Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: AndThenWeKiss    11/02/2016    1 recensioni
La White Pine High School è una delle scuole più prestigiose del Canada, ma nasconde dietro di sé un oscuro passato.
Passato che verrà a galla, dopo una serie di omicidi che inizieranno a prendere piede nella scuola, e che verrà scoperto da una ragazza, Heather, e da alcuni suoi amici.
Il titolo della storia, oltre che "La caduta" può essere tradotto come "L'autunno", stagione in cui si svolge la maggior parte della storia.
Enjoy it.
Genere: Azione, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il ripostiglio dove i tre erano rinchiusi era illuminato solo da una lampadina; Duncan, Heather e Courtney erano seduti per terra, con disappunto delle due che si erano macchiate di polvere.
Entrambe guardavano il ragazzo davanti a lui, pronte a sparare domande come se stessero intervistando un VIP.
-Come mai sei qui?
Domandò Courtney.
-Volevo indagare su Lindsay.
Rispose lui sorridendo.
-Ma per favore, ora tutti Sherlock Holmes siamo diventati!
Sbottò Courtney rialzandosi e ripulendosi i vestiti dalla polvere e guardando male i due.
-Prendiamola per buona. Chi sono quei due?
Domandò invece Heather. Lui si strinse nelle spalle, poi guardò Courtney che si appoggiò alla parete libera dalle attrezzature.
-Rispondile.
Lo incalzò Courtney con il suo solito sguardo truce.
-Cosa devo risponderle se non lo so nemmeno io?
Domandò lui a sua volta.
Poi si alzò, spolverandosi i vestiti e spostando lo scaffale posizionato davanti alla porta.
-Vado a prendervi qualcosa da sgranocchiare, ok?
Stava per scorrere il chiavistello per aprire la porta, quando Courtney lo bloccò afferrandogli il braccio.
-Aspetta...potrebbe succederti qualcosa.
Disse Courtney, stavolta con tono apprensivo. Lui sorrise e tolse il braccio di lei dal suo.
-Tranquilla, andrà tutto bene.
E detto ciò, fece scorrere il chiavistello e aprì la porta che cigolò, poi usci dalla stanza, richiudendo la porta.
Heather si alzò da terra e si avvicinò alla porta, la aprì lentamente, cercando di evitare il cigolio, e sorrise vedendo Duncan allontanarsi.
-Io vado a farmi un giro.
Affermò facendo per uscire dalla porta., ma Courtney bloccò anche lei.
-Sei matta? Potrebbe succederti qualcosa.
Heather ridacchiò e si liberò dalla presa dell'altra ragazza, che sbuffò e disse.
-Bene, ripensandoci, spero ti accada qualcosa.
Heather la guardò male, ma non le rispose ed uscì, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Restò con la schiena poggiata contro il legno della porta, udendo Courtney spostare con grande fatica lo scaffale che utilizzavano come protezione da quel temibile qualcuno che viveva nell'edificio.
Il portone principale era a pochi passi da lei, era socchiuso, un piccolo spicchio di luce illuminava un pezzetto di corridoio.
Eppure fuori stava piovendo a dirotto, strano.
Ignorò la stranezza dei fenomeni atmosferici e iniziò ad avviarsi verso l'ufficio del preside.
L'edificio sembrava deserto, i suoi passi risuonavano nel corridoio, facendola sobbalzare: la paura di essere seguita era tanta.
Teneva il trench ancora indosso e usava l'accecante luce della torcia del cellulare per illuminare il suo cammino, e in qualche modo per sentirsi protetta: il buio era sempre stata tra le sue paure, o almeno fin da quando aveva memoria; era piccola, aveva cinque anni, fuori pioveva molto forte e un fulmine fece saltare le luce in casa. Suo padre era a lavoro, sua madre a fare spesa nel supermercato vicino casa, lei era rimasta sola in casa, al buio. Sentiva dei passi, dei rumori, qualcosa che graffiava contro la porta. Era rimasta chiusa nell'armadio tutto il tempo, la mazza da baseball stretta saldamente in mano, pronta a colpire il ladro. Non accadde nulla, quando tornò sua madre scoprì che si trattava del candido gatto bianco chiamato Fiocco di Neve che cercava di entrare in stanza. Eppure da quel terribile giorno, aveva paura del buio.
E ora era lì, in un edificio più grande di casa sua, totalmente immerso nel buio-se non fosse stato per la torcia- e con due pazzi furiosi che volevano ucciderla.
Aveva i nervi tesissimi, quindi prima di passare dal preside decise di svoltare verso le cucine e di afferrare un coltello per difendersi.
Il corridoio che portava nelle cucine era parecchio inquietante al buio: le foto delle cheerleader, dei giocatori di rugby, dei prof, tutto assumeva un aspetto inquietante e mostruoso, come se quelle persone fossero pronte a balzare fuori dalla parete per agguantarla.
Le luci presenti sul soffitto erano spente, e arrivata davanti alla porta della cucina, Heather schiacciò l'interruttore, ma non cambiò nulla.
-Ma possibile che qui non funzioni mai niente?!
Disse alzando la voce, sperando di non essere stata sentita da nessuno.
Aprì timidamente la porta e fece capolino con la testa, intravedendo una sagoma poco definita dietro il bancone dove il cuoco, Chef Hatchet, serviva gli orridi pasti agli studenti.
La stanza era fredda, si udivano dei respiri profondi ed inquietanti, come se qualcuno stesse russando, o forse respirando.
Heather gettò uno sguardo veloce alla stanza per vedere se ci fossero altri strani segni, poi prese il cellulare e fotografò la sagoma, che dopo avrebbe fatto vedere a Courtney e a Duncan.

 

In quel preciso istante sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e un'altra sulla sua bocca. Il telefono le cadde a terra, fu trascinata molto distante, il corridoio era di nuovo tornato ad una temperatura ottimale.
Entrambe le mani mollarono la presa, Heather si voltò di scatto per vedere chi fosse stato ad allontanarla, e sorrise alla vista di Duncan, che invece la guardava con uno sguardo truce.
-Che c'è?
Sussurrò lei, ricambiando lo sguardo truce.
-Ti pare il caso di avventurarti in giro per la scuola mentre ci sono due pazzi assassini?!
Sussurrò lui con tono adirato, Heather notò solo ora che aveva le tasche piene di qualcosa, probabilmente cibo.
-Cos'era quella sagoma?
Domandò spostandosi i lunghi capelli neri sulla spalla sulla spalla destra e guardandosi poi intorno, come se avesse paura di essere osservata.
-Non lo so, so solo che devi tornare subito al ripostiglio.
Disse lui, mettendosi poi una mano in tasca.
-Ehm no. E spiegami cos'era tutto quel freddo in sala mensa. E che fine ha fatto il mio cellulare?
Stava iniziando ad alzare la voce. Lui tirò fuori dalla tasca una mela e gliela lanciò, Heather la prese, lui gliene lanciò un'altra.
-Semplice problema con i riscaldamenti, e il tuo cellulare è nella mia altra tasca.
Disse estraendo dall'altra tasca il cellulare di Heather, porgendoglielo con delicatezza.
-Ma se avevi entrambe le mani su di me come hai fatto a prenderlo?
Domandò lei, rimettendolo in tasca. Lui si strinse nelle spalle, poi si allontanò senza darle una vera e propria risposta.
Heather capì che non era il caso di ribattere e tornò nel ripostiglio, o meglio, ci provò: davanti al portone c'era una ragazza che attirò la sua attenzione; era bionda, i lunghi capelli erano sciolti e sulla fronte aveva una fascia celeste, indossava un croc top rosso, una minigonna arancione e degli stivali marroni: Lindsay Mills era tornata a scuola, lo sguardo era truce e in mano reggeva il suo fedelissimo smartphone con la cover rosa, piena di glitter e brillantini, sembrava che producesse luce propria, quel cellulare.
La mora era tentata di andare da lei e dirle di scappare, chiederle cosa le avessero detto, farle domande per indagare, ma non fece nulla di tutto ciò: due uomini che indossavano un lungo lenzuolo bianco, il volto coperto da un cappuccio bianco si avvicinarono a lei.
Sembravano quelle persone che facevano riti satanici di cui usava vedere immagini su Tumblr, nonostante le facessero paura.
I tre sembravano non averla notata, quindi decise di appoggiarsi sull'angolo della parete, protetta dal muro, pronta ad udire i loro discorsi.
-Voi chi siete?
Domandò la ragazza con voce tremante.
I due non risposero, si udivano solo i loro respiri profondi, mentre una corrente fredda investì la zona circostante.
-Rispondete!
La voce era rotta dal pianto, Heather decise di sporgersi per vedere meglio; Lindsay stava per scappare, ma la porta si chiuse di colpo, mentre le due figure, oramai favorite dal buio stavano avvicinandosi a lei.
Udì Lindsay gridare, era un urlo straziante e dolorante: sembrava che la stessero torturando.
Era troppo per le sue orecchie, la mora corse via: avrebbe preso un'altra strada per arrivare al ripostiglio.

 

Un urlo straziante aveva riempito il corridoio della scuola, la voce era chiaramente quella di Lindsay, Courtney era spaventata.
Cosa le stavano facendo?
La voglia di sporgersi e vedere era tanta, ma la paura superava la curiosità.
Si mise a sedere per terra, la schiena poggiata contro la parete, le mani abbracciavano le ginocchia e si stava dondolando su sé stessa, le lacrime salate le rigavano il viso, facendo sentire il loro orribile sapore.
-Principessa, tutto bene?
Alzò lo sguardo e vide Duncan con una mano tesa verso di lei, Courtney si asciugò le lacrime e la afferrò, rialzandosi dal pavimento e sprofondando tra le sue braccia.
-Duncan aiuto, ho paura.
Lui le accarezzò prima i capelli, poi la schiena, il suo sguardo era preoccupato: doveva trovare un modo per far cambiare l'umore di Courtney.
-Ma insomma, fai la forte e la dura e poi piangi?
Lei lo spintonò e lo guardò male.
-Ti pare il momento di provocare? Non ti rendi conto che rischiamo la vita?
Cercava di controllare il suo tono di voce, ma era un'impresa difficile.
Lui non le rispose e si strinse nelle spalle, abbozzando un sorrisetto che fece saltare i nervi di Courtney.
-Ti conosco da poco e già mi stai antipatico! Ti permetti di provocarmi pur sapendo la situazione, sei solo un lurido buzzurro, schifoso!
Aveva chiuso gli occhi e teneva i pugni stretti.
-Calmati, o te le suono a dovere, mocciosa.
Le rispose lui con un tono da duro.
-Provaci se ne hai il coraggio, criminale da strapazzo!
I suoi capelli erano scompigliati, la voglia di tirargli uno schiaffo era tanta, ma si bloccò quando udì qualcuno bussare alla porta, sembrava un forsennato.
-Duncan...chi è?
Lui si avvicinò alla porta, lo scaffale non c'era, fece scorrere il chiavistello e aprì lentamente.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: AndThenWeKiss