IV
Nessun soldo può pagare la gioventù
Nessun soldo può pagare la gioventù
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Le strappa i vestiti di dosso, senza perdere tempo: ha mani forti ed esperte per queste cose.
La seta che si lacera è un fruscio netto, acuto come i miagolii disperati delle sue piccole amiche, quando restano da soli. Gli ricorda quel certo delizioso ronzio, sa di ossa rotte e carne martoriata.
Non lascia però che lo distragga. Non freme, saldo mentre espone la schiena della ragazzina-lupo. I suoi urletti e i singhiozzi non lo fanno più gentile. Non lo emozionano come e dove dovrebbero: non ce l'ha nemmeno grosso, sotto l'armatura, anche se Sansa Stark è bella e indifesa – la sua premessa preferita per un incontro di passione.
Ma è troppo grande la figlia del Traditore, vecchia. Così alta e col viso di giovane donna. Formata di già, col petto gonfio sotto le stecche del bustino e il sangue che le scende dalla fica pelosa – lo disgusta il solo pensiero.
Picchiarla è suo dovere, e farlo gli era piaciuto; tempo prima, quando il Re le aveva mostrato le teste mozze di padre e nutrice sulle mura della Fortezza Rossa e la piccola cagna aveva mostrato un accenno di zanne. Ma ormai è solo carne avariata.
Ha bisogno di freschezza, lui. Di corpi assai più teneri sotto i denti, di giovani agnellini e vitelli da latte.
Senza alcuna invidia batte ancora e ancora, col piatto[1], mentre la futura regina urla e prega inutilmente clemenza.
La fa livida, ma lascia sia tutta solo per gli occhi di Sua Maestà e dei cortigiani a cui ha concesso la grazia di assistere.
Lui hai suoi, di tesori personali, che non hanno prezzo; sono troppo preziosi, non li condividerebbe con nessun altro – è allora che ricorda: Ditocorto gli ha promesso presto della nuova merce, tutta per lui.
In un attimo gli diventa duro.
La seta che si lacera è un fruscio netto, acuto come i miagolii disperati delle sue piccole amiche, quando restano da soli. Gli ricorda quel certo delizioso ronzio, sa di ossa rotte e carne martoriata.
Non lascia però che lo distragga. Non freme, saldo mentre espone la schiena della ragazzina-lupo. I suoi urletti e i singhiozzi non lo fanno più gentile. Non lo emozionano come e dove dovrebbero: non ce l'ha nemmeno grosso, sotto l'armatura, anche se Sansa Stark è bella e indifesa – la sua premessa preferita per un incontro di passione.
Ma è troppo grande la figlia del Traditore, vecchia. Così alta e col viso di giovane donna. Formata di già, col petto gonfio sotto le stecche del bustino e il sangue che le scende dalla fica pelosa – lo disgusta il solo pensiero.
Picchiarla è suo dovere, e farlo gli era piaciuto; tempo prima, quando il Re le aveva mostrato le teste mozze di padre e nutrice sulle mura della Fortezza Rossa e la piccola cagna aveva mostrato un accenno di zanne. Ma ormai è solo carne avariata.
Ha bisogno di freschezza, lui. Di corpi assai più teneri sotto i denti, di giovani agnellini e vitelli da latte.
Senza alcuna invidia batte ancora e ancora, col piatto[1], mentre la futura regina urla e prega inutilmente clemenza.
La fa livida, ma lascia sia tutta solo per gli occhi di Sua Maestà e dei cortigiani a cui ha concesso la grazia di assistere.
Lui hai suoi, di tesori personali, che non hanno prezzo; sono troppo preziosi, non li condividerebbe con nessun altro – è allora che ricorda: Ditocorto gli ha promesso presto della nuova merce, tutta per lui.
In un attimo gli diventa duro.
NOTE:
[1] Si chiama così quella parte larga della spada utilizzata per le parate e per colpire senza tagliare.
Capitoli:
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