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Autore: Ulissae    21/03/2009    9 recensioni
La mia storia per la conquista del bagno è molto particolare, forse sarebbe meglio dire che sarebbe degna di nota in un libro di storia dati i numerosi dispersi e le audaci vittime
[mini ff su Leah e la sua crescita da ragazza ^^]
Partecipante al contest 100 prompts! indetto da C.O.S.
Genere: Malinconico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ululati vari'
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~Bathroom

Dedicata a chi mi ha insegnato a leggere, a chi mi ha fatto capire che un uomo è tale per le sue idee.
Dedicato a chi mi ha fatto capire che siamo tutti uguali, a chi ha usato la sua ultima parola per dire la sua.
Dedicato a chi mi ha insegnato cosa è la fantasia, a chi ha saputo combattere fino all'ultimo.
Dedicato a chi ha dimostrato al mondo che non era solo il figlio di un contadino, a chi nonostante avesse solo la quinta elementare sapeva citare i più famosi filosofi.
Dedicato al mio nonno, che nonostante non ci sia più mi fa ancora capire che la vita va vissuta fino alla fine



-L’ultima cosa che dovrebbero inventare è un telefono senza fili,

con quello, non riusciremmo mai a farla uscire dal bagno-
Mio nonno, negli anni ‘80.

Ora, ammettiamolo, non esiste una camera della casa più cara alla donna del bagno.
La cucina è solo una scusa che gli uomini usano, a noi piace il bagno.
E’ un po’ il nostro posto segreto, dove possiamo decidere chi essere grazie a una linea di matita, un po’ di phard, in un attimo le anonime ragazze che eravamo diventano i fiori di un giardino dorato.
La mia storia per la conquista del bagno è molto particolare, forse sarebbe meglio dire che sarebbe degna di nota in un libro di storia, dati i numerosi dispersi e le audaci vittime.
Ma partiamo dal principio…
Non avevo mai considerato la “toilette” una cosa interessante, anzi, mi chiedevo come potesse fare mia madre a passarci così tanto tempo senza annoiarsi, e poi per cosa? Trasformarsi, lasciarsi dietro una muta, il proprio IO, quello vero, per privilegiare una maschera abilmente costruita.
Per tutte le medie la cosa più femminile che avevo indossato erano i pantaloncini al polpaccio che mia mamma mi obbligava a mettere tempo permettendo, poi, al liceo, è cambiato tutto.
Non sono mai stata una tipa particolarmente attenta alle lezioni, passavo la maggior parte del tempo a scarabocchiare cuoricini o frasi d’amore sul banco, tanto alla fine il programma era semplice e a casa riuscivo a rimettermi in pari senza fatica, il primo anno delle superiori, però, fu la fine di questa mia strategia ben studiata.
Il professore, un ometto con i baffi che fremevano mentre spiegava come scomporre polinomi, era conosciuto da tutti come il peggior bastardo del mondo, donatore di insufficienze e elargitore di note. Come logico non sfuggii alla sua furia devastatrice.
La mia bella F rossa troneggiava su tutti i compiti, uno dopo l’altro, così mi ritrovai costretta ad appendere per tutta la scuola annunci, cercando un aiuto nella materia tanto odiata. Il mio salvatore non si fece attendere per molto, dopo solo due giorni un ragazzo alto e bello si presentò alla porta della classe, chiedendo di me: Sam Uley, tra i più bravi, non che più bei ragazzi della scuola.
In quel momento capii che il bagno sarebbe stato il mio nuovo rifugio.
Volevo a tutti i costi arrivare a lui, e sapevo bene che la ragazza sciapa e anonima che ero, dai modi mascolini, non sarebbe andata molto lontano.
Per cui decisi di iniziare ad essere un'altra, molto più attenta a se stessa e a ciò che la dura legge del make up esigeva.
Gli scaffali iniziarono piano, piano a riempirsi di scatoline colorate, e lo spazio riservato agli altri venne ristretto rapidamente: i miei trucchi erano ben più importanti.
Le tre mensole di vetro poggiate all’angolo si ritrovarono stracariche di creme contro l’acne, anche se non lo avevo, come si dice: prevenire è meglio che curare.
La prima vera e propria battaglia fu dopo un mese dalla conoscenza di Sam, mi aveva invitato ad uscire, al di fuori delle ripetizioni di trigonometria in biblioteca, era il mio primo appuntamento.
Mi chiusi dentro al bagno alle due del pomeriggio, per uscirne alle sei solo sotto minaccia di mio padre: taglio di paghetta, ecco cosa mi diceva l’estorsore!
Comunque, da quella volta, le cose continuarono ad andare per il meglio e il mio “restauro” non si rilegava più solamente alla doccia e ai vari ritocchi, anche se inutili, lo ammettevo io stessa.
Era una strana sensazione quella di chiudere la porta, di girare la chiavetta dorata e far scattare la serratura, isolandomi dal mondo. Io, semplicemente io. Delle volte mi mettevo perfino a fare i compiti in bagno, mi rilassava il colore celeste delle maioliche, quando ero stanca mi sdraiavo nella vasca e iniziavo a riflettere, facendo sfuggire la mente lontano dallo stress, senza mai allontanarla da lui: il mio amore.
Oramai il bagno era il mio quartier generale, e le due ore giornaliere concesse erano poche, troppo poche.
Così a testa bassa, fui costretta a contrattare con il grande capo: papà.
Un’ora di telefono in cambio di una di possedimento, non male. Peccato però, il telefono era un’ottima risorsa, ci rimanevo attaccata il rimanente tempo. Era… il mio legame con il mondo. Io vivevo grazie ad i due opposti: isolamento e unione.
Avevo personalizzato la mia parte di armadietto, non era solo una semplice anta bianca come quella di mamma o di papà, era colorata ed allegra, avevo deciso di attaccarci delle foto, un po’ della mia vita.
C’era una frase ricorrente, che mio padre spesso mi diceva quando mi tirava fuori dal mio nascondiglio con l’inganno: “Non compreremo mai e poi mai un cordless, sarebbe la nostra rovina”. Difatti l’astuta mossa del mio vecchio era quella di far squillare il telefono; una farsa, logicamente.
Adoravo il nostro bagno. Racchiudeva in sé una parte di noi: i rossetti di mamma, i bagnoschiuma degli eroi di Seth, e l’odore perenne del dopo barba di papà. Insieme al suo pennello per la schiuma da barba, quello di tasso, che tanto mi divertivo ad usare per sporcargli il naso di bianco.
Ed ora? Cosa rimane?
Il tempo è passato, la gente se ne è andata per sempre, i trucchi sono scaduti, le mensole svuotate, diventando pian piano sempre più grigie.
Non c’è più l’odore di menta di papà, i rossetti della mamma sono nel cestino, ormai sono inutili perfino gli assorbenti a casa nostra, nessuna ha questa fortuna.
Il bagno sta piano pian, piano morendo, non rimane nient’altro del deodorante inodore, ed i tre spazzolini sul lavandino.
E’ diventato grigio e sterile, arido.
Un po’ come tutti, d’altronde.


Angolo autrice:
Salve, eccomi con una piccola ff, interamente dedicata a Leah, l'ispirazione mi è venuta da una frase che ripeteva mio nonno a mia zia frequentemente.

Ho pensato che dopo tutto Leah prima del casino con Emily e Sam doveva essere come tutte appena vedono un ragazzo pensano di non essere perfette, di non poterci arrivare e quindi usano i "trucchi".
Non so voi ma io a volte mi metto a studiare al bagnoXD Non lo so, mi fa concentrareXD
Ok, la smetto di parlare e vi lascio con il solito invito: Commentino? ^^

Questa fanfiction partecipa al Contest 100 prompts indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }.

   
 
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