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Autore: NightWatcher96    13/02/2016    4 recensioni
T-Cest: LxR / DxM
Shredder è interessato a un pietra del tutto particolare che si trova in un antico tempio nella più remota Amazzonia. Stanco dei continui fallimenti dei suoi scagnozzi, si affida a un cacciatore di taglie che fa anche il lavoro sporco, chiamato Raphael. Tuttavia, quello che Saki non sa è che l'FBI lo spia, con il suo brillante leader Leonardo che segue il nuovo seguace del nemico. In una missione che ingaggia anche il medico Donatello che si spinge in Amazzonia per prendere piante medicinali che possono curare suo padre Splinter senza avvalersi del denaro scarso, affronteranno un'avventura che accenderà passione e lotte anche con il misterioso Furia Nera, detto Michelangelo, custode del tempio dell'antica pietra...
Include la serie 2003/2006/2012!
Genere: Avventura, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A Ringrazio di tutto cuore la cara TMNTSuperFun12 per l'ispirazione. Questo capitolo è completamente revisionato. Abbraccio LadyZaphira e TianLong e soprattutto tutte le care lettrici che mi seguono sempre! Alla prossima e soprattutto enjoy!

 
“Sì. Non male davvero come inizio” fece ancora il rosso, sospirando pesantemente. “Intanto ci conviene trovare un accampamento per passare la notte. Non so se lo sai, ma qui...".
"... siamo in mezzo a una jungla sperduta infestata da animali feroci" tagliò corto Leo, con voce atona. "Sì, lo so. Non sono certamente un novellino in campo di..."
Leonardo non terminò la frase: non esattamente sicuro che nominare il suo vero lavoro sarebbe stata una mossa giusta.
"Spia?".
Leonardo si voltò verso nord, dove la vegetazione sembrava una sorte di portone naturale, tutto intrecciato di arbusti, foglie e radici sottili. Un filo di vento scosse le loro bandane ma non dando un po' di refrigerio. Senza rispondere, perché tanto si era capito, Leo afferrò una delle sue katana e affettò un quarto di quello sbarramento naturale, creandosi un varco che sarebbe continuato sino nella parte più oscura, pericolosa e silenziosa della foresta.
"Questo tizio mi sta simpatico" commentò divertito Raphael, seguendolo, per poi osservare un'ultima volta la sporgenza con la figura svanita...
 
***
 
Indubbiamente era uno spettacolo l'Amazzonia, eppure Leonardo non poteva fare a meno di pensare di quanto angusta ed enorme sarebbe diventata al calar delle tenebre. Il pensiero, di per sé, non lo sconvolgeva. Era solo che non si fidava per niente del mercenario che continuava a camminargli davanti alla cieca da quasi un'oretta.
Lo indispettiva in tutto e per tutto. Con questo tizio non poteva mantenere la calma e il sangue freddo che lo avevano sempre contraddistinto nel suo Squadrone. E beh... non che gli dispiacesse ma aveva un contegno da mantenere, dopotutto!
D'un tratto, Leo si ritrovò a urtare specialmente con il naso contro la schiena dell'altra tartaruga. Non gli venne in mente di chiederne il motivo, per cui preferì semplicemente affacciarsi su una delle spalle imponenti di Raph e osservare.
Un vero spettacolo.
In un anello di vegetazione fitta e maestosa, una cascata naturale sgorgava spumosa e indisturbata, continuando a versarsi in un lago dall'acqua purissima quanto fresca.
"Che bella..." mormorò sottovoce la spia, stupita.
Raph si stiracchiò, si scrocchiò rumorosamente il collo, poi cominciò a sbottonarsi il cinturone e a lasciarlo cadere dolcemente sull'erba tenera. C'erano così tanti fiorellini colorati lì intorno che sembrava un paradiso. La cascata era molto alta e chissà se dietro quella porta d'acqua violenta non si nascondesse un'entrata nella roccia. Come nei film.
Raphael calciò via gli stivali, i calzini, poi passò agli indumenti superiori.
"Che cosa stai facendo?" domandò Leo con grande disappunto.
Con un mezzo ghigno, l'altro lo fissò e rispose: "Credevo fosse ovvio. Mi faccio un bagno. Non capiterà un'altra occasione di una vasca gratis!".
"Ma... non puoi!".
"E perché? Sei forse un ambientalista o cosa?".
Leo scosse il capo con rabbia. Questo tipo era davvero nato per il sarcasmo! Però, il suo corpo era anche così scolpito che era difficile, se non impossibile, non rimanerne ammaliati. La spia scosse nervosamente il capo. Troppe, troppe strane idee!
"Guarda che non è giusto inquinare una fonte d'acqua pura come questa sorgente" precisò Leonardo.
"Ah, sì. Ma non è nemmeno giusto fare creste e pidocchi, no?" commentò Raph, totalmente nudo e di guscio.
Leo preferì non guardarlo, già fin troppo imbarazzato e con le guance rosee era carino. Tutta la sua fierezza crollava sotto un faccino imbronciato così.
Raphael sghignazzò e si tuffò. Inutile dire che Leonardo ricevette un'intera ondata di spumeggiante acqua gelata su tutto il corpo, con il risultato di abiti bagnati e aderenti come guanti di lattice.
"Lo hai fatto apposta!" scattò Leo.
"Sei tu che non saresti dovuto restare lì!" riprese Raph, riemergendo e passandosi una mano sul viso grondante d'acqua. "Muoviti, spia! E gettati in acqua che è una meraviglia!".
"Primo. No grazie. E secondo. Non chiamarmi spia!".
"Perché? Ti offendi? Non è forse il tuo mestiere?".
Leonardo mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di ergersi fieramente davanti all'altro con le braccia ben conserte.
"Le tue mansioni richiedono di guardarmi mentre mi lavo, per caso?" domandò Raph.
"Potresti sfuggirmi. L'Amazzonia è grande, anche se non sarebbe francamente un problema la tua coordinata, sarebbe lungo e anche una perdita inutile di tempo riacciuffarti" spiegò Leonardo, fissando il cielo spennellato di nubi grigie.
Raph rise una seconda volta. Certo che la spia sapeva proprio il fatto suo! Lo incuriosiva oltre che far sbellicare dalle risate.
"Non ti conviene fare un bel bagno prima che ci pensi la pioggia?" stuzzicò per l'ennesima volta il rosso.
"Non è che vuoi vedermi nudo?" ringhiò Leonardo, al limite della pazienza.
"E anche se fosse? Cos'è? Hai forse la ciccia al posto della pancia che non vuoi mostrarmi o in realtà sei una donna con le fattezze maschili?".
In fretta e furia Leonardo si spogliò e si tuffò ma anziché nuotare via, più vicino alle sponde, s’immerse per afferrare violentemente una delle caviglie di Raphael e tirarselo sott'acqua.
La prossima cosa che a malapena vedeva il focoso era il braccio della spia avvolgersi come un serpente intorno alla sua gola. Voleva strangolarlo?
Rimasero sott'acqua fino a quando Raph non cominciò a dibattersi violentemente per la mancanza d'ossigeno. Poi riemersero.
"Ma sei scemo o cosa? Potevo rimetterci il guscio così!" scattò Raph.
In pochi attimi Leo gli fu talmente vicino che i fiati delle rispettive bocche accarezzavano entrambe le coppie di labbra.
"Mai darmi della donnicciola. Posso essere letale quando voglio".
Gli occhi di Raph ricaddero sul corpo della spia. Leo era la perfezione in persona. Ogni singolo muscolo era ben definito, tonico, anche se non eccessivamente sviluppato come i suoi. Era slanciato, i piastroni perfettamente scolpiti, di un gradevole giallo spiga. La sua pelle verde foresta era talmente invitante e così liscia, senza la minima macchia.
Le gambe che si muovevano di tanto in tanto per restare a galla richiamavano fortemente il predatore. Succulenta carne, regina dei sogni più erotici.
Leonardo s’imbronciò all'assenza totale di Raph e pensò bene di risvegliarlo con una spruzzatina d'acqua in pieno viso.
"Basta fissarmi. Abbiamo nuotato abbastanza. Prima ci accamperemo, meglio sarà" rimproverò piano l'azzurro, nuotando verso la riva.
Improvvisamente, gridò in preda al dolore. Leo si arricciò a pallina, tenendo la gamba destra.
"EHI!" esclamò il focoso, preoccupato.
"Qualcosa mi ha morso...!" pigolò l'altro.
Raph si tuffò in un batter d'occhio. Effettivamente, qualcosa era aggrappato saldamente al polpaccio di Leonardo e da come mordeva non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo andare.
Era un piranha a tutti gli effetti. Raph ruggì e a nude mani lo tirò e lo sbatté contro lo spuntone acuminato del fondale, infilzandolo senza pietà. Il pesce carnivoro si dibatté per l'ultima volta, poi fu avvolto dal suo stesso sangue. Morto.
Il focoso riemerse e accompagnò Leo alla riva, agganciandogli un braccio intorno al guscio. Quando risalirono, però, la spia debole perse l'equilibrio. Veloce come non mai, Raphael arrestò la sua caduta con le forti braccia smeraldo e lo issò in stile sposa.
Leo lo fissò fra lo stupito e il grato ma di nuovo arrossì imbarazzato. Non gli era mai accaduta una cosa del genere.
Amorevolmente, Raphie lo depositò in terra, con il guscio contro una roccia e cominciava ad analizzargli il morso. Era abbastanza profondo, rosso e caldo. Probabilmente doveva essere velenoso quel pesce schiattato.
"E' una fortuna che siamo capitati in questo posto. La sorgente ha fatto sì che crescessero piante per i morsi dei piranha velenosi. E sei anche fin troppo fortunato che io mi diletto a curare queste cose, visto che ho alle spalle una tale esperienza che sarebbe inutile e noiosa da raccontare. Quindi, mettiti comodo, non parlare e lascia fare a me" specificò Raphael, dirigendosi verso i cespugli per cercare erbe medicinali.
Era la prima volta che si sentiva tanto stordito da non capire effettivamente il senso dei discorsi. Certo, questa era la prima volta che veniva azzannato da un pesce carnivoro per giunta velenoso. Forse poteva farsi una piccola nota mentale e archiviare l'evento doloroso nel baule dei ricordi più importanti.
"Vorrei ricordare..." sillabò, mentre i suoi occhi si appannavano sempre di più.
"Ricordare che cosa?" domandò Raph, sedutogli vicino.
"Tutto...".
Il rosso non sapeva se era il delirio o davvero la lucidità mentale. Non che gli importasse molto. In quel momento, la sua priorità era aiutare quel poveretto prima di una morte lunga e dolorosa. Per fortuna aveva trovato immediatamente alcune foglie nerastre lanciformi da poter strofinare con un po' di saliva sul morso per eliminare il veleno nel corpo.
Sì, però qualche effetto indesiderato ci sarebbe comunque stato, come sonnolenza, stordimento e torpore. Probabilmente, la sua gamba sarebbe stata fuori uso per un paio di giorni.
-Perché lo sto aiutando?- pensò Raph, mentre strofinava le foglie sul morso.
Leonardo guaì, mentre ritirava la gamba.
"Shhh. Va tutto bene. Va tutto bene..." appianò Raph, battendogli una mano affettuosamente sul ginocchio. "Dannazione... si sta raffreddando!".
I suoi vestiti non erano bagnati. In fretta, afferrò camicia e pantalone e alla meglio avvolse la spia. Con la cintura nera dell'altro, fece, invece, un bendaggio per tenere premute le foglie contro la ferita.
"Dovrebbe andare bene" mormorò Raphael.
D'un tratto, un tuono all'orizzonte rimbombò. Dovevano sbrigarsi a schiodare da lì se non volevano bagnarsi ancora e inutilmente poi. Sì, ma dove avrebbero potuto accamparsi?
Raphael imprecò sottovoce mentre afferrava una pietra nella mano per pensare meglio. Colto, però, da un impulso di rabbia per la situazione, la scagliò con tutta la forza possibile contro la cascata. Si sarebbe aspettato di vederla ricomparire nella sorgente: al contrario, sentì un rotolare proprio dietro lo specchio d'acqua.
Raph spalancò gli occhi d'oro. Forse c'era davvero una grotta? Pieno di speranza andò a controllare, stando attento a non fracassarsi le caviglie sul rialzo del sentiero cosparso di minute rocce taglienti.
Dietro la cascata c'era davvero ciò che aveva sperato. Una grotta!
"Perfetto!" esclamò il rosso.
In pochi secondi trasportò prima il resto degli abiti poi cautamente raccolse Leo tra le braccia e lo condusse nel riparo.
"Sei un tesoro...".
Raph sollevò un sopracciglio. Che fosse il delirio o meno, un sorriso genuino fu la sua risposta. Forse sarebbe stato l'inizio di un duraturo legame...
 
...
 
Donatello si sentiva un po' male all'idea di aver finalmente preso la decisione di partire. Aveva dimostrato a suo padre di essere cresciuto e di saper pensare razionalmente, senza bisogno di continui imboccamenti. Sì, certo... però, mentre si ritrovava a stringere una borsa beige di stoffa a bordo di un aereo di una compagnia molto economica, il suo cuore piangeva.
Splinter avrebbe resistito senza di lui?
Si sarebbe lasciato trasportare dalla nostalgia?
Attraverso l'oblò poteva già constatare di aver lasciato l'aeroporto di Tokyo da ore, ormai e la distesa cotonata di nubi bianche splendeva nel cielo pulito e cristallino. Era stato fortunato ad avere un posto accanto al finestrino e nessuno vicino di seggiolino. Del resto, considerando i numerosi posti vuoti dell'aereo, nessuno volava con una compagna economica del genere.
Low Cost non era preferita da tutti.
Il genio si strinse meglio nel cappotto nero con strie viola che indossava sul jeans, gli mancava suo padre.
"Troverò quelle piante, sensei. Starai meglio, te lo prometto" sussurrò sottovoce.
Aveva studiato a lungo le proprietà delle piante che aveva ben scolpite nella mente e non avrebbe fallito!
La lacrima che colò lungo la sua guancia non era affatto d'accordo. La bocca era un bello strumento. A volte così inutile...
La distesa cotonata aveva lasciato spazio a una distesa infinita di oceano blu.
Il genio dimenticò per un istante la malinconia e osservò il panorama visto tante volte sui libri che custodiva gelosamente nella sua bicocca. Era qualcosa di mozzafiato e adesso, una macchia verde stava avvicinandosi.
"Probabilmente sto raggiungendo l'Amazzonia" commentò, schiacciandosi all'oblò, con l'alito che solleticava le sue labbra. "Sono così eccitato! Studierò tante cose nuove!".
 
Allacciare le cinture di sicurezza. La Cloud Air Line informa che stiamo atterrando.
 
Il genio sorrise ampiamente e seguì praticamente tutta la fase finale dell'atterraggio dell'aereo. Si sporse nuovamente nell'oblò, osservando il mare diventare più ampio e le coste dell'Amazzonia molto più vicine, di un verde smeraldo e non l'azzurrato della foschia vista dall'alto. Si rammaricò anche nel ritrovare veri e propri buchi dovuti all'abbattimento ingente di numerosi ettari.
L'aereo si abbassava lentamente, mentre il genio si teneva attaccato alle cinture di sicurezza, sperando, davvero, di non terminare così la sua vita, magari morendo affogato nell'oceano.
Ben presto si raggiunse lo stesso spazio erboso dove Raphael era atterrato nel jet di Saki e con estrema precisione l'uccello di metallo arrivò alla sua destinazione finale.
"Beh... è l'Amazzonia, in fondo! Non mi aspetto mica hotel di lusso, grattacieli e aeroporti come si deve!" mormorò Donnie, slacciandosi le cinture.
Si mise a tracolla la borsa e camminò lungo il corridoio dell'aereo, scendendo la scaletta e ritrovandosi in un enorme e sterminato posto verde. Espirò e senza staccare gli occhi dalla bellezza di un cielo pulito, si sfilò la giacca, rimanendo solo a torso nudo e un jeans.
"Sorprendente... mi domando solo come farò a tornare a casa, poi..." mormorò, iniziando a vagare senza una meta precisa. "Forse ho esagerato un po' le cose. Non so praticamente nulla di questo posto! E se mi perdo?! Oh, no!".
Nel pieno sconforto, Donatello raggelò. Si guardò alle spalle, dove qualcosa sembrava fissarlo truce, indignato della sua presenza. Deglutendo, il genio raggiunse un piccolo kunai con una cordicella provvista di una perla viola e una piuma bianca e nera, regalo portafortuna di Splinter e lo impugnò.
"L'Amazzonia mi da il benvenuto" esclamò sarcastico.
Affinando meglio l'udito, Donnie riuscì a percepire una piccola risatina e poi più niente.
"E questo cos'è?".
Lì, davanti ai suoi piedi nudi giaceva un elmetto tipicamente da militare. Confuso e sconvolto per non averlo notato prima, Don lo prese, studiandolo. Si accorse di alcuni piccoli oggetti sparsi sul terreno, come qualche moneta, una penna e un taccuino.
"Questo non è un ordine casuale. Sembra come la favola di Hansel e Gretel" mormorò. "Un percorso da seguire, forse?".
Don spalancò gli occhi: e se qualcuno... no, quella presenza che aveva percepito nell'oscurità della vegetazione lo avesse udito? Gli aveva costruito un percorso verso qualcosa?
"Non essere fantasioso, Donatello! Sicuramente qualcuno deve essersi perso e avrà lasciato cadere queste cose per ritrovare la strada!" si rimproverò anche se alla fine la sua determinazione vacillò. "Almeno credo..."...
Tuttavia, non si era sbagliato prima. Qualcuno lo aveva curiosamente osservato.
"Quanto saprai resistere nel villaggio, se la tua punizione per esserti spinto qui per il ciondolo ti si aggraverà?".
Furia Nera era intenzionato a giocare un po' con le tre nuove tartarughe nel suo regno.
  
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