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Autore: Mia addams    14/02/2016    0 recensioni
Il mio nome era Lily Potter. La mia vita non poteva definirsi noiosa ma di certo non era all'altezza della vita che aveva vissuto la mia famiglia. Spendevo il mio tempo mettendomi nei guai e progettando schemi di Quidditch, attività che adolescenti scalmanati potevano benissimo portare avanti senza finire un giorno sì e uno no in fin di vita.
Ero nata in una generazione che aveva tutto, che non aveva nulla per cui lottare, nulla in cui sperare. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava ma mi sentivo alquanto inutile.
« Sei fortunata! » mi rimbeccava continuamente mia madre. « Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato? »
« Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo! »
E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quando i festini natalizi diventano...


Dopo lo stressante sabato in cui io e mio cugino avevamo evitato per un pelo l'espulsione da Hogwarts se non fosse stato per il fatto che Alex Olsen si era dimostrato più discreto di quanto pensassi, era arrivata anche la domenica e la conseguente uscita ad Hogsmeade. Hugo ci sarebbe andato insieme ai nostri cugini e Frank Paciock mentre Dominique sarebbe con buonissime probabilità uscita insieme al Capitano, per quanto avevo potuto capire e non potendo affatto impedirlo.
Professai, in ogni caso, una piacevole e tranquilla domenica in compagnia di Alex.
« È vero che vai ad Hogsmeade con Alex Olsen? » mi chiese Lisa Finnigann, vedendomi meno scompigliata del solito mentre mi preparavo in dormitorio.
Katie Thomas, che stava cercando di pettinare la sua chioma afro esageratamente riccioluta, si mise immediatamente in ascolto, fissandomi dallo specchio e sperando di sentirsi narrare il racconto di come Alex mi aveva chiesto di uscire. Io, che stavo infilandomi il cappotto, mi voltai verso di loro facendo un sorriso forzato.
« Oh. Sì. »
Erano girate alcune voci a cena (Dominique sembrava essere stata la voce urlante e isterica da cui era partito non tanto accidentalmente il tutto) sul fatto che Alex mi aveva invitata ad Hogsmeade. I Grifondoro ne erano del tutto al corrente, e Hugo ci tenne a sottolinearlo a pieni polmoni in sala comune dopo la cena non appena ricevette la notizia che gli avevo con tanta riserbatezza confidato. Alcuni ragazzi, che probabilmente avevano cominciato a detestare Alex Olsen, e alcune ragazze, che probabilmente avevano cominciato a detestare me, non l'avevano presa del tutto bene, tra cui Victoria Robins, di cui Fred nutriva una forte simpatia, ed era un eufemismo, da tempi remoti. Inutile dire che mio cugino non ne fu così felice.
Mi avviai con passo veloce verso l'ingresso del castello dove ero sicura che Alex fosse ad attendermi. Il ragazzo,infatti, era in piedi al centro della sala d'ingresso, non mostrando alcun interesse per le studentesse che lo indicavano e correvano via ridacchiando come oche. Era molto carino col giubbotto blu cobalto che gli metteva in risalto la carnagione eccessivamente pallida e i suoi setosi capelli bianchi.
Mi sorrise quando mi vide.
« Ciao. » disse cordialmente, in saluto.
« Alex, ciao. Sei qui da molto? »
« Solo cinque minuti, ero abbastanza in anticipo. Andiamo? » propose lui, facendomi un gesto galante con la mano e sorridendomi.
Non avevo dubbi: sembrava proprio una persona precisa e assolutamente schematica e ordinata.
Annuii con un cenno ed insieme ci incamminammo verso il portone. Gli occhi degli studenti erano puntati su di noi. Non ci badai molto: dopo anni e anni ero fin troppo abituata a sentirmi gli occhi delle persone addosso. Piuttosto, riflettei per un momento su come mi sentivo per quell'uscita insieme ad Alex Olsen. Non ero nervosa ma mi sentivo abbastanza strana: Alex mi metteva addosso una strana sensazione che non avrei saputo spiegare e la cosa mi incuriosiva e allo stesso tempo mi teneva all'erta.
« Sei mai stato ad Hogsmeade? » chiesi, percorrendo la strada verso il piccolo paesello innevato e affondando i miei alti anfibi nella neve alta. Alex scosse il capo con disinvoltura, temprato e calmo. « È un posto tranquillo: poche case, anche se tantissimi negozi. Io adoro il negozio degli scherzi di Zonco e i tre manici di scopa. Potremmo prendere una burrobirra lì. »
Lui annuì come se fosse del tutto indifferente riguardo al luogo in cui saremmo andati. Fece per replicare quando mi fermai di colpo, maledicendo qualcuno dall'alto. Avevo appena alzato lo sguardo davanti a me quando vidi il professor Lumacorno venirci incontro con ardore, urlando qualcosa che non riuscii ad afferrare.
« Oh-ho, la bella Potter e il nuovo talentuoso studente Olsen! » aveva esclamato il vecchio professor Lumacorno quando fu di fronte a noi, grasso come un mobile e con due baffoni che gli pendevano e svolazzavano al vento. « Due piccioni con una fava! »
« Professor Lumacorno, ha trascorso una bella giornata? » chiese con gentilezza Alex, anche se nel tono riuscii a captare in maniera lieve il suo disinteresse.
« Bellissima giornata, caro mio, davvero splendida. » rispose lui, grato di essere preso così in considerazione da uno studente tanto talentuoso e intelligente come Alex. « Ho deciso di andare via prima che faccia buio. Sono di corsa, ho un appuntamento con il buon vecchio Hagrid e il caro professor Brown. »
Io, che stavo fissando la neve sugli anfibi senza ascoltare una sola parola pronunciata dal mio insegnante, alzai lo sguardo con uno scatto fulmineo.
« Come mai ha un appuntamento con loro, professore? » domandai, senza riuscire a trattenermi.
« Oh, beh, niente di importante. » rispose Lumacorno, evasivo. Non ci avrei scommesso un galeone che non fosse niente di importante. « Roba prettamente scolastica! Dove eravamo rimasti? Ah, proprio voi cercavo! Ho un invito speciale per due miei brillanti studenti. »
« Un invito, signore? » chiese Alex, col solito tono neutro.
Purtroppo per me, già ero a conoscenza di cosa stavo andando incontro.
Lumacorno fece una risatina compiaciuta. « Per la festicciola di Natale nel mio ufficio, naturalmente! Lunedì sera, prima della partenza del martedì mattina per le vacanze natalizie. Sarei molto lieto se foste dei nostri! »
Erano anni che Lumacorno organizzava cene e feste a cui tentavo puntualmente di sottrarmi costringendo il Capitano, tra una crisi isterica e l'altra, a spostare gli allenamenti di Quidditch per quel giorno preciso così che io, invitata da Lumacorno non di certo per l'abilità in Pozioni, potessi svignarmela. Nella mia cerchia di parenti, solo io, Dominique e Louis facevamo parte di quello che era chiamato Lumaclub, ed esso comprendeva anche Frank e Alice Paciock, presumibilmente costretti dal padre. Hugo e Fred erano stati banditi nel momento in cui decisero di far scoppiare dei pericolosi petardi durante una vecchia festicciola al terzo anno e da quella sera il professore non ebbe desiderio alcuno di invitare i miei cugini alle cene successive.
« Sarei molto onorato di partecipare, professore. » acconsentì Alex, educatamente.
« Sì, non vedo l'ora, certo. » borbottai, cercando di apparire entusiasta.
« Ne sono felice, ragazzi miei! » Lumacorno sembrava eccitato come non mai. « Ho invitato poche ore fa la cara Dominique, Louis, l'eccentrico Justin Smith. » al nome feci uno sbuffo. « e sua sorella Cassandra, molto abile in Pozioni. » lo sbuffo si era trasformato in una smorfia di disgusto. « e poi ovviamente Lorcan Scamander e il suo carismatico gemello. »
La smorfia si era trasformata in una maschera di puro panico. Immaginavo fosse stato invitato ma il pensiero che potessi ritrovarlo alla festa di Natale di Lumacorno mi allarmava. Senza parlare della presenza dei fratelli Smith.
« Allora, cari miei, ci vediamo domani sera! » Lumacorno fece una strizzatina d'occhio ad Alex, che non seppe come interpretare quel gesto. « Buone cose... » e con un'occhiata a dir poco maliziosa, sparì definitivamente dalla nostra vista prendendo una scorciatoia a sinistra.
« Molto curioso. » fu il commento di Alex.
Ridacchiai e mentre percorrevamo la stradina principale di Hogsmeade gli raccontai di Lumacorno e delle varie cene, pranzi e festicciole che organizzava durante tutto l'arco dell'anno scolastico, del suo Lumaclub e della sua tremenda ossessione per gli studenti famosi, con storie impressionanti alle spalle e con spiccato talento.
« Capisco. » disse Alex, le labbra lievemente increspate. « E il tuo amico Scamander potrebbe dirsi famoso oppure uno studente brillante? »
« Beh... » balbettai, presa alla sprovvista dalla domanda del tutto inaspettata. Mi sarei aspettata qualsiasi interrogativo da parte del ragazzo, eccetto qualcosa che riguardasse Scamander. Non capivo per quale motivo volesse indagare su di lui, nonostante immaginassi che la mia cotta per il suddetto poteva sembrare alquanto evidente agli occhi di Alex. « Entrambe le cose, direi. Ha abbastanza talento e i suoi genitori sono abbastanza famosi da permettergli di far parte della cerchia di studenti prescelti per il Lumaclub. Sua madre, la mia madrina, ha anche combattuto in guerra insieme a mio padre. »
« L'avevo intuito. Quindi, tu e Scamander siete imparentati, in un certo senso? »
« In un certo senso... » risposi, evitando qualunque tipo di espressione facciale che non vertesse sul disgusto generale.
Alex sorrise genuinamente. « Oh, parlando del diavolo. »
Spuntavano sempre le corna.
Seguii lo sguardo divertito di Alex e individuai chiaramente il ragazzo in questione che chiacchierava allegramente insieme ai suoi amici Jerald e Dean di Serpeverde, sorprendendomi di ritrovarlo in totale assenza di Cassandra Smith. I capelli biondi gli ricadevano in ciuffetti ribelli sul volto arrossato e non potetti fare a meno di notare che il cappotto nero e i pantaloni neri gli conferivano un certo fascino mentre in maniera impacciata si sfregava le mani gelide e rideva con gli amici. Sembrava l'anima del gruppo.
Che si spense di colpo non appena mi vide passare con Alex che, con estrema delicatezza, non fece ulteriori domande.
« Ti va di entrare qui dentro? » proposi in fretta, indicando distrattamente un pub di cui a stento conoscevo l'esistenza e voltando le spalle al diavolo in questione. « Abbiamo delle chiacchiere in sospeso... »




Io e Alex rientrammo ad Hogwarts quasi al coprifuoco. Il ragazzo era decisamente più tranquillo di come l'avevo lasciato lo scorso giorno fuori alla porta del bagno di Mirtilla Malcontenta. Avvisato del fatto che era meglio per lui evitare quel bagno date le continue e poco pacifiche infestazioni del fantasma e messo al corrente del fatto che io e Hugo non eravamo due pericolosi serial killer ma semplicemente due sperimentatori di prodotti che avevano avuto un piccolo inconveniente, sembrava che Alex fosse decisamente più a suo agio.
In quel momento, comunque, non ci feci molto caso. Il mio chiodo fisso era un altro...
« Mi sconsigli di usare il bagno al secondo piano, allora. » stava ricapitolando Alex, piuttosto divertito.
« Te lo sconsiglio, anche se Mirtilla Malcontenta potrebbe apprezzare... » dissi, con una schiettezza impressionante.
E chi non avrebbe apprezzato?
Fortunatamente, prima che potessi affondare ancor di più il coltello nella piaga, fui interrotta dalla contemplazione del profilo perfetto di Alex e dalla mia totale immersione in pensieri che riguardavano la nota bellezza fisica del ragazzo in questione. Sfortunatamente, ad interrompermi furono un'isterica Dominique seguita a ruota da un Hugo particolarmente su di giri, intenti a spintonarsi tra di loro su per le scale di marmo mentre si urlavano contro qualcosa che, purtroppo per me, il mio compagno d'uscita riuscì del tutto ad afferrare.
« LILY LUNA POTTER! » strillarono all'unisono non appena mi scorsero.
Rimasi di sasso mentre i due continuavano a pestarsi tra di loro per tutto il tragitto, fin quando non furono di fronte a me, entrambi stravolti e arruffati, con le mani sui fianchi.
Non mi piaceva affatto.
« Io e te dobbiamo fare i conti. » eruppe senza troppi giri di parole Dominique, squadrandomi con occhi che mandavano scintille e calcando pesantemente sulle parole. Poi, si rivolse al ragazzo con gentilezza: « Ciao, Alex. »
Le labbra di Alex si incresparono in modo lieve in un sorriso di saluto mentre io tentavo in tutti i modi di azionare il cervello per elaborare in fretta una scappatoia. Una scenata di isteria in presenza del ragazzo che aveva appena cambiato idea sul mio stato mentale non mi sembrava l'ideale.
« Scusa l'invadenza, Alex, ma mia cugina l'ha ritenuto necessario. » si inserì Hugo, borbottando maledizioni tra i denti. « Ti sembra questa l'ora di tornare al castello? Mi hai lasciato da solo con questa svitata! »
Non aveva neanche finito di pronunciare quelle parole che Dominique l'aveva afferrato rudemente per la collottola. Preso alla sprovvista, mio cugino cominciò ad urlare di lasciarlo andare altrimenti l'avrebbe fatta saltare in aria come una Caccabomba. Tutto questo sempre in presenza di Alex Olsen che...
« Sono stato davvero bene, Lilian. » disse, sincero e con una certa urgenza. « Ti lascio con... » volse uno sguardo ai due che continuavano a battibeccare come bambini e preferì non continuare la frase. Non lo biasimai neanche per un secondo. « Ci vediamo domani alla festa. Buonanotte a voi. » e partì alla volta della Torre di Corvonero.
Non appena Alex sparì dalla nostra vista, mi scagliai come una furia contro i miei due cugini e li spintonai per le scale che portavano alla via più diretta per i dormitori.
« Potrei sapere che diavolo sta succedendo? » sbraitai, e le mie urla si sarebbero potute sentire fino in Giappone. « Vi sembra davvero il momento di fare baccano? In sua presenza! »
« E che ti importa di lui? » partì al contrattacco Dominique, acidamente. « Ti abbiamo cercata dappertutto, credevamo... »
« Lei credeva! » corresse Hugo inalberato, puntando il dito accusatore contro nostra cugina con sguardo che avrebbe potuto incendiare il mondo.
« ... che ti fossi imboscata da qualche parte con lui! » concluse mia cugina, affannata. « Ero preoccupata facessi qualche idiozia delle tue. E poi, il tuo obiettivo non era un altro, razza di incosciente? »
Alzai gli occhi al cielo, pregando chiunque in quel momento potesse ascoltarmi. Nella parola: « obiettivo » si udiva in maniera chiarissima il nome di Scamander.
« Ma la stai sentendo? » intervenne nuovamente Hugo, scioccato.
Il problema era che la stavo sentendo fin troppo bene.
« Dominique, dovresti trovarti un passatempo. » le dissi, scuotendo il capo anche se nel mio petto ardeva qualcosa di cui preferivo non scoprirne l'identità.
« Sono uscita con il caro William Baston, se proprio vuoi saperlo. » aveva rivelato, come se non si fosse abbastanza capito che i suoi obiettivi, invece, erano i muscoli e il letto a baldacchino del Capitano.
« TU CHE COSA AVRESTI FATTO?! »
Hugo, che non era stato avvertito prima del nuovissimo e ambiguo rapporto che si stava creando tra nostra cugina e il Capitano Baston, impallidì visibilmente. Avevo dimenticato di riferirgli quel piccolo ma importante particolare.
« Tu esci col Capitano? Tu esci davvero col nostro Capitano? »
Lanciai a mio cugino un'occhiata colpevole mentre lui continuava ad urlare ingiurie che fecero minacciosamente eco nel corridoio. Dominique sorrise maliziosamente alla reazione e mi fece l'occhiolino.
« Ti racconto i particolari quando avremo abbastanza tempo. »
« Dominique. » sottolineai, ignorando le smorfie teatrali di mio cugino e il suo pallore spettrale. « Ti supplico, il Quidditch... »
« Senti, ti ho mai dato motivo di preoccuparti? » chiese lei, con un sopracciglio inarcato e con espressione che mi sfidava chiaramente a non contraddirla. Io, naturalmente, feci per contraddirla ma lei mi interruppe frettolosamente: « Puoi stare tranquilla, rilassati. » facendomi un secondo occhiolino sotto lo sguardo a dir poco interdetto di Hugo che intercalava tra una parolaccia e l'altra: « ma proprio il Capitano? » e ancora: « addio coppa del Quidditch. » e anche: « a chi piacerebbe passare del tempo con William Baston? »
Feci roteare gli occhi.
« È tardi. Penso proprio che... »
« ... sei una vera incosciente. » concluse Dominique irritata, intromettendosi senza un filo logico nel mio invito a recarci alla Torre di Grifondoro. « Ma non capisci? » insistette ostinata, ignorando con tutto il decoro del mondo nostro cugino, a cui sembrava si fosse bloccata la crescita dallo shock. « Ma non capisci che al tuo obiettivo non interessa affatto Cassandra Smith? E tu che cosa fai? Esci con il nuovo studente! »
A dire il vero, avevo fantasticato molte volte sulla possibilità che Scamander avesse smesso di provare qualcosa per la Smith. Ero arrivata perfino a pensare che stavo cominciando ad interessargli, soprattutto dopo le vacanze passate insieme. A volte ero addirittura convinta di piacergli, avevo avuto i pipistrelli nello stomaco tutte le volte in cui alle lezioni mi sorrideva e quando dopo le lezioni decideva di fare strada con me per chiacchierare. Nel mio assurdo, avevo anche pensato fosse furibondo a causa del mio rapporto con Alex Olsen e del fatto che cominciavo a passare il mio tempo insieme a lui.
Nel mio assurdo...
« Forse ti deve essere scappato un particolare importante, Dominique. » esordii, pronta per sparare una delle menzogne più grandi di cui la mia bocca si sarebbe riempita. « A me Scamander non interessa affatto. E esco con chi mi pare e piace. »
Dominique aveva spalancato la bocca. « A te piace Alex Olsen? »
« Ma in realtà... »
« A te non piace! » decise Dominique per me.
Rimasi come una perfetta idiota a fissarla in maniera sconvolta, sotto lo sguardo ancora sbigottito di mio cugino che, ero abbastanza certa, non avesse compreso a pieno il significato che si celava dietro quella conversazione. O almeno lo speravo ardentemente, anche se supponevo si fosse fatto due conticini dopo la chiacchiera poco amichevole avuta con Dominique e dopo che mia cugina aveva avuto la brillante idea di spifferare del presunto triangolo amoroso che mi aveva resa non solo uno dei punti del triangolo ma anche lo stesso baricentro.
Dominique fece un lungo respiro, afferrandomi per un braccio.
« Apri bene le orecchie, razza di idiota. »
Non iniziava bene come discorso.
« Domani sera abbiamo la festa di Natale di Lumacorno e ho un abito rosso che farebbe convertire qualsiasi vecchio prete incallito. »
La proposta mi allettava non poco.
« Giuro che mi faccio suora se non ho ragione. »




Mia cugina aveva un problema e non si chiamava affatto Alex Olsen.
Dal mio canto, anch'io avevo un problema e non si chiamava affatto Dominique o il meraviglioso abitino rosso fuoco che avevo accettato di indossare dopo una teatrale messinscena di negazione più totale.
Quello che era certo, comunque, era che entrambe avevamo un problema che molto probabilmente non si sarebbe risolto in tempi brevi. O non si sarebbe risolto affatto.
« Non sa quel che dice, vero? »
« No, Hugo, non lo sa. » mentii, ringraziando il cielo che mio cugino avesse la sfera emotiva di un cucchiaino e trovando imbarazzante parlare con lui anche solo remotamente della possibilità che avessi perso la testa per Scamander.
Possibilità che avrei dovuto prendere in considerazione più seriamente dal momento in cui ci saremmo ritrovati ad una festa insieme e che, secondo le malsane congetture di mia cugina, non sarebbe stata affatto una festicciola tranquilla.
La sera della cena di Natale, io e Dominique venimmo accolte nonostante i venti minuti di ritardo, in cui ero stata vittima di disperate crisi psicologiche dovute all'abito succinto e al pensiero che qualcosa di veramente spiacevole stesse per incombere su di me, da un allegro Lumacorno. L'ufficio dell'insegnante era enorme e addobbato con luci natalizie e un piccolo albero sulla destra della stanza. Gli invitati chiacchieravano e si godevano l'atmosfera. Separata da una tendina dorata vi era una piccola stanzetta poco illuminata in cui in fondo si poteva intravedere il bagno.
Inutile dire che fui immediatamente placcata da Lumacorno e presentata come un trofeo dinanzi ai suoi strambi colleghi stregoni.
« Vi sfido ad indovinare il nome di suo padre, miei cari amici! » fece un sorrisetto il professore, acconciandosi il panciotto verde scuro e dandosi non poche arie.
« Qualcuno del Ministero, Horace. » rispose un uomo alto, con un mantello viola scuro svolazzante e una faccia buffa. Dominique mi fece un sorrisetto divertito, allontanandosi da me per unirsi a suo fratello Louis e a Frank al tavolo delle bibite mentre io meditavo il suicidio. « La vedo una ragazzina davvero in gamba. »
Che indossa un abito da prostituta, avrei voluto specificare.
« Sì, sicuramente qualcuno del Ministero. » intervenne un secondo mago.
« Un Auror, probabilmente. » ci tenne a precisare il terzo, con incredibile perspicacia.
« Cosa ne pensi tu, Potter? » chiese in tono confidenziale e paterno il professor Lumacorno.
Mi sottrassi da una conversazione infinita con l'abilità sorprendente che avevo acquisito negli anni e, facendo un sorrisetto di cortesia e di congedo agli illustri maghi e a Lumacorno, raggiunsi in fretta mia cugina che sedeva in disparte sul divano, bevendo da un calice del vino rosso.
« Non dire che non te lo aspettavi. » rise Dominique, non appena scorse la mia faccia irritata e la mia andatura da soldato tedesco.
La ignorai di buon grado e presi posto sul divano, riuscendo a dare solo in quel momento un'occhiata in giro. Salutai con un cenno alcuni studenti del Lumaclub che conoscevo e feci un sorriso a Louis e Frank dall'altro lato della sala intenti a chiacchierare con alcuni loro amici del settimo anno.
Dominique mi aveva rifilato un'occhiata piuttosto sufficiente che finsi di non aver notato mentre allungavo la mano sul tavolo delle bibite lì accanto afferrando un bicchiere colmo di burrobirra alcolica.
« L'abito sta facendo i suoi effetti. » esordì mia cugina, piuttosto seriamente.
Mi voltai di scatto per fissarla e lei fece l'ennesimo sorrisetto malizioso. Volsi un nuovo sguardo in giro per la sala e notai Lorcan Scamander sproloquiare in compagnia di alcuni colleghi di Lumacorno e il suo gemello, a pochi metri da lui, fissarmi intensamente mentre Jerald e Dean ridacchiavano visibilmente.
« Salutalo. » insistette Dominique, con abbondante dose di diavoleria, accavallando le gambe e attirando gli sguardi dell'intera sala. « Basta che ti volti di nuovo alla tua destra e fai un sorriso. Riesci a farlo un sorriso di tanto in tanto, vero, Lis? O resterai con quel muso da funerale per tutta la durata della festa? »
Non risposi: ero del tutto impegnata a chiedermi se il biondino fosse intento a fissarmi per il modo in cui mi ero conciata (per lui, tra l'altro) o mi apprezzava a prescindere dall'abito da squillo che avevo indosso. O se davvero mi stesse apprezzando. O se fosse solo frutto della mia immaginazione.
« Sa bene che hai accettato l'invito ad uscire di Alex e ha avuto un attacco di gelosia, per questo ti sta ignorando. È elementare! »
Era davvero così elementare?
« Impossibile. » decretai, cercando di convincere più me stessa che mia cugina. Feci un profondo respiro e partii furibonda all'attacco, facendo sobbalzare Dominique: « Ma a lui cosa diavolo importa? Io dovrei accettare tranquillamente il fatto che lui esca con la Smith mentre lui ha tutto il diritto di comportarsi da bambino se esco con una persona intelligente e stimolante come Alex? »
Dominique fece una risatina mentre voltavo le spalle al biondino in questione.
« Non che mi interessi ma... » tentai di riparare al mio banalissimo errore, avvampando e cominciando a balbettare, le mie funzioni lessicali completamente fuori uso.
Mia cugina fece una risatina ancora più divertita. « Ne parliamo dopo. Arriva il tuo adorato Olsen con cui non funzionerebbe mai nella vita. »
« Ma tu cosa pretendi di sapere di... »
« Ciao, Lilian. Dominique. » la voce di Alex mi fece evitare di minacciare di morte Dominique, che continuava a sorridere come se le avessero lanciato addosso un incantesimo di sorriso malefico permanente.
« Ciao, Alex. » salutammo, cordiali. Io meno cordiale, naturalmente.
« Come va la festa? » domandai, felice di cambiare discorso e ignorando mia cugina, che continuava a fissarmi a sottecchi.
« Oh, non male. » rispose il ragazzo, sedendosi sul divanetto accanto a noi con una così compostezza che io al confronto sembravo uno scaricatore di porto australiano. Dominique pareva approvare a pieno i modi di Alex, scoccando a quest'ultimo uno sguardo di apprezzamento. « Ma sono stato placcato da Cassandra Smith per una buona mezz'ora. Non me ne sono liberato facilmente, devo ammetterlo. »
« Ci ha provato spudoratamente con te. » aveva osservato Dominique, lanciando alla ragazza in questione, che non faceva che fissarci, un'occhiata sprezzante. « Forse vuole vendicarsi di qualcuno che non le ha prestato attenzioni. »
Io, che stavo bevendo un secondo sorso di burrobirra, rischiai di strozzarmi. Alex non si era mosso di un millimetro, per niente toccato dal mio comportamento.
« La vendetta va a braccetto coi ragazzi carini, no? » infierì mia cugina, ignorandomi con gran classe. La vidi scambiarsi un sorriso spontaneo con Alex, che annuì con gentilezza.
« Teoria affascinante, Dominique. » affannai, pulendomi le labbra col dorso della mano. « Vado a darmi una ripulita. » e defilai in fretta dai divani, lasciando nelle mani di Alex la burrobirra.
Fui nella minuscola stanza dietro la tendina dorata in pochi secondi, sentendomi cento occhi addosso, e mi compiacqui di trovarla completamente vuota. Entrai di corsa nel bagno di Lumacorno e mi chiusi a chiave. Dovevo assolutamente trovare il modo di scappare via alla Torre di Grifondoro, e in fretta. Inspirai a fondo e dopo qualche minuto spalancai la porta per uscire, diretta al settimo piano...
Sobbalzai per la sorpresa.
« Lysander! » esclamai, facendo un passo indietro.
L'alta figura del ragazzo si stagliava nella penombra della stanza. Era davvero bellissimo coi suoi occhi penetranti e i capelli biondo scuro che cascavano sulla sua fronte a ciuffetti spettinati e lievemente acquosi. Aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto sul viso, strano, concitato, ma allo stesso tempo appariva statuario, freddo. Non aveva detto una parola ma tra le sue labbra sembrava si muovesse qualcosa.
« Senti, io... »
Non mi fece neanche finire la frase, che non avrebbe avuto un minimo di senso e di completezza, che mi aveva afferrato il viso e aveva toccato le mie labbra con le sue. Fu un bacio lieve, a fior di labbra, e le aveva abbandonate in fretta per guardarmi dritto negli occhi mentre il mio cervello era praticamente e senza esagerazioni in un blackout totale.
« Non dire niente. » disse lui con durezza, tornando a baciarmi con trasporto...




Quello che successe dopo il bacio tra me e il ragazzo non fu bello quanto il bacio stesso. Lui mi aveva baciata, sì, e anche mentre lo faceva il mio cervello non riusciva a concepire il fatto che lo stesse facendo veramente. Avevo ricambiato con passione, mettendo in quel bacio tutta la rabbia e la frustrazione che mi aveva accompagnata per tutto il corso del trimestre, affondando le mie mani nei suoi capelli, beandomi delle sue labbra carnose, inspirando il suo profumo...
Finì in fretta come era cominciato.
Lui, con tutta la durezza e il distacco che aveva mostrato quella sera, se ne era andato via con passo veloce senza guardarsi indietro. Non seppi come interpretare quel gesto, sembrava quasi un addio.
Credeva sul serio che avessi perso la testa per Alex Olsen?
Ebbi il disperato bisogno di chiarire, di urlare al mondo che non appartenevo affatto ad Olsen e che non mi interessava nel modo in cui mi interessava lui.
Aprii di scatto la tendina dorata della stanza per correre da lui ma quel che vidi in quel momento mi fece pentire di averlo fatto: Scamander era stretto in un abbraccio con Cassandra Smith che, una volta individuata la mia espressione delusa, fece un sorrisetto sadico e si strinse con più fervore a lui.
Ero certa che Dominique e Alex dai divanetti avevano visto tutta la scena e che mi avevano seguita con lo sguardo anche quando mi ero diretta di corsa verso l'uscita dell'ufficio di Lumacorno. Ero altrettanto certa che anche il ragazzo mi aveva vista, nonostante la sua testa fosse immersa tra i capelli biondi della Smith e ci teneva a restarci.
Una volta fuori dall'ufficio di Lumacorno, individuai un posticino tranquillo nel corridoio e mi sedetti sulla pietra fredda, posando la schiena sui mattoni mentre mi pervenivano alle orecchie risate e schiamazzi. Avrei tanto voluto non aver mai accettato l'invito di Lumacorno...
« Lilian. »
Una voce mi riscosse dai miei pensieri: quella di Alex, sempre così calma, tranquilla. Mi chiesi per quale motivo quel ragazzo non facesse che trovarsi sempre nel mio raggio d'azione. Aveva abbandonato la festa per corrermi dietro.
« Ho fermato in tempo tua cugina. » disse in un sussurro Alex, mettendosi le mani nelle tasche e fermandosi proprio di fronte a me, che facevo di tutto pur di non fissarlo. I miei occhi pungevano di lacrime amare. « Ho pensato che non fosse il momento. »
I miei occhi finirono su di lui, scrutandolo con attenzione.
« Non ce n'era bisogno. » mentii, infastidita dal suo comportamento di onniscienza.
« Perdonami, non volevo essere indiscreto. » disse in fretta Alex.
Sembrava quasi mortificato e a me dispiaceva essere stata così scortese con lui quando il suo unico scopo era non farmi tormentare da Dominique ma mi aveva infastidito che sapesse esattamente di cosa avevo bisogno. Ero stufa marcia di venire psicanalizzata dalle persone. Dopo qualche secondo, Alex si sedette accanto a me senza dire una parola. Il suo volto calmo faceva contrasto col mio, molto cupo, mentre lo fissavo a sottecchi. Con audacia che non mi sarei mai aspettata da lui, mi fece una carezza, scostandomi i capelli dalla fronte.
Improvvisamente, si sentì un rumore di passi che si allontanavano.
Alex, con la solita pacatezza che io non ebbi, aveva ritirato la sua mano con cautela mentre mi guardavo intorno con circospezione. Dopo circa un minuto, ci fu un altro rumore di passi, stavolta pesanti e veloci...
« Ehi, Potter! »
Erano i Serpeverde.
   
 
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