XIX
Capitolo
Il
Simbolo dell’Amore
Cornovaglia,
centinaia di anni prima …
La carcassa del
grosso lupo, dalla pelliccia striata di
grigio, giaceva a terra con il ventre squarciato. Una pozza di sangue,
fuoriuscito da quella mortale ferita, si espandeva intorno a lui.
Il
giovane pastore lo
smosse con un piede. Era un lupo veramente enorme. Da giorni faceva
strage
delle sue pecore e non poteva, certo, permetterlo.
L’equinozio
di
primavera era ormai passato, la radura a ridosso del bosco, dove si
trovava, si
era rivestita dei mille colori della stagione della rinascita.
Faceva piuttosto
caldo quella mattina. Il sole del quarto
mese dell’anno si faceva sentire. Finalmente, il giovane
poteva iniziare a fare
a meno di quelle pesanti pelli di montone che usava per ripararsi dal
freddo
invernale.
A
dorso nudo, si era
sdraiato su una di quelle pelli, per riscaldare il suo bianco e giovane
corpo a
quel sole splendente, approfittando del fatto che il gregge non si
sarebbe
allontanato, da quel pascolo abbondante e fitto di fresca erba
primaverile.
Attirato
dall’odore del gregge, che aveva stimolato la sua fame, il lupo lo aveva
trovato così. I sensi
sempre all’erta del giovane e la sua agilità
felina, gli avevano consentito di
avvisare la presenza della bestia e afferrando il pugnale, che teneva
sempre
alla cintura, di scatto si era portato a quattro zampe e poi quasi
rialzandosi,
si era trovato in posizione di difesa di fronte all’enorme
animale. Ne aveva
visti di lupi! Ma di quella dimensione non gli era mai capitato! La
bestia
digrignava i denti ed annusava il suo odore, le orecchie volte
all’indietro e
la coda bassa tra le gambe. Gli occhi, di un incredibile colore
azzurro, del
ragazzo, notarono quei particolari, segni dell’attacco
imminente. Il lupo balzò
verso di lui con ferocia, il giovane si trovo sotto di esso, era
determinato,
nel suo coraggio, a mettere fine alla strage quotidiana che quel
demonio
causava. Piantò il coltello nel ventre
dell’animale, nel momento in cui, questo,
gli pose sul petto gli artigli delle potenti zampe anteriori. Il
movimento dal
basso, verso il cuore della bestia, fu rapido e deciso, le fauci,
armate di
aguzzi denti, non riuscirono ad affondare nel collo del pastore.
Smosse ancora
con il piede il lupo, non poteva ormai più
reagire, decise di scuoiarlo subito. Avrebbe portato quella vasta
pelliccia al
villaggio, sarebbe stata la prova, finalmente, del suo passaggio dalla
fanciullezza all’età adulta. Aveva circa 18 anni,
era alto, snello. I capelli,
neri e ribelli, erano lunghi fino al collo e incorniciavano un bel
viso, che,
nella sua giovanile dolcezza, ancora non aveva conosciuto la rudezza
della lama
per radersi. Presto, la poca peluria che gli ornava il mento e le
sensuali
labbra, sarebbe diventata più ispida.
Svolse quel
sanguinoso lavoro molto velocemente, era abituato
a scuoiare selvaggina e montoni. Arrotolò la pelliccia,
sanguinante, del lupo e
la infilò in un sacco di tela che sua madre gli aveva
riempito, in precedenza,
di provviste, faceva sempre così, quando suo figlio doveva
stare fuori per
giorni, con il gregge.
Guardò
le proprie mani, insanguinate, decisamente forti, come
forti erano le sue sottili ma muscolose membra. Si rese conto in quel
momento
di sentire un bruciore sul petto, si guardò i pettorali ben
sviluppati e si
accorse dei profondi graffi che il lupo gli aveva inferto con gli
artigli.
Doveva lavare via il sangue che lo copriva e pulire le ferite o si
sarebbero
infettate. Sarebbe andato al lago che si estendeva lì
vicino, il lago che
separava il suo villaggio celtico dal villaggio dei Sassoni. Un ramo
del lago
si infiltrava tra le rocce, bordate dagli alberi del bosco e da un
fitto
sottobosco. In quel punto, una piccola cascata provocata da un
ruscelletto che
scendeva dal colle roccioso, faceva sentire il suo suono cristallino,
mentre si
gettava nelle acque calme del lago. Con passo sicuro e silenzioso, per
via dei
suoi calzari in morbida pelle di montone, si diresse verso quel punto.
Si
abbassò verso l’acqua e con le mani a coppa
iniziò a prenderne in quantità per
lavarsi. Fu allora che percepì, con la coda
dell’occhio, un movimento
sull’acqua, non molto distante da lui. Si voltò
incuriosito pensando che il
biancore che aveva percepito fosse un cigno solitario. Non era un
cigno, ma del
cigno ne aveva la grazia e il candore del piumaggio. Una giovane
ragazza,
nuotava, ignara della sua presenza, in quel bacino insinuato nel bosco.
Non
aveva mai visto il corpo nudo di una donna, per la verità
ancora non aveva
conosciuto carnalmente nessuna donna e rimase incantato dai movimenti
della
ragazza. Non seppe dire quanto tempo rimase a guardarla
silenziosamente. Si era
rialzato, ormai mondato del sangue del lupo e si diresse
automaticamente verso
la fanciulla. Questa ancora non si era accorta di lui e iniziava ad
uscire
dall’acqua. Aveva capelli lunghissimi e biondi che brillavano
al sole, il suo
corpo era minuto ed il passo elegante, snella e dalle forme leggermente
acerbe
ma armoniose. Era anche lei molto giovane, forse sui sedici anni ed era
bellissima
agli occhi del giovane pastore, la personificazione della Dea Madre o
di
Venere, come la chiamavano i romani che avevano conquistato e
soggiogato il suo
popolo e la sua terra. Di quei romani ora restava poco, si erano
mescolati alla
popolazione autoctona e i nuovi romani avevano in realtà,
metà del loro sangue
celtico. Due dei
suoi migliori amici,
Valerius ed Artorius, erano per metà romani e per
l’altra metà celti.
La ragazza aveva
lasciato i suoi indumenti sulla piccola
spiaggia e si diresse verso di essi. Fu in quel momento che lo vide,
così alto,
atletico, vestito solo dei pantaloni e dei calzari. Il suo viso le
parve molto
piacevole e, nonostante la situazione che poteva essere imbarazzante,
lei non
mostrò nessuna esitazione o pudore e continuò a
camminare verso gli indumenti.
– E tu
chi saresti? Mi stavi spiando?
Era
abituata agli
sguardi bramosi degli uomini del suo villaggio e sapeva difendersi da
quelli
che avevano provato ad abusare di lei. Quel giovane la guardava con uno
splendido sorriso sulle labbra e non aveva uno sguardo bramoso. Il suo
era uno
sguardo di ammirazione estatica, il suo viso e i suoi occhi azzurri
esprimevano
dolcezza. Pur notando la sua giovane prestanza fisica, non le incuteva
timore,
anzi, in qualche modo si sentì chiamata verso di lui.
Si
rivestì senza asciugarsi, mentre il ragazzo rispondeva
alle sue domande.
–
Chiedo scusa mia signora, non avevo intenzione di spiarvi,
sono un pastore che è venuto a lavarsi di dosso il sangue di
un lupo appena
ucciso, non sapevo che avrei disturbato il vostro bagno.
Lei sorrise un
po’ incredula
– Hai
ucciso un lupo?
–
Si, da giorni
massacrava il mio gregge … ho appena finito di scuoiarlo.
– Sei
così coraggioso e forte da affrontare un lupo? Ma dai
non ci credo!
Anche lui
passò ad una forma di dialogo più confidenziale
– Puoi
non crederlo ma è così …
-
Mi faresti vedere la
pelle di questo lupo?
Lei gli si era
avvicinata a pochi centimetri di distanza,
poteva vedere bene il colore verde dei suoi occhi.
In quel momento
il cielo e la terra si incontrarono. Si
guardarono per secondi infiniti e una scintilla scoccò tra
loro, come quella
provocata da due pietre focaie.
La condusse al
suo capanno, nella radura e le mostrò la
pelliccia del lupo, lei era sbalordita.
– Per
il villaggio questa sarà la mia prova di passaggio, da
domani potrò pretendere una moglie.
– Hai
già una promessa sposa?
– Ne
ho in mente una!
Lei rimase un
po’ delusa da quell’affermazione, sembrava
dispiaciuta.
– Tu
sei promessa a qualcuno?
–
No, non ho fatto
promesse a nessuno …
-
Se ti chiedessi di
considerarmi tuo promesso cosa mi risponderesti?
Lo
guardò dritto negli occhi, lui stava facendo lo stesso con
lei, avrebbe risposto di si, non sapeva perché ma avrebbe
detto cento volte di
sì a quegli occhi e a quel sorriso, ma non poteva fidarsi di
uno sconosciuto,
per quanto il suo sesto senso gli desse fiducia
–
Ti risponderei che
sei matto, non ci conosciamo, non sappiamo neppure i nomi
l’uno dell’altra …
-
Questo è vero, ma io
ho sentito qualcosa qui nel petto quando ti ho vista e più
ti avvicini e più
sento che mi brucia.
Si era indicato
il punto del cuore, lei seguì con lo sguardo
il movimento della sua mano e notò i graffi sul torace.
Istintivamente portò le
mani a quei graffi.
– Sei
stato ferito dal lupo! È pericoloso, ti può fare
ammalare. Ti posso aiutare, devo solo cercare le erbe giuste nel bosco,
resta
qui torno subito!
Sparì
in un attimo verso il bosco, lasciandolo sbigottito e
con il timore di non vederla mai più. Non fu
così, poco dopo lei tornò con
delle erbe in una mano e masticando qualcosa.
Gli si
avvicinò, si inginocchiò davanti a lui e si tolse
dalla bocca ciò che stava masticando. Una poltiglia delle
erbe che aveva
raccolto. La mise delicatamente sulle ferite.
– Hai
delle pezze per poterti fasciare, nel tuo capanno?
– Si,
mia madre mi ha procurato del panno di lino …
-
Andrà benissimo!
Entrarono nel
capanno e trovarono il panno. Lei prese il
pugnale che teneva infilato nel calzare di pelle e ne fece delle
strisce con le
quali lo fasciò. Nel
passargli le fasce
intorno al torace, si avvicinò come in un abbraccio, il
giovane aspirò il
profumo della sua pelle pulita e quell’odore gli
provocò una forte reazione
all’inguine, non gli era mai capitato in questo modo
improvviso ed imperioso davanti
ad una ragazza, lei non se ne accorse, ma lui arrossì
timido. Lei vide il
rossore e sorrise a sua volta imbarazzata, sentiva il calore del corpo
del
ragazzo ed ebbe fortemente il desiderio di potergli accarezzare il
torace,
oltre il necessario per la fasciatura.
–
Domani prendi queste altre erbe che ho portato, pestale in
un mortaio e applicale sui tuoi graffi, ti aiuteranno a guarire prima e
non ti
verrà la febbre, se non hai un mortaio sminuzzale con i
denti …
-
Non potresti tornare
anche domani?... Mi potresti aiutare tu …
Lo sguardo del
ragazzo era sincero e si capiva che voleva
veramente rivederla
– Vuoi
… che io torni domani?
Si guardarono
ancora negli occhi, lui annuì senza parlare,
poi i loro sguardi iniziarono a posarsi sulle reciproche labbra. La
scintilla
di prima diventò fuoco e li incendiò da dentro.
Senza sapere perché, come, in
che modo, nella loro purezza e nella loro passione si avventarono
l’uno sulle
labbra dell’altra, le mani a percorrere ogni centimetro di
pelle nuda fino a
cercarne di più. Con foga, con il cuore che correva veloce e
la bramosia di
trovarsi pelle contro pelle, si tolsero freneticamente, reciprocamente,
gli
indumenti di dosso. Non avevano esperienza né di baci
né di amplessi, ma fu
tutto così naturale ed istintivo che ogni bacio diventava
migliore del precedente,
ogni carezza più sentita di prima. Il giovane
reclinò la ragazza sul suo
giaciglio coperto di pelliccia, lei avvinse intorno al suo collo le
braccia,
mentre lui si faceva spazio tra le sue snelle gambe. Fu inizialmente un
leggero
dolore che sentirono entrambe, restando a guardarsi negli occhi
sbarrati, poi
l’istinto gli regalò un ritmo nuovo, sconosciuto
ma sublime, che li unì nella
carne e nell’anima, mentre il loro battito cardiaco sembrava
provenire da un unico
cuore, fino a cadere sfiniti l’una tra le braccia
dell’altro.
–
Ti ho fatto male?
–
Un po’ …
all’inizio … per me … era la prima
volta …
- Lo era anche
per me …
-
Veramente?!
– Si,
oggi ho ucciso un lupo e sono diventato uomo con te, mi
sento il cuore che scoppia, non sono mai stato così felice e
… non so ancora il
tuo nome …
- Gwyneth, mi
chiamo Gwyneth di Gandar …
- Sei la figlia
del Capoclan dei Sassoni?!
Lei ora aveva
uno sguardo preoccupato
– Ti
dispiace che sono questo? Una Sassone?
– No
Gwyneth, io non vedo differenza tra le persone. Io mi chiamo
Cillian Flinth sono Celta … per te … fa
differenza?
–
No Cillian, neppure
per me c’è differenza tra le persone …
- Tra la nostra
gente c’è la guerra, dovremmo essere nemici
…
-
Ti sembro tua nemica
Cillian?
– No
Gwyneth e … se sarai la mia promessa sposa …
forse
inizieremo ad unire anche la nostra gente!
–
Allora sarò la tua promessa sposa …
Unirono di nuovo
le loro labbra a suggellare questa
intenzione, poi Cillian la prese nuovamente, fu
dentro di lei e lei avvolgente lo accolse con la stessa
passione. Nel
piacere che provarono, più forte di prima, questo fu
l’inizio della loro
storia.
Questo, fu
l’inizio del futuro che avrebbe fatto incontrare
Emma e Killian.
***
Si muoveva
ritmicamente con il bacino su di lui, che con la
schiena poggiata al
cuscino, le teneva
le mani sui fianchi e guidava i suoi movimenti. La guardava in viso, sentendo fortemente la sua
calda, umida e
avvolgente presa, mentre contraendosi lo stava portando sempre
più vicino
all’apice dell’estasi. A sua volta, lei lo guardava
amorevolmente negli occhi
azzurri, perdendosi in essi, mentre le guance le si infiammavano di un
leggero
rossore che le rendeva le iridi ancora più verdi. I suoi
lunghi capelli biondi
ricadevano sciolti sul seno, celandolo alla sua vista. Le sue mani
affusolate navigavano
sul suo torace, carezzandone gli addominali,
i pettorali atletici e stimolandone ulteriormente il desiderio. Anche
lui
risalì con le mani verso la stretta vita di lei, seguendo
con piacere le sue
forme. Lei gli prese la mano destra con la sua sinistra e se la
portò sul seno,
desiderando il suo contatto e la sua sensuale carezza.
La fiamma della
lampada ad olio, sul comodino, adiacente al
loro giaciglio, provocò un forte riflesso sul brillante
incastonato nell’anello
che adornava quella mano affusolata e candida. Il riflesso
colpì gli occhi di Killian
…
Fu
così che si svegliò dal sogno più
piacevole della sua vita
…
Il
suo capo poggiava,
con la guancia, su qualcosa di caldo e morbido. Aspirò il
suo odore, odore di
donna, l’odore di Emma. Era sul suo ventre, mentre le proprie
braccia erano
avvinte ai suoi fianchi ed il suo torace disteso tra le gambe di lei.
Si rese
conto che nessun indumento li separava, era la prima volta che erano
così a
completo contatto. Ricordò con un sorriso sulle labbra, i
momenti passati
insieme poco prima. Non si aspettava da lei quel bacio così
estremamente
intimo, non era riuscito a resisterle, troppo forte il piacere che lei,
pur nella
sua inesperienza, gli aveva donato. Aveva voluto continuare fino a
portarlo al
massimo e poi lo aveva accolto, con amore. Questo, aveva sentito
Killian, aveva
sentito che lei lo amava. Non era facile per una donna così,
con tutte quelle
difese dovute al trauma subito, dedicare un atto tanto intimo, tipico
di una
carezza proibita, ad un uomo, se non sentiva per lui una grande
passione. Killian
sapeva leggere il cuore di Emma. Non era donna di molte parole,
diversamente da
lui, non esprimeva verbalmente i propri sentimenti. Mentre Killian era
capace
di trasformare il pensiero per Emma in parole poetiche, lei,
contrariamente al
suo essere donna, si esprimeva maggiormente con l’azione.
Erano complementari
anche in questo. Ricordò, che dopo aver ricevuto quel dono
di piacere da lei,
l’aveva rovesciata sulla schiena e aveva ricambiato allo
stesso modo, quel
gesto d’amore. Anche lui le aveva regalato carezze intime che
lei aveva
assaporato, rilassandosi fiduciosa. I suoi baci proibiti si erano
prolungati
fino a farla gemere di piacere e a chiamare il suo nome, mentre il
tremito
incontrollabile dei suoi fianchi, aveva segnato il raggiungimento
dell’estasi
anche per lei. Allora l’aveva abbracciata forte intorno alla
vita ed era
rimasto con la guancia posata sul suo ventre, mentre il sonno
ristoratore
tipico dell’amore li aveva fatti scivolare in dolci sogni.
Killian le aveva
confessato di essere ormai completamente
suo. Si sentiva completamente posseduto dall’essenza di Emma.
Ogni fibra del
suo corpo, la sua anima, il suo cuore ed il suo cervello gli sembravano
costantemente invasi da lei. L’aveva sognata ad occhi aperti
e aveva sognato di
fare l’amore con lei, in modo completo e totale, anche nel
sonno. Pure in
questo momento, ripensando alle sue carezze,
sentiva rinascere prepotente il desiderio di possederla. Sarebbe stato
così
facile e meraviglioso! Era esposta e affidata completamente a lui,
avrebbe
potuto rubare quel fiore anche subito, ma non l’avrebbe
fatto. Voleva che fosse
lei a chiederlo, a cercarlo, a desiderarlo e allora l’avrebbe
fatta sua, con
tutto l’ardore di cui era capace. Si mosse sopra di lei,
sfiorandone l’intimità
con il suo maschio turgore, la sentì fremere al contato e
sentì la sua
immediata umida reazione. Baciò con tenerezza il suo ventre
e risalendo ancora,
continuò a deporle altri baci, in una scia che era la via
per arrivare alle sue
labbra. Emma si stava svegliando e portò le mani al suo
capo, carezzando i neri
capelli ribelli. Era ancora assonnata, era molto presto, ancora non era
l’alba,
l’unica luce che dava colore ai loro corpi nudi, era la
fiamma della lampada ad
olio sul comodino di Emma.
–
Killian …
- Dormi ancora
amore mio, è troppo presto per alzarsi …
- I miei
piccioni … devo controllarli …
- Ssst
… sono in gabbia … non vanno da nessuna parte, ti
aspetteranno … è ancora notte, dormi Emma, io
vado a controllare i venti, se
andrà come penso, tra tre giorni saremo nel Maine
… dormi mio dolce cigno …
dormi.
Si
alzò, la guardò ancora, così
meravigliosamente bella;
coprì il suo splendido corpo con il lenzuolo, si
rivestì e scalzo fece per
tornare nella cabina
del Capitano. Un
pensiero lo bloccò alcuni secondi, si voltò verso
la scrivania e vi si
avvicinò, su di essa, davanti allo specchio da tavolo, era
ancora poggiato il
suo uncino, lo prese e chiudendo piano la porta, tornò nel
suo alloggio. Il
lume che aveva lasciato acceso, ancora illuminava la stanza, anche se,
l’olio
che bruciava stava finendo. Lo prese e si diresse deciso verso la
boiserie. Posato
il lume sulla sedia, spinse il legno di rivestimento e questo
scattò
all’improvviso, rivelando lo sportello di una piccola
cassaforte. Prese
l’uncino dalla tasca, dove lo aveva riposto,
inserì la sua parte posteriore,
quella che si agganciava al manicotto in cuoio che gli copriva il
moncherino,
nella serratura dello sportello. Lo scatto che si sentì
annunciava che la
serratura era sganciata. Aprì il piccolo sportello.
L’oggetto nero era ancora
lì, dopo tutti quegli anni.
I ricordi
aprirono il sipario della sua memoria e viaggiarono
indietro di dodici anni.
***
Erano passati
buoni due anni da quando Jamie Framer era
entrato all’Accademia per allievi ufficiali della Royal Navy.
Suo padre, alla
fine, aveva dovuto prendere coscienza del grande desiderio di suo
figlio che,
in quei due anni, era diventato il secondo migliore allievo del suo
Corso, il
titolo di primo del Corso spettava al giovane Killian Jones, suo
fraterno
amico, che gli aveva salvato la vita, appena giunto a Londra e che lo
aveva
accolto nell’Accademia, con affetto e sincera amicizia.
Jamie nutriva
per Killian una grandissima ammirazione, sia
per il carattere solare e vivace che per la sua intelligenza e le
capacità
tecniche che possedeva. Spesso Jamie si ritrovava a pasticciare con
disegni
tecnici e calcoli numerici per il calcolo delle rotte, dovendosi
applicare con
fatica e all’improvviso arrivava Killian e, in pochi secondi,
tracciava linee e
risolveva calcoli, senza errori, che lo lasciavano strabiliato.
Nonostante le
differenze con il Primo del Corso, Jamie era molto bravo ed era da poco
stato
insignito del grado di Sottotenente, mentre a Killian era toccata la
promozione
a Tenente. Quei giorni si concludeva l’Anno Accademico e
nella immensa sala da
pranzo affrescata dell’ Accademia, si sarebbe tenuto un
grande ballo di chiusura.
Il Capitano Liam
Jones si stava dirigendo con passo deciso,
verso la stanza che suo fratello Killian condivideva con il
Sottotenente James
Alexander Fraser. Stava per bussare, quando sentì le voci
dei due giovani
Ufficiali.
- Uno, due, tre, mezzo giro
… aaarg! Accidenti
Jamie!
–
Scusami Killian, mi dispiace!
- Che cavolo
Jamie! Sei proprio un orso scozzese! È la terza
volta che proviamo questo maledetto passo ed è la terza
volta che mi pesti il
piede!
–
Credo di essere proprio negato per il ballo Killian!
–
Va bè! Riproviamo
dai! Non vorrai sfigurare questa sera con tua sorella Elsa e la sua
amica
Claire no?
Quella sera,
dopo due anni che non si vedevano, il padre di
Jamie, portando con sé la figlia Elsa e la sua amica Claire,
avrebbero partecipato
al ballo. Jamie aveva descritto la bellezza bionda di sua sorella a
Killian,
sapendo della sua passione per le bionde, sperava che tra i due
scattasse un
sentimento, sarebbe stato felice se il suo migliore amico, fosse
diventato
anche suo cognato, inoltre era sicuramente un ottimo partito per ogni
giovane
donna di nobili natali.
–
Allora! Ricominciamo. E uno e due …
Liam
aprì, alla fine, la porta senza bussare e li
trovò
abbracciati, aveva sentito benissimo che si stavano allenando per il
ballo di
quella sera, o meglio, Killian stava dando lezioni di ballo a quel
bell’orso
scozzese. Gli lanciò comunque una battuta di derisione.
I due ufficiali,
trovandosi il Capitano davanti
all’improvviso, si staccarono e si misero
sull’attenti, porgendo il saluto
militare. Liam Tuonò :
- Cosa succede
qui! Signori, siamo arrivati al vostro
fidanzamento?!
A stento Liam
trattenne le risate alla vista della loro
espressione facciale.
–
Nossignore! Stavamo
svolgendo una lezione di danza per il ballo di questa sera!
Rispose Killian,
in quanto avente un grado maggiore rispetto
a Jamie.
Liam adesso
scoppiò veramente a ridere aggiungendo:
–
Riposo ragazzi!
Riposo!
I due giovani
obbedirono.
– Ero
venuto per darti una bella notizia Killian. Il Re mi ha
dato una missione diplomatica nelle Americhe. Dovrò andare
nella Colonia del
Maine per prendere accordi con il reggente, il Principe James Charming
Pendràgon. Ho riarmato il Gioiello
del Reame …
- La nave
costruita da nostro padre?!
– Si
Killian. Dal momento che quella è la nave migliore,
voglio che anche l’equipaggio, sia tra i migliori sul campo.
Ho bisogno di un
Tenente di bordo e voglio il primo del Corso, tu fratellino. Jamie
scusami,
nulla contro di te, se eri già Tenente avrei potato anche
te, ho visto che te
la sei cavata brillantemente con le simulate, sul Gioiello del Reame ..
–
Grazie Capitano Jones.
–
Appena avrai raggiunto il grado di Tenente e sicuramente
sarà presto, chiederò anche la tua presenza a
bordo! Ora vi lascio alle vostre
“effusioni”.
Rise ancora
Liam, mentre andava via chiudendosi la porta
dietro e lasciando i due Ufficiali con un’espressione stupita
sul viso.
Killian presto
sarebbe andato nel Maine, ci sarebbero voluti
mesi e Jamie nel frattempo sarebbe tornato in Scozia, per una vacanza
presso
l’antica dimora del padre.
La sala da
pranzo era stata ulteriormente abbellita, se ce ne
fosse stato bisogno, con grandi vasi di fiori.
Killian
notò
immediatamente che la bella bruna, Miss Odette, era presente e
pregustò l’idea
di ballare con lei per tutta la serata e magari appartarsi poi,
insieme, in
qualche angolo poco illuminato del giardino. Sapeva di non esserle
indifferente, già in altre occasioni si erano scambiati
focosi baci. Miss
Odette non era tipo da farsi pregare molto!
I due amici si
incamminarono affiancati ed elegantissimi
nella loro uniforme di gran galà, Tenente e Sottotenente.
Erano due giovani
notevoli, non c’era ragazza, donna o uomo che non si voltava
a guardarli. Dalla
porta principale entrò, in quel momento, un terzetto di cui
Jamie conosceva
solo due persone, suo padre, Lord Sam Framer Di Heughan e sua sorella
Lady
Elsa. La giovane bruna, vicina ad Elsa probabilmente era
l’amica che aveva
portato con sé, Lady Clairette, gli sembrava si chiamasse.
Jamie rimase molto
colpito alla sua vista. Aveva un portamento estremamente elegante e
signorile
ed era molto alta. “Perfetta per Jamie”
pensò Killian, che si era accorto di
come l’amico era rimasto imbambolato, nel momento che sua
sorella Elsa la
presentò a tutti e due.
Nel momento in
cui Jamie si riprese e si decise a presentare
a suo padre e al resto del trio, il giovane Jones, Elsa
sembrò notare appena il
Tenente, anzi il suo sguardo andò oltre la spalla di Killian
ed il giovane si
chiese cosa o chi stesse distraendo la bellissima sorella di Jamie, non
gli era
mai capitato che una ragazza gli prestasse così scarsa
attenzione! Sentì una
voce potente dietro di lui:
–
Signori Tenente e
Sottotenente …
Jones e Framer
si voltarono e salutarono militarmente il
Capitano Liam Jones, la causa della distrazione di Lady Elsa.
–
Dalla somiglianza
con il Sottotenente Framer devo supporre di trovarmi davanti a suo
padre, Lord
Framer!
Jamie, in
leggero imbarazzo si affrettò a fare le
presentazioni. Lord Framer ed il Capitano si diedero una forte stretta
di mano,
tipica di due uomini dominanti. Le presentazioni passarono poi a Lord
Framer
che presentò al Capitano sua figlia e Lady Clairette. Lo
sguardo tra Liam ed Elsa
fu diretto, lui le pose un galante bacio sulla mano, continuando a
guardarla
negli occhi
–
Sono incantato My
Lady!
Elsa
arrossì visibilmente, abbassando timidamente, per un
attimo, lo sguardo e facendo un leggero inchino. Liam non perse tempo e
chiese
alla bella Elsa se poteva avere l’onore di poter ballare con
lei durante la
serata. Killian e Jamie si guardarono automaticamente l’un
l’altro. Elsa era
molto presa dal fascino del Capitano Jones e la cosa sembrava
reciproca. Jamie
pensò che un cognato come il Capitano, sarebbe stato un
grande onore, era un
uomo eccezionale, non meno di Killian. Seguendo l’esempio di
Liam, Jamie colse
al balzo l’occasione per invitare Lady Clairette, che meno
timida di Elsa e molto
sicura di sé, accettò immediatamente il braccio
di Jamie. Al contatto con la
sua mano, Jamie sentì una sorta di scarica elettrica,
chiedendosi se anche la
bella Clairette avesse sentito la stessa elettricità.
Killian, quella
sera, fu il silenzioso testimone della
nascita dell’amore tra quelle due coppie. Jamie e Clairette, su
sprono e accordi
tra i loro genitori, erano destinati a sposarsi, cosa che i loro
genitori non
sapevano era che, i due, si erano innamorati al primo sguardo.
La serata
continuò con bellissime musiche e danze. Seguendo
la “Forma Corretta”, come gli ripeteva sempre suo
fratello, Killian ebbe la
galanteria di far danzare per prime le giovani meno affascinanti.
Iniziò con
Maggy Dwein, la quale non stava nella pelle per la gioia. Con sua
sorella
Penelope, conoscevano i due fratelli Jones da quando Killian era
arrivato
all’Accademia. Ambedue erano completamente affascinate dal
giovane Tenente e
non sapevano più cosa inventare per richiamare la sua
attenzione. Killian, da
parte sua, non era minimamente interessato e se poteva evitarle, lo
faceva con
un certo tatto, cercando sempre di lasciare un complimento, il
più possibile
sincero e declinando i loro inviti, comunque, galantemente. Ambedue le
ragazze
avevano una corporatura veramente grossolana, purtroppo la grazia non
era di
casa presso di loro e, ad un occhio critico, traspariva tranquillamente
che
anche l’intelligenza, non era una loro grande dote. Erano
rimaste orfane di
madre anni prima, cresciute senza una guida femminile, non sapevano
comportarsi
adeguatamente ed il Barone Dwein, loro padre, faticava spesso a tenerle
a bada.
Maggy non era
portata per il ballo e pestò i piedi a Killian,
con tutto il suo peso, per ben due volte. Finito quel terribile ballo,
l’ufficiale
le fece un inchino, porgendole un bacio sul dorso della mano e
ringraziandola
per l’onore. Maggy lo riafferrò per la mano,
offrendosi anche per il ballo
seguente e Killian dovette declinare l’invito
poiché, il ballo seguente era già
promesso. Si allontanò andando verso Jamie.
–
Amico, ho bisogno del tuo aiuto!
– Cosa
Killian?
–
Ho visto che
Penelope Dwein mi ha già puntato! Ho appena finito di
ballare con sua sorella,
che mi ha pestato due volte lo stesso piede che mi hai schiacciato tu
… per
favore impegna Penelope per il prossimo ballo o finirò
all’infermeria a farmi
ingessare da Whaile!
- Va bene, lo faccio
solo per te Killian!
Disse
ridendo Jamie.
– No!
Fallo per farti perdonare le pestate che mi hai dato,
io esco in giardino a prendere aria!
–
Sicuro che non vai a
cercare Miss Odette? Mi è sembrato di vederla uscire in
giardino con Billy
O’Brian!
– Ah!
Questa è nuova! Be, comunque io esco!
Killian era
rimasto piuttosto deluso, vide che Odette
rientrava a braccetto con l’altro suo fraterno amico, il
Sottotenente Bill
O’Brian. Poco male, in fin dei conti Odette non era proprio
il suo tipo! Uscì
in giardino e si avviò verso le panchine tra gli alberi, con
l’intento di
sedersi e riposare il piede dolorante. Più avanti,
camminando tra le siepi, notò
che suo fratello Liam stava passeggiando con Lady Elsa e parlavano
fitto fitto
tra loro, si fermò, non per spiarli, ma per tornare indietro
e non disturbarli.
Lady Elsa, distratta, inciampò e Liam fu velocissimo a
prenderla tra le braccia
ed evitarle la caduta ed il danno al meraviglioso vestito di seta e
organza
azzurra che indossava. Killian notò che
l’abbraccio di suo fratello, alla bella
sorella di Jamie, durò più del dovuto, i loro
visi erano molto vicini e si
guardavano negli occhi, il bacio che si scambiarono fu molto sensuale.
Killian
si vergognò di essere lì, non avrebbe detto nulla
a Jamie, probabilmente il suo
amico si sarebbe imparentato veramente con la famiglia Jones, si disse
che se
erano rose, sarebbero fiorite. Si voltò verso la
porta-finestra della sala,
dove gli altri ballavano e si rese conto che, se entrava, non avrebbe
potuto
salvarsi da Penelope Dwein che lo stava aspettando e già
muoveva agitata la
mano, in segno di saluto, nei suoi confronti. Fece il suo dovere di
gentiluomo
e subì altre due pestate al solito piede, in modo piuttosto
stoico.
Mentre
il Tenente ballava
con la seconda sorella Dwein, Bill si accostò a Jamie
– Mi
è venuto in mente uno scherzo per Killian, Jamie!
–
Che hai inventato
questa volta Bill?
Il Sottotenente
O’Brian era famoso per i suoi scherzi ai
danni dei compagni, rivelò a Jamie il suo piano nei
confronti di Killian, Jamie
scoppiò a ridere
– Bill
sei un bastardo! Ma se lo scherzo riesce ci faremo grasse
risate!
Un paio di
giorni dopo il ballo, Killian ricevette uno dei
peggiori scherzi che gli erano capitati durante l’Accademia e
se non fosse
stato per il ripensamento finale dei suoi due amici, si sarebbe
ritrovato
sposato, suo malgrado, con una delle due corpulente Signorine Dwein.
Una settimana
dopo quella disavventura, il Tenente Jones si
stava imbarcando sulla Gioiello del Reame. Camminava allegro affiancato
da
Jamie.
–
Quando torno dal
Maine lo organizzerò io qualche scherzetto simpatico per voi
due bastardi!
–
Dai amico! Non ci hai
rivolto la parola per due giorni! Ancora non ci hai perdonato?
–
A causa vostra mio
fratello non voleva più portarmi con lui, mi ha fatto una
delle sue ramanzine
chilometriche sulla Forma Corretta, ha detto che me lo dovevo
guadagnare in
fiducia il viaggio con lui, non so come non ha pensato di mettermi a
fare il
mozzo per punizione!
–
Dai Killian che ti
dice bene! Conoscerai Emma Swan!
–
Chi sarebbe Emma
Swan?
–
Non ci posso
credere! Non sapevi che Il Reggente del Maine ha una figlia bellissima?
La
Principessa Emma Swan Charming Pendràgon!
–
L’hai conosciuta?
–
No per la verità io
non l’ho mai vista! Me ne ha parlato mio padre. Il figlio del
suo migliore
amico, alla morte dei genitori è stato adottato dai genitori
di Emma. Si chiama
August, non ho mai visto neppure lui, ma mio padre è suo
padrino e ha sempre
mantenuto contatti con lui. August gli ha descritto Emma come una
bellissima
ragazza dai capelli biondi. Presto August verrà in Scozia
per entrare
nell’esercito, mio padre gli darà una mano e
abiterà nella nostra dimora,
quando non sarà in caserma.
–
Che dirti Jamie,
quasi quasi, se è questa meraviglia, potrei anche sposarla!
Magari quando torno
te la presento!
–
Uomo fortunato!
Risero insieme e
salirono la passerella del Gioiello del
Reame.
Il Tenente
iniziò l’ispezione. I componenti
dell’equipaggio
erano tutti schierati davanti a lui che, con le mani dietro la schiena,
camminava impettito avanti e indietro, osservando la loro tenuta.
Notò improvvisamente
che una delle guardiamarina, nascondeva sotto la fusciacca della
divisa, una
fiaschetta di rum.
–
Guardiamarina Max! Rum?!
Prese
la fiaschetta e
la scaraventò in mare.
–
Il rum rende pessimi
marinai, non segue la Forma Corretta! Guai a chi altro
beccherò con il rum in
tasca o in corpo!
La
guardiamarina Max
mugugnò qualcosa
–
Hai qualcosa da
brontolare Max?
–
Nossignore!
–
Mi sembrava!
In quel momento
arrivava Liam con una cartella rigonfia a
tracolla.
–
Bene! La mia nave non potrebbe essere in mani migliori con
mio fratello!
I due ufficiali
salutarono, sull’attenti, il Capitano.
–
Riposo
Signori!
–
Cosa porti Liam in
quella cartella?
Liam
poggiò l’elegante borsa di cuoio, sulla quale era
stampato in oro lo
stemma del casato Flinth
Jones, su uno dei barili della scorta
idrica.
– Un
regalo per inaugurare questa tua prima missione Killian,
un sestante.
Il giovane Jones
prese tra le mani il sestante nuovo di
zecca, con gli occhi che gli brillavano di gioia e, mostrandolo a
Jamie, lo
provarono subito.
Jamie rimase
sulla nave anche per il pranzo, gustando uno dei
manicaretti del cuoco francese che Liam aveva assolutamente voluto
sulla sua
nave e poi andò via, salutando i due ufficiali e augurando
loro il buon
viaggio.
Come andarono le
cose nel Maine, Killian lo ricordava
benissimo. Emma lo aveva attratto come una calamita e non
l’aveva neppure vista
in volto. Si era innamorato della sua immagine, ma ora si rendeva conto
che era
la sua anima che lo aveva chiamato, attirato a sé e a lei
era successa la
stessa cosa. I giorni seguenti, quando ripresero il viaggio per Londra
e
ripartire con urgenza per la missione segreta datagli dal re, Killian
non era
stato in sé. Liam lo trovava spesso trasognato, distratto e
più di qualche
volta lo aveva sorpreso di notte, sul ponte, a guardare le stelle,
sospirante.
Gli aveva parlato in modo paterno per capire cosa avesse, gli sembrava
innamorato, ma non sapeva di chi. Forse Miss Odette? Sperava proprio di
no! Era
un po’ troppo facile quella donna! Non la vedeva al fianco di
suo fratello.
Alla fine Killian disse la verità al fratello maggiore. Liam
rimase sorpreso,
non si erano neppure conosciuti quei due giovani, da dove partiva
questa forte
infatuazione del fratello? A vederlo sembrava una cosa piuttosto seria!
A
Killian non mancava uno stuolo di ragazze, ma era la prima volta che lo
vedeva
così preso.
–
Dovresti conoscerla veramente, potresti togliertela dalla
mente se ti delude!
– O
potrei innamorarmi ancora di più di lei!
–
Fratello, l’ideale sarebbe se tu fossi ricambiato!
–
Liam, io voglio tornare nel Maine, voglio conoscerla e se
sarà come sento … vorrei chiederla in sposa!
–
Killian sei sempre
il solito impulsivo! Corri sempre troppo!
– Liam
io per primo mi dico che è una pazzia, l’ho
scritto
anche a Jamie, visto che non ci siamo potuti incontrare per il suo
incidente!
–
Cosa credi che ti
avrebbe risposto?
–
Sicuramente quello
che dici anche tu!
–
Già, Killian. Comunque ti prometto che finita questa
missione, che ci sta riportando nelle Americhe, sulla via del ritorno
ci
rifermeremo nel Maine e tu potrai conoscere la “tua
Principessa”.
–
Liam … ti volevo
chiedere una cosa …
- Che cosa
fratello!
– Se
… se lei dovesse provare i miei stessi sentimenti, io
vorrei regalarle l’anello di nostra madre …
- Di diritto
spetterebbe alla mia futura moglie Killian!
– Hai
intenzione di sposare Lady Elsa?
– Cosa
ne sai di Lady Elsa?
–
Scusami, non volevo spiare ma vi ho visti in giardino
durante il ballo del gran galà.
- Ora capisco!
Ti confesso che Elsa mi piace moltissimo e mi
piacerebbe averla al mio fianco per il resto della mia vita. Le ho
scritto
alcune lettere per il momento, ma dovrò andare in Scozia da
lei per dichiararmi
ufficialmente e chiedere la sua mano. Comunque Killian se nel Maine le
cose
andranno come tu desideri, l’anello di nostra madre,
sarà il mio regalo per le
vostre nozze. Fu disegnato da nostro padre per lei, è un
anello degno di una
principessa, quello che nostro padre diceva di lei “la sua
principessa”. È un
anello simbolo dell’amore più puro e credo che vi
porterà fortuna, lo darai
alla “Tua Principessa”.
–
Grazie Liam sei il fratello migliore che avrei potuto mai
avere!
– Si
lo so fratellino!
Risero insieme
abbracciandosi fraternamente. Non sapevano che
il destino presto avrebbe spezzato la vita ed il sogno
d’amore di Liam e
avrebbe tracciato una nuova rotta in quella di Killian, che sarebbe
diventato
pirata e non si sarebbe permesso di tornare dalla Principessa Emma.
***
Ora il destino
stava prendendo una nuova piega, era come se avesse
fatto un largo giro e, come aveva detto la stessa Emma, il cerchio si
stava
chiudendo. Ciò che non era successo dodici anni prima, in
qualche modo si stava
verificando adesso.
L’oggetto
nero era in quella cassaforte da dodici anni, muto
aveva atteso tutto quel tempo. Era lì anche quando il cuore
di Killian era
stato occupato da Milah, ma per lei non aveva mai sentito il desiderio
di
aprire quella cassaforte.
Prese in mano la
piccola scatolina nera e l’aprì, il
luccichio del brillante incastonato sull’anello di Lady Helen
Flinth Jones, sua
madre, ferì gli occhi di Killian, così come aveva
fatto nel sogno di poco
prima, indossato dalla mano di Emma.
Doveva essere
suo. Quell’anello sarebbe potuto appartenere
solo ad Emma e a nessuna altra donna. Lui non ne voleva altre. Nessuna
al mondo
era come lei. Il legame che li univa aveva qualcosa di profondo,
magico,
antico. Decise che sarebbe stato il regalo che le avrebbe fatto, come
portafortuna, da tenere con sé anche quando lui non poteva
essere al suo fianco
per proteggerla.
Richiuse la
scatolina e la pose nel cassetto della scrivania.
Richiuse la cassaforte e la boiserie. Uscì dalla sua cabina
e si diresse sul
ponte.
Il vento
iniziava a soffiare a loro favore, le vele si
stavano gonfiando. Secondo le sue previsioni, ora, veramente, in tre
giorni
sarebbero giunti nel Maine. Provò una improvvisa
preoccupazione per
l’incolumità di Emma, una sorta di presagio.
Pensando fortemente a lei e
desiderando di proteggerla, la sentì molto vicina. Due
braccia sottili e delicate,
nel buio, silenziosamente e dolcemente lo abbracciarono da dietro,
mentre la
guancia di Emma si posava sulla sua schiena. Killian sorrise e si
voltò
abbracciandola stretta, chinando il viso verso il suo, che si
protendeva verso
le sue labbra. Il loro bacio fu dolcissimo, pregno d’amore e
del desiderio di
protezione di Killian. Fu
lui a
sciogliere l’abbraccio per primo, a prenderla per mano
dicendole:
- Amore mio,
vieni con me, voglio mostrarti una cosa che
voglio darti ..
Emma non disse
nulla e con le dita intrecciate alle sue, lo
seguì verso l’ufficio del Capitano. Entrarono e
lui andò verso la scrivania,
prelevando la piccola scatola nera di velluto dal cassetto.
–
Volevo tornare da te e chiederti di sposarmi Emma, questo
era l’anello nuziale di mia madre. Mio padre lo aveva
disegnato per lei, è il
simbolo di un amore puro, come lo è il mio per te ..
–
Killian
… io non posso accettarlo è troppo importante per
te ..
–
Tu, sei importante
per me Emma, non ti sto chiedendo di sposarmi, voglio dartelo come
pegno del
mio amore e come portafortuna, voglio che ti protegga e ti riporti
sempre da
me, anche quando saremo distanti. Mia madre e mio padre sarebbero stati
felici
di conoscerti Emma, sei una donna eccezionale, più che altro
sono io indegno di
te …
- Non dire
così Killian, non è vero, ti ho già
detto che per
me non contano ricchezza né ceto sociale, rispetto
all’amore. Tu sei un uomo
meraviglioso, generoso, altruista, la tua nobiltà non
è nel blasone della tua
famiglia, bensì nel tuo cuore. Vorrei tanto poter tornare
indietro, al giorno
del mio diciottesimo compleanno, quando mi sono voltata e tu stavi
andando via,
ti fermerei e ci guarderemo negli occhi, ci saremo conosciuti allora,
vorrei
ballare in quella sala, come avremmo fatto e vorrei che il mio primo
bacio
fosse stato come doveva essere, con te. Stiamo andando nel Maine,
è come se
veramente tornassimo indietro a riprenderci qualcosa che ci
è stato rubato, tu
sarai con me Killian, torneremo in quella sala e ricominceremo
dall’inizio.
Gli mise le
braccia intorno al collo cercando con le labbra
quelle di Killian.
Non si aspettava
quel discorso fatto di getto da Emma, ne fu
commosso, ricambiò il bacio, poi si inginocchiò
davanti a lei, le prese la mano
sinistra con la sua di legno e con la mano buona le mise
l’anello. Le stava
perfettamente, Killian ne era stato sicuro.
–
Avrei voluto
metterti questo anello dicendoti “con questo anello io ti
sposo”, prendilo come
promessa del mio amore per te, ti ricorderai di me Emma e saprai che
anche
lontani io ti amerò per sempre e, se tu mi vorrai, sempre
tornerò da te. Ho
solo una domanda da farti tesoro. Se fossi tornato allora, avresti
accettato la
mia proposta?
Emma aveva le
lacrime agli occhi per l’emozione e un nodo in
gola le impediva di parlare. Volle riuscire a dire quello che sentiva e
fece un
grande sforzo per rispondere.
– Si,
mio Caro, avrei accettato, ti avrei detto cento volte
di si, perché è quello che voglio di
più al mondo!
Era quello che
Killian voleva sentirsi dire, era quello che
lei voleva fargli sapere. Poi il fremito della passione li invase. Si
scambiarono infiniti baci, cercandosi disperatamente sempre di
più, le mani che
percorrevano i loro corpi, desiderosi di essere nuovamente nudi e
vicini, di
riavere il momento precedente, di fare l’amore in quel modo
alternativo, finché
Emma non gli avesse chiesto di più. Era meraviglioso anche
così, lei prendeva
sempre più sicurezza e fiducia, stavano imparando a
conoscersi anche
carnalmente, stavano imparando ad amarsi e a darsi reciprocamente
piacere.
Velocemente, con bramosia, le loro mani si insinuarono sotto i pochi
indumenti
che indossavano e vennero fatti cadere sul tavolato della nave. Killian
prese
Emma in braccio e l’adagiò sul suo letto.
Killian
come
Cillian, Emma come Gwyneth …
Era vero,
stavano tornando indietro, il destino gli stava
dando la possibilità di essere riscritto.
Il diamante
brillava all’anulare di Emma. Era una pietra che
aveva impiegato millenni per raggiungere la sua perfezione, quale
simbolo
migliore per il loro amore. Un amore che esisteva da secoli, che aveva
sfidato
il tempo, lo spazio, la morte …
Si amarono
ancora, nel loro modo speciale.
Fuori era buio …
l’aurora poteva ancora aspettare ...
Angolo
dell’autrice
Che
altro dirvi che non
ho detto in questo capitolo? Abbiamo visto la magia della nascita
dell’amore
nella purezza di due giovani anime. È sempre così
l’amore, sa di magia, quindi
sperando che il capitolo vi sia piaciuto, auguro a tutti i lettori e ai
miei
fedeli recensori di incontrarla veramente questa magia.
BUON SAN
VALENTINO A TUTTI
Con affetto Lara