I miei occhi si riempono del suo viso e quasi fremono, sotto la potenza della sua bellezza.
Mi è sembrato un Dio, da sempre.
Da quando anni fa lo vidi dalla finestra giocare a rincorrersi con la sua ragazza. Il suo sorriso addolciva i suoi occhi, così scuri che anche dalla mia postazione me ne sentivo rapita.
Il suo naso dritto, i denti perfetti che venivano incorniciati da labbra altrettanto ben fatte.
Mio fratello mi derideva, sogghignava ogni volta che notava in me quel bagliore di interesse sentendo il suo nome.
Tom.
Babbano o no, il tuo nome mi faceva fremere.
Ritrovavo la perfezione nascosta anche nel dettaglio della T, nella completezza della O e nella spigolosità della M.
Persa ormai, di te.
La mia attenzione divenne interesse, che si trasformò in passione per poi impazzire in ossessione.
Il giorno non giungeva alla sua fine senza che nella mia mente non comparisse con insistenza sempre maggiore, il tuo viso.
Era sete di te.
E poi la pazzia.
Quella mi rese sempre più coraggiosa.
Se prima ti spiavo dalla piccola fessura che si era formata nella finestra logorata dal tempo, ora mi facevo trovare in terrazzo, per non perdermi neanche un dettaglio del tuo arrivo.
Ogni tuo gesto, anche se non rivolto a me, nella mia mente si trasformava nel più grande regalo che mai mi fu fatto.
Oh Tom, perdonami, perchè il mio amore mi ha corroso la mente, speriamo che resti qualcosa, un piccolo spazio intatto, per non perdere il ricordo del tuo viso.