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Autore: Gem    14/02/2016    1 recensioni
Promptember è una sfida creativa simile a NaNoWriMo, ma l'obiettivo è scrivere una storia per ogni giorno di novembre basata su un "prompt". Ogni capitolo conterrà dunque una storia diversa e nella maggior parte dei casi slegata dalle altre, ma saranno tutte su Saint Seiya e in particolare su Milo e Camus (sia singolarmente, sia come coppia).
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Il passato che ritorna
Rating: giallo.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, drammatico.
Pairing: Milo/Camus
Personaggi: Camus, Milo, Saga, Aphrodite, Death Mask.
Avvertimenti: PoV di Milo, what if, AU (SoG è una brutta AU in fondo).
Parole: 2298
Note dell’autore: innanzitutto, il prompt è arricchito di dettagli e un po’ cambiato. Questa storia è collegata a una what if che ho disegnato (in parte) un po’ di tempo fa http://unicagem.tumblr.com/post/118811331054/a-promise-a-flashback-two-friends-a-fighting-a . Camus è stato manipolato da Surtrtrtr, ma dopo il suo combattimento contro Milo (sulla falsariga del “caro” episodio 3) è rinsavito grazie a Saga (un uso particolare del Genromaoken). Adesso Saga, Camus e Milo si trovano insieme. Queste sono le loro storie. TCHUN TCHUN
Prompt:
 
Person A patching up or changing the dressing on Person B’s severe burn wound with no anesthetic. Person B’s most effective pain reliever during the process is burying their face into Person A’s shoulder.
 
Saga richiuse la porta della camera in fretta.
«Mettilo sul letto e tienilo fermo.» sentenziò con un tono che non accettava obiezioni. «E continua a farlo parlare. Vado a prendere il necessario.»
Milo non avrebbe mai voluto prendere ancora ordini da Saga. Quell’uomo era stato buono solo a rovinare la sua vita e l’intero Santuario, e ciò che aveva fatto ad Aiolos non poteva essere perdonato. Tuttavia, quello non era un ordine dettato dai capricci o dalle voglie del cavaliere dei Gemelli, e Milo avrebbe fatto comunque per iniziativa personale ciò che Saga aveva detto.
«Camus, contiamo di nuovo fino a cinquanta.» mormorò concitato mentre reggeva il corpo dell’altro, ben attento a non urtare la sua schiena. «Uno.»
«Basta, basta!» ansimò l’altro. «Voglio vedere Athena!»
Il ginocchio di Milo urtò contro il materasso del letto. Velocemente, ma facendo la massima attenzione, fece scorrere un braccio intorno alla vita di Camus, usò l’altro per sollevargli le gambe e lo adagiò prono sul letto. Vide Camus ghermire subito il cuscino e affondarvi le unghie.
Milo alzò infine il telo sulla schiena, che fino a quel momento aveva tenuto d’occhio per non farlo sfregare contro la pelle.
Trasalì.
«Due…» proseguì imperterrito. Con un rantolo, Camus si unì a lui.
Una profonda incisione spaccava in due il lombo destro del compagno. Il sangue fuoriusciva e macchiava la sua pelle chiara, per poi aggrumarsi sotto l’armatura d’oro, quasi completamente distrutta sulla schiena.
Milo spostò i capelli rossi di Camus via dalla ferita, con delicatezza, e osservò le ustioni che partendo dallo squarcio si diffondevano, in maniera disomogenea, sino alle spalle.
«Ho trovato la cassetta del pronto soccorso.» comunicò Saga.
Milo annuì.
«È in stato confusionale.» mormorò, inginocchiandosi. Gli occhi di Camus, vitrei, erano puntati verso i suoi. «Oscilla tra deliri e momenti di… non risponde, fa’ esattamente quello che gli dici…»
Saga si sedette sul letto e rimosse quei pochi pezzi di armatura che rimanevano sulla schiena di Camus. Milo non era certo entusiasta di vederlo assumere il controllo, ma forse quella era la cosa più adatta.
Milo aveva nozioni basilari di medicina come ogni cavaliere, ma non abbastanza per operare una persona o fare diagnosi. Saga, tuttavia, aveva subito dimostrato un esperto sangue freddo sin da quando aveva sollevato Camus da terra e spiegato al cavaliere dello Scorpione come reggerlo per non ferirlo di più.
L’unica cosa che a Milo importava, in quel momento, non era il rimorso nei confronti di quel traditore… era curare la persona più importante che possedeva al mondo.
«Lavati le mani. Indossa i guanti. Fa’ bollire dell’acqua nel camino.»
Milo sgombrò la mente e obbedì ancora.
«Cinquanta!» urlò a un certo punto Camus, issandosi di scatto sul letto con le braccia. «Devo andare via!»
Milo lo bloccò subito per le braccia e gli spinse di nuovo la testa sul cuscino.
«Ricomincia.» ordinò cercando di compensare autorevolezza e dolcezza nella sua voce.
«Qualunque cosa abbiano fatto per manipolare la sua mente, è stata vanificata dal mio colpo. Adesso è in stato confusionale per le ferite.» disse Saga. Si alzò e si avvicinò a una pentola che bolliva sul fuoco. «Sterilizziamo questi strumenti.»
«Parlami di Hyoga, Camus.» sussurrò allora Milo, alzandosi. Quel sistema avrebbe funzionato meglio dei numeri.
«Hyoga…» bisbigliò Camus, voltando il viso. I suoi occhi erano adesso molto più accesi e lucidi. «Hyoga è vivo…»
Camus continuò a parlare sconnessamente mentre Milo e Saga sterilizzavano e sistemavano gli strumenti. Quando ebbero finito, Milo si accostò di nuovo al letto e infilò i guanti.
«Devo suturare e pulire la ferita prima che si infetti.» dichiarò Saga. «Camus deve rimanere sveglio tutto il tempo.»
«Senza anestesia?» domandò Milo. Molti cavalieri erano costretti a interventi d’emergenza senza anestetico, ma di solito non erano in condizioni così critiche quanto Camus.
Saga iniziò a pulire con una pezza la ferita.
«Ascoltami. Per lo shock e l’adrenalina, Camus adesso non sente niente.» iniziò. Camus, effettivamente, stava ancora blaterando frasi incoerenti su Hyoga. «Quando inizierò a ricucire, probabilmente il dolore più intenso lo sveglierà e lo riporterà parzialmente lucido. Potresti colpire con un tuo aculeo uno dei suoi nervi, è vero, il dolore iniziale lascerebbe il posto una sensazione di intorpidimento simile a un’anestesia. Ma rischieremmo di danneggiare il nervo irreparabilmente. Questa ferita è talmente estesa e profonda, che solo un miracolo può avergli permesso di muovere ancora le gambe. No, non posso sacrificare alcun nervo.»
Milo sgranò gli occhi. Saga era assolutamente tranquillo mentre parlava, ma anche molto deciso.
«Se dovesse riprendere lucidità, potrebbe raffreddare la zona con dell’aria fredda.» continuò. «Adesso passami quella pinza.»
Milo depose l’oggetto in mano a Saga immediatamente. Questi estrasse una scheggia dalla carne viva, poi restituì la pinza e armeggiò con quello che sembrava un ago.
Con la coda dell’occhio, Milo continuò a osservare i suoi movimenti anche mentre puliva l’insanguinato oggetto.
Saga prese del filo.
«Pensi che basti?» chiese subito il cavaliere dello Scorpione.
«Onestamente, no.» replicò Saga, poi indicò un rocchetto accanto agli strumenti chirurgici e aggiunse: «Spero di non doverlo usare.»
Milo deglutì. Non era un esperto di cucina, ma sapeva riconoscere dello spago per uso alimentare.
Mise una pezza in bocca a Camus mentre ancora parlava di Hyoga e lo afferrò per le spalle. Quello fu l’attimo più lungo di tutta la sua vita: Saga avvicinava l’ago alla ferita di Camus e lui, col cuore in gola, non poteva che affidarsi totalmente all’uomo che odiava di più sulla Terra.
Il destino riservava sempre amare sorprese. Risvegliarsi ad Asgard, prima di tutto; Camus, privo di senno e ferito, dopo; Saga come unica speranza, infine.
Il primo punto fu velocissimo. Milo trattenne un singhiozzo d’ansia.
Camus s’agitò e tentò di voltare la testa, ma era ancora confuso. Il secondo punto, invece, lo fece gridare con tutta la forza di cui era capace.
«Tienilo!» tuonò Saga, sedendosi sulle gambe di Camus. «Non farlo alzare!»
Milo continuò a bloccare le braccia di Camus con vigore. Era certo che, alla fine di quell’operazione, sarebbe anche stato pieno di lividi, ma tanta veemenza era necessario solo per il suo bene.
Represse il desiderio di piangere e sfogare la sua rabbia.
Saga continuò a suturare lo squarcio con mano ferma e velocità. «Va tutto bene.»
In quel momento, Milo avvertì i muscoli di Camus perdere turgore e rilassarsi improvvisamente. Temette che fosse svenuto, ma bastò guardarlo negli occhi, lucidi e adesso vivi, per capire che quello s’era semplicemente ripreso.
«Camus…» sussurrò, con un sorriso. Allentò la presa, fece scorrere una mano sino a quella del compagno. «Mi riconosci?»
Camus non rispose a voce, ma si limitò a muovere appena le labbra in un abbozzo di sorriso che recava tanta amarezza. Poi strinse i denti e chiuse gli occhi: un altro punto.
«Non è vero… Surt ha mentito…» riuscì a balbettare tra un punto e l’altro. «Io non…»
«So tutto Camus.» lo rassicurò subito Milo. «Mi ricordo sempre i tuoi racconti. Quelli veri.»
«Non ho… ucciso sua sorella…» insistette Camus, nascondendo il viso sul cuscino. Non abbastanza in fretta, tuttavia, affinché Milo non riuscisse a vedere una lacrima solcargli la guancia. Che fosse per il dolore fisico o per l’inganno subito aveva poca importanza: Milo strinse la mano più forte.
«Ho letto i rapporti di Shion. So che poco prima di diventare cavaliere d’oro, tu sei stato ad Asgard con il tuo maestro per una missione di pace.» s’intromise Saga, la voce sempre rigida, continuando a suturare. «Una valanga seppellì alcune persone mentre voi eravate in città e foste considerati colpevoli.»
«Non potemmo salvarli tutti.» mugugnò Camus. «Sono stato… così sciocco…»
Milo comprese ciò a cui si riferiva e gli passò una mano tra i capelli. «No. Avrebbero potuto manipolare chiunque di noi. Quest’uomo che governa ora Asgard, Andreas, non si fa scrupoli ad alterare i ricordi delle persone a proprio vantaggio e prendere possesso delle loro menti.»
«Anche i ricordi di Surt e Sigmund sono stati alterati.» replicò Saga. «Andreas sfrutta anche i propri uomini.»
Milo si rifiutò di guardarlo in volto. Il ricordo della possessione di Aiolia faceva ancora troppo male.
«Camus, non devi perdere conoscenza finché non finisco.» proseguì Saga. «Devo anche medicarti le ustioni.»
«Non chiuderò gli occhi nemmeno per sbaglio…» fu il debole commento di Camus.
La ferita era quasi del tutto chiusa. Milo rimase stupito da quanto i punti fossero precisi e a distanza uguale l’uno dall’altro, segni di una mano esperta. Strinse i denti al vedere ancora l’ago perforare la carne e fuoriuscire intriso di sempre più sangue, e immaginò il dolore che Camus stava patendo, ma non avrebbe mai mostrato debolezza. Camus aveva bisogno del suo sostegno.
«Sei molto abile, Saga.» commentò solo.
«Shion era un esperto medico.» mugugnò Saga amaramente. «Ho dovuto fare del mio meglio per raggiungere il suo livello.»
Milo strinse ancora i denti. Tutto, tutto faceva troppo male. Quando aveva pensato di morire, invece, ogni cosa aveva trovato il suo posto nel mondo.
«Le forbici, Milo.»
Era fatta. Il filo, miracolosamente, era bastato.
Camus si fece sfuggire un lungo sospiro di sollievo, Saga invece pensò a ripulire l’ago e cambiarsi i guanti. Milo pulì ancora la ferita.
«Puoi alzarti appena sui gomiti?» chiese allora Saga.
Camus reagì subito, ma Milo lo bloccò.
«Lo reggo io.»
Stendendosi in parte sul letto, issò l’altro e lo appoggiò sul proprio petto, cosicché Saga avesse completa libertà di movimento sull’appena incurvata schiena lesa.
Camus nascose il viso nell’incavo della sua spalla.
Milo ne fu quasi sorpreso, perché non si aspettava di ricevere da Camus un gesto così intimo in presenza di estranei. Tuttavia, facendone dono con religiosa cura, appoggiò entrambe le mani sulla sua schiena e stese appena la cute, cercando di trasmettere con quel tocco anche la dolcezza che solo Camus, solo lui, meritava.
Eppure… mentre Camus sussultava, mentre Saga chiedeva se Camus volesse raffreddare la zona per placare il dolore, mentre Camus, ancora, sussultava e scuoteva la testa, lasciando scivolare le dita tra i suoi ricci biondi, Milo ritrovò quella sensazione che aveva perduto troppo presto e che solo la morte aveva potuto ridargli.
Mosse appena il capo, sfregando la guancia contro la fronte di Camus.
Non parlò né fece altri movimenti mentre Saga curava le ustioni. Era immerso nei propri pensieri, in quella sensazione ritrovata, dove il tempo si perdeva e non aveva più motivo di scorrere.
Si chiese una volta ancora se gli ultimi giorni fossero stati una benedizione o una condanna. Adesso che Camus era lì con lui, Asgard aveva perso quel briciolo di valore che Milo pensava meritasse.
«Ha resistito fino alla fine.»
La voce di Saga lo riportò bruscamente alla realtà, in quella stanza, nella notte buia e nevosa.
Diede un’occhiata a Camus: s’era addormentato sulla sua spalla.
Si accorse che Saga aveva ormai sistemato ogni strumento e non indossava più i guanti, né era macchiato di sangue. Guardò ancora Camus, per accertarsi che non fosse stato un sogno, ma quello dormiva ancora sopra di lui.
«Ti sei addormentato anche tu qualche minuto.» Saga ripiegò una pezza e la appoggiò ai piedi del letto. «Dovresti riposarti.»
Milo sentiva sulle spalle il peso dei combattimenti, ma ciò non aveva importanza. Scosse la testa e, con la massima attenzione, fece scivolare il viso di Camus sul cuscino e il corpo sul materasso.
Due colpi alla porta, poi, interruppero il silenzio.
Milo pensò istintivamente che fossero i gestori della locanda.
«Va tutto bene.» disse Saga. «Scusate per il rumore.»
«Toc toc, è qui la riunione dei cavalieri d’oro risorti?»
Milo scattò verso la porta, gli occhi sgranati. Ma Saga lo precedette e aprì la porta.
Con una sigaretta accesa in mano, e una spalla appoggiata al muro, il cavaliere del Cancro Death Mask aveva gli occhi socchiusi e un’espressione quasi infastidita. Accanto a lui, a braccia incrociate e con un atteggiamento altrettanto duro, Aphrodite dei Pesci fissava dritto davanti a sé.
«Che coincidenza, avete preso una camera nella nostra stessa locanda. Noi siamo di sopra.» continuò Death Mask, poi gettò un’occhiata nella stanza. «Oh? Camus è morto? Buon per lui.»
Milo balzò in avanti verso la porta e bloccò l’ingresso. Mantenendo ferreo il proprio autocontrollo, alzò semplicemente un braccio e indicò le scale; tuttavia fremeva così violentemente che il dito oscillava quasi per riflesso.
Aphrodite alzò un sopracciglio, poi rivolse un’occhiata gentile alle sue spalle. «Sono contento che tu stia bene, Saga. Non riesco a teletrasportarmi via da questo posto. Se provo a lasciare a piedi la città, finisco in una nebbia e mi ritrovo al punto di partenza. Vorrei avere il tuo parere.»
«Non so nulla, Aphrodite.» replicò Saga. «Anch’io sono contento di vederti in buone condizioni.»
«Allora Death Mask ha ragione.» proseguì Aphrodite. «Camus sarà il primo a lasciare Asgard.»
«VIA
Milo si sorprese.
Era pronto a gridare quella stessa parola, ma… Saga lo aveva preceduto. Era Saga che, adesso, s’era portato davanti a lui e indicava un altro punto del pianerottolo, e aveva atterrito sia Aphrodite sia Death Mask con un impeto tanto aggressivo. Entrambi indietreggiarono.
Milo li seguì con lo sguardo finché non imboccarono le scale. Solo allora Saga si volse e tornò nella camera, silenziosamente.
«Sappi che anch’io non sarei voluto tornare in vita e preferirei morire ancora, anziché vivere altri cento anni con il mio dolore.» precisò subito l’uomo, austeramente. «Ma anche se non capisco, e né potrò mai capire, i tuoi sentimenti, immagino che in questo momento tu sia divorato da desideri contrastanti.»
Chiudendo la porta, Milo strinse le labbra. Quella… quella era l’assoluta verità.
«Buonanotte, Milo.» concluse Saga dirigendosi verso il bagno.
Faceva male… faceva malissimo, ma Milo doveva sforzarsi di perdonare anche quell’uomo, così come aveva fatto con suo fratello Kanon.
«Grazie di tutto, Saga.» sibilò sedendosi sul letto. Sentì le lacrime scivolare copiose sulle guance mentre osservava il viso di Camus addormentato, poi sorrise. «Grazie per aver salvato Camus.»
 
Note finali: intervista a caldo al grande chirurgo Saga dei Gemelli
Giornalisti: mi dica signore! Perché tanta benevolenza verso Milo e Camus? Perché ha scacciato Death Mask e Aphrodite così bruscamente?! Non erano forse due dei suoi più fedeli seguaci, in passato???
Saga: ecco, dunque, la mia otp è Milo/Camus, ho voluto evitare che una metà morisse precocemente
Giornalisti: si spieghi meglio!
Saga: mi sono recato personalmente a controllare la situazione perché non volevo che quel Surt s’intromettesse nella loro relazione, insomma, una persona tanto stupida può solo essere Gemelli, perciò ho pensato che la mia presenza fosse fondamentale
Giornalisti: perché non si è ancora spogliato signor Saga?
Saga: alla fine della storia sono andato in bagno proprio per denudarmi integralmente e fare una lunga abluzione nelle mie lacrime versate per la mia otp
 
Si ringrazia Saga per la collaborazione. Nelle mie AU, Milo è sempre un infermiere strumentista, mentre mi piace Saga come medico. Anche se Milo odia i gemelli con passione, a volte devono cooperare e trovo molto bello vederli (vedere Milo) mettere da parte (momentaneamente) i loro rancori (il rancore di Milo) per aiutare persone in difficoltà.


So di essere stata inattiva per molto tempo e di pubblicare solo una volta ogni tanto, ma mi dispiace molto che questa raccolta non stia raccogliendo molti pareri; ci tenevo comunque a dire che questa è la mia storia preferita tra tutte.
  
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