere i miei compagni e mi avvicino a lui curiosa di conoscere il contenuto del messaggio. Appena si accorge della mia presenza accanto a lui mi porge il secondo bicchiere invitandomi a brindare, io lo afferro prontamente e lo faccio urtare al suo tirando indietro la testa e svuotandolo in un solo sorso, per l’ennesima volta.
 
“Vacci piano Christine, sembri già piuttosto allegra.” Mi consiglia avvicinandosi al mio orecchio, la voce impastata dall’alcool.
 
“Da che pulpito.” Biascico poggiando una mano sul suo petto, esattamente all’altezza del suo cuore o meglio del taschino incriminato. Filippo sorride sornione finchè non si accorge di ciò che stringo tra le mani. “E questo cos’è?” Domando alzando il biglietto della barista e sventolandolo di fronte al suo volto prima di passarlo a Camilla che lo afferra prontamente, incapace di trattenere una risata e lo porge a Teo.
 
“Dai ragazzi.” Sbotta Filippo alzandosi in piedi e cercando di recuperare il piccolo foglio di carta sotto lo sguardo sbigottito dell’avvenente cameriera.
 
Teo però una volta afferrato Filippo con entrambe le braccia passa a Giovanni il biglietto che lo apre e me lo ripassa sorridendo. Finalmente sembra divertirsi anche lui.
Con la coda dell’occhio leggo il contenuto del biglietto: un numero di telefono, l’indicazione dei suoi orari di lavoro e l’esplicita richiesta di chiamarla.
Come può una ragazza essere tanto sfacciata?
Io non avrei mai il coraggio di fare un gesto del genere, non ne ho mai avuto bisogno o forse l’occasione.
Riporto lo sguardo sulla cameriera scrutandola da capo a mezzo busto, l’unica parte di lei da me visibile oltre al bancone. La folta capigliatura rossa stretta in una coda alta le contorna il viso ricoperto di lentiggini, gli occhi sono grandi e verdi e la pelle chiarissima. Il fisico è abbastanza minuto se paragonato alla quarta di seno stretta nel top nero sicuramente di una taglia inferiore per non lasciare nulla all’immaginazione.
È una bella ragazza, devo ammetterlo, ma io sono molto meglio.
Porto il piccolo pezzo di carta davanti al volto di Filippo sventolandolo fregandomene di lei e dei suoi occhi puntati su di me.
 
“Lo rivuoi per caso?” Gli domando sfoderando uno dei miei migliori sorrisi, ripiegandolo nuovamente e infilandolo nella tasca dei pantaloni.
 
Ancora legato alla presa di Teo scoppia a ridere e scuote il capo. “Immagino che non sia tua intenzione restituirlo.” Mi risponde, il tono della voce allegro e chiaramente divertito.
 
Annuisco beffarda riportando lo sguardo sulla rossa che mi sta fissando con aria furiosa, gli occhi stretti a fessura non nascondono il suo odio nei nostri confronti. “Puoi anche tenerlo.” Si rivolge a me con aria di sfida dopo essersi avvicinata, si allunga sul bancone porgendo a Filippo un secondo bigliettino, questa volta però lo infila direttamente nella tasca dei suoi pantaloni soffermandosi eccessivamente vicino alle sue parti basse. Sento Teo scoppiare a ridere mentre Filippo la osserva nemmeno troppo sorpreso. Probabilmente è abituato ad avance del genere.
Un’improvvisa ondata di rabbia si impadronisce di me senza che mi sia ben chiaro il motivo, tutta l’ilarità di prima sembra avermi abbandonata. Accartoccio il bigliettino che ancora stringo tra le mani prima di lasciarlo cadere a terra.
 
“Portami un’altra tequila.” Le ordino perentoria. “Subito.”
 
 
 
 
 
 
FILIPPO’S POV
 
Allungo il braccio in tempo per afferrare Christine che oscilla pericolosamente sui tacchi eccessivamente alti. Cinque tequile sono effettivamente troppe per chiunque. Cingo la sua vita e la stringo inebriandomi del suo dolce profumo: Dior.
 
“Credo che sia ora di tornare a casa.” Annuncio all’allegro gruppo senza lasciare la presa sulla mia bella collega per la paura di vederla cadere a terra.
 
Camilla invece sorregge Teo aiutata da un contrariato Giovanni. “Decisamente è ora di andare. Non mi sento affatto bene.” Blatera, la voce impastata dall’alcool. Dopo un paio di bicchieri di prosecco ha deciso di unirsi a me e Christine, mischiando vino e tequila. Non proprio una scelta intelligente. E adesso nemmeno lui riesce a tenersi in piedi sulle sue gambe.
 
“Riuscite ad accompagnarlo?” Domando alla coppia di fidanzati pregando in una risposta affermativa perché se loro si occupano di Teo io potrò riportare a casa Christine.
 
“E lei?” Domanda Giovanni indicando con il capo la mora al mio fianco. Istintivamente tendo i muscoli del braccio destro stringendola ancora più a me. L’elegante stoffa del suo abito tra le mie dita è così morbida che nella mia testa non riesco a non immaginare quanto sarebbe bello sfilarla il vestito e sentire se la sua pelle è altrettanto liscia e setosa.
 
“Ci penso io, so dove abita.” Gli rispondo cercando di non lasciar trapelare la mia eccitazione all’idea di rimanere da solo con lei, non che abbia idee strane in testa, è completamente ubriaca e non approfitterei mai di una donna, ma sono certo che mi aiuterà ad avvicinarmi ancora più a lei.
 
“Ok allora.” Continua Camilla senza riuscire a nascondere il suo solito sorriso beffardo. “Ci vediamo domani.”
 
Su queste parole i tre mi voltano le spalle e si incamminano verso Piazzale Roma mentre io trascino Christine oltre il primo ponte accertandomi che non inciampi nonostante stia trascinando i piedi. Al culmine del quattro decido che potrebbe essere meno faticoso prenderla in braccio piuttosto che sollevarla a peso morto ad ogni gradino. Passo quindi il braccio sinistro sotto le sue ginocchia stringendomela al petto. Christine ride sonoramente agganciando entrambe le braccia al mio collo.
 
“Credo di aver bevuto troppo.” Biascica a pochi centimetri dal mio viso.
 
“Credo anch’io.” Confermi fissando i miei occhi nei suoi che ora sembrano ancora più azzurri del solito. “Sei stata ufficialmente battezzata dallo studio legale Belli. Preparati che con noi sono così quasi tutti i venerdì.”
 
“Non credo di riuscire a reggere…” Appoggia la testa sulla mia spalla socchiudendo gli occhi. Così tenera e indifesa sembra quasi una bambina, fatico a paragonarla alla iena che su tutte le furie mi ha lanciato un bicchiere addosso solo una settimana fa. Alzo lo sguardo verso il portone di fronte a me insicuro se comunicarle che siamo arrivati o meno. Sfortunatamente è lei ad alzare il capo e riconoscere la propria casa.
Con non poca fatica sfila entrambe le gambe dalla mia presa e cerca di rimettersi dritta, dopo essersi tolta le scarpe e aver riparato i piedi sullo zerbino.
“Grazie Filippo, sei stato gentile ad accompagnarmi a casa… in braccio.” Il capo chino, troppo timida per sostenere il mio sguardo.
 
“è stato un piacere.” Ammetto passandomi la mano destra tra i capelli per l’imbarazzo. Come può questa donna annientare tutta la mia sicurezza. Sarà perché un giorno sembra odiarmi e il giorno seguente sembra essere chiaramente interessata a me. Anche prima con la rossa, il modo in cui ha reagito al suo gesto provocatorio, sembrava … gelosa. “Possiamo rifarlo quando vuoi.” Continuo facendola scoppiare a ridere talmente forte che deve coprirsi la bocca con il palmo della mano per non svegliare l’intero vicinato. “Prima al telefono mi sembravi un po’ tesa. Parlavi con il tuo ragazzo?” Le domando a denti stretti troppo curioso di avere qualche notizia in più sulla sua vita sentimentale.
 
“Ah ah.” Annuisce tornando immediatamente seria. “Ma non so se siamo ancora insieme.”
 
Le sue parole mi lasciando a bocca aperta. Ieri sera aveva accennato di non voler parlare con lui al punto da ignorare le sue telefonate ma non immaginavo avessero così tanti problemi. Non ha detto di averlo lasciato però. Cosa vuol dire che lei non sa se sono ancora insieme? è single o no. “Come mai?” Continuo deciso di approfittare del suo stato di ubriachezza per ottenere più informazioni possibili.
 
Christine solleva gli occhi al cielo prima di sorridermi forzatamente, immediatamente mi pento di essere stato così tanto invadente. “La rivista.” Ammette d’un fiato e io ripenso all’immagine di lei in intimo di pizzo nero sentendo il cavallo dei pantaloni farsi improvvisamente più stretto. Vorrei ricordare la faccia dello stupido fidanzato ma l’unica immagina che mi torna alla mente è lei quasi completamente svestita.
 
“La rivista…?” Ripeto mandando giù la grossa quantità di saliva che si è concentrata all’interno della mia bocca.
 
Christine annuisce ancora abbassando di nuovo lo sguardo. “Vi ho mentito. Non era una trovata pubblicitaria. Lui dice non essere successo nulla con Estelle ma le immagini erano abbastanza chiare.”
 
“Direi di sì.” Rispondo senza pensare, la mia mente ancora concentrata sul ricordo della copertina di Teen Model. “Cioè no! Aspetta … non so…” Balbetto cercando di non ferirla ma non volendo nemmeno difendere lo stupido fidanzato.
 
Lei mi sorride teneramente sollevando entrambe le sopracciglia. “Staremo a vedere… e tu?” Mi domanda prendendomi alla sprovvista.
 
“Io cosa?”
 
“Sei fidanzato?” Precisa scrutandomi con i grandi occhi azzurri.
 
“No.” Le rispondo, in effetti ho detto chiaramente a Laura che l’avrei cercata io se avessi voluto rivederla e il mio silenzio di quasi due settimana dovrebbe essere abbastanza chiaro. Non che sia stato male con lei in Messico, è bella, intelligente e una bomba a letto, ma non sono proprio il tipo da relazione fissa, o almeno così credevo.
 
“La chiamerai?” Domanda fingendo di guardarsi intorno per non mantenere gli occhi fissi nei miei. Le gote leggermente arrossate. Ormai la conosco abbastanza da capire le sue espressioni. “La cameriera intendo.” Termina precedendo la mia domanda e confermando la mia teoria sulla sua gelosia. Avevo dimenticato di avere ancora il suo numero nella tasca dei pantaloni. Non era assolutamente male. Le rosse mi hanno sempre attratto, sarà per quel non so che di selvaggio. In effetti potrei chiamarla, una parte di me ha bisogno di sfogarsi e sono sicuro di essere ben lontano dal potermi infilare nel letto di Christine.
 
“Ti interessa?” Avvicino il mio volto al suo, soffiandole la domanda a pochissimi centimetri dal suo. L’odore pungente della Tequila mista al suo dolcissimo profumo mi aiuta a ritrovare tutta la mia sicurezza mentre un sorrisetto malizioso mi si dipinge in volto. Il suo volto si colora di rosso acceso sintomo che la mia supposizione corrisponde alla realtà. Vorrei saperne di più, cercare di capire cosa le passa veramente per la testa, ma se è veramente timida come penso non farei altro che allontanarla. Devo comportarmi bene se voglio riuscire a conquistarla, e questo significa che devo ignorare il mio amichetto che preme sul cavallo dei pantaloni e defilarmi prima di dire qualcosa di sbagliato, capace di allontanarla di nuovo da me. Azzero la distanza tra i nostri volti baciandole candidamente la guancia sinistra. La sento sussultare mentre le mie labbra si soffermano sull’angolo della sua bocca, a lungo, senza fretta di mettere fine al contatto.
“Buonanotte Christine.” Sussurro, esattamente come lei meno di ventiquattro ore fa, prima di indietreggiare e permetterle di rientrare in casa.
 
 

 



Angolo autrice

Scusatemi per tutto questo ritardo... Vorrei aggiornare più regolarmente ma il lavoro e il matrimonio prendono la maggior parte del mio tempo.
Come sempre vi ringrazio tutte... <3
a prestissimo spero
 
 
  
   
 
 
 
 
   
 
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