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Autore: Kaimy_11    11/02/2016    2 recensioni
Tra le mura congelate nel tempo del castello di Volterra, i Volturi regnano indiscussi, come paladini della legge e governatori assoluti.
Ma, se è vero che non è tutto oro ciò che luccica, anche tra i Volturi si annidano oscuri segreti e azioni non sempre nobili.
Come pietre preziose, Aro e i suoi fratelli collezionano gelosamente giovani dotati di particolari talenti, con le quali fortificano le proprie schiere. Ma per entrare a far parte dell’invincibile guardia reale non basta essere speciali.
Tra regole e doveri, vantaggi e privazioni, amori intensi e odi devastanti, la grande famiglia dei Volturi offre un’ intera eternità di potere e gloria.
Ma qual è il vero prezzo da pagare?
I Volturi richiedono una fedeltà assoluta, ma tanta devozione può portare alla perdizione.
Con cuori umani anche se immobili, anche i vampiri sanno amare. Sanno creare legami che spesso non possono essere cancellati. Sanno sognare, sperare e desiderare di correre contro corrente.
Ma la legge si rispetta. Non ci sono seconde possibilità.
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demetri, Jane, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più libri/film
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5. Deformazioni

 

 

 

 

 

-Mi spieghi come fai a non aver ancora imparato?-

-Mi spieghi come fai a non capire che non ti stavo proprio ascoltando?-

Lascio cadere la guancia contro il palmo della mia mano, che tengo sollevata con un gomito puntellato contro la superficie del tavolo.

-Quanti anni ti ci vogliono per capire le regole di un semplice gioco?- Si interroga il giovanissimo vampiro seduto proprio di fronte a me, dall’altro lato del tavolo.

Lascio roteare gli occhi.

-Sei con noi da trentotto anni, non sono sufficienti?-

Mi raddrizzo e nascondo un sorrisino. -Li hai contati? Sei uno dei pochi a non arrotondare i miei anni addirittura a cinquanta!-

Anche lui sorride, deliziato. -Sono uno dei pochi a fare attenzione a quello che dico!-

Scuto la testa. -Giocare a scacchi non è semplice! Tanto meno quando il tuo avversario ha iniziato secoli primi di te e conosce ogni strategia per arrivare alla vittoria!-

Il mio amico ridacchia.

-A, dimenticavo, l’avversario in questione non sa perdere!- Preciso.

-E come fai a dirlo, hai mai vinto?-

Lancio un’occhiata fugace alla pregiata scacchiera in mezzo a noi, prima di sollevare lo sguardo sul ragazzino più vecchio della storia. È incredibile pensare che Alec abbia diversi secoli più di me, abilmente nascosti dietro i suoi lineamenti da eterno bambino.

-Ti piace giocare proprio contro di me perché sai di vincere facile.- Affermo.

Le sue labbra carnose si arricciano. -Ma no, è che vorrei davvero insegnarti qualche trucchetto!-

-Potresti svelarmi perché giochi sempre con i bianchi!-

Si stringe nelle spalle. -Muovono per primi!-

Lo studio per un instante, attenta alla sue espressioni volutamente piatte per passare inosservate.

-E per te è indispensabile avere quel vantaggio, giusto?-

-Mi piace stabilire le regole!-

-Vuoi solo vincere!- Lo punzecchio.

Ma Alec si siede più comodamente sullo sgabello, incrocia le braccia sul tavolo e ricambia il mio sguardo attento. -Applicati, diventa brava e battimi!-

Guardo da un’altra parte e torno ad appoggiare il mento al palmo della mano. -Ci sono più probabilità che scoppi un terremoto proprio adesso!-

La camera sotterranea in cui ci troviamo ha il soffitto a volta, strutturato da travi in legno a vista. Ampie colonne di marmo sostengono gli archi eleganti, a cui sono appesi vecchi lampadari di ferro battuto neri con finte candele elettriche. Ovviamente non ci sono finestre, ma diversi tavoli circolari con panche di legno attorno.

Chiamiamo scherzosamente questa stanza la taverna, ed è quanto di più simile abbiamo a una sala giochi, che usiamo come punto di ritrovo. Fra una missione e l’altra, quando siamo liberi e abbiamo voglia di passare del tempo con i nostri compagni senza nulla di particolare da fare, scendiamo qui sotto.

A volte ci vengo anche solo per starmene seduta in un angolo a leggere, ascoltando le chiacchere sconclusionate dei miei colleghi, oppure mi intrattengo con loro per ammazzare la noia quando la solitudine della mia camera non mi alletta particolarmente.

-Magari ti divertirebbe di più giocare con il tuo caro Demetri…- Esclama Alec, senza preavviso.

Torno a prestargli attenzione, cogliendo la sua smorfietta antipatica mentre rimette in ordine le pedine sulla scacchiera.

Per sua fortuna, qui dentro siamo quasi soli oggi, ed ha avuto almeno la gentilezza di usare un tono di voce lieve. Se siamo fortunati, magari non lo avranno sentito in tutto il castello.

-Non credo proprio!- Chiarisco, anche se non capisco fino in fondo il senso della sua provocazione.

Quello che so è che, il solo sentire il nome di Demetri, mi ha scombussolato e irritata più di quanto vorrei.

-Perché, non calcoli ogni passo che fai in base a quelli che fa lui?-

Gli riservo un’occhiataccia particolarmente ostile e lui mi ricambia con un sorrisetto. Continuo a non capire cosa lo diverta tanto, ma d’altro canto si tratta di Alec, lui adora far infuriare chi gli sta vicino. È il suo passatempo preferito.

Sorrido, mi avvicino a lui appoggiando le braccia sul tavolo e decido di stare al suo gioco.

Ma a modo mio.

-Perché non ci giochi tu con Demetri? So che ti batte sempre…-

I suoi lineamenti si contraggono come se avesse assaggiato con la punta della lingua un frutto aspro e amaro.

-Lui gioca con i neri!- Appura, con tale disprezzo che penso abbia davvero qualcosa di acerbo in bocca.

-Allora siete una coppia di sfidanti perfetti!- Canticchio, congiungendo i palmi delle mani per rafforzare il concetto.

-Studia le mosse dell’avversario, riflette, tipico di lui! Cacciatore fino al midollo!- Brontola, scuotendo la mano come se stesse cacciando via una mosca.

-Abbiamo tutti le nostre deformazioni professionali.-

Ruoto leggermente su me stessa, faccio passare una gamba oltre la panca e mi ritrovo a guardare Chelsea e Afton che amoreggiano in un angolo. Sono seduti attorno ad un tavolino, abbracciati e troppo impegnati ad accoccolarsi per badare a noi.

Mentre osservo la ragazza dai lunghi capelli chiari, abilmente ondulati che le incorniciano il grazioso viso a cuore, mi chiedo perché accidenti non riesca a farmi andare a genio quei due.

Il potere di Chelsea dovrebbe rimanere segreto ma è noto a tutti, preferiamo comunque non parlarne per non dargli troppo peso, o forse per non ricordarci da soli che l’unione del nostro gruppo non è del tutto casuale.

Il punto è che quella vampira non mi piace, a pelle preferisco starle alla larga, forse perché temo il suo talento più del dovuto. Certo, è strano che io abbia la possibilità di esserle ostile, dato che potrebbe perfino farmi innamorare di lei, se lo volesse. Probabilmente Aro non ritiene indispensabile il mio affezionamento per Chelsea, anche se so che le ha chiesto di intervenire su di me quando ero appena arrivata, per darmi un aiutino speciale a integrarmi.

Non dovrebbe dispiacermi, d'altronde il suo è uno dei poteri più nobili, ma non è forse il più subdolo?

Il solo pensiero di non essere libera di odiare e amare chi voglio, quanto voglio, mi spaventa.

Per di più Chelsea è la migliore amica di Heidi, si confidano e passano molto tempo insieme, come due ragazzine che pensano solo al colore dello smalto per le unghie e agli abiti di moda del momento. Mi si storce il naso al solo pensiero.

Afton poi, non lo sopporto proprio, parla il meno possibile e fa di tutto per farmi sentire in difetto ogni volta che apro la bocca in sua presenza. Abbiamo anche avuto degli attriti abbastanza evidenti poco dopo il mio arrivo ma, forse grazie al potere di Chelsea o per i rimproveri e consigli che Demetri e Felix mi hanno impartito, ho imparato a considerarlo e a rispettarlo come mio collega, anche se non saremo mai amici.

Magari è la sua deformazione, tutti noi siamo influenzati dal nostro potere. Ogni nostro singolo talento deriva da un’attitudine che avevamo sin da umani, dal nostro stile di vita o da qualcosa che abbiamo subito.

Afton ha il potere di rendersi invisibile, guarda caso passa molto tempo da solo ed è molto selettivo nei suoi rapporti interpersonali.

Chelsea, invece, instaura legami solidissimi, ovviamente. Se odia, lo fa in maniera profonda, ma sa farsi voler bene da tutti ed è la beniamina del gruppo anche senza attingere alla sua abilità.

O almeno così lei dice.

-E tu che deformazione hai? Quella di essere tutta occhioni per il segugio?-

Impreco mentalmente, oggi Alec ha voglia di farmi saltare i nervi. Torno a guardarlo, non potendo fare a meno di confermare i miei pensieri. Dato il suo talento, dovrebbe essere noioso, apatico, invece irrita più di una pianta orticaria. Probabilmente porta le sue vittime al punto di invocare la sua nebbia soporifera. C’è anche da dire che Alec riflette molto e sa starsene ad ascoltare per ore senza mai replicare.  

In questo è molto simile a Demetri, magari è per questo che non vanno tanto d’accordo.

-E tu?- Ruoto nuovamente il busto per tornare a sedermi dritta e lo fisso a testa alta, sfacciata. -Il segugio ti sta tanto antipatico perché è più bravo di te nel tuo gioco preferito? Vuoi che batta i miei occhioni e gli chieda di insegnarti a non farti fare scacco matto?-

Lo sguardo di Alec si assottiglia, mi trafigge, ma le sue labbra si sollevano e si curvano in un ghignetto furbo.

Solleva una mano e agita le dita, su chi appare una nebbiolina nera vorticante. -Vuoi farti un sonnellino?-

Sventolo una mano creando minuscole e invisibili spirali tra le mie dita. -Vuoi farti in giro per aria?-

Rimaniamo a fissarci attentamente per qualche secondo, intanto che il ghigno di Alce si amplia e un sorriso sfugga al mio controllo. Non abbiamo realmente bisogno di sfidarci, ma credo di essere l’unica qui dentro a poter tenere testa ad Alec, a parte Jane, che ovviamente non farebbe mai nulla contro il suo adorato fratello.

Alec si abbandona a una fragorosa risata, battendo addirittura una mano sul tavolo, e fa sparire la sua nebbia anestetica.

-D’accordo! Niente scacchi.- Mi concede, ricomponendosi, mentre sposta delicatamente via la scacchiera. -Allora che facciamo?-

Non ho esitazioni e punto dritto lo sguardo sul mega schermo incastonato nella parete. È nero lucido, di ultima tecnologia digitale, ma in realtà fisso la scatoletta metallizzata su di una mensolina poco sotto il televisore.

Alec scuote la testa. -Moderna! Che cosa saresti senza la tecnologia!-

Nascondo un risolino e scivolo via dalla panca prima che Alec cambi idea. -A differenza tua, so divertirmi. E poi voglio poter fare un gioco dove posso vederti perdere!-

-Non sei più brava!-

Sto già raggiungendo la postazione, ma mi volto un attimo verso di lui. -Gioca allora, di che hai paura?-

Non risponde, così scrollo le spalle e vado a sedermi sul pavimento, davanti allo schermo.

-Apriti.- Bisbiglio

Al mio comando, la scatola di metallo si illumina di azzurro, sputando fuori un piccolo cassettino in cui sono contenuti due strani telecomandi, uno rosso e uno blu. Li prendo e, quando Alec si accovaccia al mio fianco, gli passo quello blu.

-Puoi scegliere il gioco!- Gli propongo.

Nel frattempo, sullo schermo è apparsa una scheda colorata, divisa in reparti con le categorie di giochi disponibili. I quadrati con le immagini indicative lampeggiano, ma Alec non gli sta prestando molta attenzione.

-Per me è lo stesso!-

-Sfida di velocità?-

-Andata!-

Sollevo un braccio e muovo il dito per aria per selezionare il riquadro che mi interessa, la microcamera registra il mio movimento a distanza e fa partire il gioco deciso. Si apre una nuova schermata che ci permette di scegliere un modello di auto spaziale e un personaggio.

Striscio il dito sul sensore del mio telecomando rosso senza tasti e, quando sono soddisfatta delle mie scelte, disegno un cerchio con il pollice per dare conferma e una luce rosa si accende in risposta.

Quando anche Alec ha finito, parte un conto alla rovescia su di un panorama puramente fantascientifico che ritrae un circuito da corsa tra le stelle.

Quando premiamo i polpastrelli sul sensore per far partire le nostre vetture, Alec mi spintona, provando a farmi sbagliare già da subito.

Rido, gli do una spallata e mi concentro sulle curve che deve imboccare la mia vettura, tenendo saldamente il mio piccolo telecomando digitale.

Tuttavia, mentre la nostra gara di corsa va avanti, mi accorgo dell’eccessivo silenzio che ci circonda, e non è solo dovuto all’uscita di Chelsea e Afton, sembra che l’intera residenza sotterranea si sia addormenta.

Acuisco i sensi e mi sforzo, intanto che guido la mia macchinina spaziale, di rintracciare ogni possibile movimento. Gli allievi, tristemente chiusi nelle loro celle, lottano fra loro. Marcus è nel suo studio, lo sento spiegazzare delle pagine.

Aro e Caius sono con le loro mogli, di cui sento l’eco lieve delle risatine appagate.

Qualche guardia è ferma immobile in qualche angolo, di sorveglianza, altri sono nelle proprie camere e, chi non ne ha una, passeggia silenziosamente per i corridoi. Heidi si sta spazzolando i capelli, da circa mezz’ora, Santiago è in palestra ad allenarsi per conto suo.

Eppure, non percepisco la minima traccia di coloro che mi interessano di più.

Per questo mi sembra che manchi qualcosa, qualcosa di indispensabile.

-Cos’è tutta questa calma?- Indago, fingendo di essere attenta al gioco.

Alec non scolla gli occhi dallo schermo, l’unica cosa che muove sono i polpastrelli sul sensore.

-Sì… sai…- Sospira, disegnando un cerchio per far eseguire alla sua macchina un salto. -E che…-

Sembra tropo concentrato per formulare una risposta ma io, anche se mi fingo indifferente, sto iniziando a essere sempre più allerta.  

-Niente, sono andati in ricognizione.-

Se credeva di dare meno peso alla sua spiegazione, tirandola per le lunghe, ha sbagliato di grosso. Mi sforzo di non tradire emozioni, ma la mia macchinina ha avuto un brusco rallentamento.

-Chi?- Mi limito a chiedere.

Dentro di me qualcosa scatta, come se un campanello d’allarme avesse iniziato a strimpellare.

Lui sembra indifferente. -Felix, Demetri e mia sorella.-

La mia vettura imbocca una curva, per deviare un asteroide, andando a sbattere contro le sbarre di protezione laterali.

-E tu lo sapevi?-

-Certo.-

-E perché io no?-

La macchina azzurra di Alec taglia la linea del traguardo per prima. Lui sogghigna.

-Si vede che avevi altro per la testa!- Mi bacchetta, poi gli cade l’occhio sulla mia espressione e sospira. -Era una faccenda da poco, volevano essere discreti perciò non potevano mandare tutta la prima squadra al completo, non ti pare?-

Mentre i nostri personaggi virtuali salgono sul podio, Alec blocca l’animazione virtuale pigiando con un dito contro il suo telecomando, sceglie rapidamente la prossima pista e si prepara a ripartire.

-Perciò siamo rimasti fuori solo noi due?- Borbotto, premendo con le dita sul sensore per dare gas.

-Bastava che andassero Demetri e Felix, ma lo sai com’è fatta Jane! Ha voluto andare anche lei per forza!-

-Sarei voluta andare anch’io…-

Sì, conosco le manie di protagonismo di Jane e so benissimo che non perde mai occasione di imporsi come leder, partecipando e orchestrando ogni missione disponibile. Ma, con maggiore intensità, so cosa vuol dire prendere parte a un incarico, poter uscire, impegnarsi verso un obbiettivo, il sostegno della squadra, il senso di libertà e responsabilità che da la carica.

E so com’è uscire con Demetri, che mi tiene sempre sotto controllo come se temesse che qualcosa possa aggredirmi solo perché sono fuori dal castello. So com’è aiutarlo a scovare i trasgressori, cosa vuol dire lavorare insieme, tra momenti delicati e attimi liberatori.

Penso a Felix, spietato quando serve, ma trascinante.

Probabilmente, se fossi stata assegnata a una missione con Demetri proprio oggi, non ci saremo neanche parlati, ma sarebbe stato un modo per costringerci a passare del tempo insieme e magari lui avrebbe fatto lo scemo per farsi perdonare.

Ed io ci sarei cascata, come al solito. 

Scuoto la testa, non voglio più rivolgere la parola a quel segugio per un bel pezzo, a prescindere da cosa farà.

Tuttavia, se fossi uscita con loro, avrei potuto punzecchiare i nervi di Jane, ricordandole che il mio potere uccide più del suo. Mi sarei goduta i suoi sguardi incolleriti mentre, con la mia sola presenza, le toglievo importanza.

-Ci prenderemo la prossima missione, e sarà anche più divertente.- Mi consola Alec.

Sospiro, leggermente insospettita dalla sua accondiscendenza, mentre provo a concentrarmi sulla gara di corsa.

Eppure qualcosa non torna. Sembra la fine della pioggia quando, passata la tempesta, si sente ancora il ticchettio delle gocce che cadono, imprigionate dalle foglie degli alberi o nelle grondaie delle case.

-Davvero non ti importa di essere rimasto qui? Andiamo sempre tutti insieme, e invece sta volta ci tengono fuori e per giunta non sapevo nemmeno che uscissero.-

-Te l’ho detto, era una sciocchezza! Non hanno neppure lasciato Volterra! Si trattava solo di un piccolo clan che ha sconfinato e dovevano essere rimandati fuori. Non c’era bisogno di andare in pompa magna, non c’era nemmeno bisogno che andassero in tre!- Taglia corto.

Intanto che parlava, la mia vetturina sfreccia via e aumenta il distacco con la sua, guadagnandosi il traguardo.  

-Ho vinto io!-

Lui soffia, infastidito, eppure non sono pienamente soddisfatta. Pigio freneticamente con le dita sul sensore per far ripartire una nuova gara, ma c’è ancora qualcosa che non quadra, è un dettaglio in bianco e nero in un paesaggio a colori.

-Allora perché non è andato Santiago? Serve il primo segugio per acciuffare un gruppetto dentro il nostro stesso territorio?-

Quando colgo lo scatto che attraversa le sopracciglia di Alec, so per certo che non mi servivano i sensi sopra sviluppati da immotale per cogliere la sua micro espressione facciale, considerandone l’evidenza. Ha avuto un fremito degli occhi, come se qualcosa lo avesse colpito, ma penso che potrebbe trattarsi di un gesto di stizza, magari l’ho colto in contro piede.

Magari non sa più cosa dire.

E allora ride.

Mette addirittura in pausa il giochino, sghignazza e mi posa una mano sulla testa, costringendomi faccia a faccia con lui.

-Certo che a te stare al chiuso ti fa proprio dare i numeri!-

-Deformazione professionale!- Ammetto candidamente.

Se controllo l’aria, mi è inevitabile averne bisogno. Sono affetta da una curiosa forma di claustrofobia vampiresca.

Guardo il rosso scintillante dei suoi occhi, ed è così limpido e calmo che inizio a sentirmi una stupida.

-Lo vedo!- Sorride, mi toglie la mano dai capelli e si raddrizza, riavviando la corsa. -Perché ti agiti tanto? Sono faccende degli anziani, hanno deciso così perché avevano le loro ragioni. E poi lo sai, non esce nessuno da un po’, perciò hanno dato questo onore ai più importanti.-

-Ma non a noi!- Protesto, guidando la mia vettura a tutta velocità.

Voglio vincerla io questa corsa.

-E piantala! Tu puoi uscire quando vuoi, anzi, perché non vai a farti un giro? Non c’è nemmeno un raggio di sole.-

In effetti non ha tutti i torti, non mi serve un consenso scritto per andare a prendere una boccata d’aria e farmi due passi nella boscaglia. Potrei fingere di avere ancora bisogno di nutrirmi, anche se non è così.

E devo davvero uscire da qui.

-Vieni con me?-

Mi sento un po’ in colpa, io posso andare via quando voglio, mentre nessuno dei miei compagni può mettere piede fuori dal castello senza chiederlo agli anziani.

-Lo sai che non mi piace stare in mezzo agli umani! Se non c’è niente di divertente, preferisco starmene qui! -

Scrollo le spalle e continuo a giocare, riesco a superare Alec a una curva stretta e mi concentro per non perdere il vantaggio.

-Sei stressata perché non prendi aria, o perché tu e il tuo amico avete litigato?-

Temo che Alec non gradisca il rischio di perdere, vista la frecciatina appena lanciata.

-Hai sentito tutto?-

So che si riferisce alla litigata tra me e Demetri, e non ho dubbi.

-Vi hanno sentito anche le statue!- Esplicita, teatrale.

Alzo gli occhi al cielo. -Comunque non sono stressata.-

-Non devi lasciarti trattare in quel modo.-

Rimango talmente di stucco per la sua uscita che lo guardo di scatto, dimenticandomi della partita il corso. Era serio ma pacato, eppure non ha battuto ciglio e continua a giocare.

Batto le palpebre, sbigottita, e torno alla nostra partita, fermando appena in tempo il tentativo di Alec di superarmi. 

-Lo so, non ho bisogno di un avvocato.-

-O scusa, dimenticavo che solo lui può insultarti!-

-E poi sarei io quella stressata?- Replico, stizzita.

Metto il gioco in pausa e mi volto, inchiodandolo con uno sguardo deciso.

Lui sospira e allarga le braccia, forse in segno di resa oppure per spiegarsi meglio.

-Dico solo che dovresti farti valere, vuoi passare i tuoi prossimi secoli a fare quello che vuole lui?-

-No!- Sbotto, riprendendo il gioco.

-Allora inizi a fare quello che vuoi tu!-

-Lo faccio già!-

-A sì? E mentre lui se la spassa con le altre, tu che fai?-

-Perché dovrei fare quello che fa lui? Non penso solo a quello!-

Sono indignata, non penserà davvero che nella mia testa ci sia solo il sesso come in quella di Demetri?

Sta volta è lui a far scattare la pausa e a voltarsi verso di me.

-Va bene, allora ti pongo la domanda in modo diverso. Quando lui ti fa stare male dicendoti chi si è appena fatto, tu cosa fai?-

Rimango in silenzio, provo a cercare una risposta, ma di fatto non faccio nulla per cui taccio.

-Appunto!-

Torna a guardare lo schermo e riaziona il gioco ma, mentre le vetture saettano lungo il percorso stellare, mi arriva il messaggio nascosto dietro le sue parole.

-Mi stai dicendo di andare a letto con un altro solo per farlo ingelosire?- Chiedo, sbigottita.

Allora pensa davvero che sia tutta una questione fisica!

L’occhiatina eloquente che mi indirizza basta e avanza come chiarimento.

-Certo, aspetta che scelgo un candidato e via!- Sbotto, sarcastica.

-A già, tu sei la nostra santarellina moralista.- Attacca.  -Allora, signorina “mangio solo animali perché non voglio uccidere nessuno”, continua a farti umiliare da quell’idiota!-

La verità è che c’è un velo di logica nella sua idea, e non posso negare di averla presa in considerazione anch’io, ma so di aver fatto bene a scartarla a priori.

-Non vado con il primo che capita!-

-Chi ha detto il primo che capita?-

Scuoto la testa, questa discussione sta rasentando il ridicolo. -Non ti ascolto più.-

-Santiago ha un debole per te da un bel pezzo, e poi sai della rivalità tra lui e Demetri…- Si inclina leggermente per avvicinarsi alla mia spalla. -Sarebbe perfetto.-

-Non ti sento.-

Certo, Santiago è il secondo segugio in carica e, avendo lo stesso ruolo anche se con caratteristiche nettamente diverse, tra lui e Demetri non è mai corso buon sangue. Sarà sempre per la storia della deformazione professionale, ma loro due non sono mai andati molto d’accordo, e credo che se non si sono ancora uccisi a vicenda è solo per merito di Chelsea.  

Per di più c’è di mezzo Felix, il quale viene spesso affiancato ad uno dei due litiganti, che perciò se ne contengono l’amicizia.

E poi sapevo da un pezzo che Santiago stravede per me, con grande gioia di Demetri.

Quei due sono rivali in tutto, nel lavoro, in amicizia e anche in campo di donne. Se andassi davvero a letto con Santiago, farei uno scacco matto a Demetri talmente crudele da stenderlo per un paio di mesi.

Peccato io non sia una facile come lui.

-Se non ti piace scegli qualcun altro!- Consiglia Alec, con tanta tranquillità che pare mi abbia suggerito di prendere l’ombrello prima di uscire.

Adesso stiamo davvero esagerando.

-A sì, e chi? Con te di certo non posso!-

Ho parlato senza pensare, scherzosa. Ma la testa di Alec scatta rapida contro di me e due rubini infuocati mi trapassano.

-È solo perché ho l’aspetto di un ragazzino?-

La sua espressione è un misto tra rancore e furia, mi fissa quasi con disgusto ed io mi sento rimpicciolire.

-Io non volevo dire…- Tento, ma fallisco ancor prima di iniziare.

-Lo sai da quanto sono al mondo?- Abbaia, aspro. -Sei tu a essere solo una bambina per me!-

-Intendevo dire che sei mio amico!- Mi affretto a precisare, agitando le mani per richiamare la sua attenzione.

Pessano i secondi e, rilevando che non stavamo più giocando, la partita si è messa in pausa da sola. Alec assottiglia lo sguardo, piega il capo da un lato e solleva le sopracciglia.

Alla fine scoppia di nuovo a ridere.

-Ancora peggio!- Schiamazza. -Ora capisco: tu non ci sai proprio fare con gli uomini!-

Rimango di sasso, confusa e anche un po’ offesa.

-Mi hai appena detto che sembro un bambino per poi rifilarmi il peggiore dei rifiuti: “ ti vedo solo come un amico”.-

Non sono del tutto d’accordo con la sua spiegazione, non mi pare di aver detto esattamente quello che ha capito lui.

-Alec, io…-

-Sei proprio una bambina!- Sentenzia, riprendendosi dall’attacco di risate.

-Sei tu a esserti offeso per niente!- Sottolineo, mettendo il broncio.

Odio che mi trattino come un moscerino appena venuto al mondo solo perché hanno tutti molti più secoli di me.

-Non mi sono offeso, ma tu sei ridicola!- Mi liquida, riprendendo in mano il controller e riavviando la corsa.

-Che ho fatto adesso?-

La mia macchina è ancora in testa, posso farcela.

-Vado a prendere Jane all’ingresso, quando tornano. Perché non vieni pure tu ad aspettare il tuo amato, magari puoi fargli le feste.-

-Ma che hai?- Sbotto, lasciando per un secondo il sensore.

-Niente!-

-Non volevo offenderti! Sei tu che mi hai consigliato di comportarmi da sgualdrina!-

Chiarisco a bassa voce. Forse ho davvero detto qualcosa di sbagliato, ma nemmeno lui scherza.

Stira le labbra e sospira. -Non era mia intenzione farlo, mi scuso!-

-Perdonato!-

-Perdonata!-

Potrebbe andarmi bene questa conclusione, se non fosse che il maledetto ha approfittato della mia distrazione per superarmi e aggiudicarsi la corsa.

-Tu guarda!- Mi rivolge un sorriso a trentadue denti aguzzi. -Ho vinto!-

Guardo lo schermo, dove i nostri omini sono di nuovo intrappolati in un’animazione virtuale su di un podio dorato.

Le singole corse per partita sono tre, e Alec ne ha vinte due.

Ha vinto davvero. Anche sta volta.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Ciao a tutti, scusate se aggiorno a rilento, ma faccio quello che posso per trovare del tempo per scrivere.
Questo capitolo è quasi di passaggio, diciamo che una semplice chiacchierata si è trasformata in un intero capitolo, ma ho nascosto diversi indizi anche qui.

Avete notato niente di sospetto? Vi viene in mente qualcosa?

Spero di aver accontentato le amanti di Alec, visto l’importanza che ha in questo capitolo.
Per Demetri e tutti i chiarimenti necessari, pazientate ancora e presto aggiornerò!

 

Grazie a tutti quelli che leggono, ma soprattutto a chi trova il tempo per recensire : )

Bacioni!

 

   
 
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