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Autore: Cecile Balandier    14/02/2016    22 recensioni
Si parte da un momento che amo molto dell'episodio "La sfida di Oscar". Oscar in lacrime, spaventata per il ferimento del padre... André le porge il suo fazzoletto. Scritto per il Contest Sugar love.
"Come può essere violenta la caduta di un velo di finte certezze, nel momento inatteso in cui realizzi ogni cosa, in cui trovi lo sbocco, l'uscita, la via, per vivere davvero..."
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Aggiunta bellissima fan-art di Lina fm
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DEDALO
Respira... Oscar... 
Respira.... respira..
Ginocchia alte, un gradino dopo l'altro. Il rumore di tacchi, tanti e svelti tra battiti martellanti. 
Forse è tardi... 
È tardi... è troppo tardi...
La corsa sul marmo, il sangue che spinge, forte, tutto nelle tempie. 
Brucia la paura, brucia ogni ombra della casa... tutto sembra diventare piccolo... minuscolo... risucchiato in una voragine fonda. E poi d'improvviso le pareti divengono alte barricate tenaci. Solo il vuoto ora... a farmi perdere dentro me stessa.
Che cosa succede? 
Niente è sotto controllo Oscar... niente.
Le porte della sua camera sono socchiuse e mentre corro ho già la mano protesa per spalancarle come una furia.
_ PADRE!! _
Più un gemito disperato che un grido si libera dalla mia anima, mentre ansimo, riprendo fiato, ansimo...
Padre.
Non morite.
Ancora un istante, posso resistere ancora un istante. Qualcuno dica qualcosa... lo supplico! Qualcuno dica qualcosa...
Gli occhi si addensano, la schiena si piega, sto per vacillare. 
Due persone solerti, il letto alto, il colore dei lillà... spalanco gli occhi... Rispondete!
_ La ferita non è grave Oscar... non ha causato danni seri... Ce la farà! _
Lei risponde piangendo. Nanny un po' sorride anche... Dio... ti ringrazio. 
Sgrano gli occhi, le ciglia tremano, come l'aria estiva che asciuga la labbra. Ora posso lasciarle cadere, non le posso comunque fermare... non posso più trattenere le lacrime che vogliono solcarmi il viso. Lacrime di paura, di impotenza, di figlia, di donna...
Allora cedo, non posso fare altro, non ho più forze... cedo a quel vuoto dentro me. 
Cado in ginocchio, il marmo è freddo sui palmi delle mani. E tutto è buio ora che copro le mie stille di paura e ansia, che celo con una mano sugli occhi, tra i capelli scesi a cascata, a danzare sul ritmo dei miei singulti. Il silenzio della stanza si anima con i miei singhiozzi. Tanti singhiozzi... li vorrei fermare, me ne vergogno, ma non ci riesco, io non ci riesco...e tanti e disperati si sciolgono nel sollievo e ancora nella paura.
Perché ho ancora paura?
Ho paura... chi mi può sentire davvero?
~
No... 
Non fare così... Non devi avere paura... Ci sono io, Oscar. Sono qui... sono qui... anche se ora non mi puoi vedere. 
Potessi gettarmi a terra con te, ti prenderei fra le braccia... 
Oh, si... lo farei! Con tante e lunghe carezze di aria pura asciugherei ogni tua lacrima e con infiniti piccoli baci sulle labbra placherei con calma ogni singhiozzo, ogni tremore che scuote la tua anima.
Non tremare... non piangere...
Posso soltanto pensarlo.
Posso soltanto invocare il mio coraggio, per non cedere con te, e resistere. Quanto vorrei invece consolarti con quello che provo, un amore folle... lo sai... ormai lo sai... 
Ti ho vista entrare poco fa, come una tempesta che spalanca le finestre senza preavviso. In un angolo di questa lussuosa stanza, mentre aiutavo mia nonna ad assistere il medico che curava tuo padre, io ti aspettavo. 
Dentro, solo dentro di me posso finalmente gridarlo... Amore mio... 
Sono qui!
Eccomi. 
~
Come annulla ogni senso lo sfogo.
Annulla barriere, vicoli tortuosi della mente, durezza dell'anima, libera i sentimenti, l'angoscia, libera la verità...
Sono sola... oh... qualcuno sente o vede che ora vorrei solamente diventare trasparente come il silenzio?
Non mi rendo conto di come il tempo stia trascorrendo, ma in fretta qualcosa cambia... Qualcuno ha sentito. Qualcuno si avvicina... Si fa avanti in un silenzio che svela, pesa come l'anima, il respiro, i battiti accelerati di un cuore che non è più muto. Perché non può non rispondere... non adesso... 
Tu... sei tu...
E mi porgi il tuo fazzoletto. 
Oh... Dio... 
_ Grazie André! Ti ringrazio... _
Afferro il tuo fazzoletto e negli occhi bagnati una piccola fiammella di luce caldissima si è accesa. Perché sono felice di vederti, di averti qui vicino, così tanto vicino a me. Non parli ma il tuo sguardo è sorgente di vita per me e di tanta, infinita dolcezza. 
È morbido, caldo su di me, sul mio viso, i capelli, il dolore... scivola sulla pelle e arriva profondo nel cuore. 
Non lascio subito la presa... 
Ancora un istante André... ancora un istante. Tu non la senti questa strana musica? È bassa, ma abbraccia ogni cosa... Io la sento adesso! La sento davvero e vorrei cantare invece che piangere come una bambina al tuo cospetto. Vorrei lasciar cadere questo fazzoletto e lasciarti arrivare ancora a me. 
Si... questa è la verità. 
Ancora un istante... André. Lascia che mantenga questo timido contatto ancora un altro po'. Voglio farlo danzare tra la pioggia e il sole accecante. Voglio farlo vibrare dentro per il tempo di una nome, ora che la maschera è caduta. Ancora un po', ora che mi hai scoperta. Presto sarà tutto finito ma ora il tuo silenzio mi è complice, come il mio sguardo, le mie lacrime, le mie ferite sono tue alleate.
~
Sei così indifesa adesso...
Lascia aperta questa piccola fessura Oscar... ancora un poco mentre mi guardi dietro veli cangianti di acqua. Ancora un poco... voglio che tu capisca che non ti abbandonerò mai, che sei la mia vita, che la mia anima dimora in te. Che ti amo come non potrai mai sapere...
_ Tuo padre vivrà, non preoccuparti Oscar... _
Ti dico infine, a bassa voce per tranquillizzarti, lasciandoti il mio fazzoletto tra le mani. Ti sorrido, i tuoi occhi sono così imploranti ed è così fragile la loro luce. Non vorrei andare, ma non posso restare così a lungo. Non posso... 
Distolgo lo sguardo da te, inspiro e poi lentamente dirigo i miei passi verso le porte della camera, rimaste spalancate. Torno nel miei ranghi, con l'unica certezza e consolazione di esserci stato, ancora una volta.

Hai sorriso e te ne sei andato. Ti sei ritirato silenzioso come la marea. E mi hai trascinata André, sappi che ci sei riuscito, senza in realtà fare nulla. Hai risucchiato la mia attenzione, il mio respiro, la mia volontà. Lasciando a riva solo le verità più profonde. Perché solo tu mi hai visto per quello che sono. Una donna... così spaventata in questo preciso momento.
Non uso il tuo fazzoletto, lo guardo solamente, premendovi più forte i polpastrelli mentre lo avvicino alle labbra, per cercarti di nuovo. E lascio che le mie lacrime si asciughino da sole...
~
Il giorno si è spento e la sera rinfresca l'aria con il suo bacio di velluto. Non sono tornato in camera mia e indosso ancora l'uniforme blu da soldato della guardia. Sono seduto come se non avessi peso davanti al camino delle cucine. Un tizzone arde solitario, odora di pino umido d'estate. Lo sposto con un ferro lungo, giocherellando con i pezzi di brace che si staccano pian piano. Ho lasciato sul tavolo, accanto ad un'unica candela accesa, un bel bicchiere di vino scuro e profumato. Ma non l'ho nemmeno toccato... i pensieri sono fissi su una realtà a cui mi devo attenere. Devo... Oscar... devo perché voglio starti vicino... perché è l'unico modo... Tuo padre poche ore fa mi ha chiesto di accompagnarti al ballo che il generale Bouillé ha organizzato per trovarti un marito. Serro le labbra, getto il ferro a terra, rumorosamente. Le mani nei capelli e i gomiti sulle ginocchia, a reggere questi pensieri odiosi... mi straziano Oscar... Dio non voglia che debba assistere al tuo fidanzamento con un giovane aristocratico! Mi manca quasi il respiro... vorrei imprecare, maledire... e vorrei quasi piangere.
La porta della cucina scricchiola nell'aprirsi. Sbuffo e getto un altro piccolo ceppo nel fuocherello, quantomeno per avere un po' di luce in più sui profili delle cose che mi circondano.
_ Nonna... ti prego, cos'altro c'è? Vorrei restare solo... _
Un silenzio simile al rumore della neve quando cade. Poi una voce debole, una voce cara... la più amata.
_ Oh... scusa... me ne vado. _
Mi volto di scatto e mi alzo in piedi, abbandonando alla svelta la piccola seggiola impagliata. Non credo da molto ormai alla mia vista, poco lesta purtroppo, ma ora... meno di ogni altra volta. Al di là del tavolo di legno massiccio, ci sei tu.
_ Ciao. _
Ti sorrido, non mi aspettavo di vederti. Non ancora per oggi.
_ Ciao. Non volevo disturbarti... me ne vado se hai da fare. _
_ No. Non ho nulla da fare, stavo per andare in camera mia... è stata una giornata lunga e faticosa... _
_ Già... lo è stata davvero. _
Rispondi piano e con un dito segui le venature del legno del tavolo, che guardi con attenzione, abbassando il capo, facendo ondeggiare ai lati del viso qualche ciocca di capelli. 
Questa sera mi sembri ancora più esile, forse più scoperta, più fragile. Ed è un pensiero che mi provoca un sottile dolore. Giro con calma attorno al tavolo e arrivo con un sorriso davanti a te. Hai ancora gli occhi un po' gonfi e dall'ultima volta che ti ho vista, sono ancora più rossi. Hai pianto, non ho dubbi. 
E hai pianto da sola stavolta.
~
_ Tu... come stai? _ 
Mi chiedi cercando delle risposte nei lineamenti del mio viso. E il tuo sguardo diventa pieno, seppur spezzato. Lo sento su di me come la carezza del fuoco.
_ Bene. _
Rispondo soltanto... e inizio a chiedermi perché... Perché dovevo per forza cercarti stasera? 
_ Indossi ancora l'uniforme... _
Considero mentre un angolo delle mie labbra si solleva. Ricambi il sorriso. 
_ Non sono forse un soldato perfetto? _
Dici con una piccola risata, come sempre cristallina. Riabbasso lo sguardo subito dopo aver sorriso e prendo i lunghi lembi sfrangiati della mia fusciacca color lavanda. Li tiro con decisione dopo averli sciolti senza motivo, sistemando il nodo alla vita che era già perfetto.
_ Volevo ringraziarti... per essere stato vicino a mio padre oggi. _
Una delle verità. Una sola... ma adesso va bene così. 
Adesso io... 
_ Non mi devi ringraziare Oscar... Dico davvero... _
Lo ammetto, sei dolce André. Lo sei e mi devasta, mi devasta la tua dolcezza. 
_ Bene... io... torno in camera mia. Sono molto stanca. Domani abbiamo un giorno libero. Buonanotte. _
Parlo concisa, fissando il piccolo ceppo di legno nel camino regalare braci incandescenti. Ma proprio mentre mi avvicino di slancio alla porta dietro di te, il tuo fazzoletto, che ho tenuto sempre con me
dentro la fusciacca, scivola morbido sul pavimento, davanti ai tuoi occhi. 

_ Oh... questo è... _
Mormori qualcosa mentre mi chino rapidamente a raccogliere un fazzoletto bianco. Lo guardo, lo riconosco ma non dico nulla e te lo riconsegno, notando compiaciuto un lieve imbarazzo accendersi nel tuo respiro.
_ Ti accompagno fino al corridoio, è buio e questa è l'unica candela accesa.. è molto tardi... _
Dico senza pensarci troppo, mentre infilo il pollice nell'anello di ottone del portacandele e ti seguo dopo che usciamo insieme dalle cucine. 
Non emetti un suono, nemmeno un piccolo sospiro. Sembri ferma, come una venata statua marmorea, eppure stai camminando davanti a me, che rischiaro i tuoi passi sullo scalone. Arriviamo al corridoio centrale del piano superiore, corredato da quadri imponenti e vasi di rose profumatissime. Camminiamo affondando i passi su un morbido e stretto tappeto viola. Il corridoio si dirama, crea nicchie, ed è molto buio. Dietro il primo angolo sulla destra c'è la tua camera, insieme alle altre camere padronali.
_ Bene... Buonanotte Oscar! _
Fermo i miei passi, attendo che tu prosegua in silenzio fino alla porta della tua stanza da letto. Da un bel pezzo non vi metto piede... 
Tu però non ti muovi, rimani ferma, dandomi le spalle... e io avverto una strana sensazione alla bocca dello stomaco e deglutisco quando ti sento bisbigliare.
_ Ti ricordi André? Quando eravamo bambini... giocavamo spesso qui... fingendo di trovarci in un labirinto... _
Appena udibili queste parole, che mi strappano un sorriso.
_ Si, ricordo bene... _
La luce tremolante della candela nel buio e ampio corridoio crea intimità tra noi. Un'intimità che potresti spezzare in qualsiasi momento.... eppure resti dove sei... e a me sfuggono parole che non dovrei nemmeno osare pensare. 
_ Ti sposerai... Oscar? _
Un sospiro profondo e lentamente, finalmente, ti volti. Mi avvicino con la candela, quanto basta per ritrovare lo zaffiro dei tuoi occhi cupi, ma sempre bellissimi. 
Tu sei bellissima...
Subito alla mente la promessa che ti ho fatto di non sfiorarti più... un passo indietro... la testa bassa... 
_ Non importa... buonanotte... _
Fingo sicurezza. In realtà trattengo il fiato e ogni intenzione. Dannata suggestione, non voglio commettere altri errori. 
Ti accompagnerò a quel ballo, ti starò vicino, come sempre.
Muovo un passo in direzione opposta alla tua. Voglio credere di non udire il mio cuore che sobbalza, ma la tua mano afferra la mia...
Mi hai preso senza tremare. Aria fresca tra le mie dita arrovellate.
~
_ Aspetta... _
La mia voce è soltanto alito caldo e lenta indecisione. 
Cosa sto facendo? 
Sono troppo provata, da troppe lacrime o da troppa paura... Forse è per questo che ho bisogno di averti vicino ancora un po'. Forse è per questo che non riesco a lasciar andare la tua mano... grande, rassicurante, inizia a stringere di più le mie dita, inizia a farsi sentire, come il tuo respirare sommesso e il calore della tua presenza, qui... ora... davanti a me, che non riconosco più chi sono.
Fisso l'attenzione sui particolari della tua uniforme, le tue spalle sfrangiate, il colletto montante, le ciocche nere dei tuoi capelli, volute morbidamente avvolte di luce fosca.
E sento uno strano dolore pungere il ventre e sebbene sia dolcissimo mi turba, arriva agli occhi, poi di nuovo alle labbra che dischiudo e inumidisco con la punta della lingua.
Perché sento ardere il mio corpo?
Cos'è questo dolce dolore?
Qualcuno mi aiuti... 
Non capisco...
Tu, André... cosa mi hai fatto? 
_ Oscar... tuo padre starà bene... è stato fortunato... non temere... _
Accenno un sorriso... si, la paura per lui c'è stata ma ora si è placata. Ora ci siamo solo io e te... in questo groviglio di pensieri e di sensazioni così strane... così profonde...
_ Un intrico di vie... di passaggi segreti... te lo ricordi André? Chiamavamo il nostro gioco....Dedalo... _
Mi osservi, ora sono senza difese.
_ Si... e una nicchia come questa era l'uscita dal labirinto... Restavamo abbracciati per minuti interi ad occhi chiusi... per vedere poi dove... dove ci avrebbe portato l'uscita.... _
Sorridi e poggi il portacandele sul ripiano della consolle accanto a me. 
Il tuo sguardo mi percorre, lo vedo.
_ Dove potrebbe portarci... adesso... questa uscita, André? _
Ti chiedo senza capire il perché delle mie parole mentre i miei occhi diventano lucidi. 
_ Non lo so, forse verso la libertà, la salvezza... oppure verso... _
Vorresti aggiungere un'altra parola, ma non lo fai.
_ La libertà... _
Ripeto in un soffio. Una parola amara sulle mie labbra.
_ È meglio che tu torni in camera tua! _
Lo esclami con precisione ma con poca convinzione, perché non lasci la mia mano. 
~
Sei ancora sconvolta da tutto ciò che è successo oggi, deve essere questo... Ma non intendi andar via e nell'alone ambrato della luce della candela, scivoli nella nicchia più vicina del corridoio, accanto ad una statua classica posta su un piedistallo dorato alto e stretto. 
_ Vuoi... giocare? _
Mi chiedi sussurrando da quella rientranza ancora più buia e la tua voce bassa scende sotto la mia pelle... 
Le tue mani, con grazia, lentezza, si sollevano verso di me. Sono timide, ma quasi imploranti. 
Dio... non posso farlo...
_ No... non siamo più bambini... non chiedermi questo. Io... _
Tendi le braccia e cerchi il mio sguardo. Non posso... Oscar... non posso... 
_ André... _
Pronunci il mio nome senza quasi muovere le labbra... poi soffi sulla candela... il buio cala su di noi... e la piccola distanza che ci separa si fa baratro.
Respiri agitati, i miei e i tuoi.
Lentamente... lo spiraglio di luna che entra dalla finestra in fondo al corridoio, inizia ad ricoprire di argento qualche particolare. Il chiarore della tua camicia bianca, il luccichio della vernice delle tue scarpe nere, l'oro diventato mare impetuoso tra le onde dei tuoi capelli. 
Le tue braccia mi aspettano, lo so, sento la seta della tua blusa sfregare contro il fianco mentre alzi le braccia, per chiamarmi a te, di nuovo.
Si.... voglio giocare. Fingerò di giocare Oscar.
Un passo è abbastanza... 
Un passo per perdersi... 
Un passo e nell'oscurità pesante siamo soli... solo io e le tue mani... che arrivano sulla pelle del mio viso... 
Un breve gemito nel sentire le tue dita scorrere sulle mie guance...
_ Non piangere... _
Ti sussurro mentre accarezzo gocce di puro dolore dal tuo viso. 
_ Ci sono io... ci sarò per sempre... _
Mi avvicino ancora, mi chiami a te accarezzando le mie braccia.
Un ultimo tentennamento, poi sei qui... nel buio sei qui... lasci finalmente che sia il mio petto ad asciugare ogni paura. 
_ Stai qui... stai qui Oscar... _
~
Anche se volessi non riuscirei André... non riuscirei a rinunciare alle tue braccia e al calore del tuo corpo contro il mio.
_ Stringimi più forte... _
Come può essere violenta la caduta di un velo di finte certezze... nel momento inatteso in cui realizzi ogni cosa... in cui trovi lo sbocco, l'uscita, la via, per vivere davvero...
In questo buio, nascosti anche dalla luna, ti abbraccio come non facevo da anni, come non credevo avrei fatto mai. Il dolce dolore morde ancora lo stomaco, le gambe e la voce... così graffiata mentre ti chiama.
_ André... Cosa... cosa stavi per dire? A cosa può portarci ora un passaggio segreto? Questo... passaggio segreto? _
Una domanda tra respiri caldi e smaniosi del tuo odore, così vicino che lo assorbo in me. Diventa mio ora che ho le labbra e il viso tra i tuoi capelli.
_ All'amore... _
Sussulto un poco a questa parola. Sapevo che l'avresti detto...
Tremi anche tu adesso, mentre parli e frughi tra i miei capelli. E sono così dolci queste carezze... hanno un potere strano su di me.
Le mie cosce sfiorano le tue, siamo ancora più vicini... ancora più vicini.
Stringimi di più... 
Stringimi ancora. 
_ Oscar... dimmi che non sto sognando... ti prego... _
Gemi sulla mia spalla. Scuoto la testa. Non riesco più a parlare... perché le tue braccia sono forti sul mio corpo. Stringo i pugni sulla tua giubba, per non tremare, ma prendi svelto le mie mani tra le tue e le porti alle labbra. Le baci tra respiri affannosi e io inizio a desiderare quelle labbra morbide sulle mie. Adesso. 
Forse perché mi sono avvicinata al tuo viso, forse perché il mio respiro riscalda la tua pelle... E tu inizi a baciarmi la fronte... la guancia... il mento... 
_ Tu cosa sai dell'amore André? _
Ti fermo e mi allontano, solo per ascoltare la tua risposta. 
_ Per me l'amore sei sempre stata tu... _
Sgrano gli occhi e un istante dopo sono di nuovo tra le tue braccia. 
Di nuovo vicine... labbra così vicine... si sfiorano... si respirano... si scoprono...
_Baciami... _
La mia voce spezzata.
Ti getti sul mio viso, un bacio che toglie il fiato. 
L'una nell'altra... le nostre bocche sono l'una nell'altra... intrecciate, smaniose, lucide di baci che divorano. 
_ Si... lo so dove ci porterà... _
Qui... al buio, tra le tue braccia una via d'uscita, l'unica risposta, in un dedalo di dubbi... 
E pronuncio, in un gemito di felicità, sul tuo sorriso commosso, l'unica parola che sento verità in me stessa... 
Una parola che mi conduce solo a te... solo a te André.
_ All'amore... _
~•~•~•~
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Grazie di cuore a chi legge e segue le mie storie...
Una dedica speciale alla cara Ireland con tantissimi auguri per il suo compleanno!
Un bacio e Buon San Valentino!
Cecile

   
 
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