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Autore: vero_bonnie    12/02/2016    1 recensioni
Sono completamente azzerato, la mia mente è annullata da ciò che ho appena realizzato.
Sto morendo. Sto morendo e ho appena chiamato “James” il mio figlioccio.

Già pubblicata qui, poi cancellata.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Bel colpo, James!

 

 

“Bel colpo, James!”

Il salone è incredibilmente buio, le altissime pareti sono nere, lucide, le fughe bianche tra un mattone e l'altro sembrano risplendere debolmente di luce propria. Non che faccia piacere trovarsi nell'Ufficio Misteri, sia chiaro, soprattutto in una situazione come questa, ma fa un certo effetto.

L'aria è pesante, pregna dell'odore del sangue appena versato, e illuminata dai frequenti bagliori degli incantesimi e delle maledizioni tutto intorno a noi. Al mio fianco, il ragazzo mi osserva, smettendo per un momento di combattere. Mi concentro ancora su quella feccia di Lucius Malfoy, e con una serie di incantesimi non verbali riesco finalmente a metterlo fuori gioco. Faccio per girarmi verso Harry, trionfante.

“Avada Kedavra!”

Un'accecante luce verde irrompe nel salone, un lampo diretto al mio torace illumina quell'enorme stanza del Ministero della Magia. Sento il petto squarciarsi, come se qualcuno lo stesse lacerando a mani nude per cavarne fuori il cuore ancora pulsante. Gli occhi mi si riempiono di lacrime di dolore, ma non emetto alcun gemito. Non ne sono capace.

Sono completamente azzerato, la mia mente è annullata da ciò che ho appena realizzato.

Sto morendo.

Sto morendo e ho appena chiamato “James” il mio figlioccio.

Ho appena confermato tutti i suoi sospetti, la sua paura che io non fossi all'altezza, che fossi solo un uomo consumato e con la mente logorata da tutti gli anni ad Azkaban. Ho appena dato voce alle accuse di tutti, perché tutti, sì, tutti dicevano che io non lo amavo davvero ma che lo scambiavo per suo padre, per il mio James, che ero ossessionato dal mio migliore amico talmente tanto da non riuscire ad accettare la sua morte, da non riuscire a distinguerlo da suo figlio, da sperare che nel ragazzo vivesse ancora qualcosa di lui... ed è così! Diamine, è così, è tutto vero! Non ero all'altezza, non potevo essere una famiglia per Harry, sono solo un pazzo, la cui mente è stata risucchiata dai Dissennatori per dodici anni. Io lo amavo, io amavo Harry, ma solo perché guardandolo vedevo di nuovo James davanti a me, un James di quindici anni che mi parlava di nuovo, che viveva di nuovo, che era di nuovo con me...

Obbligo i miei occhi, finora rimasti vacui a fissare il vuoto senza vederlo, a muoversi verso il ragazzo che mi sta di fronte. Non lo vedo. Vedo il ragazzo che voglio vedere, non il ragazzo che è davvero lì.

Davanti a me c'è James Potter. Alza lentamente una mano e se la porta alla fronte, la passa tra i capelli neri per spettinarli. Dietro gli occhiali rotondi, i suoi occhi neri mi osservano, sfrontati e arroganti, di una boria divertita. E poi sorride, con quel sorriso sghembo che a Hogwarts faceva voltare tutte le ragazze nei corridoi. Mi sembrò persino di vedere un paio di lunghe corna ramificate, sopra la sua testa.

Tento di sorridergli di rimando. Ramoso...

Improvvisamente, una fitta di dolore più acuta delle altre mi squarcia il petto. So di avere ancora gli occhi aperti, ma non vedo nulla, continuo a rivedere quel lampo di luce verde ma so perfettamente che non c'è.

E poi, finisce. Lo spasimo finisce e finalmente torno a vedere.

O forse, forse vedo per la prima volta.

Davanti a me, Harry Potter è stretto tra le braccia di Remus.

Sulla fronte bianca spicca la cicatrice a forma di saetta; dietro gli occhiali rotondi, gli occhi verdi di sua madre sono pieni del dolore più profondo, sono gli occhi di un'anima che si sta spezzando; sul volto, dove prima c'era il sorriso sghembo che dopotutto avevo amato anch'io, ora la bocca è deformata in un urlo di disperazione. Tra i suoi capelli neri, nessun palco di corna di cervo.

Harry...

Voglio parlare, voglio spiegargli, voglio urlare che ora finalmente ho capito, che ora finalmente sono degno di essere la sua famiglia... Voglio dirgli che ho sempre visto James al suo posto solo perché mi rifiutavo di accettare la realtà, solo perché non ho mai superato la morte di suo padre, solo perché la nostra amicizia non è finita la notte in cui lui è morto, ma inconsapevolmente ho sempre saputo che non sono affatto la stessa persona, che non sono nemmeno così simili, come tutti si ostinano a dirgli senza analizzare la sua anima profonda, così simile eppure così diversa da quella di James... Vorrei potergli dire che ora, quando ha rifiutato di portare via i suoi amici da questo orribile posto e lasciar combattere noi dell'Ordine, ho rivisto James in lui per l'ennesima volta e ho gioito di un furore inconscio per avere di nuovo la possibilità di combattere fianco a fianco con il mio migliore amico, tanto da chiamarlo con il suo nome senza nemmeno rendermene conto, come se si trattasse di un altro divertente assalto al giovane Piton; eppure ora so perfettamente che Harry non è James, so perfettamente che lui è migliore di suo padre...

Vorrei potergli dire tutto questo, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Non credo nemmeno di sapere più dove si trova, la mia bocca. Non sono più certo di avere un corpo, né un cuore, né una mente: non odo le urla di Harry, non percepisco il dolore al petto, non sento l'odore del sangue che impregna la stanza, le mie dita non afferrano altro che aria... Ma vedo. Vedo ancora, vedo per la prima volta, e tutto ciò che vedo è Harry, il figlio del mio migliore amico, che si divincola tra le braccia di un'altra delle persone più importanti della mia vita. Vorrei scusarmi anche con Remus, vorrei poter spiegare a tutti quanti, vorrei riscattarmi e vorrei poter amare Harry come merita...

Ma rimango in silenzio. E sparisco lentamente dietro il velo.

   
 
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