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Autore: StewyT    12/02/2016    5 recensioni
Chi era quello che vedeva in quell'orribile specchio a forma di stella? Impossibile. Non poteva essere Magnus, Alec era sicuro di... essere Alec.
Si guardò ancora una volta, e poi alzò una mano, pensando che non avrebbe visto niente dallo specchio, invece anche la mano di Magnus riflessa si alzò. Sospirò ancora e poi si diede uno schiaffone fortissimo, che lo avrebbe fatto piangere, se non fosse già stato sul punto di farlo.
Il riflesso fece la stessa cosa.
Non aveva senso, non era possibile, Alec era nel corpo di Magnus?
[..]
“Non ci credo” urlò Magnus dalla finestra.
Si era svegliato alle sette a causa della sveglia partita con ben trenta minuti di anticipo; Presidente non era saltato sul letto a fargli le solite coccole; casa sua che non era più casa sua.
“Cosa cazzo è successo?” urlò di nuovo Magnus, o meglio il suo cervello, dal corpo di Alec.
“Non ne ho la più pallida idea” Alec scosse la testa che non era sua. “Sei nel mio corpo mentre io sono nel tuo.. In più hai uno di quei problemi mattutini che non ho intenzione di...placare. E non so come risolvere la cosa. Dimmi che è un incubo!".
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno del giudizio.


“Alla prossima svolta a sinistra. A sinistra. A sinistra. A sinistra”.
La voce robotica del navigatore satellitare di Magnus irruppe ad un orario abbastanza indecente nel van-camera da letto in cui i due ragazzi dormivano beatamente abbracciati. Alec fu il primo ad aprire gli occhi infastidito dal brusco risveglio e il freddo che aveva sul petto. La schiena era calda, invece, e capì il perché quando si accorse di avere delle braccia strette attorno: Magnus lo stava abbracciando. O meglio, il proprio corpo stava abbracciando quello in cui stava albergando.
“Magnus” sussurrò Alec provando a girarsi tra quelle braccia, ma non riuscendoci; Magnus aveva le sue braccia forti e muscolose!
“Magnus” sussurrò ancora, senza ricevere risultati; Magnus continuava a stringerlo, e il maledetto navigatore continuava ad urlare 'A sinistra, a sinistra', e di lì a poche ore avrebbe avuto l'audizione: come desiderare la morte a prima mattina.
“MAGNUS!” urlò dandogli un pizzicotto sulla mano. L'altro saltò urlando un “SEI PAZZO?”.
Se il risveglio per Alec non era stato dei migliori quello di Magnus era stato persino peggiore, tra l'urlo acuto del ragazzo e la voce straziante del navigatore.
Si guardò attorno. Era nella macchina, abbracciato al suo corpo!
Guardò le proprie mani e poi velocemente le allontanò dal corpo e le poggiò sulle proprie gambe.
“A sinistra, a sinistra” riprese ad urlare quell'orribile voce.
“È ancora viva?” sussurrò stropicciandosi gli occhi e sbuffando.
Alec finalmente riuscì a muoversi e sedersi; vide la sua maglia gettata su quella di Magnus a qualche centimetro da loro e arrossì da testa a piedi.
“Cazzo” sussurrò “Allora è successo davvero!”.
Magnus alzò un sopracciglio e si aggiustò i capelli “Cosa, Fiorellino?”.
Alec era talmente shockato che neanche diede peso al nomignolo; si accarezzò le labbra e deglutì “Ci siamo… baciati?”
“Eccome” rispose Magnus “E questo qui, il tuo Cacciatore, mi ricorda perfettamente tutto. Oh cazzo” sussurrò anche Magnus; Alec si girò seccato verso il cantante “Cosa?”
“Il tuo Cacciatore è VIVO! È vivo! È la seconda volta che il tuo corpo è a contatto col mio e si rianima! Il tuo corpo è attratto dal mio!”.
Alec lo guardò di traverso e poi sbuffò ributtandosi steso e nascondendo il viso tra le mani “Sei incorreggibile”
“Sì?” Magnus si morse il labbro inferiore e sorrise maliziosamente.
“Sì” sbuffò Alec “E mi piacerebbe poter essere così tanto sorpreso dal tuo Stregone come tu lo sei dal mio cacciatore!”
“Ehi, cosa intendi dire?” Magnus inarcò un sopracciglio e lo minacciò con lo sguardo.
“Che ormai non è una novità il suo buongiorno” borbottò girandosi di schiena a Magnus, il quale scoppiò a ridere in una fragorosa risata.
“E di solito in quanti round lo sfinisci?” chiese divertito; Alec si girò verso di lui e gli puntò un dito contro “Ti odio”
“Lo so, Fiorellino!”
“Alec, non Fiorellino e poi… di solito una doccia gelata. Una sola basta. Non resisti poi così molto!”. Magnus lo guardò a bocca aperta e poi scoppiò a ridere “Vediamo quanto resiste il tuo?”
“No” sbuffò Alec allungandosi verso la maglia che indossava la sera “No. Scordatelo. Pensa a… quello che faremo tra poche ore”
“Alexander! Sai come sedare il tuo corpo, eh?” sbuffò e gli diede un pizzicotto, facendolo ridere.
Alec sospirò “Davvero tra poche ore...”
“Sta tranquillo, Alec! Devi stare tranquillo, maledetto Lightworm” Magnus gli prese il viso tra le mani e gli sorrise “Saremo perfetti” lo guardò con una forza incredibile, e poi poggiò le labbra sulle sue in un bacio a stampo dolce come il miele.
* * * * * *
Alec sospirò leggendo ancora una volta il testo della canzone che aveva deciso di suonare; la conosceva a memoria, e l'amava da praticamente sempre; era di uno dei suoi gruppi preferiti, eppure, aveva paura di dimenticare le parole, le intonazioni, qualsiasi cosa!
“Sta tranquillo, Alec” disse a sé stesso, prima che entrassero in camera gli altri ragazzi del gruppo. “Mag tutto okay? Hai una strana cera” gli disse Ragnor strappandogli il foglio di mano “E basta ripetere! Non sei mai stato così ansioso!”
“Lo so” disse alzandosi “È tutto okay, sono solo in ansia perché si discute del nostro futuro, Ragnor. Ecco perché sono così!”. Del loro futuro, di quello di Magnus e del proprio…
“E allora? Devi stare calmo, amico! Andrà a meraviglia” esclamò Jordan entrando in camera.
“Anche perché noi siamo fantastici” sbottò Jonathan ravviando i capelli indietro e facendo un occhiolino.
Alec sorrise e sospirò. Sarebbe andato tutto bene!
“A proposito di Fantastici! Se un giorno volessi abbandonarci abbiamo già un vocalist. Ieri mi hanno fatto i complimenti” Simon fece un balletto e gli altri scoppiarono a ridere.
Lui sarebbe riuscito a far avere un contratto alla band, e Magnus sarebbe riuscito a far avere un posto nell'arma a lui.
“Okay avete ragione e no, Simon, non avrai mai il mio posto!” prese un sorso di acqua e si avvicinò alla porta.
“Fermo lì!” ordinò Ragnor “Cosa vedo sul tuo collo? Un succhiotto!”
Alec si fermò istantaneamente, con la mano appesa a mezz'aria, gli occhi sbarrati e il viso rosso. Cazzo! Magnus gli aveva davvero lasciato un succhiotto la sera prima, lo ricordava.
“Eh? No, no!” si affrettò a dire “No”
“Avanti! Ma niente Camille e niente altri.. oh! Ieri sera! Tu e Lightworm!”.
Perfetto, anche loro lo chiamavano in quel modo.
Perfetto e un corno! Quel bastardo di Jonathan aveva capito già tutto!
“No” sbuffò aprendo la porta “Non è un succhiotto. Sono caduto”.
Certo! Si cade sul collo, al giorno d'oggi, pensò sbuffando.
“Adesso andiamo, avanti! Siamo pronti. Siamo TheShadowhunters&TheHightWarlockOfBrooklyn spaccheremo tutto!”
“Dobbiamo accorciare assolutamente questo nome” disse Jordan “È troppo lungo!”
“Giusto, chiamiamolo solo TheHightWarlockOfBrooklyn, perfetto!” rispose Alec pensano che sì, anche Magnus avrebbe detto proprio quello.
Ragnor gli diede uno scappellotto sul collo e Simon provò a fargli lo sgambetto; sorrise felice. Doveva stare calmo e tutto sarebbe andato bene. Se lui era in ansia come doveva stare Magnus, che poverino era anche da solo?


Magnus si guardò un'altra volta allo specchio; era strano vedersi in quel modo.
E non intendeva solo nel corpo di un altro.
Non avrebbe mai indossato dei pantaloni mimetici e neanche una maglia grigia
così larga e bucherellata. A dire il vero non avrebbe neanche mai provato
ad entrare nell'accademia dell'esercito americano; certo che non la capiva la
scelta di Alec, e non perché non lo conoscesse; sapeva perché desiderava diventare un soldato; sapeva anche che sarebbe stato un ottimo soldato.
Aveva un cuore puro, volto al meglio per gli altri, raramente per sé stesso; si sarebbero giocato di tutto per scommettere che in quel momento stava pensando a lui, invece che a sé stesso, per esempio.
Si passò una mano tra i capelli e si giurò che sarebbe andato tutto bene.
“Alexander Lightwood?” una voce proveniente dalla porta lo interruppe dal suo flusso di pensieri.
“Sì?” si girò verso la porta e vide la figura imponente di un soldato che lo fissava.
“È il suo turno!”
“Okay” sussurrò.
Prese un respiro, la cartella con tutti i suoi documenti e si avviò verso la porta.
Sarebbe andato bene; sarebbe riuscito ad ottenere un posto nell'arma per il suo Alexander.




Alec sospirò e posò il foglio. Sapeva la canzone a memoria. Era il suo momento. Jordan diede il via alla batteria e Alec si avvicinò al microfono; lo strinse tra le mani, chiuse gli occhi e iniziò a cantare.


Don’t throw stones at me
Don’t tell anybody
Woah, woah, woah
Trouble finds me, woah
All the noise of this
Has made me lose my belief
Woah, woah, woah



Alec non sapeva come, eppure cantando si sentiva leggero; sentiva che quelle parole che aveva sempre amato -aveva sempre amato ogni testo degli Imagine Dragons; erano meravigliosi- lo descrivevano ancora di più di quanto avesse mai pensato.
In quel periodo, non riusciva proprio a capire perché, aveva perso la fede in tutto; persino in sé stesso. In tutto tranne che in una cosa: i guai. Ne era certo, i guai lo cercavano, lo scovavano ovunque fosse, per farlo a pezzi.


“Buonasera” sussurrò Magnus entrando nell'aula bianca e asettica.
Era stato calmo tutto il giorno ma non appena mise piede lì dentro una forte scarica di ansia gli salì su per la schiena.
“Alexander Gideon Lightwood? Nato a New York?”
“Sì” rispose.
“Si sieda, prego!”.
Magnus alzò un sopracciglio ma fece come quello gli aveva detto; si sedette e restò in silenzio fino a quando l'esaminatore non diede segno di essere ancora vivo.
“Come mai vuole farlo, signor Lightwood? Al giorno d'oggi ci sono continue guerre. La sua vita sarebbe costantemente in pericolo”.
Magnus sospirò e annuì. La vita di Alec sarebbe stata costantemente appesa ad un filo.
E la sua? La sua vita cosa era? Un grosso enorme problema che lo raggiungeva ovunque fosse?
Un agglomerato di feste, luccichio e falsità?




Had to lose my way
To know which road to take
Woah, woah, woah
Trouble found me, woah
All I look forward
Washed away by a wave
Woah, woah, woah



Aveva dovuto perdere la sua strada per capire chi era davvero.
Una grossa ondata aveva colpito la sua vita, scaraventandolo in quella di un altro. 'Quando perdi qualcosa capisci sempre di apprezzarlo'. E bene, Alec aveva dovuto perdere sé stesso per capire che si amava nonostante tutto; che si accettava nonostante la propria omosessualità; che non gli doveva fregare del pensiero degli altri o di quello dei propri genitori: quello era lui. Prendere o lasciare.


“Lo so” sussurrò Magnus “La mia vita è già costantemente in pericolo. Insomma, la vita di chi non lo è? Oggi viviamo, domani chi lo sa? Magari uscendo da qui un pullman mi investirà e la mia vita sfumerà via. Magari uscendo da qui un pullman investirà lei e la sua vita sfumerà via.”.
Magnus vide il volto dell'esaminatore e si morse il labbro inferiore. Stava sbagliando? Cosa stava dicendo? Si stava facendo prendere dall'ansia e dalle considerazioni filosofiche proprio in quel momento, dannazione!
Non doveva pensare a sé stesso, né alla propria vita. Era nel corpo di Alec, doveva pensare solo a lui.


I’m going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom
I’m going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom
I’m going back to my roots



Prendere o lasciare?
Quello era lui, non poteva essere nessun altro. Né Magnus, né Jace, né nessuno; solo sé stesso nient'altro, e quello gli bastava a renderlo felice.
Stava lentamente capendo chi era. Aveva dovuto toccare il fondo. Aveva dovuto perdere tutto. Tutto. Spesso per raggiungere la vetta bisogna arrivare giù, giù, giù e anche gli Imagine Dragons glielo avevano ripetuto più di una volta.
Sarebbe tornato alle sue radici, a sé stesso; ne era convinto. Sarebbe riuscito a ritornare nel suo corpo e non lo avrebbe più trattato come faceva prima.


“Penso che mettere la mia vita a rischio per la patria sia una cosa bellissima. Sono nato per farlo; per morire così e non mi interessa se accadrà ora o tra dieci anni. Voglio farlo servendo la patria, proteggendo i miei fratelli e questo mi sembra il modo migliore per farlo, signore. Ecco perché desidero tanto entrare nell'arma. Giuro che combatterei senza pensare alla mia vita. Combatterei pensando solo a quella dei cittadini americani”.
Magnus deglutì e osservò il viso dell'esaminatore che gli sorrise. Lo stava conquistando?
Sarebbe riuscito a riconquistare anche il proprio corpo?




Alec sospirò e chiuse gli occhi nell'esatto momento in cui l'ultima parola della canzone gli uscì dalla gola.
'Radici'.
Quante emozioni poteva una parola così semplice, scatenare dentro di lui?
Dentro migliaia di persone che riuscivano a rispecchiarsi in quel benedetto testo?
Si girò verso i compagni di avventura e sorrise venendo ricambiato subito dopo.
Sospirò e pensò a cosa stesse combinando Magnus; nell'esatto momento in cui lo fece un forte mal di testa lo colpì come una pietra lanciata da qualche buon miratore; gli venne quasi da piangere, ma doveva andare avanti.


“Per essere un soldato non basta il cuore, Alexander Lightwood”
“Non ho mai detto questo, signore” sospirò Magnus.
“So che non basta il cuore, come per fare il cantante non basta solo una bella voce o per essere un buon insegnante una vasta cultura. Però il cuore e la passione, quelli servono sempre. Se si hanno competenze e passione si riuscirà sempre nella propria impresa!”.
L'esaminatore gli sorrise e annuì. “È molto determinato, vero?”.
Magnus annuì a sua volta “Lei no sa neanche quanto, signore. Ho fatto una promessa ad una persona che amo, non posso non mantenerla”.
Magnus chiuse per un secondo gli occhi e pensò alla persona tanto amata di cui aveva parlato; chi sa cosa stava facendo!
Non appena riaprì gli occhi un forte mal di testa lo colpì.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli ripetendosi 'non ora'. Non poteva stare male e mandare tutto all'aria.


Entrambi i provini finirono; entrambi i ragazzi tornarono a casa soddisfatti.
Non sapevano se erano stati presi o meno, ovviamente, ma sapevano di averci messo tutto loro stessi e di essere stati fortissimi per sé stessi e per l'altro; erano con la coscienza a posto, ed erano felici.
Felici di aver fatto qualcosa di buono per l'altro, felici di essere stati illuminati durante quel provino, l'uno in un modo, l'altro in un altro; e chi lo avrebbe mai detto che facendo cose così distanti da loro stessi, sarebbero riusciti ad apprezzarsi di più?
Alec sospirò e aprì gli occhi; subito dopo aver finito il provino era corso a casa di Magnus per stendersi sul letto e provare a far passare il mal di testa; si era addormentato, e in quel momento, sebbene appena sveglio, pensò di aver fatto la cosa giusta. Si sentiva meglio, anche se era completamente sudato, puzzolente e aveva decisamente bisogno di una doccia.
Si massaggiò le tempie si trascinò in bagno; senza neanche chiudere la porta, si buttò sotto la doccia e aprì il getto caldo che subito lo fece sospirare di piacere; non c'è niente di più bello di una doccia calda da appena sveglio.
Allungò la mano verso il sapone al Sandalo di Magnus e sorrise quando l'odore dolce gli inebriò ancora una volta i sensi; sciacquò via tutto, si infilò l'accappatoio e uscì dalla doccia.
Si mise avanti allo specchio giusto per districare i capelli e provare ad asciugarli bene, visto che quella sera sarebbe dovuto uscire, e restò a bocca aperta.
“OH CAZZO” urlò guardandosi. Non era possibile! Pulì lo specchio appannato e si riguardò. Lì si rifletteva lui! I suoi capelli neri, i suoi occhi azzurri e la sua pelle candida. Era lui! Era tornato!
“Oh mio dio” si sorrise dallo specchio e distolse velocemente lo sguardo; stava quasi per mettersi a piangere.
Non si degnò neanche di asciugarsi, si catapultò in camera -era in camera sua! DAVVERO? Si guardò attorno e sì, era proprio in camera sua!- e prese il cellulare.
Il cellulare di Magnus iniziò a squillare; sbuffò girandosi dall'altra parte; aveva paura di svegliarsi e notare che il mal di testa era ancora lì. Quel maledetto però insisteva! Si allungò e lo prese “Pronto?”
“Magnus!”
“Alec? Cosa vuoi?”
“Stavi dormendo? Svegliati e vieni alla finestra!”
“Alec. Uffa” Magnus si stropicciò gli occhi e si alzò, notando solo mentre apriva le tende che si trovava in camera propria.
“Alec? Sono in camera mia” sussurrò guardandosi attorno e soffocando un gridolino di felicità “E c'è persino Presidente! Sono venuto a dormire da te?”
“No” disse sorridendo occhi blu “affacciati”.
Magnus lo ascoltò e si affacciò alla finestra, trovando dall'altra parte il bellissimo ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu che lo guardava sorridendo.
“Oh Cristo! Non ci credo” sussurrò portando istintivamente entrambe le mani sul proprio viso; il cellulare gli cadde di mano e anche dal suo metro e novanta Magnus riuscì a sentire la risata del Lightworm trillare attraverso il cellulare.
“Alexander sono davvero nel mio corpo?”
“Vai a vedere allo specchio, se non mi credi” sussurrò Alec; Magnus annuì e corse in bagno dove fu piacevolmente colpito. Sì, era nel proprio sexy corpo!
Gli era mancato così tanto. Il corpo di Alec era fantastico, davvero, ma a lui era mancata incredibilmente tanto la sua vita.
“Non ci credo”mormorò sorridendo “Non ci credo, Lightoworm! Ho di nuovo il mio corpo. Oh Dio”
“Sì” disse ridendo Alec “Sì hai di nuovo il tuo corpo”.
Nel preciso istante in cui disse quella frase nella mente di entrambi passò un'unica cosa: il loro bacio.
“Io-io-d-devo andare”
“Già, forse anche io dovrei. Sono successe parecchie cose mentre sei stato nel mio corpo e devo chiamare Camille e tante cose..”
“Mhm” Alec sospirò “Allora… ci vediamo..”
“Stasera?” azzardò Magnus “Stasera, dai!”
“No. Adesso che so di essere libero preferirei stare per conto mio..”
“Ma si festeggeranno le nostre prove. Si festeggerà te e quello che sei stato in grado di fare”
“Non c'eri lì, Magnus. Non puoi dire niente”
“Invece sì. Iz mi ha detto che Simon le ha detto che sono stato più bravo del solito..”
“Ci penserò” disse solo Alec.
A dire il vero sentir pronunciare a Magnus il nome di Camille lo aveva infastidito e non poco e faticava a non darlo a vedere.
“Ehi che hai?”
“Cosa dovrei avere?” rise nervosamente “Un mal di testa, questo ce l'ho. Ti lascio. A presto”
“A dopo” rispose Magnus. Attaccò e sospirò.
Possibile che aveva appena scoperto di essere tornato nel proprio corpo e già sentiva Alec più distante? Non gli piaceva quella cosa.
Lui Alec lo voleva vicino, davvero molto vicino; quel corpo che aveva abitato, voleva baciarlo, tenerlo stretto tra le braccia.
Il suono del cordless svegliò Magnus che si era perso tra i propri pensieri e i baci dati in quella serata ad Alec; voleva essere di nuovo con lui – e quella volta con il vero lui – in quel modo.
Alec si asciugò in fretta; si infilò dei jeans e una maglia nera, e poi si stese sul proprio letto. Non poteva pensarci: finalmente poteva dormire nella propria camera, tra le proprie lenzuola e il profumo dei propri libri; finalmente poteva riprendere a leggere Joyce.
“Alec?” Isabelle bussò alla porta e Alec, che non l'abbracciava da troppo tempo si fece prendere dalla voglia di stringerla; aprì velocemente la porta e la tirò dentro stringendola tra le braccia.
“Ehi, ehi, quanto ardore fratellino! Cosa ti serve?”
“Mi sei mancata” sussurrò Alec stringendola.
“Come…? L'ultima volta che mi hai vista è stata prima che tu ti addormentassi a causa del mal di testa, Alec. Ti senti bene?”
“Sì” disse arrossendo “È solo che… ho fatto un brutto sogno”.
La guardò sorridendo; era bella, dolce, forte. Le era mancata.
Andò a stendersi sul letto e dopo poco fu seguita anche da lei.
“Allora? Sei pronto? Arriva Jace!”
“Non dirmi che vuoi costringermi a venire lì!”
“E dai, Alec! TI prego. Si festeggeranno Simon, la band e te! Vogliamo festeggiare anche te”
“Ma non sono molto dell'umore per farlo”
“Ti prego. Resti solo un paio di ore, poi torni. Anzi, torno qui con te”
“Isabelle!”
“Eddai, eddai, eddai. Uh, guarda! È arrivato Jace!” si alzò battendo le mani “Si festeggia!” prese il fratello per le braccia e gli diede un bacio sulla guancia.
“Metti le scarpe e andiamo!”.
Alec sbuffò e fece come diceva; non c'era rimedio!
E non c'era fine neanche al peggio. All'enrome divanetto nel pub in cui erano finiti c'erano seduti tutti: Jordan e Maia, Ragnor e Jonathan, Simon e Izzy, Jace e Clary, Magnus e…Camille. Alec prese un sorso di birra e provò a distogliere lo sguardo da quei due che -da quando erano arrivati – non facevano che baciarsi, dandogli il voltastomaco.
Prese il cellulare che aveva iniziato a vibrare, dalla propria tasca e lo buttò sul tavolino; era di Magnus, non suo. Sbuffò. Non aveva neanche niente con cui intrattenersi!
Prese un altro sorso di birra e poi si alzò “Io ho finito la mia. Vado a prendere qualcosa. Cosa volete?”.
Tutti iniziarono ad urlare le proprie ordinazioni, nemmeno fosse arrivato il cameriere! Jace ridendo si alzò e diede una pacca all'amico dicendo che si sentiva in colpa a farlo andare da solo. Arrivarono al bancone, ordinarono e Alec si sentì in dovere di parlare al suo migliore amico, con cui non parlava da parecchio ormai.
“Mi dispiace” disse accarezzando la propria bottiglia fredda “Per le cretinate che ti ho detto quel giorno e per essermi allontanato un po' da te, ultimamente”
“Anche a me” disse Jace “Mi dispiace che sia successo questo e non immagino neanche il perchè”
“Adesso però sono qui e sto bene; ho attraversato una fase che fortunatamente è subito finita” gli sorrise e Jace annuì.
“Avrei preferito sapere da te che oggi hai avuto il colloquio, comunque, e anche che è andato piuttosto bene!”.
Alec guardò Jace a bocca aperta; non sapeva quante di quelle volte gliene aveva parlato. Aveva passato l'ultimo mese di scuola praticamente a parlare solo di quell'esame e della paura di farlo. Ma ovviamene Jace non lo ascoltava. Su una cosa Magnus non si sbagliava poi così tanto.
“Jace? Sai cosa? Non mi sbagliavo poi così tanto quella mattina a scuola! Non te ne frega un cazzo di me. Fai l'offeso quando quello trattato una merda sono stato io! So tutto di te. La data del primo giorno in cui hai incontrato Clary, quella del vostro primo bacio e quella della vostra quasi prima volta. Tu non ricordi neanche la data del mio test e che cazzo, non dire che non la sapevi! Mi preoccupo e mi dispero di questo da un mese! UN MESE!”
“Ehi” Jace abbassò lo sguardo “Io non sono mai stato bravo con le date, lo sai!”
“Quelle che ti interessano le ricordi!”
“Alec vuoi dire che pensi che io non ti voglia bene?”
“Non più di quanto ne vuoi a qualsiasi altro amico”
“Sei un idiota” sbuffò Jace tirando via la sua birra dalle mani per prenderne un sorso “Un grosso grasso idiota. Sei mio fratello, Alec. Come puoi pensare una cosa simile?”
“Sbaglio sempre io, ovvio”
“Non- non si tratta di sbagliare”
“E di cosa, allora?”
“Non ci stiamo più capendo, eh?”
“No, Jace. Semplicemente perché sto aprendo gli occhi, fosse”
“O forse perché ti stai spingendo a trovare un modo per allontanarti da me?”
“Voglio allontanarmi da te? Io? E a quale scopo? Dimmelo, avanti! Anzi, sai cosa? Non me ne fotte un cazzo”
“Alec!” Jace guardò Alec girargli le spalle e avvicinarsi verso il divanetto “Alec, avanti”
“Jace non voglio scappare da te” urlò lui “Non lo sto facendo e mai lo farò!”
“E da chi ti allontani?” chiese Ragnor sorridendogli.
Alec sospirò e distole lo sguardo da Magnus, che era mezzo avvinghiato con quella maledetta. Era stato uno stupido patentato a sperare che sarebbe potuto nascere qualcosa tra lui e Magnus…
“Dal mondo” rispose Alec “è pieno di traditori e persone che ti fanno soffrire. Penso di essermi scocciato” disse poggiando le ordinazioni sul tavolo.
“Addirittura? Dove è la tua anima da cacciatore?”.
Se gli sguardi potessero uccidere quello di Magnus avrebbe ucciso Ragnor che immediatamente arrossì e si sporse verso Alec, che nel frattempo dopo aver posato anche la propria birra, aver salutato Iz, e preso giacca e telefono, si allontanò a grandi falcate verso la porta, seguito subito dopo da Magnus.
“Alexander!”. Alec si girò e si massaggiò gli occhi per cacciare indietro le lacrime. “Non posso crederci! Gli hai detto di me, di te...di noi?”
“Di noi cosa, Alec?”
“Di noi cosa, Magnus?!” Alec lo guardò e poi sorrise amaramente.
“Mi avevi giurato che nessuno avrebbe saputo niente invece lui mi ha chiamato Cacciatore! Solo tu mi chiami così”.
Magnus abbassò lo sguardo mortificato; aveva avuto il bisogno di parlare di Alec con qualcuno, era vero, e aveva trovato in Ragnor un buon ascoltatore.
“Non è come pensi”
“Ah no? E cosa penso? Che tu mi abbia preso per il culo dal primo momento e poi ti sia messo a ridere di me con i tuoi amici”
“Non potrei mai, mi conosci!”
“No, Magnus. Sono stato nel tuo corpo, ho vissuto nella tua casa, nella tua vita, con i tuoi amici e le tue abitudini, ma non ti conosco”
“Invece sì, meglio di chiunque altro!”.
Alec scosse la testa “Ti odio, Magnus, e questa volta è per davvero”.
Alec provò ad andare via ma Magnus gli fermò un braccio “Allora dimmi per davvero perché mi odi perché io non lo capisco. Cosa ti ho fatto questa volta?”
“Che senso aveva portare lei, eh?”. Magnus alzò un sopracciglio: era geloso?.
“Avevi detto di non amarla”
“E infatti è così”
“E allora perché hai sempre il bisogno di tornare da lei?”.
Perchè nella vita non si può sempre avere quello che si vuole, avrebbe volto rispondere. “Non lo so” rispose davvero.
Alec sbuffò “Mi puoi fare un favore personale? Torna da lei e lasciami in pace”
“Ma perché? Cosa ho fatto che non va?”.
Mi hai fatto innamorare e poi mi hai distrutto il cuore, avrebbe voluto dire, ma non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
“Niente. Semplicemente voglio stare da solo”
“Alec hai bisogno di parlare. Non puoi tenere sempre tutto dentro!”
“Non parlare come se mi conoscessi, Magnus Bane” nel tono con cui aveva urlato quel nome, Magnus riuscì a sentirci un po' di odio.
“Io ti conosco!”
“Non pensare di farlo” Alec gli puntò un dito contro “Tu non sai niente di me e non sei mio amico. Non sei mio niente”. Magnus lo guardò ad occhi aperti.
“Non sono tuo amico? Son stato nel tuo corpo per due settimane; ho imparato a vivere come fai tu, ad apprezzare quello che apprezzi tu! So cose di te che nessuno sa”
“Allora cosa?”
“Alec so cose che neanche il tuo migliore amico sa”
“Sì, sai che sono gay. Allora? Vuoi dirlo a tutti? Vai! Fallo. Mi fai un immenso favore. Vai a dire a tutti che sono gay e che mi faccio piacere sempre chi meno dovrei guardare!”.
Alec, completamente rosso in volto nascose il viso tra le mani; Magnus represse la voglia di abbracciarlo.
“Non ti capisco” sussurrò “Io davvero non ci riesco. Pensavo sarebbe stato diverso..”
“Cosa? Pensavi che tu saresti tornato nel tuo corpo, io nel mio, e noi saremmo rimasti migliori amici? Non mi interessa essere tuo amico. Porti guai” urlò Alec “voglio restare solo, e voglio che tu mi lasci in pace”
“Sei impazzito completamente” Magnus gli mantenne le spalle “Non puoi dire sul serio”
“Sì, invece. Voglio che tu mi lasci in pace!” gli diede una spinta e lo guardò negli occhi “Cosa hai detto di Camille? Che a quindici anni ti eri innamorato di lei e lei ti aveva spezzato il cuore; che i ragazzini si fanno deludere così in fretta, che sono così ingenui! Beh io sono ingenuo anche a diciannove anni, e tu hai prese un gran bell'esempio dalla tua insegnante. Il ragazzino col cuore spezzato ora sono io”.
Scaricò la potenza dei suoi occhi in quelli verde meraviglioso di Magnus, e poi si allontanò: aveva solo voglia di andare via, via, lontano di lì, la lui e la sua maledetta fissa per quella Camille.
Aveva sperato che sarebbe potuto nascere qualcosa tra loro, ma a quanto pareva per Magnus era nata solo amicizia.
Che poi come si fa ad essere amici di qualcuno che ti piace incredibilmente?
Non si può, e Magnus -che ne era certo da parecchio – si diede dello stupido per non avergli detto le cose come stavano; per avergli taciuto che stava con Camille, di nuovo, per non pensare a lui e a quanto gli piacesse; non fino a quando Alec non sarebbe stato pronto, almeno.
Ma quello che è giusto per una persona non lo è per le altre, questo si sa. E quello che per Magnus era un ottimo comportamento, per Alec era un modo per ribadire quanto poco dovessero tutti fidarsi dell'universo e delle sue creature.

 
Angolo autrice.
Saaaaaaaaaaaalve gente, come va la vita? Spero bene!
Okay il capitolo, il capitolo... Pensavate tutte che fosse finita lì, che sarebe bastato un bacio per concludere la storia è invece NO! lol
(Non temete manca un solo capitolo, tra poco sarete elfi liberi! lol).
Cosa dire? A me è piaciuto molo scrivere questo capitolo; so che Alec è molto molto molto OOC, se confrontato con quello dei primi libri, ma io questo lo immagino più come l'Alec di CoHF e l'Accademia!

Parlando della serie...
AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO AMO DADDARIO. È ASSOLUTAMENTE NATO PER FARE ALEC! LO AMO TROPPO.
NON VEDO L'ORA ARRIVINO DI NUOVO I MALEC.
LA TELEFONATA È STATA LA MIA MORTE.
ODIO JACE PER COME SI COMPORTA CON IL MIO CUCCIOLO!

Ehm nada grazie mille per aver letto, a tutte le persone che recensiscono, mettono tra i preferiti, e cose varie, vi adoro!
Ah, avviso! Manca un ultimo capitolo, ma tra poco inizia la mia sessione di esami AHI AHI AIUTO e quindi non avrò per niente tempo di postare e correggere. 
Giuro che appena finirà questo periodo infernale, posterò.
A presto, spero!

(Faremi sapere che ne pensate eh *^*).
StewyT~
Ps. Oh, se nel frattempo vi va di leggere qualche nuova Malec, vi lascio il link di una OS che ho partorito in questi giorni :3 Out of ~Malec~ ideas (storia 'interattiva')
  
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