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Autore: piumetta8    15/02/2016    1 recensioni
E se? E se la vita dei Brown ad Everwood avesse avuto inizio molto prima della morte di Julia? E se, durante quel terribile incidente, la donna non fosse stata sola? E se Andy Brown si trovasse costretto a prendere decisioni difficilissime per salvaguardare la sua famiglia?
E se, oltre a Delia, Ephram fosse cresciuto anche con un fratello?
Un universo decisamente alternativo dove ho rimescolato le carte e cercato di far interagire i miei personaggi preferiti...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una settimana estenuante, contrassegnata da spole giornaliere e sfiancanti tra Everwood e l'ospedale di Denver.

Andy non si era fidato di quella prima risonanza pulita e aveva insistito, cercato, sottoposto suo figlio ad ogni minuzioso esame diagnostico possibile per non lasciare nulla d'intentato.


Quel sabato mattina, logorato dall'attesa per i risultati della PET che avrebbero avuto soltanto ad inizio settimana, aveva capito di non riuscire più a stare in casa.

Aveva vagato per un po' senza meta ma poi la canonica dove il reverendo Keys, suo grande amico, stava riorganizzando gli appunti del sermone appena decantato durante la Messa; gli era sembrata un porto sicuro.

Andy Brown non si era mai professato un gran credente ma, mai come in quel momento, aveva bisogno di un appiglio, di un conforto solido.

I parrocchiani erano già andati via e sedersi in una delle panche vuote vicino all'altare gli aveva fatto bene. Paradossalmente, tra quelle icone cristiane, gli era stato più facile rivolgersi alla moglie morta.

"Non può finire così. Lo sai che ce la sto mettendo tutta per essere un bravo padre per i ragazzi."

La voce gli si era incrinata mentre era scivolato sull'inginocchiatoio a mani congiunte.

"Abbiamo già perso te, il nostro passato. Proteggi il nostro futuro, ti prego Julia...Veglia sul nostro coraggioso e disperato bambino. Lascia che ti dimostri che saprò avere cura di lui, di loro, di noi. Non portarmi via anche Colin..."

Era stata la mano amica del reverendo Keys a posarsi sulla spalla scossa dell'uomo e ad interrompere quella supplica accorata.


Il lungo sfogo che il prete aveva accolto, incoraggiato e cercato di mitigare aveva alleggerito il cuore di Andy e, quando era tornato a casa, era l'uomo controllato di sempre.

Era riuscito a gestire, con apparente disinvoltura, la visita pomeridiana degli Abbott e aveva persino riso, scacciando i demoni, del buffo siparietto che aveva interessato Bright e Delia. Anche Ephram sembrava più sereno forte di quella rete di persone che gli si erano strette intorno e confortato da una lunga chiacchierata che aveva avuto con Nina.

Era Colin ad impensierirlo in ogni suo aspetto. In quella paura irrazionale che il peggio sarebbe arrivato da un momento all'altro, nella sua prudenza esagerata, nel suo stare sempre all'erta come un coniglietto spaventato da ogni minimo rumore.


Quella sera, ormai quasi notte, Andy aveva passato in rassegna le stanze dei suoi figli ormai addormentati: aveva lasciato un bacio sulla guancia rosea di Delia e le aveva sistemato l'orsacchiotto con cui dormiva, aveva sfilato le cuffie con cui Ephram si era addormentato e gli aveva scostato una ciocca di capelli osservando la sua espressione corrucciata, aveva accarezzato la gota pallida e allo stesso tempo scottante di Colin rimboccandogli le coperte e controllandone il sonno agitato.

Quando, finalmente, il respiro del suo primogenito si era fatto più tranquillo il Dottor Brown era sceso di sotto. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire quella notte perciò si era seduto sul divano in ecopelle nero ed aveva acceso la tv.

Le immagini che gli erano scorse, impreviste, davanti agli occhi erano state un'autentica pugnalata al cuore.

Julia mentre metteva il rossetto assieme ad una vanitosa e pasticciona Delia che si divertiva a rovistare nel portagioie della mamma e a giocare con le sue perle.

Julia seduta ed assorta su quello stesso divano mentre Ephram, composto sullo sgabello, suonava il pianoforte a coda bianco in un'atmosfera surreale e fatata.

Julia, nel vialetto davanti casa, con Colin che le palleggiava intorno improvvisando l'appassionata cronaca di una partita immaginata e che si concludeva con lui che scompigliava, giocosamente, la sempre ordinata messa in piega della mamma.

Il cuore del Dottor Brown si era stretto in una morsa impotente, di rimorso, dinnanzi a quegli spaccati di vita, vita sua, che si era perso.

"Papà?"


Si era voltato nascondendo il rimpianto e aveva trovato suo figlio dritto sull'ultimo gradino. La preoccupazione aveva avuto il sopravvento su tutto.

"Colin cosa ci fai in piedi? Ti senti bene?"

Il ragazzo aveva sorriso con una tranquillità che non gli apparteneva più da tempo.

"Sì, volevo solo bere. Cosa stai facendo?"

La sua attenzione era stata catturata dalla risata magnetica della mamma e si era seduto vicino ad Andy.

"Stavo guardando questo vecchio video. Ephram deve averlo scordato inserito nel videoregistratore."

Per un bel pezzo la loro attenzione era stata catalizzata da quelle gocce di memoria somministrate come una medicina dolce e palliativa.

"Che succede se le mie analisi non sono buone? Se dovrò fare l'operazione?"

Le domande consequenziali di suo figlio erano state una doccia fredda per il dottor Brown. Si era voltato appena e la determinazione sul viso giovane e segnato di Colin lo avevano costretto ad essere onesto.

"Sarà pericoloso."

"Quanto?"

Era seguito un intervallo penoso e denso di silenzio allora era toccato, di nuovo, a Colin chiedere, spronare suo padre. Il suo medico.

"Mi prometti che non resterò in coma, attaccato alle macchine, che non perderò la memoria o che non avrò deficit gravi e permanenti?"

In quel momento, in quel confronto così duro e adulto, Andy avrebbe semplicemente voluto attirarselo al petto e garantirgli che niente di tutto questo si sarebbe avverato.

"No. Non posso prometterti niente."

Colin aveva stretto le mani attorno al bracciolo consunto tanto che le nocche erano sbiancate e anche lui era diventato cereo. Era stato il braccio, provvidenziale, di suo padre che lo aveva attirato in un abbraccio saldo ad impedire al suo busto di ondeggiare.

Le paure e i fantasmi di quell'uomo solo e di quel ragazzo disorientato si erano fusi in una gigantesca ed unica soluzione.

Andy cercava le parole giuste per sviare quell'ipotesi, per rassicurare Colin che non avrebbe dovuto subire nulla di tutto questo.

Ancora una volta, però, era stato anticipato dalla prontezza di suo figlio.

"Se dovrò fare un nuovo intervento voglio che sia tu ad operarmi. E, se dovessi accorgerti che non potrei più fare una vita normale, non farmi risvegliare. Non condannarmi, papà!"

   
 
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