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Autore: MmeBovary    14/02/2016    6 recensioni
Ovvero quando un San Valentino solitario e piovoso si trasforma in qualcosa di inatteso, tra "colpi di fulmine" e narcisi veri o presunti.
Neanche questo mezzo diluvio universale è bastato ad annullare l’uscita a Hogsmeade: oggi è San Valentino e ogni coppietta che si rispetti non può perdersi quest’occasione unica di girellare per i negozi addobbati con una stomachevole quantità di cuoricini e orsacchiotti o di imboccarsi vicendevolmente con una fetta di torta di Madama Rosmerta.
Così eccomi qui a patire il freddo insieme a loro.
Con la sola differenza che io non sono affatto innamorata.

~ Storia scritta e pubblicata originariamente su un altro sito nel 2009, poi cancellata, modificata e ora pubblicata di nuovo. L'ho fatta invecchiare come il vino. Speriamo sia migliorata, no?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Piove.
Piove da giorni e non sembra voler smettere.
Fuori dalla finestra le gocce scendono così fitte da assomigliare a lunghe corde trasparenti che si estendono dalle nuvole fino a terra. Il terreno scuro, ormai saturo, rigurgita quest’eccessiva abbondanza d’acqua in grosse pozze fangose, rese vive dal picchiettio incessante delle gocce.
“Hermione sei pronta?”
Mi volto verso Ginny che mi fissa dalla porta della camera con aria impaziente. Mi ero imbambolata a fissare la pioggia…
“Un minuto e scendo.”
Con gesti lenti e annoiati, che tradiscono tutta la mia voglia di restare qua dentro al calduccio, mi infilo il mantello pesante e faccio una semplice magia impermeabilizzante alle mie scarpe.
Quando arrivo in Sala Grande quasi tutti gli studenti vi si sono già radunati.
Un piccolo esercito di ragazzi infreddoliti e armati di ombrello che sfidano le intemperie in nome dell’amore.
Perché dell’amore? Beh… C’è una ragione se neanche questo mezzo diluvio universale è bastato ad annullare l’uscita a Hogsmeade: oggi è San Valentino e ogni coppietta che si rispetti non può perdersi quest’occasione unica di girellare per i negozi addobbati con una stomachevole quantità di cuoricini e orsacchiotti o di imboccarsi vicendevolmente con una fetta di torta di Madama Rosmerta.
Così eccomi qui a patire il freddo insieme a loro. Con la sola differenza che io non sono affatto innamorata.
“Dovrei restare qua…” borbotto, sprofondando il viso infreddolito sotto la grande sciarpa di lana rossa e oro.
In questo universo bipartito in coppie di perfetti piccioncini io mi sento proprio una nota dissonante e superflua.
“Non essere sciocca Hermione, figurati se ti lasciamo qui da sola proprio oggi che è il tuo compleanno.”
Harry conclude il discorso con una bella pacca consolatrice sulla mia spalla, che ha il solo risultato evidente di farmi perdere il fiato per un secondo.
Per Merlino, un po’ di delicatezza almeno…
“Credo che il restare seduta davanti al camino con una tazza di cioccolato e un libro non toglierà niente alla piacevolezza della mia giornata...”
Il mio migliore amico scuote la testa.
“No, no, no… i compleanni si passano in compagnia degli amici. Fine delle discussioni.”
Sto per ribattere, ma ho aspettato un momento di troppo e ormai Harry è già stato distratto da Ginny e non credo sia il caso di interrompere le loro appassionate effusioni per obiettare che potremmo stare insieme anche domani.
Mi volto dall’altra parte ma mi ritrovo a guardare Ron e Lavanda che sembrano volersi mangiare la faccia a vicenda. Che schifo…
Distolgo ancora lo sguardo e dalla scalinata sinistra vedo correre giù Luna, leggermente spettinata e con indosso solo i jeans e un’enorme felpa blu elettrico su cui è stampato un piccolo chihuaua con occhi da topo. Una grossa scritta rosa fluorescente sotto la foto recita: “I’m beautiful… inside”. Un indumento che decisamente solo Luna potrebbe indossare.
La bionda si ferma davanti a me, ansimante, e si piega in due, tenendosi una mano su un fianco.
“Tutto bene Luna?”
La Corvonero solleva due grandi occhi azzurro cielo e mi regala un sorriso sincero.
“Ho fatto una corsa assurda. Credevo di non trovarti più…”
Io guardo l’orologio con perplessità.
“Sono solo le 9 e un quarto, manca almeno un quarto d’ora prima che partiamo per Hogsmeade.”
Luna inclina il capo.
“Oh no… credevo partiste alle 8 e mezza, invece era alle 9 e mezza… Ops… Beh tanto meglio, così ti ho trovata.”
Sempre la solita sbadata.
Sorrido, chiedendomi cosa dovesse dirmi con tanta urgenza e come per rispondermi lei tira fuori dalla tasca dei jeans uno sgorbio pacchettino azzurro con disegnate delle piccole streghette dorate.
“Auguri Herm!”
Lo prendo con un sorriso gioioso.
“Grazie Luna, non c’era bisogno…”
Il primo regalo che ricevo oggi, un piccolo raggio di sole nel grigiore di questo giorno. Chi sa cosa contiene? È piuttosto leggero e morbido.
“Non è niente di particolare, ma forse in qualche occasione ti sarà utile, anche se non credo che la potrai usare qui dentro Hogwarts.”
Ok, così stuzzica la mia curiosità.
“Beh, lo aprirò stasera quando torno, insieme a Harry, Ron e tutti voi altri, ok?”
La Corvonero annuisce e rimane un attimo ferma, come incerta sul da farsi. Poi ad un tratto si decide e mi getta le braccia al collo.
“Oh, Hermione… deve essere brutto per te festeggiare il compleanno il giorno di San Valentino… da sola.”
Grazie per aver notato l’ovvio e aver rigirato il coltello nella piaga.
“Figurati Luna, io sto benissimo così.”
“Ma oggi è il tuo compleanno e dovrebbe essere un giorno perfetto e speciale.”
Già, un giorno speciale… Bella sfiga essere nata il 14 febbraio: tutti i tuoi amici fidanzati sono in preda ad un delirio amoroso e tutti quelli single ad una crisi depressiva. Luna ovviamente è un caso a parte. Non ha un ragazzo, ma è più che entusiasta all’idea di stare al Castello e passare la giornata a revisionare il prossimo numero del Cavillo per suo padre.
Con un sospiro, la bionda scioglie il suo abbraccio e si avvia verso il dormitorio Corvonero, salutandomi con la mano.
Nuovamente sola, penso di trovarmi un’aula vuota dove passare i dieci minuti che ancora mi separano dalla partenza. Almeno eviterò di essere involontaria spettatrice di tante coppiette.
Apro con discrezione la porta dell’aula di Trasfigurazioni, ma dentro mi trovo davanti due Tassorosso avvinghiati l’uno all’altra sulla cattedra.
Richiudo subito l’entrata con un gesto fulmineo e provo dal lato opposto dell’Ingresso.
Spingo piano il legno chiodato dell’aula di Babbanologia.
Sporgendo lievemente il capo vedo una sagoma davanti alla finestra aperta. La luce alle sue spalle mi impedisce di metterla a fuoco, ma poco importa, è chiaro che si tratta ancora di una coppietta.
“Scusate…” borbotto, richiudendo la porta.
“Scusate? Da quando mi dai del Voi, Mezzosangue?”
Ho sentito bene? Era Draco Malfoy a parlare?
Muovo un passo dentro la stanza e finalmente mi rendo conto che l’unica persona presente in quell’aula oltre a me è proprio il biondo Serpeverde.
Perfetto… tra questa deliziosa compagnia e la coppietta in calore di prima, non saprei quale scegliere.
“Credevo non fossi solo, Malfoy…”
Lui ride, sollevando la mano destra.
“Questa è la mia compagnia.”
Tra le dita stringe una sigaretta, la sua immancabile e fedele amica.
“Non si fuma nelle aule.” Preciso io.
Il biondo porta alle labbra il mozzicone e aspira una lunga boccata di fumo, poi si muove con passo felpato verso di me.
Cos’ha in mente?
Prima che io possa scansarmi, quella bocca di Serpe mi soffia in faccia una nuvola di tabacco, facendomi lacrimare gli occhi.
“Perché, ti dà forse fastidio se fumo?”
“È… cough… proibito … cough… cough… dal regolamento”
Mi strozzo quasi per finire la frase, con la gola che mi va in fiamme e gli occhi lucidi.
Malfoy osserva con soddisfazione il mio principio di asfissia, continuando ad aspirare.
Ok, la mia pazienza ha un limite.
Tiro fuori la mia bacchetta e con un rapido tocco trasformo quella dannata sigaretta in un fiore.
Appena si rende conto di tenere tra i denti un narciso, Malfoy lo sputa a terra.
“Non è divertente Mezzosangue…” ringhia verso di me.
“Neanche farsi sputare fumo in faccia lo è…”
Ci fissiamo come due belve pronte all’attacco. Stringo le dita attorno al legno liscio e freddo della bacchetta, fino a sentirla vibrare sotto il mio tocco.
Malfoy mi rivolge uno dei suoi celeberrimi ghigni.
Un angolo della sua bocca si piega mollemente verso l’alto, creando una delicata fossetta nelle sue guance di marmo bianco. Le sue sopracciglia bionde si curvano in un’espressione divertita.
Quando lo vedo piegarsi sulle ginocchia, sollevo la bacchetta, pronta a rispondere ad un attacco che però non arriva. Il Serpeverde si è semplicemente chinato a raccogliere il fiore che era una volta la sua sigaretta.
“Che c’è, vuoi provare a fumartelo?” celio, abbassando la bacchetta.
Lui scuote la testa e osserva quei petali bianchi e chiari che racchiudono un cuore di un intenso giallo aranciato.
“Un narciso… scelta curiosa, Granger. Mi stai forse dando del narcisista?”
“Non vorrai negare di esserlo?”
La sua risposta è ancora un ghigno, che stavolta scopre i suoi denti regolari e bianchissimi.
Non ha motivo di negare. È chiaro che è un esteta, egocentrico e pazzamente innamorato di se stesso; come il povero Narciso, sfortunato giovane dalla bellezza incomparabile che ebbe la sventura di vedersi riflesso in un corso d’acqua e di innamorarsi della propria immagine. Scambiando quel fatuo gioco di riflessi per realtà, pianse a lungo l’amante irraggiungibile, finché il dolore consumò il suo corpo e di lui non rimase che un meraviglioso fiore bianco e dorato: il narciso, simbolo eterno di tutti i vanitosi…
Il rumore profondo di un tuono mi risveglia dai miei pensieri.
Malfoy intanto guarda il fiore che stringe tra le dita affusolate ed io guardo lui. Alto, slanciato, un fisico perfetto e una pelle che sembra avorio lavorato, non potevo scegliere niente che lo rappresentasse meglio.
I suoi occhi grigi si alzano su di me e un piccolo brivido si irraggia dalla base del collo a ogni mio muscolo. C’è un non so che di profondo e misterioso nel modo in cui mi guarda, qualcosa che mi fa sentire come se stesse condividendo con me qualcosa che solo io posso capire.
Assurdo…
Il nostro idillio di sguardi è interrotto dalla voce di Gazza che chiama a raccolta gli studenti nell’Ingresso.
“Beh, io devo andare…”
Non so perché glielo dico, ma mi sembrava brutto voltarmi semplicemente e uscire.
“Anch’io.”
Come, anche lui viene a Hogsmeade? Non credevo Malfoy fosse un tipo da appuntamenti da San Valentino.
Esco dalla stanza e mi mescolo alla folla, cercando i miei amici con lo sguardo. Avverto la presenza di Draco dietro di me per alcuni secondi, poi lo perdo tra le decine di studenti che si accalcano verso l’uscita.
“Herm! Herm! Siamo qui!”
Seguo la chioma rossa di Ron che spicca al di sopra delle altre, facendomi da punto di riferimento e presto siamo fuori, nel vento freddo e sotto la pioggia battente.
I piedi mi affondano nella terra bagnata, sento l’ombrello sfuggirmi di mano e raffiche gelate mi prendono a schiaffi il viso per tutto il percorso dal Castello fino al cancello e poi al villaggio.
Che compleanno meraviglioso…
 
“Oh mio Dio, mi sa che dovremo fare a gomitate per entrare…”
Harry ha appoggiato le mani contro il vetro di Madama Piediburro e guarda l’interno caldo e luminoso del locale con aria afflitta.
Io allungo il collo per sbirciare la sala. Grandi palloncini a forma di cuore si affollano sul soffitto e lasciano scendere a terra sottili nastri colorati; un odore fruttato riempie l’aria, alzandosi da grandi coppe piene di frutta speziata e si mescola al tepore del camino creando un’atmosfera intima e inebriante.
Santo Cielo! Ed io cosa ci farei là dentro con Harry, Ginny, Ron e Lavanda e trenta altre coppiette?!
Non voglio rovinare il loro San Valentino solo perché è il mio compleanno.
“Sentite ragazzi, io vorrei cercare un libro di Antiche Rune che mi aveva consigliato il professore, magari potrei andare ora…”
I miei amici, ormai incanalati nel flusso della gente che entra nel locale, mi rivolgono uno sguardo preoccupato.
“Lo sai Hermione che non ci dispiace affatto se resti, vero?” mi rassicura subito Ginny, anche se il roteare gli occhi al cielo di Lavanda è un più sincero segno della sua voglia di privacy.
“Lo so, lo so… Ma voglio davvero questo libro e credo di dovermi affrettare prima che il tempo peggiori ancora e non si riesca più neanche a camminare per strada.”
Harry ma un cenno affermativo con la testa e mi dice qualcosa sull’incontrarci lì non appena ho fatto… o forse ha detto di non andare affatto… o magari che mi manda affetto. Sinceramente, non so. Le sue parole si sono perse nel turbinio di voci e nell’ululare continuo del vento, ma io mi incammino comunque verso la libreria.
Decisamente non è facile muoversi in questa tempesta. Devo tenere saldamente il manico dell’ombrello con una mano in modo che la furia degli elementi non me lo spazzi via e l’altra mano deve correre continuamente ad abbassare la mia povera gonna che svolazza senza tregua.
Accidenti a me e a quando non ho messo un bel paio di jeans…
Attraverso le strade quasi deserte fino ad arrivare al negozio che mi interessa e mi ci fiondo dentro, lottando per riuscire a richiudere la porta.
“Finalmente…”
Non riesco a trattenere un sospiro di gioia nel trovarmi di nuovo in una stanza tiepida e confortevole e soprattutto piena zeppa di libri.
“Buonasera signorina… Lei è la nostra prima cliente oggi, sa? Non molti escono a fare spese con questo tempaccio.”
Rispondo cortesemente al saluto del negoziante e poi mi immergo tra gli scaffali.
Faccio scorrere le dita sulla copertina di un grosso volume di Storia della Magia rilegato in pelle rossa e squamosa e poi sfoglio a casaccio il “Libro dei 1001 modi per cucinare un Drago” di Rosimilda Sospan ed ecco che la mia giornata comincia ad avere un senso.
Ho preso freddo, sono bagnata come un pulcino, ho dieci chili di fango sotto le scarpe, ma almeno sono nel mio elemento naturale: i libri.
Mi aggiro senza una meta precisa per diverse decine di minuti e poi mi imbatto finalmente nel volume che mi serviva. Lo apro, avvicinandolo al viso. Chiudo gli occhi per gustarmi l’odore aspro e pungente dell’inchiostro fresco e della carta appena stampata. Magnifico…
Mi dispiace quasi averlo trovato, avrei voluto protrarre ancora un po’ la mia esplorazione degli scaffali.
Mentre mi avvio alla cassa, do ancora un’occhiata ad alcuni dei volumi che mi stanno intorno: “Unicorni: come allevarne senza rischi”, “Occlumazia: come chiudere la mente nel sonno”, “Trasfigurazione per principianti: dallo scarafaggio al bottone e viceversa”, “Campeggio: piccoli incantesimi di sopravvivenza”. In dieci minuti apprendo che gli unicorni maschi perdono il pelo da marzo ad aprile, che i sogni si possono leggere più facilmente della mente di una persona vigile, che i bottoni si possono considerare tali solo se non si muovono più su tante piccole zampe e che per accendere un fuoco anche senza l’uso della bacchetta basta concentrarsi e recitare “Conflagro”.
Ecco perché adoro le librerie…
“Sono 10 zellini e due falci, grazie…”
Pago e mi rassegno all’idea di dover uscire di nuovo nella tempesta. Mentre prendo l’ombrello ascolto il rumore della pioggia che cade sempre più fitta e con una forza cieca e violenta. L’ennesimo fulmine è seguito all’istante da un boato spaventoso.
Un sospiro e sono fuori. L’ombrello in una mano, il libro nell’altra.
“Dannazione…”
È molto peggio di prima. Il vento si è sollevato e spazza perpendicolarmente la pioggia mandandomela a sbattere addosso e strattonando il mio povero ombrello i cui titanici sforzi di ripararmi dall’acqua restano pressoché vani.
Una folata gelida si intrufola sotto la mia gonna e ne solleva la stoffa.
Per la decima volta in una giornata la mia mano scatta ad abbassarla, ma l’impedimento del libro appena acquistato mi impaccia i movimenti. Lo sento scivolare dalle mie dita e quindi cerco di salvarlo con la mano che aveva il già oneroso compito di reggere l’ombrello. Così, visto che il destino sembra provare un gusto perverso nell’accanirsi contro di me, adesso è proprio l’ombrello a sfuggirmi.
“No!”
Lo rincorro come un’idiota sotto la pioggia che scende a dirotto fino alla fine della strada, dove qualcuno lo afferra e lo ferma. L’acqua cade così fitta da impedirmi di vedere chi è il mio salvatore, così mi avvicino.
“Granger, che cazzo fai? Ti diverti a correre nella pioggia?”
Oh, no… ancora lui…
“Malfoy, potresti cortesemente ridarmi il mio ombrello? Come vedi ne ho un certo bisogno.”
Il biondo mi osserva con malvagia curiosità mentre mi infradicio fino alle ossa. Lui è al riparo sotto la tettoia che copre l’entrata di Magie Sinister e ha in mano un sacchetto. A quanto pare anche lui era venuto a Hogsmeade solo per fare spese.
E ora cosa diamine aspetta a ridarmi il mio ombrello? L’illuminazione divina?!
“Allora Malfoy?”
“Ti prego, Mezzosangue, non scocciare; sto ancora decidendo se mi piace di più l’idea di vederti tremare di freddo o quella di vederti strisciare ai miei piedi mentre mi supplichi di ridarti l’ombrello.”
Oh, Merlino, quanto mi dà sui nervi!
Con uno scatto, cerco di riprendermi ciò che è mio, ma il Cercatore Serpeverde ha i riflessi pronti e mi scansa subito, saltando in mezzo alla strada.
“Nah, nah, nah Granger…” ringhia verso di me a denti stretti “Non ci si comporta così… Non avresti dovuto tentare di usare la forza.”
Con un ghigno lascia la presa sul manico e il mio ombrello vola via.
Non ci vedo più dalla rabbia.
“Tu, stupido idiota! Come cavolo faccio io ora?!”
Corro di nuovo dietro alla macchia rossa del mio ombrello che il vento ha sospinto verso la Stamberga Strillante.
Cerco di liberarlo dai rami di un grosso albero che cresce davanti alla vecchia casa diroccata, ma è troppo in alto per me.
So che Malfoy intanto mi guarda saltellare come un’idiota, con un largo sorriso di soddisfazione dipinto in volto.
Lo sto appunto maledicendo in tutte le lingue del mondo, quando vedo una mano allungarsi sopra la mia spalla e raggiungere il manico ricurvo che spunta tra le foglie.
È la mano di Draco, la stessa che ora mi porge cortesemente il mio ombrello.
Perché l’ha fatto? Perché dopo avermi umiliata e derisa mi aiuta?
“Grazie…” sussurro, sperando però che non mi senta.
Lui sorride. Mi sa che ha sentito.
Che momento strano… non so che altro dire.
“Adesso hai il tuo dannato ombrello Granger… pensi di andartene o vuoi che restiamo qui a fissarci per tutto il giorno?”
Alzo la testa con aria sprezzante, cercando di mostrarmi superiore alle sue provocazioni.
“Devo andare.” Sentenzio, con tono deciso prima di voltarmi.
Ormai è ora che torni da Harry, quindi faccio qualche passo verso la strada, felice di allontanarmi da quella Serpe velenosa e dall’umore volubile.
E in quel momento: l’imprevedibile.
È un attimo, solo un attimo e vedo una luce spaventosa davanti a me.
Percepisco tutto come in un sogno.
Il rumore orrendo di un ramo enorme che si spezza e si piega su se stesso.
Il mio corpo paralizzato dalla paura che non sa muoversi di un millimetro dalla traiettoria di quelle fronde nodose.
Un urlo, che però non è il mio.
“Cristo Santo, Mezzosangue!”
Due mani forti che mi afferrano per la vita e mi tirano via, facendomi rotolare a terra, rotolando con me verso la Stamberga.
Io e Draco sfondiamo insieme le assi marce della porta e con un tonfo atterriamo sul pavimento logoro che non regge l’impatto dei nostri corpi.
Ancora rumore di legno che cede e si spezza.
Ancora una caduta e sotto di me il vuoto sibilante e poi l’impatto con la terra.
Poi il silenzio.
Poi il buio.
 
Per Merlino, che mal di testa…
Aprire gli occhi è uno sforzo troppo forte.
Mi porto una mano alla tempia e sento il calore viscido del sangue. Cosa mi è successo?
Dove sono?
Mi costringo a schiudere le palpebre ma la mia vista annebbiata lotta col buio per alcuni secondi prima che io possa distinguere qualche forma.
“Allora non sei morta Granger… Dovrò rimandare i festeggiamenti…”
Perché Malfoy è qui con me?
Improvvisamente il pallore di un lampo illumina la cantina intorno a me e tutto mi è assurdamente chiaro: il fulmine caduto sull’albero, il ramo che stava per investirmi, Draco che mi ha salvata… Oh mio Dio, Draco Malfoy mi ha appena salvato la vita?!
“Ce la fai a smaterializzarti da sola? Perché vorrei uscire da questo buco umido il prima possibile.”
“Io…” cerco di tirarmi su e di capire come mi sento, ma appena appoggio il piede a terra una fitta di dolore lancinante mi costringe a rimettermi giù.
“Io… credo di sì, dammi solo un secondo.”
“Vedi di muoverti, o ti mollo qui.”
Ma come fa ad essere sempre così galante e gentile?!
Prendo un bel respiro e mi guardo intorno, in cerca di un appiglio cui aggrapparmi per rimettermi in piedi, ma invano.
Siamo in una stanza alta, vuota e senza pavimento. L’unica cosa che assomigli a un accenno di mobilia è un grosso camino di pietra ornato da teste di Elfo scolpite nella pietra. Sollevo il capo e vedo chiaramente sopra la mia testa la voragine che si è aperta nel pavimento della Stamberga quando io e Draco ci siamo caduti violentemente.
“Tu stai bene?”
Il biondo mi rivolge un’occhiata sorpresa, come se non si aspettasse un tale interesse da parte mia.
“Sì.” Risponde asciutto. Comunque, io lo osservo attentamente per controllare che non abbia ferite, visto che, cocciuto come si ritrova, morirebbe prima di chiedere aiuto a me.
Io invece un aiutino non lo disprezzerei affatto.
“Puoi darmi una mano ad alzarmi?”
Il Serpeverde rotea gli occhi e sbuffa, ma si avvicina tendendomi la destra che io afferro senza timore, intrecciando le nostre dita.
Chi sa perché mi sorprende che le sue mani siano così calde… forse è perché me le ero sempre immaginate fredde e rivoltanti come la pelle di un serpente… e invece…
Con un gesto deciso Draco mi tira in piedi usando un solo braccio e io mi ritrovo d’un tratto ad appoggiare tutto il peso sulla caviglia dolorante.
“Ahia…”
Come una sciocca, perdo l’equilibrio e gli crollo addosso, affondando il viso nel suo petto, senza che lui faccia nulla per impedirlo.
Credo che questo possa dirsi il momento più imbarazzante della mia vita.
Eppure…
È stranamente piacevole… è come se il suo corpo emanasse un calore rassicurante che si spande nelle mie vene a partire dalle narici mentre aspiro forte il suo profumo…
“Mezzosangue, stai tentando di abbracciarmi, o pensi di alzarti?”
Mi stacco subito da lui, rossa in volto come un pomodoro, e mi appoggio alla parte alle mie spalle.
“Sono pronta. Smaterializziamoci.”
Aspetto un cenno affermativo del suo capo e poi mi concentro.
Pronta.
Ok.
Ehm…
Allora?
Ehi… Perché non sento l’aria fresca e l’acqua sulla pelle?
Mi volto e vedo che anche Draco non si è mosso di un millimetro.
“Tu ci riesci Malfoy?”
“Ti pare che mi sia riuscito Granger?”
“Allora deve essere colpa di questo posto… C’è un sacco di magia in questa casa, forse non ci si può smaterializzare da qui, come a Hogwarts.”
Sicuramente è uno degli incantesimi che Silente applicò a questo posto quando Lupin vi veniva a trasformarsi in Licantropo.
“Perfetto…” ironizza la Serpe alla mia destra portandosi le mani tra i capelli liscissimi.
“E come se non bastasse la mia bacchetta deve essermi caduta là sopra da qualche parte!”
Tira un calcio al pavimento di terra, sollevando una piccola nuvola di polvere.
Mi controllo le tasche e con un moto di rabbia mi accorgo che anche la mia bacchetta non è più al suo posto.
“Forse dovremmo provare a gridare per chiedere aiuto.” Propongo timidamente.
“E a chi Mezzosangue? A Dio? Perché non credo che ci sia proprio nessuno là fuori con questo temporale e se anche fosse, dubito che le nostre voci riuscirebbero a non essere soffocate dal rumore della pioggia…”
Tira un altro calcio al vuoto, facendo volare alcuni sassolini contro la parete.
“Non è che prendersela con questo posto sia molto più utile.” commento, meritandomi un’occhiata di puro ghiaccio da parte sua.
“Scusa tanto se non sono entusiasta all’idea di essere rinchiuso in una specie di cantina della Stamberga Strillante con la Mezzosangue più petulante e noiosa che esita, solo perché la suddetta non è capace di spostarsi quando un ramo le crolla addosso!”
Io corrugo la fronte e lo osservo dal basso in alto, mentre sfoga così brutalmente la sua frustrazione; sorvolerò sul “petulante e noiosa” giusto perché mi ha appena salvato la vita.
“Finito? Ti senti meglio ora?”
La mia voce è perfettamente a metà tra lo sprezzo e l’empatia.
“Mi sentirò meglio quando sarò fuori di qui…” borbotta Malfoy lasciandosi cadere a terra.
Io lo imito e scivolo lungo la parete fino al terreno polveroso, tentando di ignorare il dolore pulsante alla caviglia.
Passano diversi minuti senza che nessuno di noi due sappia cosa fare o cosa dire. Ci lanciamo occhiate sottili da sotto le ciglia abbassate, facendo ben attenzione a non far incontrare i nostri sguardi. Lascio scivolare le mie iridi color cioccolato sulla sua figura altezzosa e lo sento tremare sotto il calore dei miei occhi esattamente come io fremo quando il ghiaccio del suo sguardo spazza la polvere che mi copre i vestiti.
“Comunque… grazie per quello che hai fatto…” sussurro all’improvviso, ricordandomi ad un tratto che non lo avevo ancora ringraziato per avermi salvata, anche se le mie parole non sembrano colpirlo e tutta la sua risposta si limita ad un commento sprezzante:
“Vedi di stare zitta e di non farmene pentire.”
Nervosetto, eh?
Visto che ogni possibilità di conversazione sembra vietata, passo a concentrarmi su me stessa e sulla mia caviglia che è spaventosamente gonfia.
“Cavolo che male…”
Un lamento mi sfugge tra i denti mentre mi sfilo uno stivale e sento che la Serpe bionda si avvicina a me.
“Fa vedere.”
Allungo verso di lui la parte lesa e le sue dita scivolano sul nylon delle mie calze, facendomi mugolare di dolore.
“È slogata.”
“Grazie tante della diagnosi… ma non mi è molto utile al momento.”
Lui alza gli occhi al cielo per l’ennesima volta e si rimette in piedi; mi viene da pensare che non sopporti più la mia presenza. Lo vedo andare con il suo solito passo lento e cadenzato verso l’altro lato della stanza da dove sbucano dalla polvere il mio libro e la sua busta di Magie Sinister.
Quando torna verso di me ha in mano dei barattoli dall’aspetto preoccupante: una bottiglia in vetro viola con un pesante tappo a forma di camelia e un tozzo contenitore di ferro con misteriose incisioni runiche. Come se questo solo fatto non fosse bastato a sorprendermi, il Serpeverde apre quegli oggetti inquietanti e si mette ad armeggiare con il loro contenuto.
“Dammi la caviglia.”
“Non penserai di metterci quella roba assurda?”
“È solo un unguento per curare distorsioni e simili.”
“Pensi forse che mi fidi?”
“Pensi forse che io abbia qualche interesse a farti del male dopo che ti ho…”
La sua voce si spenge in un colpo di tosse imbarazzato.
“Pensi che sarebbe furbo da parte mia farmi trovare qui col tuo cadavere?” cerca di riformulare, senza però impedirmi di capire cosa stava dicendo prima: che senso avrebbe farmi del male dopo che mi ha salvata?
Spingo lentamente la caviglia verso di lui.
“Togliti la calza prima.”
Come?!
Il sangue mi affiora alle guance e mi infuoca le orecchie.
“È proprio necessario?”
“Deve essere applicato sulla pelle nuda.”
Non mi va spogliarmi davanti a lui, ma decido di obbedire lo stesso, conscia di non avere molte alternative.
“Puoi voltarti almeno, Malfoy?”
Il biondo sorride e mi rivolge la sua schiena ampia e muscolosa.
A capo chino per l’imbarazzo io afferro l’elastico dell’autoreggente e la srotolo via in pochi secondi. Quando rialzo il viso, mi ritrovo gli occhi di Draco incollati addosso alla gamba seminuda.
“Ti avevo detto di non guardare!”
La mia indignazione non riceve altra risposta che un’alzata di spalle, giacché il Serpeverde evidentemente non ritiene di doversi scusare e, senza una parola, si mette a sedere di fronte a me, spandendo una generosa dose di unguento sulla mia caviglia. Il contatto con quella sostanza bollente mi fa rabbrividire e istintivamente ritiro a me la gamba, sfuggendo al contatto con la mano del biondo.
“Paura di me Mezzosangue?”
“No.”
In questo momento non ne ho affatto.
“È solo che è caldissima.”
Lui sorride, mordendosi leggermente il labbro inferiore, come faccio io quando sono indecisa, poi si sporge verso di me e avvicina leggermente le labbra al mio piede nudo.
Mi coglie totalmente di sorpresa quando inizia a soffiare con dolcezza sull’unguento, affievolendo la sensazione di bruciore ed io senza volere mi perdo a fissare le sue labbra sempre pronte a insultarmi che ora mi danno un così gradito sollievo.
“Va meglio adesso?”
“C-come?”
Ero così persa nella sua contemplazione che mi ci vuole un momento prima di poter rispondere che sì, va molto meglio.
Dopo di che, ripiomba il vuoto imbarazzante del silenzio, interrotto solo dal suono leggero della calza che scorre a ritroso sulla mia gamba.
“Beh… grazie.”
“Tre grazie in un giorno… è più di quanto abbia mai ricevuto in sette anni.”
“Forse perché non ti sei mai meritato la mia gratitudine una sola volta in sette anni.”
“Probabilmente è così. E non ho molto tempo per riparare ormai, vero?”
“Cosa?”
Non credo di aver capito bene… Sembrava quasi un’offerta di pace…
“Niente, lascia stare Mezzosangue.”
Nah… sicuramente avevo frainteso.
Un tuono riempie d’improvviso la stanza e poi il silenzio torna ad avvolgere le mostre figure sedute spalla a spalla.
“Fa freddo.” Commento, tanto per rompere la tensione.
Affondo il volto nel petto e strofino vigorosamente le mani sulle braccia, certa che domani avrò un febbrone da cavallo. Sto appunto lottando con il battere dei miei denti quando avverto una piacevole sensazione di calore sulle spalle e mi rendo conto che il Serpeverde si è sfilato la giacca e la ha posata su di me.
“Grazie…”
“Siamo addirittura a quattro…”
Io rido, coinvolta dall’assurdità della cosa: nel giro di un’ora ho avuto così tanti motivi per ringraziare Draco Malfoy?
“Devi smetterla di essere gentile con me, o comincerò ad essere confusa…” scherzo, stringendo intanto la giacca Serpeverde attorno a me. Sento che gli occhi plumbei del biondo sono inchiodati al mio corpo, ma la cosa non mi dà affatto fastidio, anzi mi comunica un inesplicabile calore. Sorrido senza sapere perché e nascondo le mani nelle tasche della pesante giacca verde scuro, alla ricerca di un posticino dove scaldarle. Le dita della mia destra si scontrano con qualcosa di morbido e fresco.
Sembra un fiore…
“Ma cosa…”
Non posso credere di stare guardando il mio narciso. Bello, candido, un po’ ammaccato dalla permanenza nella giacca, ma sempre lui.
“Lo hai tenuto?”
La voce mi esce in un gemito sottile e tremante.
Draco ha gli occhi bassi e stringe convulsamente la mascella.
“Malfoy?”
Lui volta ostinatamente la testa dalla parte opposta alla mia.
“Draco?”
Ho attenuto la sua attenzione, finalmente.
“Perché hai tenuto il mio fiore?”
“Potresti anche chiedere perché non ti ho lasciato morire o perché ti ho curato la caviglia… La ragione è la stessa.”
Lo guardo in silenzio mentre mi lambicco il cervello in cerca della soluzione.
Possibile che sia semplice come credo? Possibile che…?
Sento il cuore battere forte.
Dopo tutti questi anni a disprezzarsi, dopo tutto quello che è successo…
“Una domanda di cui non sai la risposta una volta tanto, Mezzosangue?”
“Chiamami Hermione…”
“Cosa?”
“Dillo. Una volta sola. Il mio nome.”
Temo di averlo confuso, ma ho bisogno di una conferma, ne ho bisogno.
Dillo, ti prego, dillo…
“Hermione…” soffia verso di me il Serpeverde ed è un soffio dolcissimo che s’infrange sulle mie labbra dischiuse e sboccia in un sorriso incontenibile.
L’ho sentito nel tremore della sua voce e nel languore del suo tono: ho sentito la mia risposta.
Me l’ha detto la sua voce, glielo dice il mio sguardo e quello che segue è la cosa più naturale del mondo: un bacio affiora sulle nostre labbra bollenti e dopo meno di un attimo scopro che sapore ha la bocca di un Serpente…Tentatore peccaminoso, mi trascina con sé nell’oblio che ho sempre desiderato senza saperlo…
Dopotutto non è stato così tremendo questo compleanno a San Valentino…
Le mani di Draco scorrono alla scoperta del mio corpo, lungo le mie gambe e i miei fianchi fino a fermarsi sulla tasca posteriore della mia gonna.
“E questo cos’è?”
Osservo cosa stringe in mano: un sacchettino azzurro con disegnate delle piccole streghette dorate.
“Il regalo di Luna. Lo avevo dimenticato.”
La carta si è strappata in un angolo e dallo spacco esce una polvere sottile cui so subito dare un nome.
“Oh mio Dio! È polvere volante!”
Draco sembra non condividere il mio entusiasmo.
“Non hai mai visto della polvere volante?” ironizza.
 “Non capisci? È la nostra via di fuga! Laggiù c’è un camino!”
Un lampo attraversa le sue iridi argentee.
So che vorrebbe farmi i complimenti per l’intuizione, ma si trattiene, è più forte di lui: dopo sette anni a prendersi a schiaffi (metaforicamente e letteralmente…) non basta un bacio a stravolgere un mondo. Accetto comunque l’ovazione silenziosa e mi avvio a grandi passi verso il camino, ma la sua mano mi ferma di colpo e mi attira di nuovo a lui. Mi scontro contro il calore del suo petto e mi sento ancora inebriare dal suo profumo.
“Mezzosangue, quando saremo fuori di qui…”
Affondo il viso nella lana del suo maglione.
“…quando saremo fuori di qui… vuoi che finga che non sia successo nulla?”
“Tu lo vuoi?”
Mi sorride dolcemente e scuote il capo.
“Neanche io…”
Il mio sussurro è sigillato dalle sue labbra.
Che strano. Baciarlo sa di proibito, ma anche di onestà.
Mi rendo conto solo ora che il desiderio di farlo era celato nel modo in cui ci sfidavamo costantemente da anni.
“Ora andiamo però…”
Arriviamo mano nella mano davanti al camino.
“E ora come diamine lo accendiamo?”
“Aspetta…ho letto un incantesimo prima in libreria… accidenti, com’era? Ah sì… Conflagro!”  
Subito un fuocherello scoppiettante si sprigiona nel camino di pietra, illuminando le teste d’elfo scolpite e io e Draco prendiamo un po’ di polvere.
“Da Madama Piediburro?” propongo, pensando di ricongiungermi con Harry e gli altri.
“Non credi che faremo un po’ di scalpore presentandoci lì dal camino?”
“Credo che noi due faremo un po’ di scalpore comunque. O hai cambiato idea?”
La sua risposta è ancora una volta un bacio. Comincio a prenderci gusto…
Sfuggo alla sua presa e mi avvio nel camino, vagamente triste di dover lasciare questo luogo orrendo, involontario scenario della nascita di un amore.
 
“Oh santo zucchero!”
Un’eccentrica esclamazione mi accoglie nel salone di Madama Piediburro.
“Ehm, scusi l’entrata…”
“Herm! Che diamine fai?!”
Il mio migliore amico mi guarda da dietro gli occhiali rotondi, chiedendosi probabilmente perché i miei abiti siano umidi e polverosi, perché indossi una giacca Serpeverde o perché sia entrata dal camino.
“Ciao Harry… Ho avuto un piccolo incidente, ti spiegherò tutto…”
“Un incidente?!” esclama Ginny “Oh Cielo! E noi che ti abbiamo lasciata sola…”
Scuoto il capo e in quel momento sento qualcuno atterrare fuori dalle fiamme alle mie spalle, accolto da un coro di bisbigli confusi.
“Non ero sola…”
Sento le dita di Draco intrecciarsi dolcemente alle mie e mi sento protetta, sicura, felice.
“Vogliamo sederci?” mi sussurra con la sua solita nonchalance il biondo.
Io annuisco e mi lascio trascinare tra i tavoli nello stupore generale.
No, Ginny, non ero sola in quel sotterraneo.
Non sono sola oggi.
Non lo sono ora e da come Draco stringe forte a sé le mie mani, credo di poter dire che non lo sarò mai più.
 
 

 
 
 
 
…The End…
    
 
§ Spazio autrice: §
 
Tanti auguri a te… Tanti auguri a te… Tanti auguri a ele-lele… Tanti auguri a te… ^_^
Questa frase la hai già letta anni fa (ben 7! O_O Mi sento vecchia), la prima volta che ho pubblicato questa storia per te nel 2009 non su efp. Dato che in tutti questi anni non avevo mai avuto modo di pubblicarla su questo che 
è ormai il mio unico account, te la ripropongo (con qualche edit - ho tolto un po' di fluff e di OOC!).
Auguri! Auguri! Auguri e tanti baci!
 
E grazie ovviamente a tutti gli altri lettori che mi hanno fatto l’onore di arrivare in fondo alla mia storia. Spero che perdonerete il cambiamento di data di nascita di Hermione da settembre a febbraio: aveva ragioni puramente personali! ;)
 
Baci, baci,
MmeBovary

 
 
 
 
 
  
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