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Autore: Elpis Aldebaran    22/03/2009    3 recensioni
[Sequel di "De Umana Insania". Per tutti coloro che l'hanno letta e un po' amata.]
Avevamo lasciato i nostri protagonisti con un articolo di giornale che annunciava il suicidio di Itachi in prigione. Tutti pensavano che quella brutta storia fosse finita, ma quella stessa notte quando l’ultimo Uchiha scelse la morte, qualcosa è cambiato, qualcuno è tornato in libertà, gira per la Londra di fine anni ’50 ed è alla ricerca di qualcosa che soddisfi le pretese del suo Dio.
Qualcuno che cerca vendetta.
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blue Eyes

(De Umana Insania – Il Capitolo della Vendetta -)

 

 

 

 

 

 

3. Capitolo Terzo – The Shots of Treason

 

 

 

Shikamaru avanzava lentamente fra i cespugli bassi e spogli; la pistola stretta tra le mani e rivolta verso il basso. Stava avanzando da solo, consapevole che, a una cinquantina di metri dietro di lui, Kakashi Hatake lo seguiva silenzioso e scaltro, coprendogli le spalle.

Gli altri agenti si erano disposti lungo tutto il perimetro dell’edificio, bloccando tutte le possibili via di fuga alternative: se Hidan teneva Ino imprigionata là dentro, l’avrebbero preso senz’altro.

Riuscì ad arrivare ad una piccola porta arrugginita nascosta dietro alcuni rami bassi di un albero, doveva essere stata un’uscita di sicurezza probabilmente. Con un piccolo pezzo di fil di ferro fece scattare la serratura e scivolò come un’anguilla all’interno del magazzino, enorme, buio come la notte; l’umidità era ancora più alta e da lontano un rumore ripetitivo, come di un rubinetto che perde, lo accompagnava ad ogni passo dentro quel posto invivibile. Riuscì presto ad abituarsi all’oscurità, camminando però sempre a tentoni per paura di inciampare.

Era tutto troppo silenzioso e surreale e una strana ansia gli attanagliava il cuore, velocizzandogli la respirazione.

In lontananza, sentì la porta da cui era entrato chiudersi leggermente, segno che anche Kakashi era dentro con lui.

Questo lo fece sentire più tranquillo.

Con passo più fermo si avventurò ancora all’interno dello stabile, tra sacchi di sabbia e cemento, montagne di mattoni e macchine da costruzione.

Arrivò alla fine di un corridoio, le cui pareti erano formate da scaffali in acciaio e scatole di bulloni e utensili vari; la luce flebile della sera passava da una finestra chiusa in malo modo con delle assi di legno ormai marce, illuminando piano un angolo dove una sedia di legno era vicino al corpo rannicchiato di una ragazza.

“Ino!” urlò Shikamaru con voce stridula e incredula, correndo verso di lei. Quella aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno e, non appena intravide nel buio la figura del ragazzo correre verso di sè, le lacrime le uscirono in automatico dagli occhi, mentre con le braccia cercava di avvicinarsi più che poteva al ragazzo, strascicando il proprio corpo.

Lui non doveva essere lì.

“No! Ti prego, torna indietro o ti ammazzeranno! Scappa, Shikamaru! Ti prego!” gli urlò con quanto fiato aveva in gola, disperata. Sentì il panico farsi avanti.

Tutti, ma non lui.

Ma il ragazzo non sentirla, buttandosi poi davanti a lei in ginocchio, guardandola con occhi spalancati, come un naufrago che dopo tanto tempo vede la sua terra, come Ulisse che rivede la sua Itaca.

Le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance bagnate e sporche, sentendo sotto di sé la sua pelle, i muscoli che si muovevano a testimoniare che fosse lei, viva, e non un’allucinazione.

“Ino, Ino, Ino…”

Le disse, baciandola un attimo sulle labbra senza chiedere il permesso, specchiandosi nei suoi occhi magnifici che col tempo non avevano perso luminosità.

“Lui è qui! Scappa ti prego! Scappa o ti ammazza!” supplicava invece Ino, cercando di allontanarsi, piangendo ancora senza ritegno. Aveva tanto sperato che qualcuno, lui, la venisse a salvare; ogni minuto passato in quello schifo di posto aveva pregato Dio (lei, che in tutta la sua vita non era mai nemmeno entrata in una chiesa) di mandarle una qualsiasi persona a prenderla, a dirle che andava tutto bene e che sarebbe tornata a casa. Ma adesso, dopo quello che le aveva detto Hidan, si era rassegnata alla sua fine, forse ingiusta, e aveva cominciato a desiderare che Nara se ne stesse a casa, al sicuro, perché se lui fosse morto, lei sicuramente non sarebbe riuscita ad andare avanti lo stesso.

“Shikamaru, smettila, ti prego… vattene via!”

Riuscì a dirgli spingendolo via con le poche forze che le rimanevano.

Lui la guardò un attimo perplesso, riavvicinandosi e cominciando ad armeggiare con le manette.

“Non capisco di cosa ti lamenti, seccatura…” affermò in tono che voleva sembrare di rimprovero, ma che inevitabilmente lo fece sorridere.

“Non capisci perché non mi ascolti, accidenti!” gli urlò lei, prendendolo per il viso come poco prima aveva fatto lui.

“Devi andartene, e se non vuoi farlo per te, per la tua vita, fallo per me. Ti ucciderà e io non voglio!”

“Mi spiace, seccatura, ma dopo tutte le notti insonni che mi hai fatto passare, restare in vita sarebbe un bel modo per ringraziarmi!”

E di nuovo si ributtò sulle manette che tenevano legati i piedi.

Ino pianse ancora più forte, premendo un mano contro la bocca. Aveva la strana consapevolezza che non sarebbero usciti da quel posto vivi insieme. Era esattamente come la  sensazione che aveva avuto in casa sua prima che Hidan venisse a prenderla: quel ghiaccio che ti blocca il sangue nelle vene, che ti fa perdere i battiti del cuore.

Voleva urlare, scalciare via quell’imbecille che non la lasciava al suo destino, poter dire prima di morire a Hidan, che il suo dio Jashin era una grande stronzata.

Shikamaru…” mormorò flebile, sfinita.

E fu un secondo, non ebbe nemmeno il tempo per urlare.

L’ombra di Hidan era apparsa velocemente, come liquido nero sul pavimento. Un gesto fulmineo, e col calcio della pistola aveva colpito il ragazzo alla nuca.

“Finalmente ci rivediamo, Nara.”  

Sibilò sadico, compiaciuto, osservando il ragazzo che tentava di rialzarsi dopo la botta subita.

Shikamaru fece leva sugli avambracci, incredulo, scuotendo la testa per far tornare la vista normale; il dolore alla nuca gli aveva fatto vedere le stelle, nel senso vero dell’espressione.

“Hidan, ti prego…” lo supplicò Ino, aiutando il compagno ad alzarsi.

Era un incubo e non si poteva svegliare; non avrebbe mai voluto vedere tutto quello.

Honey, allora le mie lezione sulla religione di Jashin ti sono servite.” Le disse Hidan canzonatorio, ridendo ad alta voce.

“L’edificio è circondato da poliziotti… se… se fai fuori me… non riusciresti comunque a scappare… sei… sei in trappola…”

Riuscì a formulare Nara mettendosi a sedere, respirando forte.

Ino l’osservava impotente: perché era così sicuro di lui? Non vedeva quanto erano nei guai? Se ne rendeva minimamente conto?!

“Oh, credo che tu non sappia una gran bella cosa del mio piano, caro il mio eroe.”

“Quella di avere un complice? Mi spiace, ma lo so.”

Rispose Shikamaru con un ghigno, ricambiato da Hidan.

“E sai anche chi è?” chiese curioso come un bambino. Ino ormai aveva cominciato a interpretare ogni singola parola, gesto o tono di voce del ricercato. Non le ci volle molto a capire che stava prendendo in giro Nara, che stava giocando con lui a una battaglia psicologica senza precedenti.

“No? Te lo dico io…” continuò Hidan notando il viso spaesato del ragazzo, “Eravamo in affari, quando avevo la mia bella setta, Kakuzu, lo conosci? Oh, ma forse tu lo conosci col suo anagramma… è l’agente Zukuka, no?”

Gli occhi del giovane si spalancarono per il disgusto.

Per tutto quel tempo aveva avuto il complice di Hidan a nemmeno un metro di distanza e non se n’era accorto!

“A quest’ora avrà già sistemato tutti i poliziotti qui attorno, lasciandoci soli. È stato carino, un vero gentiluomo.” 

Decretò avvicinandosi ai due e inginocchiandosi di fronte e loro, per poterli osservare dritti negli occhi.

“Sai, prima di uccidere uno di voi due, volevo finire di raccontare alla piccola Ino come sono scappato dal carcere. Sembravi così appassionata al mio racconto, honey…”

Le disse, carezzandole il viso con la punta delle dita. Ino strinse gli occhi, non osando scansarsi, mentre Shikamaru sembrò ringhiargli contro.

“Non toccarla!”

“Oh-oh! Siamo gelosi?” chiese divertito, ritirando la mano. “Sai, Itachi me lo diceva sempre che voi della polizia siete dei sentimentali. Aveva proprio ragione. Ho sempre invidiato il suo intelletto e la sua sottile ironia, mi piaceva, già.”

Hidan aveva preso a passeggiare avanti e indietro, raccontando con aria assorta e felice, come di chi narra di vecchie scorribande fra amici.

“Sapete, la sua morte era stata programmata. Eh sì, mica credevate che si fosse suicidato solo a causa del processo, oh no!, facevamo tutti parte dello stesso giro, sì sì. Teneva gli affari qui a Londra per conto del buon vecchio Kisame e se la cavava bene. Peccato che non condividessi il fatto che uccidesse tutte quelle ragazze senza una preghierina al dio Jashin, era un infedele anche lui! Quando lo arrestarono dopo di me, sapevamo entrambi che non sarebbe finita lì, noi grandi uomini non potevamo finire i nostri giorni in una putrida cella…”

“Tu… eri d’accordo con Itachi? Eravate complici?!” urlò Shikamaru, scioccato. Finalmente alcuni pezzi del puzzle stavano cominciando a tornare al loro posto, la verità stava venendo a galla, rivelando qualcosa di talmente grosso che, forse nemmeno loro avevano immaginato.

“Ovvio, Nara! In cella mi aveva detto che Kakuzu era entrato nella polizia sotto falso nome, bisognava trovare solo un pretesto, un momento di confusione per farmi uscire… e quale occasione migliore della sua morte? Oh, che genio di ragazzo! Spero che adesso sia in un bel posto!”

Hidan scoppiò a ridere. In quel momento Shikamaru afferrò la sua pistola e sparò un colpo dritto verso l’uomo.

Ino urlò spaventata, presa alla sprovvista.

Hidan rimase immobile, osservando poi con calma il suo corpo, perfetto e immacolato.

Nara lo aveva mancato di poco.

A una velocità incredibile tirò fuori la pistola a sua volta, e prima di poter sparare al ragazzo, cinque spari risuonarono per il magazzino, secchi.

“Kakuzu li vuole proprio massacrare…” pronunciò Hidan, con un ghigno, mentre anche lui premeva il grilletto.

Questa volta non ci furono errori di traiettoria; il colpo prese Shikamaru in pieno petto.

Senza una parola, un gemito o altro, si accasciò al suolo sotto gli occhi di Ino che urlò.

Il tempo si era come fermato. Il fumo lentamente saliva dalla canna della pistola per disperdersi nell’oscurità, accompagnando l’ultimo sospiro di vita di Shikamaru.

Ino gli si avvicinò, tremante, muovendolo nella speranza che si riprendesse; lo chiamò più volte, prima piano, poi urlando il suo nome senza più lacrime, svuotata fino all’ultimo nell’anima.

Guardò il suo viso leggermente abbronzato, i lineamenti che le erano così mancati in quei giorni di prigionia, la sua bocca semiaperta, dalla quale era stata baciata poco prima; i suoi capelli castani, legati sempre in quel codino così fuori moda e quella fronte spesso aggrottata in un’espressione perplessa.

Ino guardava tutto questo, guardava quei dettagli che non avrebbe più rivisto.

Lo guardava e si rendeva conto che era tutto finito in un secondo, nemmeno il tempo per un addio.

Il dolore ancora non era giunto, sentiva solo il vuoto che pesava.

Hidan le si avvicinò, toccandole una spalla, leggero.

Honey, non disperare, lui…”

“Ti prego, uccidimi.” Gli chiese senza guardarlo. Voleva finirla anche lei, prima che la consapevolezza della morte del giovane Nara le penetrasse nella pelle e nel cuore, facendola impazzire dal dolore.

E sembrava che Hidan non stesse aspettando che quella parola. Felice, puntò il grilletto alla sua testa bionda, caricando il colpo che avrebbe detto fine a tutto.

“Buon viaggio, piccola Ino.”

Ino chiuse gli occhi, pronta ad accogliere il suo destino, dopo tanto tempo che lo vedeva davanti a sé, ma che non riusciva mai a raggiungere.

Sentì il rumore secco dello sparo.

Poi niente.

Aveva immaginato di sentire il bruciore della pallottola che le perforava la carne, il cranio e infine arrivava al cervello, distruggendole tutto. Invece niente, solo la canna della pistola che aveva abbandonato la sua testa e un corpo che cadeva con un tonfo accanto a lei.

Aprì un occhio, si guardò attorno e svenne.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

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Per la prima volta, aveva visto la morte in faccia, aveva rischiato seriamente di non poter vedere più i suoi cari, le facce amiche, un semplice cielo azzurro; tutto questo perché amava un uomo dal lavoro duro e la vita complicata. Su questo non poteva farci niente, non poteva comandare il suo cuore.

Adesso, doveva solo capire cosa desiderava e cosa voleva farne della sua vita; per chi viverla.”

 

 

 

 

 

 

Risposte alle Recensioni:

Mimi18: TwinH, mi cara, dolce e adorata TwinH… innanzitutto: auguriiiii! XD Approfittiamo anche di questo spazio per ricordare quanto stai diventando vecchia. ù_ù

Ma lo sai che le tue recensioni mi lasciano sempre a sospirare felice, e soddisfatta tutto il giorno? Davvero, come piace a te questa storia credo non piaccia a nessuno; cogli perfettamente quello che io ho voluto trasmettere e ti piace quello che io ho voluto far piacere al lettore. Il nostro essere TwinH non c’entra niente qui, è che tu riesci a capire quello che io voglio veramente scrivere e comunicare e ciò non può che rendermi immensamente felice! <3

Adesso, dopo questo capitolo, puoi di nuovo spoilerare quanto vuoi! XD

 

Saeko no Danna: Dire che sono felice che il pezzo di Hidan ti sia piaciuto, è dire poco. C’ho talmente sputato sangue su quella parte, che le tue parole sono uno dei migliori ringraziamenti che uno scrittore possa ricevere, davvero.

Spero che questo capitolo ti piaccia in altrettanto modo, anche se dubito perché sono sempre stata sul filo dell’OOC qui, e ciò mi ha provocato una seria crisi nervosa; quindi a te il giudizio dei miei sforzi. XD

Ti ringrazio per avere la costanza di recensire ogni singolo capitolo, alla prossima!

 

 

 

 

Si ringrazia tutti quelli che, almeno una volta nella loro vita, si sono imbattuti in questa fan fiction. Se poi l’hanno letta e l’hanno odiata, mandandomi accidenti perché gli aveva rovinato la giornata… bhè, quello è un altro discorso.

 

La pubblicazione del prossimo e ultimo capitolo potrebbe avere un leggero ritardo, ma niente di eterno.

 

 

 

 

Lee

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Blue Eyes © Coco Lee

   
 
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