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Autore: FreeMara    26/11/2015    1 recensioni
Kimama non sapeva di essere una semidea. Ma nessuno lo sa davvero finchè non è ormai tardi.
Vita in pericolo, mostri che ti attaccano... la solita semidivina storia per tutti.
Che sia il momento di cambiare le regole? E' il momento di scoprirlo, e stravolgere i piani di tutti gli dei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Non è possibile, gli dei lo saprebbero! E’ questo che continuo a ripetere a Nathan mentre corriamo verso l’Elisio, attraversando di nuovo le Praterie degli Asfodeli; ma ogni tanto mi costringo a rallentare per girarmi per vedere se qualcuno ci segue. Finalmente il mio amico mi risponde. –Ma infatti lo sanno, Ade non è poi così stupido. -E non fa nulla? -Non credi che ci sia qualcosa di più potente al di sopra di Ade? Qualcuno di più antico… -Aspetta! Mi fermo a riprendere fiato, colta all’improvviso da un pensiero… quasi una rivelazione dei miei pensieri. –Tu sa degli dei?! Sei un semidio! Pochi passi avanti a me anche Nathan si è fermato a riposare, appoggiandosi alle ginocchia. -Ti facevo più sveglia, Kim.- mi fa l’occhiolino, vedendo la mia faccia offesa –Dai, andiamo. Ne riparleremo ai Campi Elisi. Riprendiamo a correre, in silenzio; ma così ho l’occasione di pensare. Quindi avevo ragione, è un semidio come me. Che sia morto in un’impresa, in una delle estati al Campo? Sempre se è stato al Campo… Forse glielo chiederò, prima o poi, ma intanto realizzo che ora non sono più sola: ho qualcuno che potrebbe capire la mia situazione. E, più importante, trovare una spiegazione per ciò che sta accadendo qui. Finalmente si erge davanti a noi la recinzione dei Campi Elisi, così ci fermiamo per dirigerci cautamente alla crepa. Nonostante tutti i discorsi di Nathan sulla scarsa sicurezza, meglio non rischiare… Entro per prima, seguita da Nat, e con un silenzioso accordo andiamo verso il nostro rifugio sul lago, all’ombra dei pioppi. Come al solito, io mi appoggio a quello più grande, con il mio amico seduto di fronte a gambe incrociate. -Allora, abbiamo un gruppo di morti che, secondo la tua teoria, scappa da una qualche porta aperta da una forza addirittura superiore agli dei. -Vedo che impari in fretta! Gli do un calcio per zittirlo, ma il mio tono assume un tono divertito. –Hai fatto altre scoperte, sapientone? -In realtà no. Se Ade o uno dei suoi scagnozzi sa qualcosa, non dicono o fanno trapelare nulla. Nessuna notizia. Dubito anche che gli uccelli canterini che abitano qui sappiano qualcosa. Capisco solo in un secondo momento il motivo del nomignolo riferito a quelli del quartiere: anche se prima non ci avevo fatto caso, ora sento in lontananza le loro voci, intonare chissà quale canzone. -Ma non potrà durare a lungo. Quanto credi ci vorrà prima che la notizia si sparga anche qui? -Dipende da quanti sono i morti col desiderio di scappare. Se la notizia non andrà da loro, saranno loro a trovarla, magari mentre cercano una via di fuga. -Perché qualcuno dovrebbe scappare dall’Elisio? -Non è mica il paradiso, Kim. Tu non scapperesti? Mi guardo intorno… la radura dei pioppi, le Isole dei Beati al centro del lago sono diventati parte della mia vita qui, ma adesso potrei davvero lasciarli? Scappare da qui e tornare in vita? Molte volte avevo già preso in considerazione l’idea di rinascere, ma sarei dovuta passare per il Lete, perdendo ogni ricordo che ho e la possibilità di scoprire quelli che ancora mi mancano. I ricordi che la morte mi ha tenuto nascosto. -Potremmo… potremmo davvero scappare? Sul viso di Nathan di dipinge di nuovo un sorriso furtivo, quello che ogni persona sana di mente chiamerebbe “da delinquente” -Certo che potremmo! Hai visto come hanno fatto quelli delle Praterie. In una parte del mio cervello una piccola voce chiamata “buonsenso”mi dice che forse non è una buona idea, e potrebbe portare a molti rischi e pericoli. Ma ogni semidio impara ad ignorarla, ad un certo punto della propria vita; l’istinto prende il sopravvento. Sorrido alla prospettiva di una “nuova vita”. –Quando si va? Non vedevo Nathan così euforico da… beh, mai. Anche se abbiamo passato momenti divertenti qui, nessuno è paragonabile a questa folle idea. Ma io ne sono convinta, devo cercare la verità sul mio passato. Ignoro soltanto il motivo che spinge Nat a rischiare tutto per tornare alla luce del sole… Il sole, quanto mi manca! Adoravo stare stesa sul prato, in estate, vicino ai campi di fragole… Ho così tante cose da rifare, che un tempo mi sembravano semplicemente banali. -Qual è il nostro piano, capitano? Un Nathan molto fiero e in posa mi risponde con una voce profonda, palesemente falsa. –Aggireremo pericoli, passando…ehm… per quella crepa! Ci infiltreremo tra le persone… e fuggiremo! -Quindi, praticamente, come abbiamo fatto prima. Questo ragazzo è un idiota; sbuffo, il che attira la sua attenzione. –Hai un’idea migliore? -Beh, no. Ma come facciamo a essere sicuri che quando torneremo ci sarà ancora il passaggio aperto? Potrebbero averlo chiuso o spostato per confondere Ade. -Dubito che si prenderebbero questo disturbo. Sono abbastanza forti da aprire un passaggio, lo sarebbero anche nel caso in cui Ade abbia intenzione di chiuderlo. -Allora, qual è il nostro piano? Questa volta ci pensa su. -Abbiamo solo due opzioni: dividerci, e lasciare che uno resti qui ad aspettare mentre l’altro controllerà l’uscita, e quando noterà qualcosa, dovrà correre subito qui ad avvertire il compagno. Oppure, possiamo scappare insieme e aspettare insieme vicino all’uscita. Penso alla prima opzione e non mi convince molto. Anche se si riuscisse ad avvistare in tempo il raduno dei morti vicino all’uscita, ci vorrebbe troppo per chiamare l’altro. Nathan deve avermi vista pensierosa, perché mi chiede: -Che c’è? Non dirmi che non ti fidi di me! -Può darsi… Scoppiamo inevitabilmente a ridere. –Tranquillo, non è questo il motivo. Solo che vedo molti rischi nella prima opzione. -Quindi cosa vuoi fare? Accamparci fuori finchè non vediamo altri spiriti in fuga? Mi sembra di sentire una nota ironica, come se fosse l’idea peggiore che abbia mai sentito; e infatti aspetto che mi dia per l’ennesima volta della stupida, quando invece… -Mi piace! Ce ne andremo e faremo un campeggio aspettando che si aprano le porte! Sono stupita che sia d’accordo con me, così mi rilasso. –Vorrai dire un cadaverico campeggio! Nathan salta in piedi, aiutandomi ad alzarmi.-Partiamo per un cadaverico campeggio! Continuiamo a “decantare” il nostro campeggio con ogni sinonimo di cadaverico che conosciamo, finchè non torniamo al quartiere, dividendoci per la strada. Dovete sapere che qui negli Inferi non si avverte la differenza tra notte e giorno come avviene normalmente, ma per quelli dell’Elisio deve essere sicuramente notte perché non c’è nessuno in giro a festeggiare chissà cosa. Purtroppo non ho niente da prendere, niente da portare via, così mi limito a una passeggiata tra le strade silenziose prima di tornare al rifugio. Con sorpresa, trovo Nathan seduto con lo sguardo rivolto verso le Isole dei Beati; deve essere tornato subito qui, dopo avermi lasciato in città. -Nemmeno tu hai qualcosa da prendere, vero? -Ho lasciato tutto a casa, qui non ho nulla. Mi siedo accanto a lui. –Ma ora stiamo per tornare a casa e.. Sono costretta a bloccarmi: noi non abbiamo più una casa. Chissà dov’è mia madre, adesso… -So cosa pensi, Kim. Non sappiamo da quanto tempo stiamo qua né dove stanno i nostri genitori. Mi ci rimane ancora una casa, sai? Il Campo. Questo ragazzo è capace di stupirmi ogni volta, non ci sono dubbi. Dopo qualche minuto decidiamo di alzarci. –E’ ora. Ci dirigiamo alla crepa , quella che è stata la nostra porta d’uscita, ma che adesso si chiuderà per sempre alle nostre spalle. Come la prima volta, passa prima Nathan, dandomi il tempo di ammirare per l’ultima volta l’Elisio… non credo meriterò di nuovo questo posto. -Allora, sei sicura di volerlo fare?- Nathan, dall’altra parte della crepa, mi tende la mano. Dico addio al mio rifugio, al lago e perfino a quelli del quartiere; ormai non si torna più indietro. Afferro la mano di Nat e lo seguo fuori. Il viaggio sembra più lungo, con il silenzio a riempire l’aria. Lui non sembra aver bisogno di parlare, ma io si. Non voglio cedere alle preocupazioni, a tutti i pensieri che mi assillano la testa in questo momento. -Quindi sei stato al Campo? Ha uno sguardo assente, ma almeno risponde. –Si, ci sono stato. Anche tu, no? -Si, infatti. Io… Il discorso cade subito, in effetti nessuno vuole continuare. Forse parlare del passato, di quando eravamo vivi, ci fa temere per il viaggio che stiamo intraprendere. La paura di non arrivare alla meta. Per ora arriviamo solo alla misteriosa porta di uscita, e noto subito che non siamo soli: gruppi più o meno piccoli si avviano come noi verso la valle. Avvicinandoci, noto delle lunghe scale che portano a un piccolo passaggio molto in alto; ora capisco il motivo di quell’ingorgo. -Ci vorrà molto tempo prima di arrivare alla porta. -Ma sicuramente ne varrà la pena. Sai dove stiamo andando? Torniamo al nostro mondo! Adesso Nathan è assolutamente felice, radioso; non nota nemmeno l’attesa infinita che sembra separarci dalla libertà. La valle si riempie poco a poco, e mi chiedo quando avranno intenzione di farci passare. Ma soprattutto chi ci farà passare. Non c’è nessuno, a parte i morti. -Ehi, Nat… siamo sicuri che il passaggio sia ancora in funzione? Stiamo aspettando per niente. Purtroppo non sento la sua risposta, perché un fischio irrompe su di noi, e la calca degli spiriti mi spinge lontano dal mio amico. -Nat!! Sento la sua risposta. –Kim!! Vai! Ci vedremo fuori. Non voglio dividermi da lui, ma continua a gridarmi di andare, così mi giro e mi unisco alla folla fino a quando non arrivo alle base delle scale. Ripide e apparentemente scivolose, da questa prospettive. E infinite… Chiedo scusa ai miei piedi per la lunga camminata. “Un gradino verso la libertà. Uno per la vita. Uno per il Campo” Mi costringo a pensare a questo finchè non ne mancano solo una decina; sopra di me, vedo meglio il passaggio: un stretta apertura nella pietra, illuminata dal sole. “Ci siamo quasi!” Sole. Di nuovo il sole sulla mia pelle. Cioè, quella che prima era una patina semitrasparente ma ora è vera pelle rosea. Mi guardo in giro e vedo che anche gli altri morti stanno riprendendo forma umana, prima di disperdersi verso chissà dove. Meglio non perdere un attimo qui sopra, prima che ci richiamino nel sottomondo; ma io devo aspettare il mio compagno di viaggio, così mi siedo vicino al passaggio. Mi siedo su vera erba verde, in mezzo a veri alberi: stiamo in un parco. Che sia Central Park? O forse… -Sta aspettando qualcuno, signorina? Alzo di scatto la testa e vedo Nathan poco avanti a me, così subito balzo in piedi e corro verso di lui, anche se mi trattengo dall’abbracciarlo. -Ce l’abbiamo davvero fatta! -E questo è solo l’inizio. Sei pronta? Non esito un secondo. –Prontissima.
   
 
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