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Autore: marwari_    12/02/2016    2 recensioni
|Beyond the pale: qualcosa di impossibile, qualcosa di impensabile - rating "giallo" per i riferimenti all'esoterismo, Salem, spiriti, stregoneria ecc.|
E' il 1992 e una ribelle Paige trascorre noiose ore nel museo della città.
L'incontro casuale con la giovane Prue cambierà per sempre il suo modo di vedere il mondo che la circonda.
Una nuova vita è alle porte di entrambe, un futuro di segreti svelati, famiglie in lotta e destini mutati.
Cosa sarebbe successo se, da giovani, la più grande e la più piccola delle sorelle Halliwell -ignare di tutto- si fossero incontrate?
{POV: Paige/Prue}
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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Cap.4 – Triquetra

Prue si chinò velocemente per poter passare tra la folla. Non era certa di stare sognando o di essere capitata in quel luogo per magia, l’unica cosa che sapeva era che possedeva un corpo minuto, quasi da bambina e quello poteva essere un vantaggio per potersi fare strada tra tuta quella gente ammassata e uno svantaggio, perché sarebbe bastata una spinta di troppo per farla cadere ed essere calpestata.
Non sapeva con esattezza dove si stava dirigendo con tanta agitazione, non sapeva i motivi delle strilla delle persone con in mano forconi e fiaccole nonostante il sole rischiarasse a modo la piazza, non sapeva da cosa era provocata quella paura che le stringeva il cuore e che la spingeva a proseguire, a farsi strada a suono di gomitate e spintoni rivolti a persone che non sembravano preoccuparsene più di tanto.
Giunta tra le prime file, respirò lentamente, cercando di calmare il suo cuore agitato. Guardò molte volte la piazza gremita, le basse case di legno e pietra che ne delimitavano il confine, la fila degli uomini con lunghe toghe nere, donne con suntuosi vestiti e una pira di legno che si ergeva a parecchi metri di distanza da loro

«A morte la strega!» si voltò di scatto non appena sentì quel grido provenire dalle sue spalle. Era stato un uomo grassoccio a parlare, il pugno alzato e la barba lunga.. sembrava aver scatenato cori di assenso senza troppe difficoltà

«Al rogo!» urlava qualcuno

«Restituite il demonio alle sue fiamme!!» rispondevano altri. Prue non comprese fino in fondo la natura di tanto accanimento, quello che riusciva a capire, invece, era che la morte di qualcuno era un desiderio condiviso con vera e propria devozione.
Allungò il collo quando vide che c’era del movimento al di là della pira: carcerieri incappucciati stavano trascinando lentamente una donna sopra ad un piccolo palco; aveva le mani costretta da pesanti catene, il viso pallido ed emaciato, segnato da graffi e lividi come il resto del corpo. La fecero sfilare davanti alla corte di uomini in toghe nere e lunghe parrucche bianche in una mesta esibizione che parve essere apprezzata dalla folla. Passarono pochi minuti di grida e linciaggi prima che l’uomo al centro, probabilmente il giudice ultimo di quella corrotta magistratura, alzasse la mano destra per intimare il silenzio

«Io, Matthew Tate, membro e capo della congregazione dei giudici di Salem, per ordine diretto della Santa Chiesa, di comune accordo con i miei colleghi, condanno l’incriminata Melinda Warren alla pena di morte: le accuse sono di stregoneria, pratica di magia nera e culto del demonio. Il metodo di esecuzione sarà il rogo, come ordinato dalle cariche più alte della Santa Sede. Melinda Warren sarà giustiziata al tramonto.»

Prue guardò con la coda dell’occhio i campi che spuntavano qua e là fra le case e si accorse con sgomento che l’ora fatidica sarebbe giunta presto. Non voleva assistere alla morte di quella donna, non in un modo così atroce, non per fatti di cui, probabilmente, non era colpevole.. voleva scappare, ma aveva i piedi ancorati al suolo, avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla, ma quel suo esile corpo da bambina non le sarebbe stato d’aiuto. Poteva solo rimanere lì, inerme, ad osservare quell’atrocità

«Prudence non dovresti stare qui.» sollevò lo sguardo sull’uomo che l’aveva chiamata. Non lo conosceva, non lo aveva mai visto, eppure aveva un viso buono e non si oppose quando, con facilità, la sollevò da terra prendendola in braccio.

Ben presto i suoi occhi si velarono di calde lacrime che, rapidamente, presero a correre lungo le sue guance: era triste per quella donna, profondamente, anche se non la conosceva, era arrabbiata e frustrata perché non poteva fare nulla per salvarla; sapeva che non era una persona cattiva, lo vedeva dai sui lineamenti dolci, dai suoi capelli color del grano e dagli occhi blu, pacati e calmi nonostante tutto

«Will, porta via la bambina. Non si fermeranno.» aveva detto qualcuno, ma quell’uomo che l’aveva stretta non si mosse

«No. Deve vedere. Deve sentire.» mormorò l’uomo «L’ho promesso a Melinda.»
Prue osservò sgomenta mentre la donna veniva legata con strette corde alla pira. Era certa di aver visto quell’individuo che l’aveva condannata rivolgerle un sorriso beffardo

«Hai perso, strega.» disse con voce tranquilla, suscitando il gaudio di tutti. La donna sorrise a sua volta, sollevò la testa e con aria fiera lo guardò

«Potrai uccidere me, ma non ucciderai la mia gente. Con ogni futura generazione, la stirpe degli Warren crescerà forte, sempre più forte finchè un giorno, tra 300 anni da oggi, la figlia perduta ritroverà la strada di casa, riunendosi nella notte benedetta con le sue sorelle. Insieme, saranno le streghe più potenti che il mondo abbia mai conosciuto. Saranno buone ed estingueranno ogni fonte del male. Saranno conosciute con il nome di prescelte

⁓✧⁓

«Prudence.» si sentì scuotere la spalla. Aprì gli occhi nonostante sentisse le palpebre pesanti come due macigni.. si sentiva incredibilmente intontita

«Devo essermi assopita..» mormorò con voce impastata, ma quando si voltò per scambiare poche parole con il suo assistente, non vide nessuno. Lo trovò alquanto strano, perché erano da poco passate le due del pomeriggio e nessuno lasciava il laboratorio a quell’ora, anzi, era difficoltoso concentrarsi; in più erano appena giunti ulteriori reperti che necessitavano di un notevole restauro, direttamente dal Massachusetts e stentava a credere di essere l’unica là dentro ad essere interessata a visionarli.  
Si voltò verso la grande finestra al suo fianco e con grande sorpresa notò che fuori il cielo era scuro e minaccioso, in procinto di scatenare un diluvio degno di essere riportato accanto a quello universale

«Posso fare anche da solo se sei stanca.» la voce divertita ed ironica del suo collaboratore la fece da un lato spaventare e dall’altro rincuorare del fatto di non essere sola. Perché aveva di quegli strani pensieri, quella sensazione di inquietudine che le facevano battere il cuore? Perché sentiva ancora gli occhi pungerle da lacrime che, in un certo senso, non le appartenevano? Forse quel sogno l’aveva sconvolta più di quanto non pensasse.. in più si ricordava quella profezia come se l’avesse pronunciata lei stessa.. era come incisa a fuoco nel suo cervello.

«Lo sai che non lo permetterei.» la ragazza gli rivolse un sorriso tirato mentre si alzava in piedi e si sistemava distrattamente i capelli

«Abbiamo diverse carte e un manufatto di metallo da liberare da uno strato di fango.. singolare diciamo. Dicono che non è nulla di particolare valore, quindi ci hanno chiesto di restaurarlo per fare pratica.» Prue non era mai contenta quando assegnavano loro degli oggetti non particolarmente importanti, ma dopotutto non era altro che un’apprendista, non aveva esperienza e non aveva titolo.. forse entro pochi mesi sarebbe stata lei la persona che avrebbe assegnato quel genere di compiti ad altri sfortunati che si sarebbero trovati al posto suo. Per il momento doveva impegnarsi ad eseguire gli ordini.

Passarono diverse ore a decifrare le scritte in latino di quelle carte riguardanti processi minori, nomi di presunte streghe, metodi di torture e altri racconti di cui erano già a conoscenza tramite volumi più rinomati e completi. Non erano nulla che non avessero già visto, eppure erano pagine di libri antichi e anche se di minor importanza, era sempre speciale e magico riportarli, in un certo senso, alla vita.

Prue osservò compiaciuta tutte le scritte che aveva minuziosamente spazzolato, ricoperto di inchiostro e protetto con agenti chimici come le era stato insegnato. Ne fece una fotocopia per archiviarla tra i suoi lavori e ripose la copia originale tra le altre già perfettamente trattate.

La ragazza osservò con soddisfazione il suo lavoro, pensando che sarebbe stato un buon biglietto da visita da presentare come testimonianza della sua pazienza, abilità e precisione e, per la prima volta probabilmente, si perse a leggere le parole che aveva trattato per diverse ore, senza però mai soffermarsi sul loro significato.
Avrebbe voluto indagare su quel nome “Melinda Warren”, ma l’orario di chiusura del laboratorio si avvicinava a grandi passi.

«Io ho finito.» Prudence osservò irrequieta l’orologio e il ragazzo alle sue spalle fece lo stesso

«Anche io.. tra poco. Inizia pure con il manufatto. Appena saranno le quattro chiuderemo e ci penseremo domani..» lei annuì in assenso.        
Prue dispose accuratamente tutti gli attrezzi che avrebbe dovuto utilizzare di fronte a sé: aveva pennelli di varie dimensioni, arnesi appuntiti per scalfire i residui di terra più duri a causa del tempo, aveva utensili simili a spazzolini da denti e panni per levigare e lucidare alla perfezione. Non solo era obbligata a fare quel genere di cose, ma la divertiva enormemente riportare ad antichi splendori oggetti di cui tutti avevano perso memoria.. era come riportare in vita il passato, degli squarci di vissuto di qualcuno che probabilmente era stato dimenticato. Anche se non erano oggetti preziosi o non appartenuti a qualche prestigioso individuo, si emozionava ogni volta che riusciva ad immaginare le vicende che legavano quello o questo oggetto a quella o questa città, villaggio o terra ce era stata teatro della Storia.

La ragazza prese a pulire meticolosamente la superficie di metallo opaca che, con dedito impegno e olio di gomito, sarebbe tornata lucida come un tempo, se non di più. Quello che si sarebbe dovuto rivelare un’operazione di lunghe ore se non di giorni, però, si rivelò molto più facile del previsto: dopo poco più di mezz’ora Prudence Halliwell aveva tolto completamente lo strato di fango e detriti attorno all’oggetto di metallo e aveva deposto ciò che aveva scartato – la terra ed altri detriti che la costituivano – in un contenitore d’argento, neutro ed incontaminato, in modo da spedire il tutto al laboratorio di chimica e lasciare che altri apprendisti calcolassero di cosa fosse composto e l’effettivo anno di provenienza con il carbonio 14

«Io ho finito.» annunciò sorpresa, osservando con i guanti di lattice ciò che aveva riesumato: un simbolo sicuramente di natura wicca, di ferro ed appena arrugginito nonostante la chiara origine antica, a tre punte e dalle forme smussate

«Di già?» chiese l’altro, lanciando un’occhiata all’orologio. Scosse la testa, stupito e sollevato allo stesso tempo «Che hai scoperto?» proseguì, spostando con una pinzetta alcuni grumoli di fango più grandi

«Non molto. Questo dovrebbe essere un ciondolo.. o un talismano. C’è poca ruggine, solo sui bordi.» indicò i punti dal colore bronzeo e quando ebbero finito di esaminarlo, lo riposero con cura in una busta di plastica trasparente

«Credo ci sia qualcosa in questa terra che abbia impedito alla ruggine di rovinarlo nonostante tutti questi anni. Altri oggetti trovati nelle vicinanze risalgono alla metà del 1600 ed hanno tutti una probabile relazione con Salem ed i processi.. per esempio sono state trovate delle gogne poco usurate dal tempo, catene e numerosi strumenti di tortura molto poco piacevoli.» spiegò il ragazzo «Sembra che ci siano dei residui vegetali..» si avvicinò al recipiente d’argento e puntò la lampada sulla polvere

«Sono.. delle erbe rituali.» spiegò Prue, anche se leggermente incerta. Si alzò e prese a sfogliare con foga un libro che teneva sempre accanto a sé da quando avevano iniziato a studiare di stregoneria, di Salem e dei processi alle streghe «Potrebbe trattarsi di un miscuglio di erbe aromatiche.» picchiettò l’indice su una pagina con scritte piccole e fitte corredata di numerosi disegni ad acquerello rappresentanti diversi tipi di piante «La più facile da determinare è il rosmarino, tipico dei rituali di stregoneria.. era più utilizzato l’alloro, ma si servivano anche in grande quantità di molto tipi di Laminacee.» Prue gli fece notare una sezione più lunga, fragile, che assomigliava ad una delle foglie allungate della tipica pianta odorosa del rosmarino. Il suo collega si congratulò con lei prima di allungare le braccia e stiracchiarsi con uno sbadiglio

«Beh visto che abbiamo già fatto più del dovuto grazie a te.. possiamo anche andare e ritrovarci domani.» propose con voce assonnata, togliendosi il camice con lentezza per aspettare la ragazza, la quale sembrava molto restia a seguirlo «Rimarrai qui fino all’ultimo secondo, non è vero?» lui scosse la testa quando, in risposta, non ottenne nulla di più che un cenno di assenso del capo della bruna «Non dimenticare di spegnere la luce.» si raccomandò ridacchiando, la salutò e dopo pochi istanti, Prudence si ritrovò da sola.

Lasciò il suo prezioso libro sulle streghe di fianco a lei e riprese in mano la fotocopia della pagina che aveva appena restaurato. C’erano molte scritte che non aveva potuto salvare, ma altre, forse le più enigmatiche, la fissavano in attesa di essere comprese: era lì il mistero che avvolgeva quelle strane erbe che avevano preservato quel talismano dal tempo, lo sapeva.    
Supplicava quella Melinda, nella sua testa, affinchè le rivelasse il suo segreto. Prese a giocare distrattamente con uno dei suoi arnesi mentre cercava di comprendere quel testo, quelle parole apparentemente senza senso che erano scritte in successione accanto a quel nome, di cui una parte parlava dei processi e delle accuse mosse contro quella donna e l’altra trattava nello specifico di un rituale di magia nera abilmente celato.

Quando il suo cercapersone trillò, facendola sobbalzare, si accorse troppo tardi si essersi ferita l’indice sinistro con la punta affilata dell’utensile ed una grossa goccia di sangue cadde sul bordo del recipiente argentato. Imprecò tra i denti mentre si affrettava a riparare al danno ormai fatto.  
Digitò in fetta il numero del collega sul telefonino e aspettò che rispondesse

«Senti Prue, voglio fare un salto in biblioteca e cercare informazioni circa quella strana iscrizione.» Prue dovette impegnarsi per concentrarsi sulla voce del ragazzo poco più grande di lei «Potresti ripetermela? Voglio essere sicuro di ricordarla giusta.»

«Certo..» farfugliò lei, facendo scorrere velocemente lo sguardo sul foglio «Sangue del nostro sangue, noi ti invochiamo.» lesse meccanicamente, pensando quanto fosse ironica quella frase in quel preciso istante «Penso sia qualche sorta di richiamo usato durante i riti.. cercherò anche io tra i miei libri.» Prue salutò il collega e ripose il telefono.       
Ben presto ebbe la sensazione di non essere sola.

Si sentiva osservata, sapeva che qualcosa non stava andando nel verso giusto: quel silenzio era diventato all’improvviso troppo opprimente, le luci sembravano tremolare appena, se non le fissava e l’aria che doveva essere statica, in quel laboratorio chiuso, aveva preso a muoversi leggermente.. e poteva essere sicura di non stare solamente immaginando tutto, perché poteva vedere distintamente gli angoli dei fogli più sottili non rilegati alzarsi ritmicamente. Aveva timore nel provare ad alzare la voce, a domandare se qualcuno si fosse intrufolato nella stanza in punta di piedi e avesse lasciato la porta aperta, quindi rimase in ascolto, le orecchie tese e ogni fibra del suo corpo rigida, perfettamente immobile.

Prudence…

La ragazza si alzò di scatto dalla sedia, guardandosi attorno con occhi irrequieti: non vedeva nessuno, eppure quella voce le era parsa così vicina..

«Chi c’è?» domandò, premendo le spalle contro il muro più vicino e socchiudendo gli occhi per poter captare anche il più piccolo movimento nel buio che, improvvisamente, era sceso. Solo le poche lampade al neon rischiaravano qua e là l’ambienta in cui si trovava «Se è uno scherzo, non è affatto divertente.» il suo eco tremolante la fece rabbrividire. Poteva essere frutto della sua immaginazione? Quella sensazione di freddo, quella voce, quei leggeri soffi di vento che ogni tanto le carezzavano la pelle.. era tutto vero?

Non avere paura.

Prue serrò gli occhi immediatamente dopo che una lieve luce, proveniente dall’alto, le solleticò le pupille. Non voleva vedere. Lei che aveva sempre avuto tutto sotto controllo, lei che non aveva mai avuto paura di niente.. ora temeva il buio, temeva quella strana luce, temeva di non essere in grado di padroneggiare la situazione: era tutto troppo strano, inspiegabile, tutto troppo misterioso perché lei potesse comprenderlo.

Smetti di pensare, Prue. Credi.

Si coprì le orecchie con i palmi. Perché era da sola? Perché era stata costretta ad affrontare tutto quello senza qualcuno che le donasse coraggio? L’ultima volta che aveva assistito a qualcosa di inspiegabile era in compagnia di quella ragazza e anche se più piccola, se più terrorizzata di lei, le aveva dato la giusta carica per comportarsi razionalmente, come era solita fare: da sorella maggiore. Ora non aveva nessuno da proteggere, non aveva nessuno da guidare, era sola ad affrontare l’ignoto. Avrebbe dovuto assecondare quella voce? Scappare? E la nonna, che avrebbe fatto? Lei che parlava spesso di argomenti mistici e a volte enigmatici, lei che ripeteva sempre di non fuggire davanti a quei miracoli che attribuiva ad un fatale destino.. “ogni cosa accade per una ragione”, ripeteva sempre, instancabilmente.      
Prue prese un profondo respiro, aprì cautamente gli occhi e si riparò con il braccio quando vide una luce intensa scendere sopra di lei

E’ tempo.

Piano piano i suoi occhi si abituarono a quel bagliore. Distinse una figura femminile, i lunghi capelli biondi che si muovevano leggeri e due occhi blu che la guardavano.. doveva avere già visto quella donna, ma non ricordava né dove né quando

«Tempo?» ripetè la ragazza confusa, osservando quel viso e quella mano protesa verso di lei

E’ tempo che la profezia si avveri.

Prue avrebbe voluto chiedere di più, di quale profezia stesse parlando, se fosse un fantasma, di chi si trattasse, se fosse correlata in qualche modo a Salem o fosse giunta per portarle un messaggio diretto solo ed esclusivamente a lei.        
Forse.. forse aveva a che fare con il sogno di quella stessa notte? Forse aveva a che fare con le pagine che aveva risanato? Sì, forse era lei quella donna: Melinda Warren.

La prima sorella avrà la capacità di spostare gli oggetti con il pensiero.

Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.. quella donna era come se l’avesse incantata.

La seconda sorella sarà in grado di bloccare il tempo, congelando oggetti, mortali e ed entità del male.

La donna posò i piedi a terra. Aveva due dita alzate ora e la osservava con tenerezza e determinazione; Prue non comprendeva il significato di quelle parole, non capiva perché stesse parlando proprio con lei che non riusciva a capire.. e soprattutto non riusciva a capacitarsi di come ognuna di quelle parole fossero entrate nel suo cervello e le ricordasse perfettamente, come fossero parte di una vecchia nenia che sapeva da sempre.

La terza sorella potrà vedere il futuro, il presente e il passato.

Prue osservò sgomenta il medaglione a cui aveva lavorato fluttuare nell’aria, sorretto da nulla di più che piccole ed eteree luci arancioni. Brillava di un barlume differente, adesso, come se le tre punte del triskelion, il simbolo che rappresentava, fossero state accese come lampadine.      
Il medaglione ondeggiò lentamente nella sua direzione fino a fermarsi a pochi centimetri davanti a lei. Prue era restia ad allungare la mano e farlo depositare nel suo palmo.. eppure sentiva che doveva farlo, doveva aprire le sue dita e lasciare che quell’oggetto si posasse sulla sua pelle

Le tre punte rappresentano l’unità, i tre elementi magici.

Il cerchio che le collega è la quarta sorella..

Lo spirito fece una pausa, Prue la osservò, stringendo le dita sul metallo freddo: si domandò subito perché aveva esitato. Di che mai poteva avere timore di rivelare un essere ultraterreno?

Racchiude in sé i tre elementi, guida, protegge, risana.
Essa sarà estrema forza ed estrema debolezza.

È l’elemento mancante, perduto dal tempo e per opera del fato.

Lo spirito agitò lievemente la mano e il cerchio, l’unica sezione ancora del colore normale, prese ad emanare una debole luce.

Riportala a casa, Prue.

Porta a compimento la profezia.

Prue la osservava in religioso silenzio. Avrebbe voluto chiedere di più, ma qualcosa la tratteneva: non riusciva a dire una sola parola, eppure quella negazione non la infastidiva, al contrario, percepiva una sensazione di estrema pace e dentro di sé sentiva crescere forte il desiderio di obbedire alle richieste di quella donna.            
Era buona, poteva percepirlo.

La triquetra fungerà da richiamo per tutte voi.

Il medaglione smise di brillare e quando Prue sollevò lo sguardo, lo spirito di Melinda Warren era sparito. Sentì solo l’eco di poche parole, dolci e confortanti

Possiate essere benedette...

 

Note:

  • Prudence Warren-Wentworth, figlia di Melinda Warren, è la bambina a cui si fa riferimento nel primo paragrafo del racconto. Secondo la storyline di Charmed aveva tre anni quando sua madre è morta durante i processi alle streghe di Salem, nel 1692, il che renderebbe altamente improbabile tutto ciò che succede durante il sogno di Prue (una bambina di tre anni infatti non avrebbe avuto i mezzi per fare nulla di ciò che accade né per assistere ad uno “spettacolo” del genere). Qui per rendere lo stralcio più verosimile, pertanto, ho deciso di immaginare la figlia di Melinda dell’età di circa otto anni.
  • William Jackson è il padre di Prudence, marito di Melinda, nella storyline scomparso dopo la morte di quest’ultima; qui invece non è svanito, ha perdonato Melinda e le ha promesso di prendersi cura della figlia insegnandole a non temere la propria magia affinchè la profezia della madre si possa avverare.
  • Matthew Tate è il demone con cui Melinda ha tradito il marito e che è stato imprigionato nel “Pewter Heart”, il medaglione che appare nella prima stagione (secondo questa storia è stato imprigionato dentro di esso dalla figlia di Melinda). Qui è un giudice di rilievo e famoso (il corrispondente storico potrebbe essere considerato il giudice John Harthorne), oltre ad essere colui che condanna Melinda al rogo, esponendo la sua magia a tutta la città.     Il personaggio di Matthew appare nell’episodio “the witch is back” [1x09]
  • L’incantesimo "blood of our blood, we summon thee” è la formula usata appunto dalle sorelle nell’episodio “the witch is back” [1x09] per invocare lo spirito di Melinda. Per essere effettuato è necessario possedere della terra, rosmarino, radice di achillea e foglie di cipresso (tutti questi ingredienti sono contenuti nei detriti che hanno preservato il triskelion – in particolare il cipresso indica la longevità); inoltre è necessario il sangue dell’indice della mano sinistra della strega invocatrice e pronunciare le parole indicate perché incantesimo funzioni.       
    L’evocazione di spiriti (in particolare familiari) fa parte dei poteri inattivi di strega, come l’abilità di scagliare incantesimi e non ha pertanto nulla a che vedere con i poteri attivi di Prue.
  • La triquetra è un simbolo indo-europeo che rappresenta i tre gradi di unità, il cerchiò che collega le tre punte può essere presente o meno.       Secondo un punto di vista credente, i tre elementi rappresentano Dio, Gesù e lo Spirito Santo, secondo un punto di vista pagano o wicca rappresentano le tre facce della dea madre (la natura): la giovane, la madre e la vecchia (la saggia), il cerchio invece rappresenterebbe l’eternità. Qui infatti (per il momento) ho voluto considerare i quattro elementi - le tre punte più il cerchio - per simboleggiare tutte e quattro le sorelle.
   
 
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