Blue Eyes
(De
Umana Insania – Il Capitolo della
Vendetta -)
3.
Capitolo Terzo – The Shots of Treason
Shikamaru avanzava lentamente fra i cespugli bassi e spogli; la pistola
stretta tra le mani e rivolta verso il basso. Stava avanzando da solo,
consapevole che, a una cinquantina di metri dietro di lui, Kakashi Hatake lo
seguiva silenzioso e scaltro, coprendogli le
spalle.
Gli altri agenti si
erano disposti lungo tutto il perimetro dell’edificio, bloccando tutte le
possibili via di fuga alternative: se Hidan teneva Ino imprigionata là dentro,
l’avrebbero preso senz’altro.
Riuscì ad arrivare
ad una piccola porta arrugginita nascosta dietro alcuni rami bassi di un albero,
doveva essere stata un’uscita di sicurezza probabilmente. Con un piccolo pezzo
di fil di ferro fece scattare la serratura e scivolò come un’anguilla
all’interno del magazzino, enorme, buio come la notte; l’umidità era ancora più
alta e da lontano un rumore ripetitivo, come di un rubinetto che perde, lo
accompagnava ad ogni passo dentro quel posto invivibile. Riuscì presto ad
abituarsi all’oscurità, camminando però sempre a tentoni per paura di
inciampare.
Era tutto troppo
silenzioso e surreale e una strana ansia gli attanagliava il cuore,
velocizzandogli la respirazione.
In lontananza, sentì
la porta da cui era entrato chiudersi leggermente, segno che anche Kakashi era
dentro con lui.
Questo lo fece
sentire più tranquillo.
Con passo più fermo
si avventurò ancora all’interno dello stabile, tra sacchi di sabbia e cemento,
montagne di mattoni e macchine da costruzione.
Arrivò alla fine di
un corridoio, le cui pareti erano formate da scaffali in acciaio e scatole di
bulloni e utensili vari; la luce flebile della sera passava da una finestra
chiusa in malo modo con delle assi di legno ormai marce, illuminando piano un angolo dove una sedia di
legno era vicino al corpo rannicchiato di una ragazza.
“Ino!” urlò Shikamaru con voce stridula e incredula, correndo verso di
lei. Quella aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno e, non appena
intravide nel buio la figura del ragazzo correre verso di sè, le lacrime le
uscirono in automatico dagli occhi, mentre con le braccia cercava di avvicinarsi
più che poteva al ragazzo, strascicando il proprio
corpo.
Lui non doveva
essere lì.
“No! Ti prego, torna
indietro o ti ammazzeranno! Scappa, Shikamaru! Ti prego!” gli urlò con quanto
fiato aveva in gola, disperata. Sentì il panico farsi
avanti.
Tutti, ma non
lui.
Ma il ragazzo non
sentirla, buttandosi poi davanti a lei in ginocchio, guardandola con occhi
spalancati, come un naufrago che dopo tanto tempo vede la sua terra, come Ulisse
che rivede la sua
Itaca.
Le prese il viso tra le mani,
accarezzandole le guance bagnate e sporche, sentendo sotto di sé la sua pelle, i muscoli che si muovevano a testimoniare che fosse
lei, viva, e non un’allucinazione.
“Ino, Ino, Ino…”
Le disse, baciandola
un attimo sulle labbra senza chiedere il permesso, specchiandosi nei suoi occhi
magnifici che col tempo non avevano perso luminosità.
“Lui è qui! Scappa
ti prego! Scappa o ti ammazza!” supplicava invece Ino, cercando di allontanarsi,
piangendo ancora senza ritegno. Aveva tanto sperato che qualcuno, lui, la venisse a salvare; ogni minuto
passato in quello schifo di posto aveva pregato Dio (lei, che in tutta la sua
vita non era mai nemmeno entrata in una chiesa) di mandarle una qualsiasi
persona a prenderla, a dirle che andava tutto bene e che sarebbe tornata a casa.
Ma adesso, dopo quello che le aveva detto Hidan, si era rassegnata alla sua
fine, forse ingiusta, e aveva cominciato a desiderare che Nara se ne stesse a
casa, al sicuro, perché se lui fosse morto, lei sicuramente non sarebbe riuscita
ad andare avanti lo stesso.
“Shikamaru,
smettila, ti prego… vattene via!”
Riuscì a dirgli
spingendolo via con le poche forze che le rimanevano.
Lui la guardò un attimo perplesso,
riavvicinandosi e cominciando ad armeggiare con le
manette.
“Non capisco di cosa ti lamenti,
seccatura…” affermò in tono che voleva
sembrare di rimprovero, ma che inevitabilmente lo fece
sorridere.
“Non capisci perché non mi
ascolti, accidenti!” gli urlò lei, prendendolo per il viso come poco prima aveva
fatto lui.
“Devi andartene, e se non vuoi
farlo per te, per la tua vita, fallo per me. Ti ucciderà e io non
voglio!”
“Mi spiace, seccatura, ma dopo
tutte le notti insonni che mi hai fatto passare, restare in vita sarebbe un bel modo per ringraziarmi!”
E di nuovo si
ributtò sulle manette che tenevano legati i piedi.
Ino pianse ancora
più forte, premendo un mano contro la bocca. Aveva la strana consapevolezza che
non sarebbero usciti da quel posto vivi insieme. Era esattamente come la sensazione che aveva avuto in casa sua
prima che Hidan venisse a prenderla: quel ghiaccio che ti blocca il sangue nelle
vene, che ti fa perdere i battiti del cuore.
Voleva urlare,
scalciare via quell’imbecille che non la lasciava al suo destino, poter dire prima
di morire a Hidan, che il suo dio Jashin era una grande
stronzata.
“Shikamaru…” mormorò flebile, sfinita.
E fu un secondo, non
ebbe nemmeno il tempo per urlare.
L’ombra di Hidan era
apparsa velocemente, come liquido nero sul pavimento. Un gesto fulmineo, e col
calcio della pistola aveva colpito il ragazzo alla nuca.
“Finalmente ci rivediamo, Nara.”
Sibilò
sadico, compiaciuto, osservando il ragazzo che tentava di rialzarsi dopo la
botta subita.
Shikamaru fece leva
sugli avambracci, incredulo, scuotendo la testa per far tornare la vista
normale; il dolore alla nuca gli aveva fatto vedere le stelle, nel senso vero
dell’espressione.
“Hidan, ti prego…”
lo supplicò Ino, aiutando il compagno ad alzarsi.
Era un incubo e non
si poteva svegliare; non avrebbe mai voluto vedere tutto
quello.
“Honey, allora le mie lezione sulla
religione di Jashin ti sono servite.” Le disse Hidan canzonatorio, ridendo ad
alta voce.
“L’edificio è
circondato da poliziotti… se… se fai fuori me… non riusciresti comunque a
scappare… sei… sei in trappola…”
Riuscì a formulare
Nara mettendosi a sedere, respirando
forte.
Ino l’osservava impotente: perché
era così sicuro di lui? Non vedeva quanto erano nei guai? Se ne rendeva
minimamente conto?!
“Oh, credo che tu non sappia una
gran bella cosa del mio piano, caro il mio eroe.”
“Quella di avere un complice? Mi
spiace, ma lo so.”
Rispose Shikamaru
con un ghigno, ricambiato da Hidan.
“E sai anche chi è?” chiese
curioso come un bambino. Ino ormai aveva cominciato a interpretare ogni singola
parola, gesto o tono di voce del ricercato. Non le ci volle molto a capire che
stava prendendo in giro Nara, che stava giocando con lui a una battaglia
psicologica senza precedenti.
“No? Te lo dico io…” continuò
Hidan notando il viso spaesato del ragazzo, “Eravamo in affari, quando avevo la
mia bella setta, Kakuzu, lo conosci? Oh, ma forse tu lo conosci col suo anagramma… è l’agente Zukuka,
no?”
Gli occhi del giovane si
spalancarono per il disgusto.
Per tutto quel tempo aveva avuto
il complice di Hidan a nemmeno un metro di distanza e
non se n’era accorto!
“A quest’ora avrà
già sistemato tutti i poliziotti qui attorno, lasciandoci soli. È stato carino,
un vero gentiluomo.”
Decretò
avvicinandosi ai due
e inginocchiandosi di fronte e loro, per poterli osservare dritti negli
occhi.
“Sai, prima di uccidere uno di voi
due, volevo finire di raccontare alla piccola Ino come sono scappato dal
carcere. Sembravi così appassionata al mio racconto, honey…”
Le disse, carezzandole il viso con la punta delle dita. Ino strinse
gli occhi, non osando scansarsi, mentre Shikamaru sembrò ringhiargli
contro.
“Non
toccarla!”
“Oh-oh! Siamo
gelosi?” chiese divertito, ritirando la mano. “Sai, Itachi me lo diceva sempre
che voi della polizia siete dei sentimentali. Aveva proprio ragione. Ho sempre
invidiato il suo intelletto e la sua sottile ironia, mi piaceva,
già.”
Hidan aveva preso a
passeggiare avanti e indietro, raccontando con aria assorta e felice, come di
chi narra di vecchie scorribande fra amici.
“Sapete, la sua
morte era stata programmata. Eh sì, mica credevate che si fosse suicidato solo a
causa del processo, oh no!, facevamo tutti parte dello stesso giro, sì sì.
Teneva gli affari qui a Londra per conto del buon vecchio Kisame e se la cavava
bene. Peccato che non condividessi il fatto che uccidesse tutte quelle ragazze
senza una preghierina al dio Jashin, era un infedele anche lui! Quando lo
arrestarono dopo di me, sapevamo entrambi che non sarebbe finita lì, noi grandi
uomini non potevamo finire i nostri giorni in una putrida
cella…”
“Tu… eri d’accordo
con Itachi? Eravate complici?!” urlò Shikamaru, scioccato. Finalmente alcuni
pezzi del puzzle stavano cominciando a tornare al loro posto, la verità stava
venendo a galla, rivelando qualcosa di talmente grosso che, forse nemmeno loro
avevano immaginato.
“Ovvio, Nara! In
cella mi aveva detto che Kakuzu era entrato nella polizia sotto falso nome,
bisognava trovare solo un pretesto, un momento di confusione per farmi uscire… e
quale occasione migliore della sua morte? Oh, che genio di ragazzo! Spero che
adesso sia in un bel posto!”
Hidan scoppiò a
ridere. In quel momento Shikamaru afferrò la sua pistola e sparò un colpo dritto
verso l’uomo.
Ino urlò spaventata,
presa alla sprovvista.
Hidan rimase
immobile, osservando poi con calma il suo corpo, perfetto e
immacolato.
Nara lo aveva
mancato di poco.
A una velocità
incredibile tirò fuori la pistola a sua volta, e prima di poter sparare al
ragazzo, cinque spari risuonarono per il magazzino,
secchi.
“Kakuzu li vuole
proprio massacrare…” pronunciò Hidan, con un ghigno, mentre anche lui premeva il
grilletto.
Questa volta non ci
furono errori di traiettoria; il colpo prese Shikamaru in pieno petto.
Senza una parola, un
gemito o altro, si accasciò al suolo sotto gli occhi di Ino che
urlò.
Il tempo si era come
fermato. Il fumo lentamente saliva dalla canna della pistola per disperdersi
nell’oscurità, accompagnando l’ultimo sospiro di vita di Shikamaru.
Ino gli si avvicinò,
tremante, muovendolo nella speranza che si riprendesse; lo chiamò più volte,
prima piano, poi urlando il suo nome senza più lacrime, svuotata fino all’ultimo
nell’anima.
Guardò il suo viso
leggermente abbronzato, i lineamenti che le erano così mancati in quei giorni di
prigionia, la sua bocca semiaperta, dalla quale era stata baciata poco prima; i
suoi capelli castani, legati sempre in quel codino così fuori moda e quella
fronte spesso aggrottata in un’espressione perplessa.
Ino guardava tutto questo,
guardava quei dettagli che non avrebbe più rivisto.
Lo guardava e si rendeva conto che
era tutto finito in un secondo, nemmeno il tempo per un addio.
Il dolore ancora non
era giunto, sentiva solo il vuoto che pesava.
Hidan le si
avvicinò, toccandole una spalla, leggero.
“Honey, non disperare,
lui…”
“Ti prego,
uccidimi.” Gli chiese senza guardarlo. Voleva finirla anche lei, prima che la
consapevolezza della morte del giovane Nara le penetrasse nella pelle e nel
cuore, facendola impazzire dal dolore.
E sembrava che Hidan
non stesse aspettando che quella parola. Felice, puntò il grilletto alla sua
testa bionda, caricando il colpo che avrebbe detto fine a
tutto.
“Buon viaggio,
piccola Ino.”
Ino chiuse gli occhi, pronta ad
accogliere il suo destino, dopo tanto tempo che lo vedeva davanti a sé, ma che non riusciva mai a
raggiungere.
Sentì il rumore secco dello
sparo.
Poi niente.
Aveva immaginato di sentire il
bruciore della pallottola che le perforava la carne, il cranio e infine arrivava
al cervello, distruggendole tutto. Invece niente, solo la canna della pistola
che aveva abbandonato la sua testa e un corpo che cadeva con un tonfo accanto a
lei.
Aprì un occhio, si guardò attorno
e svenne.
Continua…
Next>>
“Per la
prima volta, aveva visto la morte in faccia, aveva rischiato seriamente di non
poter vedere più i suoi cari, le facce amiche, un semplice cielo azzurro; tutto
questo perché amava un uomo dal lavoro duro e la vita complicata. Su questo non
poteva farci niente, non poteva comandare il suo cuore.
Adesso, doveva solo
capire cosa desiderava e cosa voleva farne della sua vita; per chi
viverla.”
Risposte alle
Recensioni:
Mimi18: TwinH, mi cara, dolce e adorata
TwinH… innanzitutto: auguriiiii! XD Approfittiamo anche di questo spazio per
ricordare quanto stai diventando vecchia. ù_ù
Ma lo sai che le tue recensioni mi
lasciano sempre a sospirare felice, e soddisfatta tutto il giorno? Davvero, come
piace a te questa storia credo non piaccia a nessuno; cogli perfettamente quello
che io ho voluto trasmettere e ti piace quello che io ho voluto far piacere al
lettore. Il nostro essere TwinH non c’entra niente qui, è che tu riesci a capire
quello che io voglio veramente scrivere e comunicare e ciò non può che rendermi
immensamente felice! <3
Adesso, dopo questo capitolo, puoi
di nuovo spoilerare quanto vuoi! XD
Saeko no Danna: Dire che sono felice che il pezzo
di Hidan ti sia piaciuto, è dire poco. C’ho talmente sputato sangue su quella
parte, che le tue parole sono uno dei migliori ringraziamenti che uno scrittore
possa ricevere, davvero.
Spero che questo capitolo ti
piaccia in altrettanto modo, anche se dubito perché sono sempre stata sul filo
dell’OOC qui, e ciò mi ha provocato una seria crisi nervosa; quindi a te il
giudizio dei miei sforzi. XD
Ti ringrazio per avere la costanza
di recensire ogni singolo capitolo, alla prossima!
Si ringrazia tutti quelli che,
almeno una volta nella loro vita, si sono imbattuti in questa fan fiction. Se
poi l’hanno letta e l’hanno odiata, mandandomi accidenti perché gli aveva
rovinato la giornata… bhè, quello è un altro discorso.
La pubblicazione del prossimo e ultimo capitolo potrebbe avere un leggero ritardo, ma niente di eterno.
Lee
Naruto
© Masashi Kishimoto
Blue
Eyes © Coco Lee