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Autore: Rota    15/02/2016    1 recensioni
Sousuke è un pirata maledetto, che naufraga su un'isola abitata dalle sirene. Haruka è una sirena piuttosto curiosa, che si prende cura di lui e lo aiuta a sopravvivere in quel posto isolato dal mondo
[PRIMA CLASSIFICATA al contest "Di AU, OTP, Future!Fic e tante belle cose" indetto da aturiel sul forum di EFP e SECONDA CLASSIFICATA al contest "Spokon in Au" indetto da nacchan e Shichan sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Golden Heart'
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Capitolo sette

(When everything

you touch turns to)

Gold




-La maledizione del giallo è conosciuta anche tra le sirene per la sua ferocia e la sua enorme potenza. Ma né le sirene né gli esseri umani sanno come il mare non dispone mai nulla che sia totalmente definitivo e lascia invece libera scelta e libera prova a chi riceve questo genere di punizione. La maggior parte dei puniti soccombe alla loro stessa stupidità, ritrovandosi non altro che oro addosso, sia dentro sia fuori il corpo. Ma tu devi capire, giovane sirena, che c'è un modo per togliere dalle mani di quell'uomo il giallo. Ed è accettare il giallo nel tuo cuore.
Haruka nuota piano appena sotto il pelo dell'acqua, ancora in testa le parole della strega. Ha capito che la prova che deve affrontare è molto più sottile di una semplice frase, anche se non ha ben compreso come potrà riuscirci da solo; questo gli lascia il cuore pesante di ansia e di paura, benché la sua intenzione è ferma e ben decisa.
Makoto lo ha lasciato andare da solo verso il pirata, perché mai gli avrebbe permesso di intervenire in quella faccenda e l'amico lo ha potuto intuire da sé. È stato duro per lui affrontare questa sua scelta, ma il fatto che non abbia fatto nulla per fermarlo ha riempito lo spirito di Haruka di sincera gratitudine.
Ha paura di non poter più tornare indietro e se deve affrontare il limite della morte preferisce farlo soltanto tra le braccia del pirata.
Viene guidato dalla luce della luna, bianchissima, che filtra attraverso lo specchio della superficie del mare. Il fondale si fa sempre più alto, fino a che tra l'aria e la sabbia al di sotto dell'acqua non c'è che qualche metro appena e l'ossigeno quasi manca.
Il mare lo conduce nel punto esatto dove il pirata ha fermato i propri piedi – la sirena vede di lui soltanto le gambe e il primo pezzo della vita, perché il resto si confonde con la superficie per poi allungarsi verso l'alto. Quando emerge con fronte e gli occhi, lasciando che i propri capelli bagnati si appiccichino a tutto il capo, lo vede a palpebre chiuse mentre ascolta il rumore silenzioso della notte. Il pirata avverte subito dopo la sua presenza, ma lui non fa niente per nascondersi.
Nuota piano vicino a lui, girando attorno alla sua persona in circonferenze sempre più strette. Le squame della coda da pesce emergono dall'acqua per poi immergersene appena dopo, giocando con il fluido e con la luce che si riflette e si rispecchia in ogni dove: sembra spuma candida la sua pelle, un fluttuo profondo la sua figura sinuosa.
Lo sguardo finalmente si rivolge a lui ed è più blu che mai.
Sousuke si irrigidisce quando si sente sfiorare le gambe, accennando un passo all'indietro in modo da distanziarsi dall'altro.
Haruka percepisce il suo disagio, ma non si allontana che di poco. Con una capovolta nell'acqua, appoggia la coda al fondale di sabbia per poi sorreggersi sulla grande pinna e portare il busto in una posizione più o meno verticale. L'acqua nasconde la sua vita e fa vedere soltanto il busto dalla forma umana così da farlo sembrare così simile all'altro. Se non fosse per le squame leggere sulla pelle e le mani unite da quella leggera membrana che gli facilita il nuoto, sarebbe davvero quasi umano.
Fermo nella propria posizione, il pirata lo osserva e lo ammira. Pare quasi un sogno anche lui, in tutto quello, anche se i contorni della sua presenza sono decisamente meno sfocati e molto più definiti. Si chiede se sia stato un sogno dall'inizio, quella strana avventura, e se l'oceano non si sia preso gioco di lui – non se ne stupirebbe più di tanto, invero.
La marea è tutt'attorno a loro, placida e silenziosa.


Sousuke ora è la terra. Haruka ora è il mare.
Il loro incontro sotto la luna, proprio quella notte, non può essere un mero caso. Sono stati richiamati entrambi in quel luogo per compiere qualcosa di unico e speciale. Se la sirena lo sa coscientemente, giacché la sua natura glielo permette, l'umano può soltanto intuirlo e sentirlo con lo spirito.
Il fenomeno della marea ha unito gli elementi a cui appartengono e questo ha permesso alle loro sensibilità di farsi più acute l'una verso l'altra. Così, quando Haruka gli porge le mani e pronuncia una sola e singola parola sono il mare e la terra, la luna persino, a tradurre la sua volontà perché Sousuke la comprenda.
-Toccami.
Il pirata si irrigidisce completamente a quella richiesta. Compie un passo all'indietro per distanziarsi da lui, lo guarda con tutta la cattiveria di cui è capace – che è molta, in quel frangente.
Non riesce a credere che proprio lui gli chieda una cosa del genere. Lui che ha visto di cosa sono capaci le sue mani. Non riesce e non vuole, perché risulterebbe così tanto ferito dall'altro da dover per forza rifiutare tutto ciò che li ha legati fino a quel momento.
Haruka non si scompone al suo sguardo, rimanendo immobile al proprio posto. La strega ha detto che deve raccogliere il giallo dalle sue mani e questo lui ha intenzione di fare: quello gli sembra il modo più veloce per farlo. Che questo significhi diventare una statua di pietra, capace solo di affondare, poco importa. Ma importa invece l'egoismo che questo pensiero comporta e Haruka se ne accorge in tempo, prima di fare qualcosa di irreparabile.
Allora, con più dolcezza, con una voce bassa che sembra quasi una preghiera alla luna, abbassa un poco le mani e si rivolge di nuovo al pirata.
-Fatti toccare.
Sousuke rimane una seconda volta sbalordito da lui, anche se ora sente il cuore meno pesante. Non sarebbe la prima volta che entrano in contatto, con mani o altre parti del corpo, eppure la sirena non glielo ha mai chiesto a quella maniera esplicita né mai gli è sembrato ne necessitasse a quel modo.
Sousuke abbandona la propria espressione e si ammorbidisce come si è ammorbidito anche Haruka. Impiega lo stesso diversi minuti prima di decidersi ad avanzare, arrivando quindi a una distanza raggiungibile dalle sue mani.
Davanti a lui, completamente esposto ai suoi occhi profondi di sirena.
Haruka respira piano mentre lo tocca di nuovo sul petto. La sensazione non gli è nuova, anche se piena di una sacralità del tutto diversa: quella notte non c'era la luna a guardarli e la marea era così distante da essere soltanto come il suono all'interno di una conchiglia. Illusione e parvenza.
Sotto le sue dita il cuore del pirata batte forte e regolare, privo di paura.
La sirena alza lo sguardo e incrocia quello di lui, in attesa. È tutto bianco, splendente
Haruka accosta il proprio torace a quello di lui perché possa sentire il proprio cuore e possa sincronizzarsi al proprio battito; sono un unico respiro, appena dopo qualche istante.
Così come il mare comunica alla terra, succede che pure la terra comunichi con il mare nel rivelare la natura della gentilezza tutta tattile. Haruka sa, per istinto, cosa deve fare per riuscire a toccare l'animo dell'uomo – come sa quanto possa essere intimo un gesto del genere e prima di compierlo pensa bene a quanto è disposto a donare e a rischiare al medesimo tempo.
Tutto, si risponde.
Socchiude gli occhi e appoggia delicato le labbra su quelle di lui, in un bacio silenzioso. Lo sente trattenere il fiato senza però troppa sorpresa, riscoprendosi a sentire il fiato sciogliersi e la coscienza farsi più leggera, inesistente.
C'è il cuore di lui, il suo spirito e la sua anima che lo avvolgono, senza bisogno di braccia o di mani d'oro.
Sousuke avvampa, perché tutto quello lo stordisce ancora di più della sete e della fame, ancora di più della disperazione nera che parte dalle sue mani e ancora di più, ancora di più dell'impronta lasciata nella sua mente dagli incubi tremendi di quel giorno. Rimane immobile troppo a lungo mentre la sirena assapora quella nuova sensazione, fino a rendersi conto di star piangendo in silenzio.
Prima di lasciare ad Haruka la possibilità di capire, alza le braccia e lo stringe, condividendo finalmente il sentimento che lui prova.
Alta marea. I loro cuori hanno un solo sussulto di gioia e l'acqua ribolle attorno a loro.
Toccarsi e lasciarsi toccare: il senso dell'amore è quello, perché abbandona anche la paura più terribile e impregna il cuore di un elemento ancora più prezioso dell'oro. Sousuke lo capisce, alla fine, e questo lo porta a una conclusiva letizia.
L'inquietudine si arena, affonda come un relitto vinto dalla tempesta furiosa, lasciando la superficie limpida e splendente che riflette a piena potenza la grandezza di un cielo soave: lo spirito che respira, egli stesso, una nuova libertà.
Le mani del pirata si aprono lentamente, andando a posare i polpastrelli sensibili delle dita sulla pelle fredda della schiena della sirena. Respira, respira, respira: il cuore è impazzito, in entrambi i loro petti.
La luna ruba l'ultima immagine dell'oro che prende la propria vera forma definitiva.


***


Aiichirou lo trova strano, in realtà.
Non gli è sembrato molto naturale che i fluttui del mare lo spingessero con quella forza a riva, quando la scialuppa con cui lui e Momotarou sono stati spediti in avanguardia si è allontanata dalla nave maestra per dirigersi verso la piccola isoletta in mezzo al niente. Gli è parso quasi che fossero due braccia forti, molto maschili, a spingerlo in una data direzione. Conosce la capacità del remare del compagno e non è mai stato niente di così energico o così vigoroso.
Sotto di loro, soltanto ombre scure di un mare ancora troppo profondo: inutile cercare di vedere se ci fosse qualcosa.
Arrivati nel punto in cui finalmente la spiaggia ferma la prua di legno della bassa scialuppa, incastrandola in una resistenza di terra, entrambi loro sono sbarcati e si sono bagnati i piedi con quell'acqua sporca di sabbia, procedendo in avanti e tirando con loro l'imbarcazione per diversi metri onde evitare che il mare se la porti via con sé e impedisca loro di tornare indietro.
All'improvviso, Momotarou ha urlato.
-Guarda là!
Un miraggio, ha pensato, perché nessuna donna così visibilmente in forma potrebbe mai vivere in quei luoghi e rimanere davanti a loro in piedi, candida in una pelle che sembra non aver visto giammai il sole. L'ha vista – o forse solo percepita – sorridere e gli è parso così poco umano tutta la sensazione che lo ha preso. Ma Momotarou ha cominciato a correre, lasciando indietro la scialuppa e ogni altro tentativo di portarsela appresso; lui non ha potuto perderlo di vista.
Lei sembra semplicemente scorrere nell'acqua, con una grazia che non ha mai visto prima d'ora. Momotarou, accanto a lui, solleva un quantitativo d'acqua e di sabbia capace di bagnarlo oltre il livello della vita, appesantendolo non di poco nella totale mancanza di grazia tipica di ogni uomo della sua giovane età. Tenta di fermarla con un richiamo alto, sbracciandosi come meglio può, ma la donna non fa altro che muovere i propri capelli corti e castani in un gesto dolce e rivolgersi a loro con l'ennesimo sorriso. Non si ferma, continuando verso la spiaggia più asciutta.
Le palme alte si fanno sempre più vicine ai due pirati, così come gli scogli che seguono il boschetto verde per un lato. Meno acqua da spostare, più sabbia su cui appoggiarsi. Nel notare queste cose, i due giovani vengono distratti: il miraggio scompare davanti ai loro occhi, lasciandoli finalmente soli.
Aiichirou si ferma piuttosto sconvolto.
-Momo, cos'era quello?
Anche l'altro si blocca in una posizione rigida, seguitando a guardare il punto dove crede che l'immagine femminile si sia dissolta.
-Forse abbiamo preso un'insolazione, Ai-senpai.
Si guardano, indecisi sul da farsi.
Ad Aiichirou non sono mai piaciute le cose strane. Ha potuto vedere cose molto umane come rabbia, violenza, disperazione e angoscia, tutte cose che hanno avuto sempre ai suoi occhi una spiegazione logica. Non ha mai trovato molto confortante entrare nel surreale: il mondo è invaso da teorie di magia e stregoneria, quello che è successo a Yamazaki ne è la prova più concreta.
Questo lo spaventa non poco e lo blocca per diversi minuti.
-Dovremmo procedere, Ai-senpai.
La voce di Momotarou è più che un'ancora, più di una presenza costante accanto a lui. Quelli sono i momenti in cui ringrazia di essere così tanto legato alla sua persona.
Accenna un mezzo sorriso e piega il capo in segno di assenso.


Il vento scuote le fronde verdi degli alberi di palma con una carezza gentile.
La spiaggia più a ridosso del boschetto è coperta delle alghe di una recente alta marea, ma si può comunque scorgere abbastanza chiaramente del movimento non naturale, verso un punto piuttosto riparato accanto a un muro di roccia. Sembrano, agli occhi dei due, un cumulo di resti accatastati da mano decisamente poco abile – ma comunque umana.
-Pensi che Sousuke-senpai possa essere stato qui?
Aiichirou si accovaccia a terra per guardare meglio tra quelle palme d'oro. Trova un pugnale di metallo, scostando una foglia ben larga, e lo tocca con un certo sospetto; quando si rende conto di non star diventando anche lui dorato allora lo prende in mano con più sicurezza.
Il suo sguardo è ben scuro, quando risponde all'altro pirata.
-Spero che lo sia ancora.
Sentono un rumore di passi proveniente dalla loro sinistra: Momotarou retrocede con la mano pronta a scattare verso l'elsa della propria spada mentre Aiichirou trattiene al petto il pugnale che ha trovato, nel caso debba attaccare a sorpresa. Assieme, sono piuttosto abili in combattimento.
Ma entrambi cambiano completamente espressione quando vedono la persona che sta proseguendo verso di loro e mentre Aiichirou si mette a piangere Momotarou strilla ancora più forte di prima.
-Sousuke-senpai!
Sembra piuttosto lindo, per essere un naufrago, e abbastanza in forma. Nessuno dei due pirati però da attenzione a questi dettagli: gli vanno incontro, con passi ben veloci.
Lui è sorpreso ma non troppo della loro presenza, anche se non trattiene una domanda più che ovvia.
-Come siete arrivati qui?
È Aiichirou a rispondergli, tra lacrime che gli bagnano completamente il viso.
-Il capitano Rin ha detto di aver sognato che fossi qui. Yamazaki-senpai!
Lo abbraccia, stando ben attento a non toccargli le braccia o le mani – Momotarou lo stesso. Non è raro che loro, nonostante quello che sono, si lascino a questo genere d'affetto. Erano ancora tutti molto giovani quando si sono uniti a formare la ciurma della Samezuka, il loro legame è ben più che una nomea o una definizione. Non c'è niente di strano, per loro.
-Il capitano era disperato. Noi tutti eravamo disperati. Cosa ti è venuto in mente di scappare a quel modo? Ti avremmo aiutato con la maledizione!
Continuano entrambi a piangere e a confondere le parole tra le lacrime.
Sousuke non li tocca, si lascia stringere ben più che volentieri. Gli mancavano, quel tipo di manifestazioni. Gira il volto all'indietro, chiamando qualcuno.
-Haruka!
I due ragazzi lo lasciano subito quando sentono anche il secondo uomo avvicinarsi a loro, così che Sousuke può avvicinarsi al compagno e aiutare la sua camminata: quelle gambe così nuove non lo reggono ancora bene, non riesce a fare troppi passi da solo. Haruka si è abituato a stento alla sensazione del vento sulla propria pelle, così secca, ma ancora non del tutto al peso del proprio corpo sui piedi. Si appoggia al suo petto e insieme tornano dai due pirati.
Indossa soltanto la camicia bianca che una volta apparteneva a Sousuke ed è abbastanza magro e smilzo da far sì che il tessuto lo copra anche all'altezza dell'inguine. Non che lui comprenda il senso di pudore umano, ma almeno ha evitato al pirata l'imbarazzo di tenere perennemente conto della sua nudità.
Momotarou è quello che trattiene meno la curiosità.
-Chi è lui?
-Il mio compagno.
Lo guardano entrambi piuttosto straniti, chiedendosi come faccia un naufrago a essere in una condizione così sana. Al suo sguardo dolce, però, non riescono ad aggiungere niente.
-Mi ha salvato la vita.
Quel ragazzo lo guarda in viso, cercando come loro due risposta a domande che non riesce a formulare in quella lingua quasi del tutto estranea. Le parole hanno un significato e un senso, ma come il muto che a lungo non è stato capace di emettere suono così anche lui rimane inerme nel proprio stato.
Non del tutto, almeno.
-Har-haruk...
Fa fatica a dire il proprio nome, ma ci tenta diverse volte. Sousuke lo aiuta, guadagnandosi un'occhiata per nulla gentile da parte sua.
-Haruka.
-Haru-uka.
Momotarou si avvicina per guardarlo meglio, causando in Haruka un modo di ritrosia improvvisa.
Non gli piace ancora il contatto umano, fa fatica a rapportarsi con quel genere di comunicazione.
-Non sa parlare?
-Non ancora. È un po' difficile per lui.
Nitori nota qualcosa di diverso invece, ben più importante: guarda le loro mani e senza accorgersene alza di un po' il tono della propria voce.
-Riesci a toccarlo?
Sousuke segue la direzione del suo sguardo per capire a cosa si sta riferendo. Poi sorride dolcemente. Sembra quasi non essere lui, cambiato com'è.
O forse è sempre stato così, ma tutta quella frenesia glielo ha fatto dimenticare – Aiichirou crede più a questo quando il pirata gli domanda qualcosa.
-Posso toccare anche te. Ti fidi?
Si fida. Rimane fermo mentre l'altro gli accarezza i capelli, completamente sicuro che non gli accadrà nulla. Resta umano, di carne e di sangue, sentendo il calore di quella mano così gentile.
Momotarou urla di gioia, saltellando accanto a loro. Anche Sousuke ha fatto più o meno lo stesso e quindi non riesce a trovarlo fastidioso.
-Cos'è successo?
Il pirata ride, trattenendo per sé tutto quello che sa a riguardo.
La marea. La luna. Il cuore d'oro.
Una parte di verità la conosce solo Haruka e questo lo salva da inutili pensieri e preoccupazioni. Fintanto che quel ragazzo rimarrà con lui, non potrà sfuggire a questa consolante constatazione.
Ma per i due ragazzi non ha altro che impazienza e una gran voglia di tornare a casa.
-Torniamo alla nave. Ve lo spiegheremo per bene.
Sia Momotarou sia Aiichirou acconsentono con grande gioia e iniziano a correre verso il mare, là dove hanno dimenticato la scialuppa. Anche Sousuke si incamminerebbe con loro, se solo il ragazzo tra le sue braccia non facesse resistenza.
-Haruka?
Ha gli occhi rivolti in avanti, verso una paura tutta nuova. Il mare, in quella forma umana, è così tanto spaventoso: come ha fatto Sousuke a non soccombere all'idea di toccarlo e di lasciarsi immergere per lui è un mistero. Sono emersi entrambi a nuova vita, ma pare che per il pirata sia tutto così semplice.
Basta ascoltare il suo cuore per capire che non è vero – che è emozionato almeno quanto lui.
Haruka capisce dalla stretta delle sue dita che non lo lascerà mai affogare, per nessuna ragione.
Il prezzo da pagare per quella strana quanto immensa gioia è stato il cuore d'oro, il cuore umano che le sirene tanto disprezzano perché limitato a una vita mortale. Haruka pensa che la strega del mare abbia ragione, in fondo: non c'è eternità che valga un metallo più prezioso di quello che rende il cuore pieno di emozioni così forti.
Quanto deve aver amato e quanto deve ancora amare.
Haruka guarda Sousuke negli occhi, impara a sorridere alla maniera degli umani.
Un bacio e il cammino verso un nuovo inizio.

   
 
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