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Autore: DaughterOfHades    15/02/2016    1 recensioni
Alec e Magnus si amano. Dopo dei sei libri è abbastanza chiaro a tutti, sei libri dove si sono susseguite avventure dopo avventure, trovando i nostri amati ragazzi sempre al centro di qualche guerra. Cos'è che manca, allora? Beh, sicuramente un po' di normalità.
Questo libro, se così possiamo chiamarlo, è strutturato in modo piuttosto semplice: 21 storie autonome le une dalle altre, ognuna ispirata ad una parola per ogni lettera dell'alfabeto, generata casualmente da un sito online (o, in seguito, suggerita da voi).
Quindi cosa aspettarsi? Non c'è una risposta concreta a questa domanda, non per adesso, lo sapremo solo alla fine. Sicuramente tanto tanto fluff e un po' di drama inseriti in drabble, one-shot e song-fic.
Le storie potranno prendere luogo in momenti diversi della saga ed avere caratteristiche di base differenti. Inoltre, avvenimenti di importanza non troppo rilevanti alla trama dei libri potrebbero essere occasionalmente modificati.
{ Questa storia è protetta da copyright, quindi non vi è concesso prelevarla. Inoltre, essendo una boyxboy, contiene atti più o meno espliciti fra due ragazzi. Se il tema trattato vi disturba in qualche modo vi invito a non leggere. Grazie! }
[MALEC]
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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‹‹ Alec, credo tu non abbia ancora capito che non hai la possibilità di scegliere. Quindi, per cortesia, fingi di essere entusiasta di andare a divertirti  invece di borbottare fra te e te su quant'è ingiusta la tua vita, perché se non ti è abbastanza chiaro, a noi non ce ne frega niente. ›› gli comunicò Isabelle, senza mezzi termini.

Il ragazzo non si trattenne ed emise un grugnito che palesava a pieno il suo stato d'animo, trascinandosi stancamente dietro i suoi amici senza nemmeno provare a nascondere la situazione di miserevolezza in cui si trovava.

‹‹ Possiamo considerare i versi un passo avanti. ›› commentò Simon, ronzando intorno ad Izzy come un insetto, un insetto che Alec contemplava di fare fuori in caso non avesse deciso di meditare sull'opzione di farsi gli affaracci suoi.

I tre si trovavano placidamente in fila fuori dal Pandemonium, e l'unico motivo per cui Alec si era lasciato trascinare lì a fare il terzo incomodo era a causa di una sola persona: Magnus Bane.

‹‹ Isabelle Lightwood, Simon Lewis e Alec Lightwood. Dai, Carl, sai chi siamo. ›› stava dicendo sua sorella all'enorme lupo mannaro che bloccava l'entrata del locale, chiedendo loro di identificarsi. D'altronde erano stati vissuti momenti terribili, la cautela non era mai troppa.

Carl sembrò pensarci, lanciando un lungo sguardo ad ognuno di loro, finché non si sciolse in un sorriso dedicato ad Isabelle, un sorriso lontano anni luce dalla definizione di "amichevole". Con un gesto del capo intimò loro di entrare, e fu difficile non notare come la mano della ragazza percorse suadente i muscoli scolpiti del braccio del licantropo, facendogli l'occhiolino. Alec si trovò a compatire Simon, ma durò poco.

Appena entrati li accolse la musica assordante che già li aveva accompagnati nell'attesa all'esterno, ed in un attimo si trovarono schiacciati da un ammasso soffocante di corpi che si muovevano a ritmo — e non —, con le luci fioche e l'aria viziata che disorientavano un po' ad un primo impatto.

Alec, seppur poco propenso a "scatenarsi in pista" — parole di Simon —, non avrebbe voluto perdere i due di vista così presto, ma non finì nemmeno la canzone e già non riusciva a scorgere da nessuna parte il vestito rosso fuoco che avvolgeva il corpo di Izzy. Sospirò poco allegramente, cominciando a farsi spazio fra la massa di copri che premevano da ogni lato, tentando di aprirsi un varco per raggiungere il bancone.

Fu mentre si toglieva di dosso l'ennesimo essere che qualcuno gli tamburellò le dita sulla spalla, tocco che da subito gli parse non essere casuale. Si girò, convinto che si sarebbe trovato davanti sua sorella, ma il sospiro di sollievo che stava per prendere rimase in sospeso quando si ritrovò faccia a faccia con una ragazzina minuta dalla pelle viola che lo fissava con grandi occhi dorati, la bocca socchiusa che mostrava appena i denti verdi.

Lei alzò un dito con lentezza, indicandolo. Sembrava shockata e Alec si sentì a disagio, forse soprattutto perché un mondano evidentemente ubriaco aveva cominciato strusciarsi su di lui, ma anche per la ragazzina. ‹‹ Tu. ›› disse poi, ed il suono della sua voce riuscì a giungergli limpido sopra la musica assordante. ‹‹ Tu sei Alexander Lightwood! ›› gemette, emettendo uno strano suono gutturale che spinse il ragazzo a chiedersi se avesse appena soffocato un gridolino oppure si stesse strozzando con la sua stessa saliva.

Prima di risponderle si guardò intorno, annoiato. ‹‹ Quindi? ››

‹‹ Sei il ragazzo di Magnus Bane! ›› fece lei, stringendosi gli avambracci al petto e cominciando a saltellare sul posto, fissandolo con gli occhi che — letteralmente — luccicavano.

Alec, di tutta risposta, grugnì. Non aveva intenzione di esprimersi sull'argomento ed inoltre, per quanto ne sapeva — ben poco, avrebbe aggiunto con acidità —, quella ragazzina poteva essere in grado di rovinare ogni suo piano per la serata. Perciò si girò, ignorandola, e ricominciò a farsi spazio fra la gente fino a che non si lasciò cadere su uno sgabello vuoto davanti al bancone, facendo un cenno al bartender. ‹‹ Portami una birra. ›› gli intimò, ma l'attimo dopo gli venne in mente qualcosa di diverso. ‹‹ Anzi, hey! Niente birra, fammi uno Screaming Purple Jesus. ››

Non aveva mai assaggiato quel cocktail ma Jace gliene aveva parlato e... non era il tipo che beveva, anzi, Alec si sarebbe quasi ritenuto astemio se non fosse stato per quel paio di birrette settimanali coi suoi amici ed il vino che Magnus insisteva a rifilargli ogni volta. Ma quella sera... se doveva deprimersi, almeno lo avrebbe fatto bene.

Stava fissando il vuoto quando il posto al suo fianco fu occupato da una sagoma che non si preoccupò di identificare finché una voce cristallina non lo risvegliò dai suoi pensieri. ‹‹ Non ci credo di averti incontrato! Le mie amiche saranno così invidiose, puoi farmi un autografo? Anzi, ci possiamo fare una foto? Ti prego, solo una! ›› chiese la ragazzina di prima, sprizzando tanta energia, cosa che andava in netto contrasto con l'umore di Alec.

‹‹ Lasciami solo. ›› borbottò. Intanto il barista gli aveva poggiato il bicchiere d'avanti, che Alec afferrò e si portò alle labbra. ‹‹ Fammene un altro! ›› gli urlò dietro, prima di buttare giù il contenuto di quello che gli aveva appena fatto. ‹‹ Anzi, altri due. Metti tutto sul conto di Jace Lightwood, è mio fratello. ››

‹‹ Non mi dire, hai litigato con Magnus? ›› gli chiese con occhi spalancati la ragazza viola, tirando fuori dalla tasca uno smartphone che per il ragazzo sarebbe stato un incubo da usare. Da quando i Nascosti erano così pratici con gli apparecchi mondani? ‹‹ Devo assolutamente twittarlo. ››

‹‹ Che? ›› fece lui. La voce gli uscì rauca a causa della gola in fiamme. Era possibile che già gli si stava annebbiando la vista? ‹‹ Non abbiamo litigato e... comunque non sono questioni che ti riguardano, quindi potresti andartene? ›› le chiese, fissandola mentre digitava un fiume di parole con una velocità allucinante.

Svuotò il bicchiere nel momento in cui la ragazza ritornò a dedicargli tutta la sua attenzione, sorridendo. ‹‹ Che numero di scarpe porti? ›› gli domandò, in mano ancora stretto il cellulare come se dovesse continuare a scrivere altro.

Mandò giù anche il secondo bicchiere, aspettando il terzo. Sì, la stanza girava anche prima, pensò. ‹‹ Vattene. ››

‹‹ Oh, almeno dimmi qualcosa su Magnus. Che colore di calzini preferisce indossare? ›› fece, attendendo con impazienza una risposta.

Le stava per rispondere che il suo feticismo per ciò che lui e lo stregone usavano per i piedi stava cominciando a stancarlo, quando arrivò il terzo bicchiere di Screaming Purple Jesus e si trovò a dargli priorità. Poi la stanza, che sembrava ormai essere soggetta soltanto ad una leggerla oscillazione, riprese a girare, ed i colori delle luci a neon si mescolarono fra loro in un intricato ammasso di effetti ipnotici, accompagnati dalla musica e dalle voci che gli arrivavano confuse come se provenissero da un punto in lontananza, la ragazza accanto a lui fu presto dimenticata.
 
***


Non ricordava quando avesse preso a ballare né quando avesse smesso, ma era certo di avere fatto entrambe le cose a causa del dolore lancinante ai polpacci e per il suo evidente stato di abbandono lungo un muro della sala, contro il quale si era lasciato scivolare quando la stanchezza aveva cominciato a prendere il sopravvento.

Ogni tanto, da seduto, continuava a muoversi a ritmo e ad urlare insieme ai nuovi amici che si era fatto in quell'arco di tempo, anche se ignorava il loro sesso ed i loro nomi, ma sentiva di aver stretto un legame davvero forte con loro.

Nella mano teneva stretta quella che con ogni probabilità era vodka ad un gusto fruttato, e ne beveva lunghi sorsi fra una risata e l'altra, scaturita spesso da niente in particolare.

La serata aveva preso una piega fantastica. Non riusciva a ricordare perché era così di cattivo umore prima, ma adesso tutto sembrava più luminoso e felice e quindi non voleva preoccuparsene. Si sentiva allegro e giovane, e per la prima volta nella sua vita si stava godendo un momento di assoluta incoscienza senza farsi troppi problemi.

Uno dei suoi nuovi amici era tornato barcollando con un paio di bottiglie di assenzio, ovviamente tutto messo sul conto di Jace, ed Alec gliene strappò una di mano, alzandosi in piedi e cominciando nuovamente a ballare in modo scoordinato seguito da un altro paio di compagni di ventura. Non si sarebbe mai aspettato di potersi lasciare andare così, e pensare che aveva sempre trovato il ballare un'attività imbarazzante, mentre invece adesso avrebbe potuto affermare di non esseri mai divertito tanto.

Fu proprio nel momento in cui stava per allontanarsi da quello che ormai era diventato il loro muro, che una mano gli afferrò la spalla con fermezza, bloccandolo sul posto.

Si girò per capire cosa stesse succedendo, portandosi di nuovo la bottiglia alle labbra, e si trovò di fronte due occhi gialli da gatto che lo fissavano duramente. ‹‹ Alexander. ›› ringhiò, e la voce gli arrivò limpida come quella della ragazzina di poco prima.

Non ebbe il tempo di rispondergli che fu trascinato via e, stringendo al petto il suo assenzio, si ritrovò in men che non si dica nel vicolo, fuori dal locale, con un Magnus Bane che non sembrava molto felice, e si chiese perché. ‹‹ Molla la bottiglia, Alexander. ›› tese una mano verso di lui, impaziente.

‹‹ Che botti— oh. ›› guardò quella che teneva stretta fra le braccia e realizzò. ‹‹ Oh. Oh, no. ›› disse semplicemente.

‹‹ Alexander. ›› fece a denti stretti prima di strappargliela di mano al successivo cenno di dissenso del ragazzo.

‹‹ Presente! ›› balzò, fissando con occhi da cane bastonato la bottiglia che gli era stata ingiustamente strappata. ‹‹ Jon. Oh, Jon. ›› mormorò fissando l'assenzio.

Magnus guardò prima Alec per poi abbassare gli occhi sulla bottiglia e rialzarli sul ragazzo.

‹‹ Stai chiamando la bottiglia Jon? ›› gli chiese, alzando un sopracciglio con fare scettico. ‹‹ Ho capito, non sei in grado di intendere e di volere, meglio ch— ››

‹‹ Io intendo, Magnus! ›› urlò, puntandogli contro un dito con fare accusatorio, e piantandoglielo in mezzo al petto. ‹‹ Intendo benissimo, anzi, ti intendo benissimo! Tu non vuoi fare altro che separarmi da Jon, l'amore della mia vita, soltanto perché Jon ti ricorda la parola casseruola e non ti sta bene! Basta Magnus, cresci. Cresci una buona volta! ›› continuò a gridare con tono serio, arrivando a ricacciare indietro le lacrime.

Lo stregone sospirò. ‹‹ Capisco. ›› fece, abbassandosi per poggiare la bottiglia per terra. ‹‹ Diciamo che questa storia forse rimarrà solo fra me e te. ›› disse, prima di schioccare le dita. La visuale di Alec si scurì all'improvviso, e la figura di Magnus fu sostituita dal buio totale.
 
***

Alec sentì che non sarebbe stata una giornata fortunata quando si accorse che non era nemmeno pienamente sveglio e già qualcosa lo stava infastidendo.

Gemette.

Un peso caldo ed opprimente gli era stato appoggiato sullo stomaco, e lo faceva soffrire.

Trovò il coraggio di aprire gli occhi e non fu un'esperienza traumatica perché la stanza in cui si svegliò era buia, l'unica sorgente di luce era sbarrata dalle persiane.

Si rese subito conto di trovarsi nella camera da letto dell'appartamento che condivideva con Magnus e si accorse che Chairman Meow lo stava utilizzando come giaciglio. Se lo tolse da dosso con poca delicatezza, mettendosi a sedere e pentendosene non appena un mal di testa martellante fece capolino, costringendolo ad accasciarsi di nuovo.

Si chiese come era arrivato lì e ricordi confusi e frammentari del Pandemonium si fecero spazio nei suoi pensieri, facendogli sperare di star sognando. Si tirò di nuovo su, guardandosi intorno.

‹‹ Se stai cercando Jon ti comunico che non è qui. ›› Alec sobbalzò, voltandosi verso il punto da cui proveniva la voce. Magnus era appoggiato contro il muro dal lato opposto della stanza ed era stata pura disattenzione da parte dello Shadowhunter non accorgersene subito.

‹‹ J-Jon? Chi è Jon? ›› chiese Alec, cadendo dalle nuvole.

‹‹ Presumo che non ricordi niente, allora. E pensare che fino a qualche ora fa professavi a gran voce il tuo amore eterno per lui. Ironico. ›› gli disse piccato, incrociando le braccia al petto.

‹‹ Io non... ti giuro, Magnus, non ero serio, io— ›› cominciò a tentoni, pentendosi di starsi giustificando a quel modo visto che, uno dei suoi ultimi ricordi nitidi, gli suggeriva che era abbastanza arrabbiato con il suo ragazzo.

‹‹ Se fossi stato serio con una bottiglia mi sarei preoccupato, quindi penso che te la farò passare questa volta. ›› anche se era evidente che stesse scherzando, c'era una vena di durezza nella sua voce che stentava a sparire. ‹‹ Ora, messa da parte la tua dichiarazione, mi vuoi spiegare che cosa avevi in mente?! ››

‹‹ Io... ›› riprese Alec, accorgendosi del nodo che aveva in gola. ‹‹ Cosa ti importa? Tu stavi a quella dannata festa, ed io mi stavo divertendo alla mia. E' troppo, forse? Troppo il fatto che tu non conosca ogni mia mossa? Beh, fattene una ragione, io— ›› si fermò, realizzando una cosa. ‹‹ Mi spieghi come sono arrivato qui? Anzi... come facevi a sapere dov'ero? ››

‹‹ Difficile non saperlo quando una bambina-stregona pubblica quasi trentacinque tweet sul fatto che ti ha appena incontrato, taggandomi in tutti quanti. Ho deciso di intervenire quando ha pubblicato un selfie di lei super eccitata con te mezzo svenuto sullo sfondo. ›› comunicò con tono atono. Non si mosse, restando immobile a fissarlo nell'oscurità.

‹‹ Beh— ›› stava ricominciando il ragazzo, ma fu subito interrotto.

‹‹ Niente "beh", "ma" o "e", Alexander. ›› disse bruscamente. ‹‹ Quello che hai fatto è stato assolutamente— ›› questa volta fu lui a non avere il tempo di finire la frase.

‹‹ Irresponsabile? Sì, Magnus, ho diciotto anni e per una volta ho deciso di essere irresponsabile. Cosa c'è? Vuoi farmi la predica anche per questo? Su, sentiti libero, fai pure. Non mi importa. ›› borbottò arrabbiato, ributtandosi indietro sul letto e girandosi a pancia in giù.

Sentì Magnus respirare pesantemente e staccarsi dalla parete, camminando per la stanza, finché non udì più nessun rumore. Alec tenne gli occhi chiusi finché non sentì il materasso inclinarsi sotto il peso di un secondo corpo. ‹‹ Mi hai fatto preoccupare, Alec. ›› gli sussurrò con dolcezza lo stregone, cominciando ad accarezzargli i morbidi capelli neri. ‹‹ Non perché eri ubriaco fradicio o perché ti sei dichiarato ad una bottiglia di nome Jon o ancora perché te la stavi facendo con dei Nascosti di dubbia moralità, ma ero preoccupato. Ed è colpa mia. ››

Alec non parlò, interdetto.

‹‹ Ti prometto che alla prossima festa che Catarina organizzerà a tema "I Nephilim possono baciarci il culo" potrai esserci anche tu, e criticare giochi come "attacca il cervello allo Shadowhunter" o un "Cluedo" con le miniature di tutti quelli che conosci e demoni al posto delle armi — e dove alla fine morite tutti. Sai Catarina come la pensa, ma di te ha tutto un altro giudizio, davvero. Le sei mancato e sei mancato anche a me, e non rinunceremo più alla tua presenza soltanto perché... perché il tema della festa offende te e tutta la tua razza. Perché ti amiamo molto, Alexander. Inoltre il tuo concetto di festa mi ha sorpreso abbastanza da aver preso la decisione di non lasciarti mai andare a festeggiare da solo. ›› si fermò un attimo, ma poi riprese ‹‹ O uscire da solo, se mai ti venisse la voglia di riconciliarti con i tuoi nuovi amici dalla combriccola di ieri. ››

Alec dubitava molto dei nobili sentimenti dell'amica di Magnus, ma apprezzò l'intento del fidanzato, e a quel punto cominciò a ridere. Una risata soffocata dal cuscino contro cui aveva premuto il viso, il corpo percorso dagli spasmi e la mano di Magnus ancora fra i capelli.

‹‹ Cosa? Ridi ricordando tutte le situazioni che avete affrontato insieme? Oppure immaginandomi intento ad attaccare un cervello a forma di fagiolo sulla faccia di Jace? ›› disse in tono serio ma poi anche lui cominciò a ridere, e quel fiume di risate che ormai risuonava in tutta la stanza sembrava non intenzionata a spegnersi.


{{ Ed ecco la seconda parola! Pubblicazione veloce, non credo che saranno tutte così ravvicinate, ma se ho tempo è sempre un piacere scrivere una bella Malec. Lasciate un commento se il capitolo è piaciuto! La parola con la "c" è già stata generata, ma perché non suggerire qualcosa con la "d"? Grazie mille per aver letto!


  
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