Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Francine    14/02/2016    2 recensioni
Toutes les grandes personnes ont d'abord été des enfants. (Mais peu d'entre elles s'en souviennent.)
(Antoine de Saint-Exupéry,
Le Petit Prince, dedica a Léon Werth, 1943)
[Note:Baby!Saint]
Genere: Avventura, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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XI.
Il tempo di un batonchiki.
(Cygnus Hyoga)


16 Maggio 1983


Ruggine aspetta nel vicolo, dietro alla bottega di Oleg, il macellaio.
Ha la solita aria distaccata, come se il mondo attorno a lui non fosse cosa su cui perdere neppure cinque minuti. La neve, il freddo, l'estate breve, il vento, le pedate di Oleg, il chiasso dei bambini, i topolini che corrono lungo i muri; nulla di tutto questo sembra sfiorarlo. Lui se ne sta tranquillo e beato a godersi quei tiepidi raggi di sole, come se il mondo fosse una cosa che gli appartiene. Come se potesse metterselo in tasca da un momento all'altro e passare oltre. Senza corpo ferire.
Hyoga sa che Ruggine l'ha visto. Ma non si muove. Sembra quasi morto, pensa il ragazzino avanzando verso la staccionata scolorita che chiude il vicolo, il cartoccio che gli ha allungato Oleg di nascosto stretto tra le dita. È ripieno di avanzi. «Tagli che nessuno vuole più perché nessuno si abbassa a mangiare certe cose», ha borbottato Oleg mentre la sua mannaia cadeva sul piano di legno scheggiato. Era quasi dispiaciuto. Come se si stesse buttando via chissà quale tesoro.
A Hyoga non importa. Lui pensa che va bene così, perché se nessuno vuole più quella carne, Ruggine la vorrà. Lui ha fame. Una fame nera. Lui lo sa. L'ha capito dal tono della sua voce, che da scostante ed intimidatoria diventa accorata e quasi supplichevole quando fiuta le reali intenzioni di quel ragazzino dal sangue misto, troppo giapponese per essere russo e troppo russo per essere giapponese.
A Ruggine non importa dei suoi quarti di nobiltà. A Ruggine importa solo del contenuto del sacchetto, e a Hyoga sembra onesto. Sembra giusto.
Così lo chiama. «Ehi!», gli dice. Per cortesia. Perché l'educazione innanzitutto, diceva sua madre, e lui è un bravo bambino obbediente, giusto? «Ehi», ripete, e le orecchie di Ruggine ruotano nella sua direzione. «Ho qualcosa per te» e al fruscio della carta i suoi occhi di un verde impossibile gli trafiggono lo sguardo e si piazzano nei suoi.
Hai la mia attenzione, sembra dirgli Ruggine, in un dialogo silenzioso. Di che si tratta?
Hyoga agita con delicatezza il pacchetto davanti a sé, brandendolo come fosse una spada - le unghie di Ruggine non scherzano mica - e Ruggine salta giù dalla staccionata. E gli va incontro.
«Piano», dice Hyoga con dolcezza. E srotola il cartoccio. E lo posa a terra. E Ruggine vi immerge la testa, in un concerto di ron ron e miagolii interessati e suoni liquidi su cui è meglio non indagare. Sta mangiando dopotutto. E sarebbe scortese chiedere.
Oleg, invece, non s'è posto il problema.
«Non capisco perché ti ci spendi tanto», gli ha detto prima di consegnargli la merce, il cartoccio di frattaglie imprigionato tra le dita grandi e storte. 
Lui si è stretto nelle spalle. «Chiunque neghi al gatto il latte scremato, dovrà dare la panna al topo», gli ha risposto, e a Oleg è andato bene, ma la verità è un'altra. La verità è che lui e Ruggine sono anime affini. Sole. Senza legami, senza radici, senza nessuno. E sua madre gli ha insegnato che la vera gentilezza è fare qualcosa per chi non potrà mai contraccambiare. Chi, meglio di un vecchio gatto spelacchiato che campicchia ai margini di un villaggio che si tiene assieme per scommessa e testardaggine?
Così Hyoga aspetta che Ruggine finisca il suo pasto per raccogliere il cartoccio e gettarlo via. «Altrimenti lo dico al tuo maestro», lo ha minacciato Oleg. Che ci tiene che il vicolo dietro al suo negozio sia pulito. «Per una questione di principio», ha detto, e a lui non costa niente accontentarlo. Giusto il tempo di un batonchiki -che a mangiare da soli viene tristezza - quello che Sveta gli allunga di nascosto da Oleg, Camus e Isaac, la schiena contro il muro ancora caldo per il sole, le mani in tasca e la spesa per la prossima settimana a terra, accanto ai suoi piedi.

 



Saint Seiya, ® Masami Kurumada, Toei Animation, 1986. Disegno: Korin2b. Grafica ® Francine.

Note:
Non dire gatto se non l'hai nel sacco, diceva quel tale. In Russia, invece, si usa il proverbio che Hyoga sciorina al vecchio Oleg, a Kohobotek, Siberia Orientale.
I batonchiki sono caramelle di soia in forma cilindrica, confezionate in una opulenta carta oro e rosso (qui potete trovate qualche ragguaglio sui dolcetti russi). I batonchiki sono caramelle che risalgono al periodo socialista della Russia, e l'allenamento di Hyoga avviene proprio alla fine di quell'esperienza. Come si suol dire, cascava a fagiolo, suvvia...
   
 
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