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Autore: FreeMara    11/02/2016    0 recensioni
Kimama non sapeva di essere una semidea. Ma nessuno lo sa davvero finchè non è ormai tardi.
Vita in pericolo, mostri che ti attaccano... la solita semidivina storia per tutti.
Che sia il momento di cambiare le regole? E' il momento di scoprirlo, e stravolgere i piani di tutti gli dei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Ehi Nat! Siamo a Central Park, giusto?
Ora vedo da dove siamo usciti: un’apertura triangolare tra un cumulo di massi che non stona per niente tra gli alberi del parco. Davvero un ottimo ingresso per gli Inferi.
-Sì, siamo a Central Park. Avevo sentito di un’entrata da queste parti, ma non pensavo saremmo sbucati proprio qui.
Ma la cosa ha abbastanza senso, dopotutto: una comitiva di morti in fuga non può uscire dagli studi R.I.P. di Los Angeles, sotto il naso di Caronte.
-Forza, Kim. Andiamo!
-Dove vuoi andare?  Chissà quanti anni saranno passati da quando…- mi blocco.
Chissà se i miei amici sono ancora vivi.
-Anche io ci ho pensato, potremmo essere morti da due giorni tanto quanto da cinquanta anni, per questo dobbiamo muoverci a raggiungere il Campo. Prima arriviamo e prima avremo delle risposte.
Sospiro. –Hai ragione, andiamo!
Usciamo da Central Park, una camminata lunga; purtroppo non abbiamo dei soldi mortali con cui pagare un taxi.
Ci abbiamo messo un po’, anche perché siamo indeboliti per la stessa presenza su questo mondo: noi non dovremmo stare qui, e le nostre gambe non perdono occasione per ricordarcelo.
“Ingrate. Eppure prima vi piaceva stare distese al sole, in estate”
Finalmente la distesa di alberi fa spazio a New York; non la ricordavo così grande, ma non mi sembra cambiata affatto. E’ un buon segno!
-E ora, capo?
Nathan è assorto nei suoi pensieri, mentre si gira intorno pensando a un piano; lo sento mormorare a bassa voce, ma riesco a catturare solo “abiti” e “pulci”.
All’improvviso si gira verso di me con un sorriso trionfante. –Andiamo a fare shopping, Kim.
Il mercatino delle pulci. Per degli abiti normali.
E’ vero, stiamo indossando ancora le “cadaveriche” tuniche, che non passano del tutto inosservate.
Ringrazio gli dei che sia estate, almeno dobbiamo temere solo gli sguardi dei curiosi, e non il freddo.
Ho sempre adorato questi mercatini, anche se mia madre non mi ci portava spesso…
Ora che ci penso, da bambina non mi ha portato maia New York; cercava sempre di evitare la città durante i viaggi. L’ho vista per la prima volta quando sono andata al Campo Mezzosangue.
-Che ne pensi?
-E’ un bel mercatino, si. Ma ti ricordo che non abbiamo soldi, Nathan.
Ricompare quell’espressione da furfante. –E chi ha parlato di pagare?
Realizzo che questa volta fa sul serio. –Non possiamo rubare, Nat! Noi…-
Neanche il tempo di finire che gli ritrovo un paio di jeans in mano, e non l’ho nemmeno visto. Nessuno l’ha notato; quel piccolo ladruncolo è veloce.
Mi lancia i jeans. –Dovrebbero andarti. Ora cerchiamo il resto.
Procediamo veloci tra le bancarelle, e in meno di mezz’ora abbiamo entrambi un nuovo completo.
-Ora cerchiamo un posto dove cambiarci, okay?
Poco dopo sembriamo dei veri barboni di New York, ma sempre meglio delle tuniche.
-Ci resta solo un passaggio per il Campo.- la parte più facile.
-Non va bene questo pessimismo, signorina Mama. Ci arriveremo per stasera.
-Ah si? E come? Senza soldi non possiamo prendere taxi o autobus! Vuoi rubare una macchina?
-In effetti si, sei perspicace.
Sono senza parole, mentre lo vedo dirigersi verso la macchina più vicina. –Prima gli abiti, ora la macchina. Sei davvero un piccolo fuorilegge, Nathan.
-E tu sei la mia complice- mi fa l’occhiolino, come se potesse convincermi così. -Ora fammi da palo, per favore.
Sono costretta a coprirlo, mentre lo sento armeggiare per aprire l’auto.
“Scusaci, sconosciuto proprietario della macchina. E’ per una buona causa.”
La macchina sobbalza. –L’hai già accesa?
-Certo, era un gioco da ragazzi.
Saliamo in macchina, e prendo il posto accanto al guidatore. –Avrai esperienza per certe cose, non è vero?
Fa spallucce. –Un po’. E ora in marcia.
-La sai portare, vero?-  Per  darmene conferma, parte alla velocità massima consentita dal trabiccolo che ha appena scassinato.
Devo mantenere lo stomaco, per non lasciarlo indietro tra i vicoli di New York.
Quell’idiota ride come un pazzo. –Certo che la so portare!- “Certo che no”
Ma qualcosa non torna… una macchina normale non potrebbe mai raggiungere una simile velocità, senza nemmeno farsi notare dalla gente sul marciapiede: è del tutto impossibile!
Nathan procede veloce attraverso la città; manca poco per lasciare la città quando vedo una macchina della polizia; ecco, ora ci fermano per guida in stato di pazzia.
Ma contro ogni aspettativa, Nat accelera sempre di più, sfrecciando davanti ai poliziotti.
-Non ci hanno visti?!- devo gridare per farmi sentire, mentre mi giro a guardarli. –Cosa hai combinato alla macchina?
Nathan fa spallucce:-Qualche trucchetto. Ora stai tranquilla, tra poco staremo al Campo.
Per fortuna rallenta la corsa, così posso davvero rilassarmi, anche se non mi fido dei suoi “trucchetti”.
-Va bene. Svegliami quando arriviamo…- mi preparo per una buona dormita, ma ovviamente non posso essere così fortunata.
Non ho mai dormito per tutta la permanenza all’Elisio, e non speravo subito in uno dei soliti sogni da semidio che ti avvertono su delle catastrofi imminenti…
Ero di nuovo a Central Park, vicino alla fenditura che porta agli Inferi. Intorno a me si stagliavano i grattacieli della città. “Perché sono ancora qui? Che significa?”
Non indossavo la tunica degli Inferi, il che mi rassicurava; ma dall’apertura sentivo chiaramente i lamenti dei morti.
Mi avvicina lentamente alle rocce quando sbuca fuori una farfalla: una sola farfalla nera.
Era così bella, e mi trasmetteva una sensazione familiare. Se l’avessi presa, magari avrei saputo qualcosa del mio passato? Non aveva senso, ma avevo questo presentimento.
Anche la farfalla provava ad avvicinarsi a me, ma qualcosa la bloccava.
All’improvviso il cielo si è oscurato e dalle nubi è emerso un braccio che subito ha strappato via da me la farfalla.
Così come era apparso, quello stesso braccio è scomparso insieme alla farfalla, ed il cielo torna sereno. Ma dalla città si alzavano grida e rumori assordanti che mi costringono a scappare. E l’unico posto dove andare… gli Inferi. No! Non di nuovo!  



-Kim! Ehi Kim, sveglia!
Sento Nathan strattonarmi per una spalla attraverso il finestrino aperto; nonostante il brusco risveglio, sono felice mi abbia portata via da quel sogno.
-Siamo arrivati?
Lo vedo già fuori dalla macchina, girato verso di me in un sorriso. –Vieni a vedere con i tuoi occhi.
Salto subito da quel trabiccolo. Non ci posso credere, siamo davvero arrivati!
E’ il tramonto. Io e Nathan ammiriamo il sole che si staglia alle spalle del Campo: eccolo lì, il Pino di Talia, e riesco a vedere anche la Casa Grande.
Questo odore… sono le fragole dei campi! Il Campo non è cambiato affatto.
Siamo tornati a casa.
 
   
 
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