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Autore: AlexaBonet    15/02/2016    2 recensioni
*IL RACCONTO CONTIENE SPOILER*
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro, un lungo periodo di meritata pace ha caratterizzato il mondo magico. Ma dalle ceneri di un passato antico quanto la magia stessa, una nuovo nemico è risorto. Le vicende e il destino porteranno quattro studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts a diventare delle minacce per i piani del nuovo male. "Tutores, Il Risveglio delle Sette Fiamme" è l'inizio di una nuova, magica e pericolosa avventura, dove non mancheranno gli eroi che hanno caratterizzato una delle storie più belle e fantastiche di sempre su cui questo racconto pone tutte le sue basi; la magnifica e originale saga di "Harry Potter", da me tanto amata.
Se siete in cerca di qualcosa di nuovo e diverso da una fanfiction su Harry Potter, questa è una storia che potrebbe soddisfare le vostre richieste. Se siete rimasti delusi dal plot di Harry Potter and the Cursed Child magari ritrovete speranza in questo mio progetto. Nessuna promessa, ma non avete nulla da perdere nel dargli una possibilità.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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1. Compleanno

In mezzo ad un grandissimo giardino selvaggio, dove regnano siepi, arbusti e fiori di ogni tipo, tra remote colline e sconosciute pianure, si può scorgere una grande e vecchia casa di legno scuro a tre piani, con un tetto talmente a punta da dare l'impressione di tagliare il vento, quando questo passa.
La nostra storia inizia tanto tempo fa in una giornata piovosa e grigia proprio in quella casa.
Il cielo lamentava da molte ore una pioggia costante che suonava ritmicamente sul suolo del giardino e sulle mura della casa, inzuppando ogni metro quadrato che incontrava.
Ella era nella sua camera, seduta davanti alla finestra a contemplare le miriadi di gocce che si stagliavano contro il vetro, a volte picchettando leggermente con l'indice destro dove quelle più grosse facevano il loro atterraggio.
La bambina avrebbe compiuto fra una settimana undici anni.
Ha due grandi occhi scuri, incorniciati da ciglia lunghe e nere. La sua pelle è talmente chiara che le basta premere per un minuto la guancia contro il palmo della mano per ritrovarsi con la gote arrossata. Porta i capelli tagliati corti, appena sotto le orecchie e sono di colore nero, leggermente ondulati e indomabili.
Bastò un minuto alla finestra per farla sbuffare di noia. Iniziò a dondolarsi sulla sedia, fino a cadere.
Non lamentò nessun dolore e prese a rotolare per terra.
-Non vuole più smettere di piovere! Mi sto annoiando troppo in casa...
Poi si alzò e, tenendo tra le mani un pupazzo trovato per terra, una rana con un cappello a punta, continuò a lamentarsi, rivolgendosi teatralmente al pupazzo.
-Perché la zia non mi lascia uscire quando piove? Cosa sarà mai un po' di fango? E poi, se vogliamo essere sinceri, lei fa anche più macello del fango...
Gettò il pupazzo per terra e osservò brevemente la sua stanza.
I mobili erano vecchi quanto la casa, i muri pieni di disegni e ritagli di paesaggi, fiori e farfalle, fatti da Ella stessa. Per terra c'era un vecchio e logoro tappeto rotondo. Sul suo letto c'erano altri due peluche a forma di rana, uno con in mano una bacchetta e l'altro con in mano una scopa.
Vicino all'armadio c'era un grande specchio ovale, con una crepa in basso a destra e non dava l'impressione di esser stato pulito di recente.
E poi, con sua dolce sorpresa, smise finalmente di piovere.
Saltò dalla gioia e prese a correre fuori dalla sua stanza.
Il corridoio che doveva percorrere per arrivare alle scale era poco illuminato e di cattivo gusto, un po' come tutta la casa del resto, ma Ella non ci faceva caso, era abituata a quello stile antiquato e un po' kitsch.
Scese le scale, saltando da uno scalino all'altro.
Indossava una salopette logora di jeans, un maglione verde a collo alto, calze a strisce grigie e nere e un paio di scarponi neri, vecchi e logori, con i lacci stretti più volte attorno alle caviglie per impedir loro di scivolar via.
Essendo i suoi scarponi piuttosto pesanti, fece un grande rumore scendendo le scale.
A metà strada sbucò adirata, davanti a lei, sua zia.
Una donna sulla cinquantina, ma ancora nel pieno delle sue forze.
Indossava un lungo vestito marrone con una cintura di pelle legata alla vita, stivali scuri a punta e una lunga toga nera. Portava i capelli legati in una coda, erano tremendamente ricci e ispidi, tanto da sembrare un cespuglio, per la maggior parte castani chiaro, ma non mancava qualche ciocca bianca e grigia che spuntava qua e là.
Ella sapeva che la stava aspettando un'altra ramanzina, lo capiva dall'espressione che sua zia le stava rivolgendo: braccia incrociate e sopracciglia corrugate.
-Ella! È l'ultima volta che te lo ripeto, smettila di saltare sulle scale se non vuoi finire direttamente al piano inferiore passandoci attraverso!
Ella sorrise alla zia e si accostò vicino a lei.
-Ma zia Hermione, non è colpa mia se la casa è vecchia. Comunque, hai notato? Ha smesso di piovere! Ora posso uscire, no?
Hermione intanto si era spostata nella cucina, con Ella dietro che la inseguiva.
La cucina era un vero e proprio macello. 
Era piena di provette, strane erbe, contenitori pieni di polveri e liquidi di tutti i colori possibili, ossa di vari animali, piante variopinte, calderoni di varie misure e tante altre cose strane.
Ella, notando che la zia non le prestava attenzione perché occupata a cercare qualcosa in mezzo al grande casino, fu costretta ad urlare per chiamarla.
-Zia Hermione! Allora? Posso uscire o no?
Lei si girò di colpo, guardando l'impaziente nipote.
-Certo che puoi uscire ora che ha smesso di piovere. Però, per favore, usa gli stivali di gomma, lo sai che non sopporto il fango.
Poi tornò a frugare nella cucina, ma un secondo dopo si fermò, fece un breve sospiro e si rivolse di nuovo alla nipote, prima che questa potesse uscire in giardino.
-Ella, hai per caso visto la mia bacchetta? L'ho persa...di nuovo!
A Ella scappò una piccola risata.
-Io te lo dico sempre che sei una strega smemorona. Ti regalerò una catenina, così potrai legartela al braccio la bacchetta.
Alla zia scappò un piccolo sorriso, poi le accarezzò la testa, arruffandole ancora di più l'acconciatura.
-Hai sempre la battuta pronta, piccola canaglia. Ora corri fuori, che oltre alla bacchetta ho dimenticato pure l'incantesimo per farla ricomparire. Altro che smemorona! Se vado avanti così, un giorno mi scorderò pure come mi chiamo!
Ella lasciò la zia alla sua disperata ricerca, si mise in fretta e furia gli stivali di gomma e uscì dalla casa.
Fece un grande respiro per inalare l'odore del verde bagnato, il suo profumo preferito.
Prese a percorrere il sentiero del giardino, saltellando e godendo alla vista di ogni fiore che incontrava sul suo cammino.
Il giardino era talmente grande che dal punto in cui si trovava, se guardava indietro, poteva scorgere soltanto la punta del tetto della casa.
Finalmente era abbastanza lontana per sentirsi al sicuro e agire indisturbata.
Davanti a lei c'era un cespuglio di rose rosse, che brillava sotto i raggi del sole a causa delle gocce di pioggia posate sui petali.
Dalla grande tasca della salopette Ella tirò fuori una bacchetta.
La bacchetta di Hermione.
-Mi devi scusare zia, ma se ti ostini a non insegnarmi nulla, mi arrangerò da sola. Non voglio arrivare a Hogwarts completamente impreparata.
E puntò la bacchetta al cespuglio, l'agitò e colpì.
-Questa è la volta buona, me lo sento...Cambia colore!
Ma non accade nulla e lo rifece, più convinta.
-Cambia colore!!
E ancora una volta non accade nulla. Prese un bel respiro e ci riprovò.
-Cambia Colore!
E le rose da rosse diventarono blu, rendendola talmente felice che lo ripeté altre tre volte: bianche, gialle e infine rosa.
Ella fece una piroetta e ordinò alle rose per l'ultima volta di cambiare colore.
Queste presero il colore dell'arcobaleno e iniziarono a danzare.
Era così fiera e soddisfatta del suo incantesimo, che non avrebbe immaginato che qualcosa sarebbe potuto andare storto.
-Niente male, Ella. Niente male...aspetta...cosa...
Le rose arcobaleno iniziarono a crescere in grandezza, agitandosi infuriate.
Ella indietreggiò e i suoi passi fecero rumore sul sentiero bagnato.
Le rose ne furono attirate e cercarono di attaccarla. La povera sfortunata iniziò a correre.
Corse finché non cadde proprio davanti all'entrata della casa, producendo un grande tonfo e sporcandosi tutta per colpa della pioggia.
Le sue grida attirarono l'attenzione di Hermione che corse fuori.
Prese la bacchetta che era caduta a Ella di mano e fermò le rose, che tornarono come prima e delicatamente si posarono come un bouquet tra le braccia della zia.
-Accidenti...
Hermione era furiosa, Ella imbarazzata.
-È l'unica cosa che riesci a dire? "Accidenti"?! Alzati e fila in casa! Dobbiamo intraprendere un bel discorsetto noi due.
Ella era piena di sensi di colpa, sapeva di aver sbagliato, era stata colta con le mani nel sacco.
Si sedette a testa bassa sul divano, mentre la zia era seduta sulla poltrona davanti a lei.
-Quindi sei stata tu a prendere la mia bacchetta tutte quelle volte che pensavo di averla persa?
Ella alzò di poco lo sguardo e rispose sincera.
-Sì, sono stata io, zia Hermione...però mi dispiace un sacco, non volevo succedesse questo. È solo perché tu non mi insegni nessun incantesimo e io sono tanto curiosa.
-Te l'ho già detto che non è necessario che io ti insegni a usare la magia. Presto andrai a scuola e imparerai tutto quello di cui hai bisogno. E avrai anche una bacchetta tutta tua, che sicuramente ti ascolterà meglio di quanto l'abbia fatto la mia. Bisogna imparare anche a essere pazienti, Ella, c'è tempo per tutto. E ora vai a farti un bagno, non posso vederti conciata in questo modo.
Ella la guardò dritta negli occhi. Nonostante avesse più di cinquant'anni, il suo viso esprimeva una bellezza spavalda che l'età non era ancora riuscita a cancellare e il suo sguardo senza paura ti percorreva fino in fondo.
-Trovo che tu sia così bella zia e così forte. Da grande voglio diventare esattamente come te.
Hermione fu sorpresa dall'imprevisto abbraccio e dalle lusinghe della nipote.
-Non ti voglio più deludere, sarò paziente, ora capisco che è importante.
Hermione ricambiò l'abbraccio.
-Va bene, ora basta con le moine e le lusinghe, vai a lavarti.
Hermione guardò la esile figura scomparire sulla scale e si girò la bacchetta tra le mani.
Era piena di graffi e dimostrava di esser stata usata intensamente per decenni, tutta la sua vita poteva riassumersi in quelle minuscole crepe e sfumature, era il riflesso della sua vita da strega.
Appena Ella finì di lavarsi, cenarono con molta tranquillità in salotto e poi andarono a dormire, come da loro solita routine.
Hermione, in vestaglia da notte, era pronta per andare a letto.
La sua camera, arredata da mobili vecchi e antiquati come quella di Ella, diversamente dal resto della casa, era molto spoglia e conteneva il minimo indispensabile, tra cui una poltrona situata in modo tale che da seduti si potesse ammirare il cielo fuori dalla finestra. Vicino alla poltrona c'era un piccolo comodino, con sopra adagiato un contenitore con dentro del tabacco e una pipa.

Hermione preparò la pipa e al posto dell'accendino usò la bacchetta per accenderla.
Si limitò a fumare e guardare il cielo illuminato dalle stelle, come a ricercare una calma interiore da tempo perduta.

Arrivò il giorno dell'undicesimo compleanno di Ella.
Era mattina presto, i raggi del Sole irrompevano nella sua camera illuminando il tappeto.
Ella si svegliò tra stiracchi e stropicci agli occhi.
Appena i suoi occhi si abituarono alla luce, fece un ultimo sbadiglio e scese giù dal letto.
Fece una pausa in bagno e poi percorse le scale fino in salotto per fare colazione.
Hermione, come ogni mattina, aveva già preparato i piatti per entrambe, mentre la stava aspettando leggeva un giornale con tanto di foto magiche in movimento.
L'articolo in prima pagina parlava di un furto avvenuto nell'unico museo di magia della Gran Bretagna, nella foto si poteva vedere una vetrina vuota e due maghi, uno il proprietario del museo e l'altro un rappresentante del Ministero della Magia che discutevano vicino alle scena del crimine.
-Buongiorno, piccola festeggiata. Dormito bene?
Hermione fu la prima a parlare. Ella le rispose con un cenno del capo e con un mugolio che volevano dire "sì" perché occupata a masticare la sua colazione.
-Secondo me, sarò smistata in Grifondoro.
Hermione rimase un attimo interdetta dal cambio del discorso fatto da Ella, ma non ci fece caso e le rispose.
-È difficile capire dove e perché il cappello scelga di smistare un mago, però non sbaglia mai. La casa in cui sarai smistata non dovrà cambiare te, ma se sei abbastanza brava, sarai tu a cambiare la casa, apportando il tuo contributo al su nome. E poi, se quello che ti preoccupa è lo stereotipo che i Serpeverde siano tutti maghi oscuri, stai tranquilla che di maghi oscuri ce ne sono stati in tutte le case di Hogwarts. Quindi ricorda, la casa in cui sarai smistata non può influenzare chi tu sia veramente, il suo compito è facilitarti a scoprire chi sei.
Ella sorrise con le guance piene di cibo.
-Sì, però secondo me, sarò smistata in Grifondoro.
Hermione tornò a leggere il giornale.
Finita la colazione, Ella era di nuovo in camera sua, si stava vestendo.
Però, con suo grande stupore, si accorse che uno dei suoi scarponi mancava!
Ella ci teneva veramente tanto a quei vecchi e logori scarponi, secondo lei erano le scarpe più comode che avesse mai indossato, non erano mai troppo stretti o mai troppo larghi e i suoi piedi non sentivano mai troppo freddo o mai troppo caldo.
Doveva assolutamente ritrovare il suo amato scarpone.
Guardò e controllò in tutta la stanza, ma non trovò nulla, era quasi disperata quando scese le scale chiedendo alla zia se sapesse dove fosse finito il suo scarpone.
-Zia Hermione! Non trovo più il mio scarpone sinistro! L'hai per caso visto? Dimmi che l'hai visto...
-Mi dispiace, ma non l'ho proprio visto.
-Allora aiutami a cercarlo!
-Ma, non ne vorresti un paio nuovo? Dopotutto è il tuo compleanno...
-No, non voglio altre scarpe, ma i miei scarponi!
E pronunciò quest'ultima frase mentre frugava sotto il tavolo del salotto.
Ella cercò per tutta la casa lo scarpone, ma non lo trovò. La zia si offrì più volte di aiutarla con un incantesimo, ma la ragazzina iniziò a divertirsi e fece diventare la ricerca un gioco, rendendo l'utilizzo di un incantesimo non necessario.
Il tempo passò e non riuscì a trovare niente, però si mise a disegnare fiori e farfalle in camera, avendo trovato, invece dello scarpone, un libro illustrato sulle farfalle che aveva perso tempo addietro.
Era pomeriggio inoltrato quando qualcuno bussò alla porta.
Ella alzò la sguardo dai suoi fogli e guardò fuori dalla finestra, il suo viso si illuminò, conosceva chi era venuto a far loro una visita.
Corse di sotto, mettendosi tra la zia e la porta.
-Apro io! Apro io!
Hermione le lasciò libera la strada ed Ella aprì la porta.
Davanti a loro c'era un uomo di media statura sulla cinquantina, dai capelli folti e grigi che giungevano fin sopra le spalle, il suo mento era ricoperto da una barba non troppo lunga e grigia, mentre i baffi erano leggermente più scuri. Indossava una toga rosso scuro, ricca di piccoli dettagli dorati e sotto di essa un completo nero piuttosto informale e un paio di scarpe scure.
Sul suo naso poggiavano un paio di occhiali rotondi, da cui due occhi intensamente verdi guardavano il mondo, e sulla sua fronte, se si guardava con attenzione, si poteva scorgere una leggera cicatrice a forma di fulmine, che oltre al tempo in se, anche l'età aveva aiutato a mimetizzare meglio con il resto della fronte.
L'uomo in questione era il famoso e leggendario Harry Potter.
Nonostante gli anni passati, le probabilissime avventure che ha dovuto intraprendere dopo la sconfitta del Signore Oscuro e il suo ruolo odierno nel mondo dei maghi, era rimasto in contatto con la sua vecchia amica Hermione Granger tutti questi anni e sicuramente ci sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Appena la porta fu aperta e il suo sguardo e quello di Ella si incontrarono, lui le riservò un teatrale saluto.
-Ella, Ella! Piccola Ella! Buon compleanno! Finalmente la magica età è arrivata!
Ella sorridente gli rispose saltellando sul posto.
-Che bello vederti zio Harry! Forza, entra, entra.
Ed Harry entrò senza dimenticarsi di salutare calorosamente Hermione.
-Hermione, vecchia amica! Abbracciami.
Lei sorrise e lo abbracciò dicendo:
-È un piacere rivederti. Ne è passato di tempo dalla tua ultima visita.
Ma prima che si accomodassero, Harry si ricordò di una cosa.
-A proposito, quasi dimenticavo!
E prese da dove l'aveva lasciato, cioè vicino all'uscio della porta, il vecchio scarpone che Ella aveva perso.
-Questo deve esser tuo, Ella. L'ho trovato al cancello principale. Un folletto del vostro giardino lo reclamava come sua nuova dimora.
Ella era contentissima e fece un aspro commento sui folletti del giardino.
-Dovevo immaginare che fosse stato un folletto a rubarlo! Sono odiose creature questi folletti...
-Ma cosa facciamo ancora qui sull'uscio della porta? Entriamo dentro. Su, su!
Aggiunse Hermione indicando la strada verso il soggiorno.
Ella si buttò sul divano e poggiò lo scarpone vicino, prima che la zia potesse accomodarsi su una delle poltrone, Harry iniziò a criticare, in maniera palesemente ironica, la mancanza di una torta e dei regali.
-Hermione! Ma è così che si festeggia l'undicesimo compleanno di un futura strega? Dov'è la torta?
Hermione schioccò le dita e una bella torta decorata con fiori di glassa comparve portata in volo da un paio di farfalle colorate.
-Ma è stupenda!
Disse la festeggiata.
La torta si posò con cura sul tavolo, Ella corse vicino a questa, la sua espressione era di puro stupore e meraviglia, Hermione fece un sorriso soddisfatto a Harry e lui le ricambiò ironicamente con un breve applauso.
La zia si avvicinò alla nipote, le accarezzò la testa e poi disse:
-Prima che me lo faccia notare il "signor leggenda" qua presente, non possono di certo mancare i regali!
Fece un altro schiocco e comparvero due scatole colorate, sempre dolcemente portate in volo dall'incantesimo delle farfalle.
Ella era meravigliata e non poteva certo non esprimerlo.
-Grazie tantissimo della sorpresa! È tutto bellissimo! La torta..le farfalle...i regali...i regali! Posso aprire i regali?!
-Aspetta, prima le cand...
Ma Hermione non fece in tempo a finire la frase che Ella stava già scartando una delle scatole.
Quello che ne uscì fuori era talmente dolce e carino che era impossibile non strapazzarlo dalle coccole: un piccolo gufo, dagli occhi grandi verdi smeraldo e il piumaggio nero.
-Che tenero, non ci posso credere, questo è un gufo magico! So che sono creature molto rare. Solo tu zia potevi trovarmi un gufo magico!
Il piccolo gufo aveva già preso confidenza con Ella, saltellandole addosso.
-Sono molto affettuosi e fedeli, niente a che vedere con i normali gufi, però sono loro a decidere come chiamarsi. Quando si sentirà pronto ti comunicherà il nome con con il quale vorrà essere riconosciuto.
Aggiunse Hermione mentre Ella accarezzava il suo nuovo amico.
-E quest'altro cosa sarà mai?
Disse Harry attirando l'attenzione sull'altro regalo che fu immediatamente scartato dalle mani curiose della festeggiata.
Ella ne tirò fuori un semplice, ma completo, kit per il disegno a carboncino. Nonostante non fosse un oggetto magico o particolare, era molto soddisfatta del regalo visto che lo desiderava da tempo.
-Anche questo è stupendo, grazie mille veramente.
Hermione accese le candeline e abbassò la luce nel soggiorno.
Ella le soffiò e la luce tornò, mentre la faccia disegnata sulla torta le augurava "Buon compleanno", risultando piuttosto buffa.
-Anche io ho un regalo per te, sapresti indovinare dov'è?
Mentre Harry stuzzicava la curiosità di Ella, Hermione si occupò di mettere a suo agio in una gabbia il gufo magico.
Non ci mise troppo a capire dove fosse il suo regalo.
-Ci sono! È dentro lo scarpone? Ho indovinato?
-Prova a controllare e lo saprai.
Le disse Harry.
Ella corse dal suo scarpone, mise la mano dentro e toccò qualcosa che poteva riconoscere, sorrise a entrambi e tirò fuori una lettera.
Anzi, meglio dire, La lettera.
-La mia lettera per Hogwarts!
Ella si mise a leggerla ad alta voce con tono fiero e felice:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Harry Potter
(Capo dell'Ordine degli Auror, Prescelto dalla nascita, Grande e Coraggioso Mago, Colui che sconfisse il Signore Oscuro e Rinomato Cercatore del boccino d'oro nel Quidditch)

Cara signorina Granger,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio l'1 settembre. Restiamo in attesa del suo gufo entro e non oltre il 31 luglio.

 

Distinti saluti,
Leonard Pix
Vicepreside

-Ora è ufficiale...
Finì stringendo la lettera al petto.
Non si accorsero di quanto il tempo fosse passato, finché non finì tutta la torta e i racconti di Harry di strane creature e maghi bizzarri fuori di testa. Fuori era buio e l'orologio indicava le nove e quaranta.
-Si è fatto abbastanza tardi, credo che sia ora che tu vada a dormire, Ella.
Hermione capì che Harry aveva necessità di parlare in privato con lei e la scusa dell'ora tarda era perfetta.
Ella stava già sbadigliando e non si oppose.
-Vi auguro buonanotte e grazie ancora per la bella giornata. Zio Harry, noi ci rivedremo a scuola, giusto?
Harry le sorrise e le diede conferma con un cenno della testa.
-Aspetta, ti aiutiamo a portare su i regali.
Disse Hermione. Così Ella fu accompagnata nella sua stanza, ci furono brevi abbracci e poi i due adulti furono finalmente soli seduti nel soggiorno.
Hermione tirò fuori la pipa e iniziò a prepararla.

-Preferisco non farlo in sua presenza, è una delle peggior abitudini che si possono avere.
-Giustamente. Devo dire che i tuoi incantesimi d'illusione rimangono un portento, un peccato che non ci sia nessuno a cui insegnarli.
-Harry, non dirmi che sei venuto fin qui per chiedermi di tornare a insegnare a Hogwarts, sai già qual è la mia risposta...
-No, non sono venuto per quello, volevo solo stuzzicarti un po'. Sono venuto per dirti qualcosa che riguarda il furto al museo.
-Che cosa in particolare? Cosa può avere a che fare con i miei affari quel furto? È da tempo che non partecipo alla vita sociale del mondo dei maghi, completamente ritirata qua in solitudine, quasi in solitudine...
-Ed hai tutte la ragioni per farlo, ma devo comunque comunicarti delle informazioni: James e Hugo si occupano del furto. Sono loro che cercano il colpevole, ma hanno bisogno di un piccolo aiuto.
-Che cosa intendi dire?
-Intendo dire che loro hanno bisogno di un determinato oggetto, di cui solo tu sei proprietaria nel nostro mondo, perché è una tua creazione, che possa aiutarli nel rintracciare il colpevole.
-Ma perché tutto questo movimento per un vecchio oggetto magico da museo, Harry? James e Hugo non si sarebbero interessati ad un caso del genere se non fosse di estrema importanza e collegato in qualche modo a questioni di Magia Oscura.
Disse Hermione tra un fumo e l'altro. Harry si spostò in avanti, guardò serio l'amica e lei capì.
-Allora me lo puoi confermare? Qualcosa si sta muovendo là fuori, non è vero?
-E noi sappiamo cosa potrebbe essere. Allora, li aiuterai o no?
Hermione sbuffò tanto di quel fumo da creare una nebbia tra lei e Harry.
-Sì, li aiuterò. Porterò loro la mia polvere degli indizi, spero solo funzioni...
Harry si alzò, dando il segnale di dover andare.
-Domani fai una visita a Diagon Alley, sia per comprare a Ella quello di cui ha bisogno, sia per incontrare i due giovanotti.
Hermione lo accompagnò fino alla porta, sapendo già che fosse diretto lì.
-Bene, allora io vado. Grazie ancora per il tuo aiuto.
Harry fece un fischio e una scopa apparve in volo, la fermò con la mano, si sedette sopra, fece un ultimo saluto con il capo all'amica e si librò in volo ad una velocità sconvolgente, tanto che il vento prodotto fece muovere la toga e i capelli di Hermione, la quale lo guardò per un po' sfrecciare via nella notte.

   
 
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