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Autore: Giulia Bosetti    14/02/2016    0 recensioni
Storia saffica ambientata in Spagna, tra due ragazze italiane
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Carlotta e Lucrezia uscirono dal locale salutando Pablo. Pochi secondi dopo uscì anche Miriam con una sua amica che conoscevano solo di vista; fu in quel momento che Carlotta decise di distrarre Lu, prendendola per il braccio e portandola lontano dal locale, sulla strada principale. La ragazza, quasi trascinata, si chiedeva cosa le avesse preso.
“Ed adesso che succede, Carl? Carl?!”
Carlotta non rispose e la condusse ad una panchina, facendola sedere sopra le sue gambe. Lu continuava a chiederle cosa le fosse preso e lei finalmente, prendendo un po' di fiato, iniziò a parlare.
“Scusa, non volevo che tu stessi un secondo di più in paranoia per quella stronza. Ascoltami bene. Ehi, guardami” le prese il viso tra le mani, girandolo verso di se' “Guardami. Ti sembro ancora interessata a Miriam? Avrei passato tutta la sera stringendoti la mano e standoti il più vicina possibile se fosse così? Lo sai che non devi più pensarci, a lei”
“A lei no? Alle altre invece si vero? Sì perché tu almeno una volta al mese scappi via da me, non ti fai più sentire, non so mai dove sei” Lucrezia cominciava ad alzare la voce, trattenendo le lacrime “Miriam, la più recente, è fuori dalla tua vita? E le altre perché non lo sono? Tu da loro ci torni, io lo so”
Carlotta non si aspettava una reazione tale, Lu non faceva mai scenate, soprattutto in un luogo pubblico. Ora era scoppiata a piangere, sembrava non capisse più dove fosse. Carl prese una decisione e la portò in braccio fino alla loro macchina, non molto distante dalla panchina. La mise sul sedile del passeggero, le allacciò la cintura, si mise alla guida. Pensò che fosse uno dei suoi attacchi di panico, quel giorno era stato stressante per lei. Si morse il labbro imprecando contro se stessa per ciò che stava facendo a Lucrezia.
Arrivate a casa, la portò in bagno in braccio, siccome Lu era ancora fuori di se'. Aprì l'acqua della vasca e nel frattempo tentò di calmare la ragazza, parlandole piano e spogliandola dai suoi indumenti umidi di sudore.
Passò un quarto d'ora prima che si calmasse del tutto. Lucrezia respirava piano, la mano di Carlotta che le accarezzava il braccio, il volto, i capelli.
“Mi dispiace. Mi dispiace, non voglio farti soffrire così. Cambio, ti giuro che miglioro. Ti giuro che...”
“Ho bisogno di un bicchiere di vino” La interruppe Lu. “Puoi portarmelo, per favore?”
Fece più veloce possibile. Fu di ritorno in un minuto al massimo, con Lucrezia seduta un po' più dritta nella vasca rispetto a quando si era allontanata. Le porse il bicchiere, che si svuotò quasi in un solo sorso. Lucrezia sospirò e per la prima volta dopo ore la guardò in volto.
“Dio, quanto sei bella”
Carlotta rise, baciandola sulla fronte. Lucrezia alzò la testa e cercò invece le sue labbra.
“Vieni dentro anche tu? Per favore?”  
Sorridendo, Carlotta iniziò a spogliarsi, e Lucrezia intonò la tipica canzone da spogliarello, lanciando dei piccoli urli a festa.
Entrambe erano sicure che avrebbero chiesto un giorno di permesso per quel lunedì che era ormai arrivato, con le sue responsabilità ed impegni. Considerato, per quella notte, la cosa meno indispensabile del mondo. Quella notte per Carlotta c'era solo Lucrezia, Lucrezia vedeva solo Carlotta.
Carlotta non ebbe bisogno di Rebecca per tutto il mese seguente.
 
   
 
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