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Autore: Eralery    12/02/2016    3 recensioni
10 momenti per James Potter e suo padre Fleamont | Dal 1960 al 1977.
Lui ed Euphemia avevano tentato per anni e anni a concepire un figlio, ma non erano mai riusciti a trasformare quel desiderio in concreta realtà.
Per questo motivo Fleamont Potter rischiò di svenire quando un giorno, rientrato a casa da lavoro, vide sua moglie corrergli incontro per dargli la buona novella. Avevano ormai smesso di provarci quasi un anno prima, ma, se chiudeva gli occhi, poteva ancora rivedere l’espressione distrutta di Euphemia ogni volta che il Medimago le diceva che « No, signora, lei non è incinta ».
Sua moglie non gli era mai parsa bella come durante i nove mesi della gravidanza: i lineamenti di per sé già fini sembravano essersi addolciti ulteriormente, le sue forme si erano ammorbidite e il suo sorriso era più contagioso che mai – addirittura i capelli sembrano più lucenti che mai.
Quando, il 27 marzo 1960, la vide stringere forte a sé quel fagottino dal ciuffo nero e la pelle candida, si rese conto di non averla mai amata tanto quanto stava facendo in quel momento.
(#1)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euphemia Potter, Fleamont Potter, James Potter, Mary MacDonald, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Personaggi: James Potter, Fleamont Potter, Euphemia Potter, Sirius Black, Mary MacDonald.
Introduzione: 10 momenti per James Potter e suo padre Fleamont.


 

Father & Son
 
#1: 27 marzo 1960.
Lui ed Euphemia avevano tentato per anni e anni a concepire un figlio, ma non erano mai riusciti a trasformare quel desiderio in concreta realtà.
Per questo motivo Fleamont Potter rischiò di svenire quando un giorno, rientrato a casa da lavoro, vide sua moglie corrergli incontro per dargli la buona novella. Avevano ormai smesso di provarci quasi un anno prima, ma, se chiudeva gli occhi, poteva ancora rivedere l’espressione distrutta di Euphemia ogni volta che il Medimago le diceva che « No, signora, lei non è incinta ».
Sua moglie non gli era mai parsa bella come durante i nove mesi della gravidanza: i lineamenti di per sé già fini sembravano essersi addolciti ulteriormente, le sue forme si erano ammorbidite e il suo sorriso era più contagioso che mai – addirittura i capelli sembrano più lucenti che mai.  
Quando, il 27 marzo 1960, la vide stringere forte a sé quel fagottino dal ciuffo nero e la pelle candida, si rese conto di non averla mai amata tanto quanto stava facendo in quel momento.
 
#2: 27 marzo 1961.
James era seduto a capotavola, comodo nel suo seggiolino di mogano che i nonni paterni avevano comprato poco dopo la sua nascita. Davanti a lui c’era una torta al cioccolato, con una candelina e la scritta “tanti auguri” sopra, preparata da Euphemia quella mattina stessa.
I nonni continuavano a coccolare il loro unico nipotino, accarezzandogli il visetto paffuto e rivolgendogli smorfie strane per farlo ridere. Sebbene non avesse ancora messo tutti i denti da latte, per Euphemia e Fleamont quello era il sorriso più bello del mondo. Accanto a Fleamont era seduto George MacDonald, il marito di Sylvia, una delle migliori amiche di Euphemia ai tempi di Hogwarts – nonché madrina dello stesso James. In braccio all’uomo c’era una bimba che aveva giusto qualche mese meno del piccolo festeggiato e che continuava a giocare con il proprio ciuccio.
Quando arrivò il momento di soffiare su la candelina, nonno Charlus si premurò di spegnere la luce della cucina e accendere la fiammella. Il viso di James, illuminato dalla luce della candelina, divenne l’unica cosa chiaramente visibile in tutta la stanza.
Inutile dire che James, anziché spegnere la candelina, pensò bene di far esplodere l’intera torta.
 
#3: 25 dicembre 1966.
L’albero di Natale che Fleamont aveva preparato quell’anno era più imponente dei precedenti: era alto più di due metri ed era ricoperto di palline multicolori e di sgargianti lucine natalizie rosse, oro e bianche. Accanto all’albero, James, dall’alto dei suoi quattro anni, sembrava quasi un elfo di Natale. Indossava un caldo pigiama rosso – con la scritta Grifondoro sul petto –, i capelli scuri erano talmente scompigliati da assomigliare a un nido in primavera e le labbra erano piegate in un sorriso smagliante che mostrava il dente da latte che era caduto solo tre giorni prima.
« Adesso posso aprire i regali? » domandò, eccitato, saltellando sul posto e osservando i pacchi che si trovavano sotto l’albero.
Vedendolo così felice, Fleamont scoppiò a ridere mentre Euphemia gli dava il permesso di scartare i regali. Se possibile, il sorriso di James si allargò ulteriormente e lui cominciò a cercare tra i pacchi quelli indirizzati a lui. Ne trovò uno e capì subito di cosa si trattava: il pacco era lungo e si allargava leggermente verso la fine; lo scartò velocemente e non poté trattenere un urletto di gioia quando si ritrovò tra le mani una Stellafreccia nuova.
« Grazie, mamma! Grazie, papà! » esclamò, dopo aver posato con attenzione la scopa a terra. Corse dunque verso i propri genitori e li abbracciò uno alla volta.
« Penso proprio che dovrò accettare l’idea di vederti correre il rischio di romperti l’osso del collo ogni giorno, eh? » commentò Euphemia con un sorriso divertito quando il figlio l’abbracciò; lui alzò il viso sorridente verso di lei ed Euphemia gli accarezzo la testa.
« Tuo figlio diventerà un campione di Quidditch, devi solo esserne orgogliosa! » disse invece Fleamont, facendo ridere sua moglie e suo figlio. « Non è vero, Jim? »
« Sì! Diventerò il Cacciatore più bravo del Mondo Magico! »
 
 
#4: 3 maggio 1967.
« Com’è andato a finire il processo? » chiese Fleamont, mentre conduceva il suo amico George verso la cameretta di James.
Quella mattina i coniugi MacDonald avevano portato la loro figlia minore, Mary, a casa dei Potter per farle trascorrere la giornata in compagnia del suo compagno di giochi preferito, James. Essendo Euphemia e Sylvia rispettivamente le madrine di Mary e James, infatti, i due bambini erano cresciuti quasi in simbiosi ed avevano imparato a passare insieme la maggior parte del loro tempo.
« Meglio di quanto credessi, a dire il vero » rispose George, mentre si fermava accanto a Fleamont di fronte ad una porta in ciliegio. « Pensavo che O’Malley avrebbe combattuto di più, invece ha confessato quasi subito ».
Il signor Potter annuì alle parole dell’altro e abbassò la maniglia, aprendo così la porta. Fece per chiamare il nome di suo figlio e di Mary, quando vide la scena che gli si parava davanti e pensò che forse era meglio rimanere in silenzio. Sentì George, dietro di lui, chiedergli cosa succedesse e perciò gli fece segno di non parlare ma di entrare lentamente nella stanza.
Quando fece ciò che gli era stato detto, George non poté che seguire l’esempio di Fleamont e sorridere.
I due bambini erano sdraiati sul letto di James, l’una vicina all’altro, e dormivano profondamente sebbene fossero appena le sei del pomeriggio. James era a pancia in sotto e il suono del suo respiro sovrastava di molto quello notevolmente più lieve della bambina, che invece dormiva su un fianco e stringeva a sé il peluche a forma di Boccino di James, al quale dava la schiena.
« Ora capisco perché non facessero rumore come al solito… » si limitò a commentare Euphemia, che era comparsa in quel momento sulla soglia della camera e guardava con affetto i due bambini.
 
#5: 19 giugno 1968.
Era un pomeriggio di metà giugno e il sole brillava nel cielo perfettamente terso. Euphemia stava leggendo in tranquillità un libro che la sua amica Ginevra le aveva prestato qualche giorno prima, quando vide suo marito e suo figlio dirigersi verso il centro del giardino con due scope da Quidditch tra le mani.
Sapendo quanto sarebbero risultate vane le proprie raccomandazioni, sospirò e decise di rimanere in silenzio.
« Ormai sai volare più che bene » stava dicendo Fleamont a quasi dieci metri di distanza dalla donna. « È arrivato il momento che tu impari a giocare a Quidditch! Hai già pensato a cosa vuoi fare? Il Battitore, il Portiere? »
James raddrizzò la schiena e si sistemò meglio gli occhiali tondi sul naso, sorridendo.
« Io voglio fare il Cacciatore! » esclamò, sicuro di quanto stava dicendo e facendo sorridere sia Euphemia sia Fleamont.
« Perfetto, allora adesso cominciamo ad esercitarci, okay? »
Così dicendo, l’uomo posò la propria scopa a terra e andò vicino alle scale che portavano alla veranda per prendere la Pluffa che lui e James da anni ormai usavano per fare dei semplici e banali passaggi alla babbana. Era un po’ rovinata, quella palla, ma con un incantesimo tornò quasi come nuova.
Nel frattempo, James si era messo a cavalcioni della propria scopa e si era dato una piccola spinta con i piedi; si era quindi staccato dal terreno e si trovava ormai a poco più di un metro dal terreno. Sapeva bene, infatti, che se avesse provato ad andare più in alto di così sua madre avrebbe sgridato suo padre e messo lui in punizione.
Fleamont lo imitò poco dopo e i due iniziarono a lanciarsi la Pluffa, sotto lo sguardo attento ma allo stesso tempo divertito di Euphemia; se c’era una cosa che l’aveva fatta innamorare di suo marito, infatti, quella era il sorriso allegro che gli appariva in viso ogni volta che faceva qualcosa che lo faceva sentire veramente felice: quello era il sorriso che vedeva in quel momento sia sul viso di suo marito sia sul viso di suo figlio e neanche quando James finì con il planare sulle sue aiuole, distruggendole, riuscì a protestare con troppa convinzione.
 
#6: 1 Settembre 1971.
« Allora, se qualcuno te lo chiede tu sei Mary Rose Potter, okay? »
Fleamont Potter e George MacDonald si scambiarono un’occhiata divertita, mentre i loro due figli preparavano il loro primo scherzo da studenti di Hogwarts e parlottavano fitto tra di loro.
James e Mary non si assomigliavano particolarmente, per quanto riguardava l’aspetto fisico: erano alti più o meno uguali, ma lui aveva i capelli neri e gli occhi color nocciola, mentre lei aveva dei capelli castani che a malapena le sfioravano le spalle e due grandi occhi azzurri; se lei aveva il naso un piccolo e leggermente all’insù, quello di James era dritto e più lungo. I due adulti, però, dovevano ammettere che l’affiatamento e il legame che c’era tra Mary e James aveva spinto molti estranei a scambiarli per fratello e sorella, perciò il loro scherzo, almeno fino alla cerimonia dello Smistamento, avrebbe potuto avere un buon esito.
« Okay, piccoli Potter » li richiamò Sylvia MacDonald, posando dolcemente una mano sulla spalla della figlia. « Adesso fareste bene a iniziare a cercare uno scompartimento. Fatti salutare, scricciolo ».
Sylvia abbracciò stretta sua figlia, mentre George la salutò con un affettuoso bacio tra i capelli; avrebbero voluto salutare per bene anche il loro primogenito, Roger, ma il ragazzo si era defilato appena erano arrivati ed era corso dai suoi amici.
Euphemia, nel frattempo, aveva passato un braccio attorno alle spalle di James, mentre Fleamont si era piegato in avanti per poter avere il viso del ragazzino alla stessa altezza del proprio.
« Non penso ci sia bisogno di dirlo, ma lo dirò comunque: sarai un Grifondoro straordinario » sorrise l’uomo, scompigliando i capelli già spettinati del figlio.
« Certo! » esclamò James. « Sarò un Grifondoro proprio come te, papà! »
« Grifondoro… » iniziò Fleamont con un sogghigno, lasciando la frase in sospeso in modo che suo figlio potesse finirla.
« Culla dei coraggiosi di cuore! » disse James con enfasi, unendo le mani e fingendo di sollevare una spada immaginaria sopra la propria testa.
Mary, che in quel momento gli era tornata vicino, scoppiò a ridere e lui arrossì leggermente.
« Su, Jamie, lo sappiamo tutti che finirai a Serpeverde, tanto! » lo prese in giro la ragazzina con un sorrisetto, facendo inorridire l’altro; James in risposta si allontanò da Euphemia per andare a fare il solletico all’amica. « Oh, qui qualcuno è permaloso! »
Ridacchiando, i quattro adulti scossero la testa, divertiti.
« Perderete il treno, se temporeggiate ancora » fece notare loro Euphemia con un sorriso dolce.
I due ragazzi annuirono e, salutati i rispettivi genitori per l’ultima volta, si incamminarono verso l’entrata della carrozza più vicina. George, quando vide la figura della sua bambina sparire all’interno del treno, si girò verso Fleamont e gli sorrise.
« Secondo te tra quanto ci arriverà la prima lettera dal Preside? » gli chiese.
« Oh, al massimo una settimana ».
 
#7: 9 ottobre 1972.
Ciao, Papà!
Come stai? La mamma? E Ginger?
Qui va tutto benissimo, il secondo anno non è tanto più difficile del primo e poi tanto ormai a Storia della Magia mi faccio aiutare da Remus… In Pozioni invece sto migliorando! Ti giuro che questa volta non farò esplodere quattro calderoni come l’anno scorso! E poi te l’ho detto, quelli sono stati degli incidenti di percorso… Ah, se ti dovesse arrivare una lettera dalla McGranitt per una presunta uscita fuori orario dalla Sala Comune, be’, sappi che non è affatto vero! Puoi chiedere a Sirius, se non ti fidi del tuo unico e onestissimo figlio!
Comunque la situazione tra Mary e Sirius ormai è tranquilla, sì. Cioè, litigano ancora un sacco, però Mary non lo usa più come bersaglio per ogni fattura o incantesimo che scopre… secondo me è già un grande passo avanti! Sirius dice ancora che lei è matta, ma sono sicuro che in realtà gli stia simpatica e che lui si diverta a reggerle il gioco! Te l’ho detto com’è Sirius, in fondo, e poi quest’anno a scuola è arrivato anche suo fratello minore perciò spesso si vede con lui o al parco o in Sala Grande e Mary è meno gelosa.
Senti, papà, lo so che ne abbiamo già parlato, però posso portare Ginger con me qui ad Hogwarts? Ti prego! Dopotutto è il mio gatto! E poi non credo che sarebbe un grande problema per i miei compagni di stanza… Mi hanno detto che un ragazzo del quarto anno come animale domestico ha un rospo, mentre una ragazza del secondo anno ha un gatto! Il suo è nero, però, non come Ginger (che ovviamente è più bello a prescindere).
Io adesso devo andare perché è tardi e io non ho ancora finito il tema di Incantesimi per domani… Copierò da Mary, poco male.
Tranquillo, papà, sto scherzando. Lo farò da solo.
Forse.
Ci sentiamo presto, salutami la mamma!
James
PS: vi saluta Mary!
 
#8: 11 luglio 1974.
« Ragazzi, guardate cos’ho trovato oggi da Jonathan! »
La voce allegra di Fleamont Potter risuonò per tutta la casa non appena la porta d’ingresso venne spalancata. James, sdraiato comodamente sul divano del salotto, lanciò uno sguardo perplesso e divertito a Sirius, stravaccato su una poltrona lì vicino.
Mary, che aveva appena infornato una torta, si pulì le mani sotto il getto d’acqua del lavandino e osservò Fleamont entrare dalla porta: tra le braccia stringeva uno strano aggeggio nero che lei non aveva mai visto prima, se non nella vetrina di un negozio Babbano vicino Diagon Alley.
« Cos’è? » domandò la ragazza, perplessa.
« Già, signor Potter: cos’è quella… cosa? » le diede manforte Sirius, mentre James, incuriosito, si tirava su a sedere.
Fleamont posò lo strano oggetto sul tavolo del salotto di fronte alla poltrona e al divano, prima di passarsi una mano tra i capelli e sorridere.
« Questo è uno sterreo! Serve per ascoltare la musica! » esclamò, contento. « L’ho trovato oggi da Jonathan, mi ha detto che è uno strumento che tutti i Babbani hanno in casa! Mi sembrava carino provarlo! »
« Ah, sì, anche Remus e Peter ne hanno uno » disse James. « Ma come funziona? »
Sotto lo sguardo divertito dei tre ragazzi, Fleamont si grattò la guancia destra e fece una smorfia.
« Be’, questo non lo so » ammise dopo qualche secondo. « Neanche Jonathan lo sapeva. Ma quanto potrà essere difficile? Io adesso ci provo, appena ho fatto sentiamo un po’ di musica! »
Così dicendo, Fleamont si sedette di fronte allo sterreo e cominciò a studiarlo e trafficarci. Mary e James si lanciarono un’occhiata perplessa mentre Sirius ridacchiava e osservava l’uomo, ma dopo qualche secondo tutti e tre tornarono a chiacchierare del più e del meno.
« Comunque, ieri ho sentito Lucas e mi ha detto che lui e Kate hanno organizzato una riunione per noi Grifondoro del Quarto anno, dopodomani a Diagon Alley. Andiamo? » disse Mary dopo un po’, controllando quanto mancasse perché la torta fosse cotta a dovere.
« Da quando ti senti con Lucas Abercrombie, Mary? » le chiese Sirius con un sogghigno.
« Io non mi sento con Lucas Abercrombie! »
« Sarà meglio » bofonchiò James, guardandola storto. « Lo sai che non mi piace, quel ragazzo ».
« Lo dici solo perché è entrato nella squadra di Quidditch di Grifondoro prima di te » lo prese in giro Sirius, facendo ridacchiare Mary. « Su, Jamie » aggiunse, usando il nomignolo che James permetteva solo a Mary di usare e facendolo arrabbiare. « Non devi essere geloso! »
« Non sono geloso! Ha solo avuto la fortuna che il vecchio Portiere avesse finito il Settimo anno! Quest’anno ci sarà posto per due Cacciatori e uno di quelli sarò io: vogliamo scommettere? »
« E non chiamarlo Jamie, solo io posso farlo! » aggiunse Mary, guardandolo storto, e fece per parlare ancora quando Fleamont richiamò la loro attenzione.
I tre si girarono giusto in tempo per sentirgli dire « Ecco, ho capito come funziona, guardate », che l’uomo schiacciò un tasto: sarebbe meglio che non l’avesse fatto, però, perché due secondi dopo lo sterreo cominciò a fare uno strano rumore ed esplose in una nube scura.
« Okay, forse ho sbagliato qualcosa… » commentò semplicemente Fleamont, perplesso e divertito, mentre i tre ragazzi, che lo avevano guardato con occhi sgranati fino a quel momento, scoppiarono a ridere.
 
#9: 17 aprile 1976.
Fleamont Potter aprì prontamente la porta di casa, ma non si aspettava una visita di quel genere.
« Posso rimanere qui? »
Quando James sentì quella voce, si catapultò in fretta e furia verso la porta con il cuore in gola. Sirius era là, in piedi nell’ingresso, con i capelli fradici, uno zaino in spalla e una scopa da Quidditch in mano. Sembrava stravolto, e James non ci pensò un secondo prima di abbracciarlo. Avvertì chiaramente il corpo dell’amico tremare forte nel suo abbraccio, perciò si staccò e gli fece muovere qualche altro passo in modo da poter chiudere il portone alle sue spalle.
Sirius si passò una mano tra i capelli scuri e umidi mentre anche Euphemia raggiungeva il gruppo. Era visibilmente preoccupata, Fleamont per capirlo dovette solo guardare come aveva stretto le labbra in una linea sottile e come si abbracciava da sola il busto con le braccia.
« Mia madre ha avuto un altro dei suoi attacchi. Non posso più stare là » disse Sirius a voce bassa. « Continua a urlare, lanciare oggetti… è una situazione insostenibile ».
Stava cercando di dissimulare qualunque emozione stesse provando in quel momento, James se ne rese conto subito: quella volta, per la prima volta da che si conoscevano, Sirius non riusciva a difendere il muro che si era costruito intorno. Perché per quanto potesse criticare la famiglia Black, si trattava pur sempre della sua famiglia, di sua madre, di suo padre e di suo fratello – e in quel momento, James lo sapeva, si sentiva come se fosse appena diventato orfano.
Fleamont lo guardò, serio, capendo al volo la situazione, e disse:
« Puoi rimanere qui con noi, Sirius. Puoi rimanere quanto vuoi ».
 
 
#10: 15 agosto 1977.
« Tutto bene, figliolo? » domandò Fleamont, osservando il suo unico figlio che, seduto sulla panca in veranda, osservava assorto l’erba verde del giardino.
Da quando James era tornato a casa per le vacanze estive, Fleamont si era accorto che qualcosa non andava: più volte lo aveva visto guardare il vuoto, perso nei propri pensieri, e altrettanto spesso lo aveva visto arrossire quando Sirius, Remus o Peter nominavano una certa Lily. Che suo figlio avesse problemi di cuore, ormai, era piuttosto ovvio, ma loro due non avevano mai parlato seriamente di questioni del genere.
In tutta risposta James si limitò a stringersi appena nelle spalle, spostando lo sguardo su suo padre; l’angolo sinistro della bocca del ragazzo si era sollevato verso l’alto in un sorrisino triste.
« Mi hanno nominato Caposcuola, papà » disse il giovane, tornando ad osservare il prato.
Fleamont aggrottò le sopracciglia: voleva bene a suo figlio, ma si ricordava perfettamente di tutti i guai in cui si era cacciato durante quei sei anni a Hogwarts.
« È questo il problema? » gli chiese, decidendo di sorvolare sulla nomina a Caposcuola di suo figlio.
« Chi ha detto che c’è un problema? » ribatté James, guardandolo di nuovo, adesso incuriosito.
« Sono tuo padre, mi sono reso accorto che qualcosa non va » gli disse, andando a sedersi accanto a lui. « Com’è questa Lily? »
Capì di aver centrato il punto della questione quando sentì James muoversi nervosamente al suo fianco; il ragazzo, prima di rispondere, indugiò quasi un minuto per poi sospirare.
« Impossibile » rispose. « Mi fa impazzire. È la migliore amica di Mary, la ragazza con i capelli rossi. Te la ricordi? Quella che stava con Mary quando siete venuti a prenderci alla fine dell’anno ».
Fleamont si concentrò e poco dopo l’immagine richiamata da suo figlio gli tornò in mente: quando Mary era scesa dal treno, quel 30 giugno, era in compagnia di una ragazza dai lisci capelli rossi; una ragazza indubbiamente carina, ma non aveva mai pensato che fosse proprio lei ad occupare i pensieri di suo figlio.
« Non le piaci? »
« Diciamo che non sono il suo compagno di scuola preferito » sbuffò lui. « Ammetto di non aver fatto del mio meglio per evitarlo, però quest’anno mi sono impegnato e ho cercato di farle cambiare idea. Adesso non litighiamo più come prima, ma è così solo perché lei e Mary sono diventate migliori amiche ».
« Un anno? » chiese Fleamont, colpito: suo figlio non aveva mai parlato di questa Lily prima. « Ti piace così tanto? Perché? »
« Non ti so dire perché, papà: è così e basta. Inizialmente volevo uscire con lei solo perché era l’unica a scuola a non voler aver niente a che fare con me, e lo so, non è qualcosa di cui dovrei vantarmi… » gli spiegò, abbattuto, passandosi una mano tra i capelli scuri. « Ma in quest’ultimo anno, non lo so, è cambiato qualcosa. Non è più solo una sfida, ci tengo sul serio. Vorrei davvero uscire con lei… devi sentire quanto è bella la sua risata, papà, tu adoreresti sentirla ridere. Però lei con me non ride mai. Ecco, io vorrei tanto farla ridere. Ho capito che non si trattava più di una sfida quando l’ho sentita ridere con Mary e mi sono chiesto perché con me non lo facesse mai ».
« James… » mormorò suo padre, colpito dalle sue parole. « Ti sei innamorato, te ne rendi conto, vero? »
Dal ragazzo non arrivò alcuna risposta, se non un mugolio affranto e un « Merlino, ma cos’ho fatto di male… ».
 
 


Note:
Be’, ciao a tutti!
Questa è infatti uno Spin-Off della mia fanfiction principale sulla Vecchia Generazione, ossia Sotto La Pelle (per ora è al capitolo 5). Potete leggere questa senza dover per forza sapere cosa succede nell’altra, ovviamente.
Il titolo dello Spin-Off è un omaggio all’omonima canzone di Cat Stevens! Se con la conoscete, io ve la consiglio caldamente.
Inoltre, QUESTA è la mia pagina facebook, dove potrete trovare spoiler/foto/aggiornamenti su tutte le mie storie. :)
Cos’altro dire?
Spero che questa storia vi sia piaciuta!
Un bacio,
Ale
   
 
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