Finalmente mi è venuta l'ispirazione. Ecco a voi, carissimi lettori, il quindicesimo capitolo. Non posso però lasciarvi alla lettura senza ringraziare:
Maryusa, Romanticgirl, Gaia, Bella87, Luisina, Neptune87, e Luciadom che hanno commentto il mio tentativo di fanart. In realtà era uno schizzo fatto a penna senza possibilità di correzioni ma...ho voluto cmq condividerlo con voi e ne sono felice. Grazie di cuore per i vostri apprezzamenti. Sono stati graditissimi. Devo anche ringraziare Veryfiamma/Veronica che mi ha contattato chiedendomi di aggiornare ( e con cui sto facendo amicizia ^_^)e tutte voi che vi siete iscritte sul mio gruppo su facebook: I love fanfiction!!! Vi adoro e adoro la vostra compagnia.
Bene. Dopo questi ringraziamenti non poteva mancare anche quello per tutti coloro che leggono soltanto. Spero mi farete sapere presto il vostro parere, la speranza è l'ultima a morire. Buonalettura. Aspetto con ansia le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate.
bacio a tutti
Chichiilina
CAP.
15 ...E LEI BACIO' LUI
Il tempo non è un concetto relativo. Un ‘ora è composta da 60 minuti, trecentosessanta battiti della lancetta dei secondi. Nemmeno uno in meno.
Tic, tic, tic
Mamoru aveva perso il conto non solo dei secondi, ma anche dei giorni ormai trascorsi che lo separavano da quella sera meravigliosa all’inizio e orribile alla fine.
Le prime ore lontano da lei erano passate frenetiche, tra la corsa senza controllo in auto per allontanarsi dalla sua casa, le tre birre gelate al bar di Motoki, il proverbiale amico di sempre proprietario di un bar, e la notte passata insieme a Rei.
Si, Rei. Quella vicina di casa da cui si era ripromesso di restare lontano. Quella donna bellissima che sapeva perfettamente di non amare e che ogni volta soffriva nel rendersi che l’uomo che amava di lei voleva solo il corpo.
Quella sera però Mamoru, non poteva pensare ai sentimenti di Rei, aveva il suo orgoglio da curare.
- Usagi, maledetta Usagi - continuava a pensare tra i denti stretti, mentre con le mani esplorava le curve accoglienti della sua vicina di casa.
La pelle sudata si mischiava come gli ingredienti di un dolce succulento. La bocca rossa e carnosa di Rei ansimava vogliosa vicino alle orecchie del giovane medico, ovattate dall’effetto delle birre.
Gli era bastato bussare alla sua porta, guardala dritto negli occhi, come solo lui sapeva fare, e dirle “Ho voglia di te” per trovare un porto sereno in cui attraccare se se stesso.
Tutto scorreva veloce. In bianco e nero.
In quel letto la passione sfogata di lui si mischiava all’avida speranza di lei.
Nemmeno un bacio però…Mamoru teneva i denti serrati dalla rabbia, che montava in lui insieme all’eccitazione che quel corpo di donna sapeva accendergli.
Fu
un attimo, solo un attimo. Gli occhi neri di Rei gli
sembrarono azzurri, di un azzurro brillante. Anche la vista si prendeva
gioco
di lui. Si, fu un attimo, ma gli bastò per capire che non
era riuscito a
fuggire abbastanza lontano dall’incanto di quel bosco.
Con il corpo stava facendo l’amore con Rei, ma con il cuore
era ancora tra le
braccia di Usagi.
Il rimorso arrivò furioso insieme alla vertigine del piacere.
Quelle ore passarono veloci. Furono i giorni a seguire a scorrere lenti come l’angoscia.
Era stato proprio Mamoru a cambiare ad Usagi l’orientamento del tirocinio, l’aveva fatto per sentirsi libero di corteggiarla. Era stata una buona idea in quel momento. Adesso era il suo inferno.
La odiava per come l’aveva trattato. Aveva ferito il suo orgoglio, gli aveva sbattuto in faccia la sua fredda convinzione che non sarebbe mai riuscito ad averla davvero. Però…però l’amava e la mancanza della sua pelle stava diventando disperata. Certo sapeva dove trovarla. Gli bastava passare “casualmente” per il reparto dove lei si trovava con una scusa qualsiasi. Ma…cosa avrebbe fatto una volta avanti a lei? Cosa le avrebbe detto? Lei avrebbe capito subito che lui la stava cercando. No, doveva incontrarla per caso. Preparandosi per quel momento Mamoru cercava di pensare, di organizzare al meglio quelle che sarebbero state le sue prime parole.
“Cia Usagi, come stai?”, troppo banale. “Mi hai pensato in questi giorni?”, era proprio fuori discussione. “Sai, per curare il mio orgoglio ferito sono andato a letto con un’altra quella notte”, era anche peggio. Forse era meglio rimanere in silenzio.
Desiderio e Rabbia, orgoglio e rimorso lottavano furiosi dentro di lui.
Voleva vederla, ma ne aveva contemporaneamente il terrore.
Tutto era in subbuglio. Era come se il mondo per Mamoru fosse diventato una trincea in cui nascondersi in attesa di incontrare il suo amato nemico.
Ogni
sera, finito il suo turno si trascinava a testa bassa
verso l’appartamento che fino a poco prima avevano condiviso.
Quel nido d’amore
che ora sembrava solo un monolocale troppo piccolo.
Mentre camminava, respirando lentamente, Mamoru pregava silenziosamente
un
qualche dio. Voleva aprire al porta e trovarla lì, un letto
e un raggio di
sole. Ma lei non c’era mai.
“Ma perché? Perché diavolo mi sta accadendo tutto questo?” .
Ogni sera la stessa speranza si infrangeva sul muro della sua assenza. Un giorno, due, cinque, dieci? Di sicuro troppi per Mamoru.
In lui imperava un dubbio. Più che un dubbio era una domanda che lo martellava senza soste. Cosa deve essere successo nella vita di Usagi per farla diventare così? Cosa ha portato il suo cuore a reagire in questo modo?
E poi una sera accadde. Ormai non ci sperava quasi più.
La chiave nella toppa non aveva bisogno dei consueti primi tre giri a destra. In casa c’era qualcuno. Poteva essere solo lei.
- Ciao
- …Ciao
- Sono felice di trovarti qui…
- Scusami, vado via subito…
- No, non devi, questa casa è anche tua
- Sei tu che paghi l’affitto
-
…Sei tu che la rendi una
casa…
In barba a tutte le sue ansie sul non sapere cosa dirle, era riuscito a
non dire
qualcosa di stupido, anzi.
Finalmente lei era davanti ai suoi occhi. Era ancora più bella di come la ricordava. Era passata una manciata di giorni soltanto. In quel momento ne sentì a pieno il peso.
- Come stai?
Stupita dalla dolcezza della voce di Mamoru, anche lei addolcì lo sguardo e il tono della voce.
- Ora meglio Usagi, ma…ho bisogno di parlarti
- No, lascia stare. Non ce n’è bisogno.
- Si, invece. Io ne ho bisogno.
- Ascoltami, finiresti solo per farmi domande a cui non posso risponderti. Ti prego!
Mamoru
non la capiva, non poteva
accettare di non parlare della piega che aveva preso quello pseudo
rapporto che
li univa, ma aveva troppa paura che lei se ne andasse per tentare
comunque
un’arringa.
Lei aveva ancora indosso il soprabito bianco. Era sfiancato, le donava
molto.
Improvvisamente il desiderio vinse la sua lotta con la rabbia e
l’amore che
provava per lei, cancellò il rancore che l’aveva reso
schiavo. Mamoru capì cosa
doveva fare. Chiuse per un attimo gl’occhi,
respirò profondamente e poi si
avvicinò a colei che tanto aveva maledetto sentendone
l’assenza.
Aprì le mani più che poteva per contenere tutta la bellezza che gli era daventi. Sprofondò le dita nei suoi capelli biondi e morbidissimi. La baciò.
…
…
…
E lei baciò lui.