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Autore: Lady Lara    14/02/2016    7 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Il Simbolo dell'amore

XIX Capitolo

 

Il Simbolo dell’Amore

 

Cornovaglia, centinaia di anni prima …

 

La carcassa del grosso lupo, dalla pelliccia striata di grigio, giaceva a terra con il ventre squarciato. Una pozza di sangue, fuoriuscito da quella mortale ferita, si espandeva intorno a lui.

 Il giovane pastore lo smosse con un piede. Era un lupo veramente enorme. Da giorni faceva strage delle sue pecore e non poteva, certo, permetterlo.

 L’equinozio di primavera era ormai passato, la radura a ridosso del bosco, dove si trovava, si era rivestita dei mille colori della stagione della rinascita.

Faceva piuttosto caldo quella mattina. Il sole del quarto mese dell’anno si faceva sentire. Finalmente, il giovane poteva iniziare a fare a meno di quelle pesanti pelli di montone che usava per ripararsi dal freddo invernale.

 A dorso nudo, si era sdraiato su una di quelle pelli, per riscaldare il suo bianco e giovane corpo a quel sole splendente, approfittando del fatto che il gregge non si sarebbe allontanato, da quel pascolo abbondante e fitto di fresca erba primaverile.

Attirato dall’odore del gregge, che aveva stimolato la sua  fame, il lupo lo aveva trovato così. I sensi sempre all’erta del giovane e la sua agilità felina, gli avevano consentito di avvisare la presenza della bestia e afferrando il pugnale, che teneva sempre alla cintura, di scatto si era portato a quattro zampe e poi quasi rialzandosi, si era trovato in posizione di difesa di fronte all’enorme animale. Ne aveva visti di lupi! Ma di quella dimensione non gli era mai capitato! La bestia digrignava i denti ed annusava il suo odore, le orecchie volte all’indietro e la coda bassa tra le gambe. Gli occhi, di un incredibile colore azzurro, del ragazzo, notarono quei particolari, segni dell’attacco imminente. Il lupo balzò verso di lui con ferocia, il giovane si trovo sotto di esso, era determinato, nel suo coraggio, a mettere fine alla strage quotidiana che quel demonio causava. Piantò il coltello nel ventre dell’animale, nel momento in cui, questo, gli pose sul petto gli artigli delle potenti zampe anteriori. Il movimento dal basso, verso il cuore della bestia, fu rapido e deciso, le fauci, armate di aguzzi denti, non riuscirono ad affondare nel collo del pastore.

Smosse ancora con il piede il lupo, non poteva ormai più reagire, decise di scuoiarlo subito. Avrebbe portato quella vasta pelliccia al villaggio, sarebbe stata la prova, finalmente, del suo passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Aveva circa 18 anni, era alto, snello. I capelli, neri e ribelli, erano lunghi fino al collo e incorniciavano un bel viso, che, nella sua giovanile dolcezza, ancora non aveva conosciuto la rudezza della lama per radersi. Presto, la poca peluria che gli ornava il mento e le sensuali labbra, sarebbe diventata più ispida.

Svolse quel sanguinoso lavoro molto velocemente, era abituato a scuoiare selvaggina e montoni. Arrotolò la pelliccia, sanguinante, del lupo e la infilò in un sacco di tela che sua madre gli aveva riempito, in precedenza, di provviste, faceva sempre così, quando suo figlio doveva stare fuori per giorni, con il gregge.

Guardò le proprie mani, insanguinate, decisamente forti, come forti erano le sue sottili ma muscolose membra. Si rese conto in quel momento di sentire un bruciore sul petto, si guardò i pettorali ben sviluppati e si accorse dei profondi graffi che il lupo gli aveva inferto con gli artigli. Doveva lavare via il sangue che lo copriva e pulire le ferite o si sarebbero infettate. Sarebbe andato al lago che si estendeva lì vicino, il lago che separava il suo villaggio celtico dal villaggio dei Sassoni. Un ramo del lago si infiltrava tra le rocce, bordate dagli alberi del bosco e da un fitto sottobosco. In quel punto, una piccola cascata provocata da un ruscelletto che scendeva dal colle roccioso, faceva sentire il suo suono cristallino, mentre si gettava nelle acque calme del lago. Con passo sicuro e silenzioso, per via dei suoi calzari in morbida pelle di montone, si diresse verso quel punto. Si abbassò verso l’acqua e con le mani a coppa iniziò a prenderne in quantità per lavarsi. Fu allora che percepì, con la coda dell’occhio, un movimento sull’acqua, non molto distante da lui. Si voltò incuriosito pensando che il biancore che aveva percepito fosse un cigno solitario. Non era un cigno, ma del cigno ne aveva la grazia e il candore del piumaggio. Una giovane ragazza, nuotava, ignara della sua presenza, in quel bacino insinuato nel bosco. Non aveva mai visto il corpo nudo di una donna, per la verità ancora non aveva conosciuto carnalmente nessuna donna e rimase incantato dai movimenti della ragazza. Non seppe dire quanto tempo rimase a guardarla silenziosamente. Si era rialzato, ormai mondato del sangue del lupo e si diresse automaticamente verso la fanciulla. Questa ancora non si era accorta di lui e iniziava ad uscire dall’acqua. Aveva capelli lunghissimi e biondi che brillavano al sole, il suo corpo era minuto ed il passo elegante, snella e dalle forme leggermente acerbe ma armoniose. Era anche lei molto giovane, forse sui sedici anni ed era bellissima agli occhi del giovane pastore, la personificazione della Dea Madre o di Venere, come la chiamavano i romani che avevano conquistato e soggiogato il suo popolo e la sua terra. Di quei romani ora restava poco, si erano mescolati alla popolazione autoctona e i nuovi romani avevano in realtà, metà del loro sangue celtico.  Due dei suoi migliori amici, Valerius ed Artorius, erano per metà romani e per l’altra metà celti.

La ragazza aveva lasciato i suoi indumenti sulla piccola spiaggia e si diresse verso di essi. Fu in quel momento che lo vide, così alto, atletico, vestito solo dei pantaloni e dei calzari. Il suo viso le parve molto piacevole e, nonostante la situazione che poteva essere imbarazzante, lei non mostrò nessuna esitazione o pudore e continuò a camminare verso gli indumenti.

– E tu chi saresti? Mi stavi spiando?

 Era abituata agli sguardi bramosi degli uomini del suo villaggio e sapeva difendersi da quelli che avevano provato ad abusare di lei. Quel giovane la guardava con uno splendido sorriso sulle labbra e non aveva uno sguardo bramoso. Il suo era uno sguardo di ammirazione estatica, il suo viso e i suoi occhi azzurri esprimevano dolcezza. Pur notando la sua giovane prestanza fisica, non le incuteva timore, anzi, in qualche modo si sentì chiamata verso di lui.

Si rivestì senza asciugarsi, mentre il ragazzo rispondeva alle sue domande.

– Chiedo scusa mia signora, non avevo intenzione di spiarvi, sono un pastore che è venuto a lavarsi di dosso il sangue di un lupo appena ucciso, non sapevo che avrei disturbato il vostro bagno.

Lei sorrise un po’ incredula

– Hai ucciso un lupo?

 – Si, da giorni massacrava il mio gregge … ho appena finito di scuoiarlo.

– Sei così coraggioso e forte da affrontare un lupo? Ma dai non ci credo!

Anche lui passò ad una forma di dialogo più confidenziale

– Puoi non crederlo ma è così …

 - Mi faresti vedere la pelle di questo lupo?

Lei gli si era avvicinata a pochi centimetri di distanza, poteva vedere bene il colore verde dei suoi occhi.

In quel momento il cielo e la terra si incontrarono. Si guardarono per secondi infiniti e una scintilla scoccò tra loro, come quella provocata da due pietre focaie.

La condusse al suo capanno, nella radura e le mostrò la pelliccia del lupo, lei era sbalordita.

– Per il villaggio questa sarà la mia prova di passaggio, da domani potrò pretendere una moglie.

– Hai già una promessa sposa?

– Ne ho in mente una!

Lei rimase un po’ delusa da quell’affermazione, sembrava dispiaciuta.

– Tu sei promessa a qualcuno?

 – No, non ho fatto promesse a nessuno …

 - Se ti chiedessi di considerarmi tuo promesso cosa mi risponderesti?

Lo guardò dritto negli occhi, lui stava facendo lo stesso con lei, avrebbe risposto di si, non sapeva perché ma avrebbe detto cento volte di sì a quegli occhi e a quel sorriso, ma non poteva fidarsi di uno sconosciuto, per quanto il suo sesto senso gli desse fiducia

 – Ti risponderei che sei matto, non ci conosciamo, non sappiamo neppure i nomi l’uno dell’altra …

 - Questo è vero, ma io ho sentito qualcosa qui nel petto quando ti ho vista e più ti avvicini e più sento che mi brucia.

Si era indicato il punto del cuore, lei seguì con lo sguardo il movimento della sua mano e notò i graffi sul torace. Istintivamente portò le mani a quei graffi.

– Sei stato ferito dal lupo! È pericoloso, ti può fare ammalare. Ti posso aiutare, devo solo cercare le erbe giuste nel bosco, resta qui torno subito!

Sparì in un attimo verso il bosco, lasciandolo sbigottito e con il timore di non vederla mai più. Non fu così, poco dopo lei tornò con delle erbe in una mano e masticando qualcosa.

Gli si avvicinò, si inginocchiò davanti a lui e si tolse dalla bocca ciò che stava masticando. Una poltiglia delle erbe che aveva raccolto. La mise delicatamente sulle ferite.

– Hai delle pezze per poterti fasciare, nel tuo capanno?

– Si, mia madre mi ha procurato del panno di lino …

 - Andrà benissimo!

Entrarono nel capanno e trovarono il panno. Lei prese il pugnale che teneva infilato nel calzare di pelle e ne fece delle strisce con le quali lo fasciò.  Nel passargli le fasce intorno al torace, si avvicinò come in un abbraccio, il giovane aspirò il profumo della sua pelle pulita e quell’odore gli provocò una forte reazione all’inguine, non gli era mai capitato in questo modo improvviso ed imperioso davanti ad una ragazza, lei non se ne accorse, ma lui arrossì timido. Lei vide il rossore e sorrise a sua volta imbarazzata, sentiva il calore del corpo del ragazzo ed ebbe fortemente il desiderio di potergli accarezzare il torace, oltre il necessario per la fasciatura.

– Domani prendi queste altre erbe che ho portato, pestale in un mortaio e applicale sui tuoi graffi, ti aiuteranno a guarire prima e non ti verrà la febbre, se non hai un mortaio sminuzzale con i denti …

 - Non potresti tornare anche domani?... Mi potresti aiutare tu …

Lo sguardo del ragazzo era sincero e si capiva che voleva veramente rivederla

– Vuoi … che io torni domani?

Si guardarono ancora negli occhi, lui annuì senza parlare, poi i loro sguardi iniziarono a posarsi sulle reciproche labbra. La scintilla di prima diventò fuoco e li incendiò da dentro. Senza sapere perché, come, in che modo, nella loro purezza e nella loro passione si avventarono l’uno sulle labbra dell’altra, le mani a percorrere ogni centimetro di pelle nuda fino a cercarne di più. Con foga, con il cuore che correva veloce e la bramosia di trovarsi pelle contro pelle, si tolsero freneticamente, reciprocamente, gli indumenti di dosso. Non avevano esperienza né di baci né di amplessi, ma fu tutto così naturale ed istintivo che ogni bacio diventava migliore del precedente, ogni carezza più sentita di prima. Il giovane reclinò la ragazza sul suo giaciglio coperto di pelliccia, lei avvinse intorno al suo collo le braccia, mentre lui si faceva spazio tra le sue snelle gambe. Fu inizialmente un leggero dolore che sentirono entrambe, restando a guardarsi negli occhi sbarrati, poi l’istinto gli regalò un ritmo nuovo, sconosciuto ma sublime, che li unì nella carne e nell’anima, mentre il loro battito cardiaco sembrava provenire da un unico cuore, fino a cadere sfiniti l’una tra le braccia dell’altro.

 – Ti ho fatto male?

 – Un po’  … all’inizio … per me … era la prima volta …

- Lo era anche per me …

 - Veramente?!

– Si, oggi ho ucciso un lupo e sono diventato uomo con te, mi sento il cuore che scoppia, non sono mai stato così felice e … non so ancora il tuo nome …

- Gwyneth, mi chiamo Gwyneth di Gandar …

- Sei la figlia del Capoclan dei Sassoni?!

Lei ora aveva uno sguardo preoccupato

– Ti dispiace che sono questo? Una Sassone?

– No Gwyneth, io non vedo differenza tra le persone. Io mi chiamo Cillian Flinth sono Celta … per te … fa differenza?

 – No Cillian, neppure per me c’è differenza tra le persone …

- Tra la nostra gente c’è la guerra, dovremmo essere nemici …

 - Ti sembro tua nemica Cillian?

– No Gwyneth e … se sarai la mia promessa sposa … forse inizieremo ad unire anche la nostra gente!

– Allora sarò la tua promessa sposa …

Unirono di nuovo le loro labbra a suggellare questa intenzione, poi Cillian la prese nuovamente, fu  dentro di lei e lei avvolgente lo accolse con la stessa passione. Nel piacere che provarono, più forte di prima, questo fu l’inizio della loro storia.

Questo, fu l’inizio del futuro che avrebbe fatto incontrare Emma e Killian.

 

***

 

Si muoveva ritmicamente con il bacino su di lui, che con la schiena poggiata  al cuscino, le teneva le mani sui fianchi e guidava i suoi movimenti. La guardava in viso,  sentendo fortemente la sua calda, umida e avvolgente presa, mentre contraendosi lo stava portando sempre più vicino all’apice dell’estasi. A sua volta, lei lo guardava amorevolmente negli occhi azzurri, perdendosi in essi, mentre le guance le si infiammavano di un leggero rossore che le rendeva le iridi ancora più verdi. I suoi lunghi capelli biondi ricadevano sciolti sul seno, celandolo alla sua vista. Le sue mani affusolate navigavano sul suo torace, carezzandone gli  addominali, i pettorali atletici e stimolandone ulteriormente il desiderio. Anche lui risalì con le mani verso la stretta vita di lei, seguendo con piacere le sue forme. Lei gli prese la mano destra con la sua sinistra e se la portò sul seno, desiderando il suo contatto e la sua sensuale carezza.

La fiamma della lampada ad olio, sul comodino, adiacente al loro giaciglio, provocò un forte riflesso sul brillante incastonato nell’anello che adornava quella mano affusolata e candida. Il riflesso colpì gli occhi di Killian …

Fu così che si svegliò dal sogno più piacevole della sua vita …

 Il suo capo poggiava, con la guancia, su qualcosa di caldo e morbido. Aspirò il suo odore, odore di donna, l’odore di Emma. Era sul suo ventre, mentre le proprie braccia erano avvinte ai suoi fianchi ed il suo torace disteso tra le gambe di lei. Si rese conto che nessun indumento li separava, era la prima volta che erano così a completo contatto. Ricordò con un sorriso sulle labbra, i momenti passati insieme poco prima. Non si aspettava da lei quel bacio così estremamente intimo, non era riuscito a resisterle, troppo forte il piacere che lei, pur nella sua inesperienza, gli aveva donato. Aveva voluto continuare fino a portarlo al massimo e poi lo aveva accolto, con amore. Questo, aveva sentito Killian, aveva sentito che lei lo amava. Non era facile per una donna così, con tutte quelle difese dovute al trauma subito, dedicare un atto tanto intimo, tipico di una carezza proibita, ad un uomo, se non sentiva per lui una grande passione. Killian sapeva leggere il cuore di Emma. Non era donna di molte parole, diversamente da lui, non esprimeva verbalmente i propri sentimenti. Mentre Killian era capace di trasformare il pensiero per Emma in parole poetiche, lei, contrariamente al suo essere donna, si esprimeva maggiormente con l’azione. Erano complementari anche in questo. Ricordò, che dopo aver ricevuto quel dono di piacere da lei, l’aveva rovesciata sulla schiena e aveva ricambiato allo stesso modo, quel gesto d’amore. Anche lui le aveva regalato carezze intime che lei aveva assaporato, rilassandosi fiduciosa. I suoi baci proibiti si erano prolungati fino a farla gemere di piacere e a chiamare il suo nome, mentre il tremito incontrollabile dei suoi fianchi, aveva segnato il raggiungimento dell’estasi anche per lei. Allora l’aveva abbracciata forte intorno alla vita ed era rimasto con la guancia posata sul suo ventre, mentre il sonno ristoratore tipico dell’amore li aveva fatti scivolare in dolci sogni.

Killian le aveva confessato di essere ormai completamente suo. Si sentiva completamente posseduto dall’essenza di Emma. Ogni fibra del suo corpo, la sua anima, il suo cuore ed il suo cervello gli sembravano costantemente invasi da lei. L’aveva sognata ad occhi aperti e aveva sognato di fare l’amore con lei, in modo completo e totale, anche nel sonno. Pure  in questo momento, ripensando alle sue carezze, sentiva rinascere prepotente il desiderio di possederla. Sarebbe stato così facile e meraviglioso! Era esposta e affidata completamente a lui, avrebbe potuto rubare quel fiore anche subito, ma non l’avrebbe fatto. Voleva che fosse lei a chiederlo, a cercarlo, a desiderarlo e allora l’avrebbe fatta sua, con tutto l’ardore di cui era capace. Si mosse sopra di lei, sfiorandone l’intimità con il suo maschio turgore, la sentì fremere al contato e sentì la sua immediata umida reazione. Baciò con tenerezza il suo ventre e risalendo ancora, continuò a deporle altri baci, in una scia che era la via per arrivare alle sue labbra. Emma si stava svegliando e portò le mani al suo capo, carezzando i neri capelli ribelli. Era ancora assonnata, era molto presto, ancora non era l’alba, l’unica luce che dava colore ai loro corpi nudi, era la fiamma della lampada ad olio sul comodino di Emma.

– Killian …

- Dormi ancora amore mio, è troppo presto per alzarsi …

- I miei piccioni … devo controllarli …

- Ssst … sono in gabbia … non vanno da nessuna parte, ti aspetteranno … è ancora notte, dormi Emma, io vado a controllare i venti, se andrà come penso, tra tre giorni saremo nel Maine … dormi mio dolce cigno … dormi.

Si alzò, la guardò ancora, così meravigliosamente bella; coprì il suo splendido corpo con il lenzuolo, si rivestì e scalzo fece per tornare nella  cabina del Capitano. Un pensiero lo bloccò alcuni secondi, si voltò verso la scrivania e vi si avvicinò, su di essa, davanti allo specchio da tavolo, era ancora poggiato il suo uncino, lo prese e chiudendo piano la porta, tornò nel suo alloggio. Il lume che aveva lasciato acceso, ancora illuminava la stanza, anche se, l’olio che bruciava stava finendo. Lo prese e si diresse deciso verso la boiserie. Posato il lume sulla sedia, spinse il legno di rivestimento e questo scattò all’improvviso, rivelando lo sportello di una piccola cassaforte. Prese l’uncino dalla tasca, dove lo aveva riposto, inserì la sua parte posteriore, quella che si agganciava al manicotto in cuoio che gli copriva il moncherino, nella serratura dello sportello. Lo scatto che si sentì annunciava che la serratura era sganciata. Aprì il piccolo sportello. L’oggetto nero era ancora lì, dopo tutti quegli anni.

I ricordi aprirono il sipario della sua memoria e viaggiarono indietro di dodici anni.

 

***

 

Erano passati buoni due anni da quando Jamie Framer era entrato all’Accademia per allievi ufficiali della Royal Navy. Suo padre, alla fine, aveva dovuto prendere coscienza del grande desiderio di suo figlio che, in quei due anni, era diventato il secondo migliore allievo del suo Corso, il titolo di primo del Corso spettava al giovane Killian Jones, suo fraterno amico, che gli aveva salvato la vita, appena giunto a Londra e che lo aveva accolto nell’Accademia, con affetto e sincera amicizia.

Jamie nutriva per Killian una grandissima ammirazione, sia per il carattere solare e vivace che per la sua intelligenza e le capacità tecniche che possedeva. Spesso Jamie si ritrovava a pasticciare con disegni tecnici e calcoli numerici per il calcolo delle rotte, dovendosi applicare con fatica e all’improvviso arrivava Killian e, in pochi secondi, tracciava linee e risolveva calcoli, senza errori, che lo lasciavano strabiliato. Nonostante le differenze con il Primo del Corso, Jamie era molto bravo ed era da poco stato insignito del grado di Sottotenente, mentre a Killian era toccata la promozione a Tenente. Quei giorni si concludeva l’Anno Accademico e nella immensa sala da pranzo affrescata dell’ Accademia, si sarebbe tenuto un grande ballo di chiusura.

 

 

Il Capitano Liam Jones si stava dirigendo con passo deciso, verso la stanza che suo fratello Killian condivideva con il Sottotenente James Alexander Fraser. Stava per bussare, quando sentì le voci dei due giovani Ufficiali.

 -  Uno, due, tre, mezzo giro … aaarg! Accidenti Jamie!

– Scusami Killian, mi dispiace! 

- Che cavolo Jamie! Sei proprio un orso scozzese! È la terza volta che proviamo questo maledetto passo ed è la terza volta che mi pesti il piede!

– Credo di essere proprio negato per il ballo Killian!

 – Va bè! Riproviamo dai! Non vorrai sfigurare questa sera con tua sorella Elsa e la sua amica Claire no?

 

Quella sera, dopo due anni che non si vedevano, il padre di Jamie, portando con sé la figlia Elsa e la sua amica Claire, avrebbero partecipato al ballo. Jamie aveva descritto la bellezza bionda di sua sorella a Killian, sapendo della sua passione per le bionde, sperava che tra i due scattasse un sentimento, sarebbe stato felice se il suo migliore amico, fosse diventato anche suo cognato, inoltre era sicuramente un ottimo partito per ogni giovane donna di nobili natali.

 

– Allora! Ricominciamo. E uno e due …

 

Liam aprì, alla fine, la porta senza bussare e li trovò abbracciati, aveva sentito benissimo che si stavano allenando per il ballo di quella sera, o meglio, Killian stava dando lezioni di ballo a quel bell’orso scozzese. Gli lanciò comunque una battuta di derisione.

I due ufficiali, trovandosi il Capitano davanti all’improvviso, si staccarono e si misero sull’attenti, porgendo il saluto militare. Liam Tuonò :

- Cosa succede qui! Signori, siamo arrivati al vostro fidanzamento?!

A stento Liam trattenne le risate alla vista della loro espressione facciale.

 – Nossignore! Stavamo svolgendo una lezione di danza per il ballo di questa sera!

Rispose Killian, in quanto avente un grado maggiore rispetto a Jamie.

Liam adesso scoppiò veramente a ridere aggiungendo:

 – Riposo ragazzi! Riposo!

I due giovani obbedirono.

– Ero venuto per darti una bella notizia Killian. Il Re mi ha dato una missione diplomatica nelle Americhe. Dovrò andare nella Colonia del Maine per prendere accordi con il reggente, il Principe James  Charming Pendràgon. Ho riarmato il Gioiello del Reame …

- La nave costruita da nostro padre?!

– Si Killian. Dal momento che quella è la nave migliore, voglio che anche l’equipaggio, sia tra i migliori sul campo. Ho bisogno di un Tenente di bordo e voglio il primo del Corso, tu fratellino. Jamie scusami, nulla contro di te, se eri già Tenente avrei potato anche te, ho visto che te la sei cavata brillantemente con le simulate, sul Gioiello del Reame ..

– Grazie Capitano Jones.

– Appena avrai raggiunto il grado di Tenente e sicuramente sarà presto, chiederò anche la tua presenza a bordo! Ora vi lascio alle vostre “effusioni”.

Rise ancora Liam, mentre andava via chiudendosi la porta dietro e lasciando i due Ufficiali con un’espressione stupita sul viso.

Killian presto sarebbe andato nel Maine, ci sarebbero voluti mesi e Jamie nel frattempo sarebbe tornato in Scozia, per una vacanza presso l’antica dimora del padre.

 

 

La sala da pranzo era stata ulteriormente abbellita, se ce ne fosse stato bisogno, con grandi vasi di fiori.

 Killian notò immediatamente che la bella bruna, Miss Odette, era presente e pregustò l’idea di ballare con lei per tutta la serata e magari appartarsi poi, insieme, in qualche angolo poco illuminato del giardino. Sapeva di non esserle indifferente, già in altre occasioni si erano scambiati focosi baci. Miss Odette non era tipo da farsi pregare molto!

 

I due amici si incamminarono affiancati ed elegantissimi nella loro uniforme di gran galà, Tenente e Sottotenente. Erano due giovani notevoli, non c’era ragazza, donna o uomo che non si voltava a guardarli. Dalla porta principale entrò, in quel momento, un terzetto di cui Jamie conosceva solo due persone, suo padre, Lord Sam Framer Di Heughan e sua sorella Lady Elsa. La giovane bruna, vicina ad Elsa probabilmente era l’amica che aveva portato con sé, Lady Clairette, gli sembrava si chiamasse. Jamie rimase molto colpito alla sua vista. Aveva un portamento estremamente elegante e signorile ed era molto alta. “Perfetta per Jamie” pensò Killian, che si era accorto di come l’amico era rimasto imbambolato, nel momento che sua sorella Elsa la presentò a tutti e due.

Nel momento in cui Jamie si riprese e si decise a presentare a suo padre e al resto del trio, il giovane Jones, Elsa sembrò notare appena il Tenente, anzi il suo sguardo andò oltre la spalla di Killian ed il giovane si chiese cosa o chi stesse distraendo la bellissima sorella di Jamie, non gli era mai capitato che una ragazza gli prestasse così scarsa attenzione! Sentì una voce potente dietro di lui:

 – Signori Tenente e Sottotenente …

Jones e Framer si voltarono e salutarono militarmente il Capitano Liam Jones, la causa della distrazione di Lady Elsa.

 – Dalla somiglianza con il Sottotenente Framer devo supporre di trovarmi davanti a suo padre, Lord Framer!

Jamie, in leggero imbarazzo si affrettò a fare le presentazioni. Lord Framer ed il Capitano si diedero una forte stretta di mano, tipica di due uomini dominanti. Le presentazioni passarono poi a Lord Framer che presentò al Capitano sua figlia e Lady Clairette. Lo sguardo tra Liam ed Elsa fu diretto, lui le pose un galante bacio sulla mano, continuando a guardarla negli occhi

 – Sono incantato My Lady!

Elsa arrossì visibilmente, abbassando timidamente, per un attimo, lo sguardo e facendo un leggero inchino. Liam non perse tempo e chiese alla bella Elsa se poteva avere l’onore di poter ballare con lei durante la serata. Killian e Jamie si guardarono automaticamente l’un l’altro. Elsa era molto presa dal fascino del Capitano Jones e la cosa sembrava reciproca. Jamie pensò che un cognato come il Capitano, sarebbe stato un grande onore, era un uomo eccezionale, non meno di Killian. Seguendo l’esempio di Liam, Jamie colse al balzo l’occasione per invitare Lady Clairette, che meno timida di Elsa e molto sicura di sé, accettò immediatamente il braccio di Jamie. Al contatto con la sua mano, Jamie sentì una sorta di scarica elettrica, chiedendosi se anche la bella Clairette avesse sentito la stessa elettricità.

Killian, quella sera, fu il silenzioso testimone della nascita dell’amore tra quelle due coppie. Jamie e Clairette, su sprono e accordi tra i loro genitori, erano destinati a sposarsi, cosa che i loro genitori non sapevano era che, i due, si erano innamorati al primo sguardo.

La serata continuò con bellissime musiche e danze. Seguendo la “Forma Corretta”, come gli ripeteva sempre suo fratello, Killian ebbe la galanteria di far danzare per prime le giovani meno affascinanti. Iniziò con Maggy Dwein, la quale non stava nella pelle per la gioia. Con sua sorella Penelope, conoscevano i due fratelli Jones da quando Killian era arrivato all’Accademia. Ambedue erano completamente affascinate dal giovane Tenente e non sapevano più cosa inventare per richiamare la sua attenzione. Killian, da parte sua, non era minimamente interessato e se poteva evitarle, lo faceva con un certo tatto, cercando sempre di lasciare un complimento, il più possibile sincero e declinando i loro inviti, comunque, galantemente. Ambedue le ragazze avevano una corporatura veramente grossolana, purtroppo la grazia non era di casa presso di loro e, ad un occhio critico, traspariva tranquillamente che anche l’intelligenza, non era una loro grande dote. Erano rimaste orfane di madre anni prima, cresciute senza una guida femminile, non sapevano comportarsi adeguatamente ed il Barone Dwein, loro padre, faticava spesso a tenerle a bada.

Maggy non era portata per il ballo e pestò i piedi a Killian, con tutto il suo peso, per ben due volte. Finito quel terribile ballo, l’ufficiale le fece un inchino, porgendole un bacio sul dorso della mano e ringraziandola per l’onore. Maggy lo riafferrò per la mano, offrendosi anche per il ballo seguente e Killian dovette declinare l’invito poiché, il ballo seguente era già promesso. Si allontanò andando verso Jamie.

– Amico, ho bisogno del tuo aiuto!

– Cosa Killian?

 – Ho visto che Penelope Dwein mi ha già puntato! Ho appena finito di ballare con sua sorella, che mi ha pestato due volte lo stesso piede che mi hai schiacciato tu … per favore impegna Penelope per il prossimo ballo o finirò all’infermeria a farmi ingessare da Whaile!

  - Va bene, lo faccio solo per te Killian!

 Disse ridendo Jamie.

– No! Fallo per farti perdonare le pestate che mi hai dato, io esco in giardino a prendere aria!

 – Sicuro che non vai a cercare Miss Odette? Mi è sembrato di vederla uscire in giardino con Billy O’Brian!

– Ah! Questa è nuova! Be, comunque io esco!

Killian era rimasto piuttosto deluso, vide che Odette rientrava a braccetto con l’altro suo fraterno amico, il Sottotenente Bill O’Brian. Poco male, in fin dei conti Odette non era proprio il suo tipo! Uscì in giardino e si avviò verso le panchine tra gli alberi, con l’intento di sedersi e riposare il piede dolorante. Più avanti, camminando tra le siepi, notò che suo fratello Liam stava passeggiando con Lady Elsa e parlavano fitto fitto tra loro, si fermò, non per spiarli, ma per tornare indietro e non disturbarli. Lady Elsa, distratta, inciampò e Liam fu velocissimo a prenderla tra le braccia ed evitarle la caduta ed il danno al meraviglioso vestito di seta e organza azzurra che indossava. Killian notò che l’abbraccio di suo fratello, alla bella sorella di Jamie, durò più del dovuto, i loro visi erano molto vicini e si guardavano negli occhi, il bacio che si scambiarono fu molto sensuale. Killian si vergognò di essere lì, non avrebbe detto nulla a Jamie, probabilmente il suo amico si sarebbe imparentato veramente con la famiglia Jones, si disse che se erano rose, sarebbero fiorite. Si voltò verso la porta-finestra della sala, dove gli altri ballavano e si rese conto che, se entrava, non avrebbe potuto salvarsi da Penelope Dwein che lo stava aspettando e già muoveva agitata la mano, in segno di saluto, nei suoi confronti. Fece il suo dovere di gentiluomo e subì altre due pestate al solito piede, in modo piuttosto stoico.

 Mentre il Tenente ballava con la seconda sorella Dwein, Bill si accostò a Jamie

– Mi è venuto in mente uno scherzo per Killian, Jamie!

 – Che hai inventato questa volta Bill?

Il Sottotenente O’Brian era famoso per i suoi scherzi ai danni dei compagni, rivelò a Jamie il suo piano nei confronti di Killian, Jamie scoppiò a ridere

– Bill sei un bastardo! Ma se lo scherzo riesce ci faremo grasse risate!

  

Un paio di giorni dopo il ballo, Killian ricevette uno dei peggiori scherzi che gli erano capitati durante l’Accademia e se non fosse stato per il ripensamento finale dei suoi due amici, si sarebbe ritrovato sposato, suo malgrado, con una delle due corpulente Signorine Dwein.

Una settimana dopo quella disavventura, il Tenente Jones si stava imbarcando sulla Gioiello del Reame. Camminava allegro affiancato da Jamie.

 

 – Quando torno dal Maine lo organizzerò io qualche scherzetto simpatico per voi due bastardi!

 – Dai amico! Non ci hai rivolto la parola per due giorni! Ancora non ci hai perdonato?

 – A causa vostra mio fratello non voleva più portarmi con lui, mi ha fatto una delle sue ramanzine chilometriche sulla Forma Corretta, ha detto che me lo dovevo guadagnare in fiducia il viaggio con lui, non so come non ha pensato di mettermi a fare il mozzo per punizione!

 – Dai Killian che ti dice bene! Conoscerai Emma Swan!

 – Chi sarebbe Emma Swan?

 – Non ci posso credere! Non sapevi che Il Reggente del Maine ha una figlia bellissima? La Principessa Emma Swan Charming Pendràgon!

 – L’hai conosciuta?

 – No per la verità io non l’ho mai vista! Me ne ha parlato mio padre. Il figlio del suo migliore amico, alla morte dei genitori è stato adottato dai genitori di Emma. Si chiama August, non ho mai visto neppure lui, ma mio padre è suo padrino e ha sempre mantenuto contatti con lui. August gli ha descritto Emma come una bellissima ragazza dai capelli biondi. Presto August verrà in Scozia per entrare nell’esercito, mio padre gli darà una mano e abiterà nella nostra dimora, quando non sarà in caserma.

 – Che dirti Jamie, quasi quasi, se è questa meraviglia, potrei anche sposarla! Magari quando torno te la presento!

 – Uomo fortunato!

Risero insieme e salirono la passerella del Gioiello del Reame.

 

Il Tenente iniziò l’ispezione. I componenti dell’equipaggio erano tutti schierati davanti a lui che, con le mani dietro la schiena, camminava impettito avanti e indietro, osservando la loro tenuta. Notò improvvisamente che una delle guardiamarina, nascondeva sotto la fusciacca della divisa, una fiaschetta di rum.

– Guardiamarina Max! Rum?!

 Prese la fiaschetta e la scaraventò in mare.

 – Il rum rende pessimi marinai, non segue la Forma Corretta! Guai a chi altro beccherò con il rum in tasca o in corpo!

 La guardiamarina Max mugugnò qualcosa

 – Hai qualcosa da brontolare Max?

 – Nossignore!

 – Mi sembrava!   

In quel momento arrivava Liam con una cartella rigonfia a tracolla.

– Bene! La mia nave non potrebbe essere in mani migliori con mio fratello!

I due ufficiali salutarono, sull’attenti, il Capitano.

        Riposo Signori!

 – Cosa porti Liam in quella cartella?

Liam poggiò l’elegante borsa di cuoio, sulla quale era stampato in oro  lo stemma del casato  Flinth Jones, su uno dei barili della scorta idrica.

– Un regalo per inaugurare questa tua prima missione Killian, un sestante.

Il giovane Jones prese tra le mani il sestante nuovo di zecca, con gli occhi che gli brillavano di gioia e, mostrandolo a Jamie, lo provarono subito.

Jamie rimase sulla nave anche per il pranzo, gustando uno dei manicaretti del cuoco francese che Liam aveva assolutamente voluto sulla sua nave e poi andò via, salutando i due ufficiali e augurando loro il buon viaggio.

 

Come andarono le cose nel Maine, Killian lo ricordava benissimo. Emma lo aveva attratto come una calamita e non l’aveva neppure vista in volto. Si era innamorato della sua immagine, ma ora si rendeva conto che era la sua anima che lo aveva chiamato, attirato a sé e a lei era successa la stessa cosa. I giorni seguenti, quando ripresero il viaggio per Londra e ripartire con urgenza per la missione segreta datagli dal re, Killian non era stato in sé. Liam lo trovava spesso trasognato, distratto e più di qualche volta lo aveva sorpreso di notte, sul ponte, a guardare le stelle, sospirante. Gli aveva parlato in modo paterno per capire cosa avesse, gli sembrava innamorato, ma non sapeva di chi. Forse Miss Odette? Sperava proprio di no! Era un po’ troppo facile quella donna! Non la vedeva al fianco di suo fratello. Alla fine Killian disse la verità al fratello maggiore. Liam rimase sorpreso, non si erano neppure conosciuti quei due giovani, da dove partiva questa forte infatuazione del fratello? A vederlo sembrava una cosa piuttosto seria! A Killian non mancava uno stuolo di ragazze, ma era la prima volta che lo vedeva così preso.

 

– Dovresti conoscerla veramente, potresti togliertela dalla mente se ti delude!

– O potrei innamorarmi ancora di più di lei!

– Fratello, l’ideale sarebbe se tu fossi ricambiato!

– Liam, io voglio tornare nel Maine, voglio conoscerla e se sarà come sento … vorrei chiederla in sposa!

 – Killian sei sempre il solito impulsivo! Corri sempre troppo!

– Liam io per primo mi dico che è una pazzia, l’ho scritto anche a Jamie, visto che non ci siamo potuti incontrare per il suo incidente!

 – Cosa credi che ti avrebbe risposto?

 – Sicuramente quello che dici anche tu!

– Già, Killian. Comunque ti prometto che finita questa missione, che ci sta riportando nelle Americhe, sulla via del ritorno ci rifermeremo nel Maine e tu potrai conoscere la “tua Principessa”.

 – Liam … ti volevo chiedere una cosa …

- Che cosa fratello!

– Se … se lei dovesse provare i miei stessi sentimenti, io vorrei regalarle l’anello di nostra madre …

- Di diritto spetterebbe alla mia futura moglie Killian!

– Hai intenzione di sposare Lady Elsa?

– Cosa ne sai di Lady Elsa?

– Scusami, non volevo spiare ma vi ho visti in giardino durante il ballo del gran galà.

- Ora capisco! Ti confesso che Elsa mi piace moltissimo e mi piacerebbe averla al mio fianco per il resto della mia vita. Le ho scritto alcune lettere per il momento, ma dovrò andare in Scozia da lei per dichiararmi ufficialmente e chiedere la sua mano. Comunque Killian se nel Maine le cose andranno come tu desideri, l’anello di nostra madre, sarà il mio regalo per le vostre nozze. Fu disegnato da nostro padre per lei, è un anello degno di una principessa, quello che nostro padre diceva di lei “la sua principessa”. È un anello simbolo dell’amore più puro e credo che vi porterà fortuna, lo darai alla “Tua Principessa”.

– Grazie Liam sei il fratello migliore che avrei potuto mai avere!

– Si lo so fratellino!

Risero insieme abbracciandosi fraternamente. Non sapevano che il destino presto avrebbe spezzato la vita ed il sogno d’amore di Liam e avrebbe tracciato una nuova rotta in quella di Killian, che sarebbe diventato pirata e non si sarebbe permesso di tornare dalla Principessa Emma.

 

***

 

Ora il destino stava prendendo una nuova piega, era come se avesse fatto un largo giro e, come aveva detto la stessa Emma, il cerchio si stava chiudendo. Ciò che non era successo dodici anni prima, in qualche modo si stava verificando adesso.

L’oggetto nero era in quella cassaforte da dodici anni, muto aveva atteso tutto quel tempo. Era lì anche quando il cuore di Killian era stato occupato da Milah, ma per lei non aveva mai sentito il desiderio di aprire quella cassaforte.

Prese in mano la piccola scatolina nera e l’aprì, il luccichio del brillante incastonato sull’anello di Lady Helen Flinth Jones, sua madre, ferì gli occhi di Killian, così come aveva fatto nel sogno di poco prima, indossato dalla mano di Emma.

Doveva essere suo. Quell’anello sarebbe potuto appartenere solo ad Emma e a nessuna altra donna. Lui non ne voleva altre. Nessuna al mondo era come lei. Il legame che li univa aveva qualcosa di profondo, magico, antico. Decise che sarebbe stato il regalo che le avrebbe fatto, come portafortuna, da tenere con sé anche quando lui non poteva essere al suo fianco per proteggerla.

Richiuse la scatolina e la pose nel cassetto della scrivania. Richiuse la cassaforte e la boiserie. Uscì dalla sua cabina e si diresse sul ponte.

Il vento iniziava a soffiare a loro favore, le vele si stavano gonfiando. Secondo le sue previsioni, ora, veramente, in tre giorni sarebbero giunti nel Maine. Provò una improvvisa preoccupazione per l’incolumità di Emma, una sorta di presagio. Pensando fortemente a lei e desiderando di proteggerla, la sentì molto vicina. Due braccia sottili e delicate, nel buio, silenziosamente e dolcemente lo abbracciarono da dietro, mentre la guancia di Emma si posava sulla sua schiena. Killian sorrise e si voltò abbracciandola stretta, chinando il viso verso il suo, che si protendeva verso le sue labbra. Il loro bacio fu dolcissimo, pregno d’amore e del desiderio di protezione di Killian.  Fu lui a sciogliere l’abbraccio per primo, a prenderla per mano dicendole:

- Amore mio, vieni con me, voglio mostrarti una cosa che voglio darti ..

Emma non disse nulla e con le dita intrecciate alle sue, lo seguì verso l’ufficio del Capitano. Entrarono e lui andò verso la scrivania, prelevando la piccola scatola nera di velluto dal cassetto.

– Volevo tornare da te e chiederti di sposarmi Emma, questo era l’anello nuziale di mia madre. Mio padre lo aveva disegnato per lei, è il simbolo di un amore puro, come lo è il mio per te ..

        Killian … io non posso accettarlo è troppo importante per te ..

 – Tu, sei importante per me Emma, non ti sto chiedendo di sposarmi, voglio dartelo come pegno del mio amore e come portafortuna, voglio che ti protegga e ti riporti sempre da me, anche quando saremo distanti. Mia madre e mio padre sarebbero stati felici di conoscerti Emma, sei una donna eccezionale, più che altro sono io indegno di te …

- Non dire così Killian, non è vero, ti ho già detto che per me non contano ricchezza né ceto sociale, rispetto all’amore. Tu sei un uomo meraviglioso, generoso, altruista, la tua nobiltà non è nel blasone della tua famiglia, bensì nel tuo cuore. Vorrei tanto poter tornare indietro, al giorno del mio diciottesimo compleanno, quando mi sono voltata e tu stavi andando via, ti fermerei e ci guarderemo negli occhi, ci saremo conosciuti allora, vorrei ballare in quella sala, come avremmo fatto e vorrei che il mio primo bacio fosse stato come doveva essere, con te. Stiamo andando nel Maine, è come se veramente tornassimo indietro a riprenderci qualcosa che ci è stato rubato, tu sarai con me Killian, torneremo in quella sala e ricominceremo dall’inizio.

Gli mise le braccia intorno al collo cercando con le labbra quelle di Killian.

Non si aspettava quel discorso fatto di getto da Emma, ne fu commosso, ricambiò il bacio, poi si inginocchiò davanti a lei, le prese la mano sinistra con la sua di legno e con la mano buona le mise l’anello. Le stava perfettamente, Killian ne era stato sicuro.

 – Avrei voluto metterti questo anello dicendoti “con questo anello io ti sposo”, prendilo come promessa del mio amore per te, ti ricorderai di me Emma e saprai che anche lontani io ti amerò per sempre e, se tu mi vorrai, sempre tornerò da te. Ho solo una domanda da farti tesoro. Se fossi tornato allora, avresti accettato la mia proposta?

Emma aveva le lacrime agli occhi per l’emozione e un nodo in gola le impediva di parlare. Volle riuscire a dire quello che sentiva e fece un grande sforzo per rispondere.

– Si, mio Caro, avrei accettato, ti avrei detto cento volte di si, perché è quello che voglio di più al mondo!

Era quello che Killian voleva sentirsi dire, era quello che lei voleva fargli sapere. Poi il fremito della passione li invase. Si scambiarono infiniti baci, cercandosi disperatamente sempre di più, le mani che percorrevano i loro corpi, desiderosi di essere nuovamente nudi e vicini, di riavere il momento precedente, di fare l’amore in quel modo alternativo, finché Emma non gli avesse chiesto di più. Era meraviglioso anche così, lei prendeva sempre più sicurezza e fiducia, stavano imparando a conoscersi anche carnalmente, stavano imparando ad amarsi e a darsi reciprocamente piacere. Velocemente, con bramosia, le loro mani si insinuarono sotto i pochi indumenti che indossavano e vennero fatti cadere sul tavolato della nave. Killian prese Emma in braccio e l’adagiò sul suo letto.

Killian come Cillian, Emma come Gwyneth …

Era vero, stavano tornando indietro, il destino gli stava dando la possibilità di essere riscritto.

Il diamante brillava all’anulare di Emma. Era una pietra che aveva impiegato millenni per raggiungere la sua perfezione, quale simbolo migliore per il loro amore. Un amore che esisteva da secoli, che aveva sfidato il tempo, lo spazio, la morte …

Si amarono ancora, nel loro modo speciale.

Fuori  era buio … l’aurora poteva ancora aspettare ...

 

 

Angolo dell’autrice

Che altro dirvi che non ho detto in questo capitolo? Abbiamo visto la magia della nascita dell’amore nella purezza di due giovani anime. È sempre così l’amore, sa di magia, quindi sperando che il capitolo vi sia piaciuto, auguro a tutti i lettori e ai miei fedeli recensori di incontrarla veramente questa magia.

BUON SAN VALENTINO A TUTTI

Con affetto  Lara

   
 
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