Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |       
Autore: _ThisIsOverdose_    15/02/2016    3 recensioni
[HunHan]
Luhan sorrise, e nei suoi occhi si poteva leggere un velo di tristezza.
-Lo so bene che succederà ancora, ma è una cosa che non posso evitare- il suo sorriso era costruito, consapevole e malinconico.
Ne era già al corrente, più tempo passava lì, più sarebbe diventato debole e più sarebbe stato male. Ma non voleva pensarci, in quel momento l'unica cosa che poteva fare era godersi quei giorni, incerto su quello che ne sarebbe stato di lui in futuro.
Sehun capì che qualcosa non andava. Che fosse affetto da una grave malattia? Da come ne parlava, dedusse che quel ragazzo nascondeva qualcosa.
-Perché non la puoi evitare? Sei forse malato?- si rivolse in modo schietto e diretto. Il moro scosse la testa in segno di diniego.
-Io... lascia stare, non capiresti comunque...- lasciò la frase in sospeso, entrando in quel luogo a lui ormai familiare e aspettando che entrasse anche l'altro ragazzo, che al momento appariva stralunato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 21


Uno spesso strato di tensione riempiva quella stanza. Incredulità mista a dubbi, interrogativi e ansietà dominava su tutto, non lasciando spazio ad altro se non ad un preoccupante silenzio che non dava certo l'idea di essere confortabile.
Luhan aveva quasi dimenticato come respirare. Stava succedendo tutto così inaspettatamente, tutto così in fretta che non riusciva più a ragionare in modo razionale, ormai la sua mente era appannata da preoccupazioni e insicurezze. Una parte di lui aveva sempre fatto affidamento sulla questione che la sua specie sarebbe stata in grado di trovare un modo per mettere piede sul quel pianeta prima o poi, solo non si aspettava a questa velocità, non si aspettava una svolta simile. Ma quando i suoi occhi scuri e tremanti si puntarono sull'imponente figura di Kris, seguita dalle altre tre che appartenevano a Chen, Tao e Xiumin, capì che forse aveva sottovalutato un bel po' la cosa. Si trattava di menti incredibili in fondo, dotate di abilità altrettanto incredibili, si trattava di esseri come lui, esseri con cui aveva avuto a che fare per molto tempo in passato, e che adesso erano di nuovo davanti a lui, con la sola ma importante differenza che stavolta si trovavano tutti sul pianeta Terra.
Deglutì a vuoto. Non sapeva proprio cosa dire, la sua voce si rifiutava di correre in suo aiuto. Rimase lì, immobile, fermo, mentre la paura si faceva strada dentro di lui. Si, la paura di essere riportato sul suo pianeta senza avere il tempo di parlare ancora una volta col signor Kim, senza avere il tempo di rivedere il suo Sehun.
Sentiva le lacrime pizzicare i suoi occhi, ma si rifiutò di liberarle. Aspettava impazientemente che quel silenzio venisse interrotto, che la staticità di quell'assurda situazione si trasformasse in mobilità, mentre il suo cuore si rinchiudeva in una morsa di apprensione e timore. C'era un'alta probabilità che le parole che sarebbero uscite di lì a poco dalle labbra degli altri quattro avrebbero potuto distruggerlo, ridurlo in pezzi, calpestare quelle misere speranze che si era costruito, quei castelli in aria a cui si era aggrappato con tutte le forze che aveva. Aspettava, aspettava che il suo destino venisse decretato.
E Lay, poco più avanti rispetto a lui, non era certo da meno. Se da un lato rivedere le persone con cui aveva condiviso per molto tempo la sua normalità lo rendeva in qualche modo felice, dall'altro lato anche sul suo cuore sentiva un peso, un peso consistente, non di poco conto.

Gli occhi scuri e attenti di Kris scrutarono vigorosamente l'ambiente circostante, per poi soffermarsi in modo particolare sulle due figure che in quel momento catturavano tutta la sua attenzione e il suo interesse.
-Luhan, Lay, finalmente vi abbiamo trovato- affermò diretto, con un'espressione ferma, in cui poteva essere perfettamente rintracciata una nota di autorità.
Luhan, dopo aver sentito pronunciare quella frase, decise di lasciar vagare il suo sguardo verso il pavimento. La verità era che avrebbe preferito non essere trovato. Dentro di sé sapeva bene quanto era importante ritornare sul suo pianeta natale, ma semplicemente non voleva, non voleva ritornare ad essere un meccanismo, un ingranaggio, gli importava di quel luogo certo, ma aveva trovato qualcosa che gli importava di più adesso, e che valeva più della sua intera vita. Aveva paura che incontrando gli occhi degli altri quattro si sarebbe lasciato sfuggire quei pensieri, che avrebbe fatto conoscere ciò che provava realmente in quel momento: irritazione, un senso di allerta nei loro confronti, il fatto di non gradire completamente il loro arrivo e forse, anche una punta di disprezzo. Aveva paura, paura che gli portassero via la felicità, tutto quell'involucro di belle emozioni che aveva provato fin'ora. Forse per questo non riusciva a guardarli positivamente, come degli aiutanti, ma quasi come degli estranei, dei nemici. Era vero che loro non avevano nessuna colpa, loro semplicemente era riusciti a trovarli e probabilmente volevano riportarli al loro posto di appartenenza, senza alcuna intenzione cattiva, senza alcun doppio fine. Ma non potevano capire dalla sua prospettiva, dal suo modo di vedere le cose. Non potevano capire tutto ciò che lui aveva capito in quei mesi, non potevano neanche immaginare il modo in cui il suo mondo si era ribaltato completamente, il modo in cui aveva subito una rotazione a 360 gradi.
Decise di continuare a starsene in silenzio. Non voleva causare danni, almeno per ora. Strinse l'orlo delle maniche della sua maglia tra le sue mani, cercando di sfogare su quel tessuto un minimo delle sue frustrazioni.
-C-come siete riusciti ad arrivare fin qui?- chiese Lay debolmente, ancora visibilmente scosso dalla loro presenza.
Kris incrociò le braccia al petto.
-Per spiegarlo brevemente, siamo riusciti a capire il problema di quella struttura. Accumulando troppa energia aveva iniziato a comportarsi in quel modo strano. Quelle saette rappresentavano il “rilascio” dell'energia, per così dire. Ci è voluto un po' di tempo prima che smettessero di liberarsi e colpire ciecamente ciò che capitava loro davanti. Come ben sapete il loro raggio d'azione era limitato. Voi siete stati colpiti perché vi siete avvicinati, e in quanto contenitori viventi di energia, siete stati bersagli facili. Non possiamo negare che i danni derivati da questo meccanismo siano stati rilevanti, sia per il pianeta, sia per gli abitanti. Tuttavia, una volta che l'energia di troppo è stata liberata, la macchina si è rivelata da sola essere pronta per l'uso. Si è trattato giusto di fare un paio di controlli a livello di equilibrio di poteri, ma era perfettamente funzionante, tanto è vero che oggi noi siamo qui, sul pianeta Terra, e possiamo dire di aver raggiunto notevoli progressi e parziali risultati per quanto riguarda questo progetto- la spiegazione di Kris lasciò gli altri due abbastanza perplessi e sorpresi.
-Non riesco a capire qualcosa- la voce e l'espressione pensierosa di Lay interruppero quei pochi minuti di silenzio che aleggiavano dopo la spiegazione.
-Hai detto che si trattava di energia in eccesso, accumulata e liberata. Per quale motivo dopo che questa energia è stata liberata la macchina non ha ricominciato ad attirare a sé ancora energia?- domandò curioso, non potendo negare il suo interesse verso quel progetto. Da come ricordava, non c'era stato modo di fermare quella struttura dall'attrarre qualunque fonte di energia e prosciugare allo stesso tempo il suo “contenitore” da tale potere. Dopo essersi soffermato su questo ragionamento, in lui scattò qualcosa, come un senso di consapevolezza. Stava per continuare con la sua ipotesi ma Kris era già in procinto di dargli una risposta.
-Semplicemente non c'era più nulla da prendere. Siamo stati privati dei nostri stessi poteri. Eravamo indeboliti, ridotti ai minimi termini. Ma durante quel lasso di tempo, ne abbiamo approfittato per usufruire della struttura. Una volta che viene usata, l'energia viene consumata e la macchina smette automaticamente di funzionare. Si tratta di utilizzare il 50 percento di energia nel viaggio di andata e il 50 per il viaggio di ritorno. Una volta ritornati sul pianeta, la macchina è ferma e ha completato il suo incarico. Siamo arrivati tramite un apertura spazio- temporale, sicuramente in un modo più facile e meno doloroso rispetto al modo in cui siete arrivati voi-.
Lay elaborò tutta quella nuova spiegazione, annuendo. Ma ancora c'erano altre cose da sapere, e non si risparmiò dal chiederle.
-Quindi voi... al momento siete anche a corto di poteri? E come siete riusciti a trovarci?- chiese portandosi poi le mani alle tempie e massaggiandole lentamente. Stava iniziando ad avere mal di testa.
-Non proprio a corto, ma sicuramente il livello è davvero basso- questa volta fu Chen a rispondere.
-Pensavamo che arrivando sulla Terra le nostre energie sarebbero state completamente prosciugate, è stato un campanellino d'allarme per noi, ma alla fine abbiamo scoperto che non succedeva nulla, il livello restava quel che era, non diminuiva né cresceva. Ciò vuol dire che se usiamo questa piccola parte rimanente in noi, dal momento che non ci siamo completamente ricaricati, moriremo- continuò il ragazzo, senza scomporsi neanche di fronte alle ultime parole.
-E a questo proposito...- non ebbe la possibilità di continuare poiché interrotto da Kris, che spostò lo sguardo verso la persona attualmente dietro il bancone, con lo sguardo rivolto verso il basso.
-Luhan- pronunciò il suo nome, come a richiedere la sua attenzione.
La persona in questione sobbalzò a sentir dire il suo nome con così tanta freddezza e atonia, abituato ormai a sentirsi chiamare con affetto e dolcezza. Alzò cautamente lo sguardo, confuso e malinconico, privo di vitalità, incontrando gli occhi perforanti dell'altro.
-Ne sei consapevole vero? Lo sai che sei attualmente in pericolo di vita, e che morirai se rimani ancora qui?- gli occhi del moro, di Lay e del signor Kim, fino ad ora spettatore silenzioso e in disparte di quella scena, si allargarono per la sorpresa di questa cruda realtà.
Onestamente neanche Luhan credeva di trovarsi in condizioni tanto gravi. Sapeva di essersi indebolito, ma non pensava di essere già a livelli così pericolosi. Questo causò il lui una maggiore agonia, una morsa al cuore così forte da essere in grado di strapparglielo. Non era pronto a nulla di tutto questo. I suoi occhi stanchi e tristi guardarono distrattamente un punto indefinito oltre la figura di Kris, che riprese la parola.
-Quando siamo arrivati, siamo riusciti ad avvertire subito la vostra presenza, anche se non nel modo in cui la avvertiamo solitamente nel nostro pianeta, ma quella debole scia ci ha condotto qui. Il punto è... mentre la presenza di Lay è stata fin da subito più viva, la tua no Luhan. In poche parole, di te siamo riusciti solo ad avvertire il debole segnale di come ti stai spegnendo, di come la tua vita è sul punto di giungere al termine- un pesante silenzio crollò dopo quelle parole. Piccoli tremolii si era impossessati del corpo di Luhan, e i suoi occhi, di nuovo rivolti verso il basso, riuscivano a malapena a trattenere le lacrime. Vedeva in modo appannato a causa di questa resistenza che aveva imposto a non voler crollare completamente di fronte a loro. Sentiva un nodo alla gola.
No, no, no. Era tutto sbagliato. Non poteva andare così, non poteva essere vero.
Questo si ripeteva, mentre i pugni si stringevano ancora di più, facendo diventare le nocche bianche e mentre il labbro inferiore veniva continuamente martoriato dai denti.
Il signor Kim era terribilmente preoccupato. Questa volta nulla poteva nascondere la sua espressione sofferente. Aveva una paura orrenda di perdere Luhan.
Lay gli rivolse anche un'occhiata preoccupata, vedendolo così vulnerabile e così fragile. Sospirò pesantemente. Aveva l'impressione che la cosa non sarebbe andata a finire bene.
-Come siete riusciti a percepire la nostra presenza? Noi non siamo riusciti a percepire nulla- chiese schiarendosi la voce.
-Probabilmente perché è da molto tempo che siete qui. La vostra persona si è adattata e abituata al mondo dei terrestri, per cui vi viene molto difficile se non impossibile percepire cose esterne alla realtà che vivete-.
Alle parole di Kris, l'altro annuì. Ma gli venne spontaneo chiedere un'altra cosa.
-Siete riusciti ad avvertire solo la nostra presenza?-
-Si- anticipò Tao la risposta -gli unici ad essere qui siete voi-
Lay riprese di nuovo un'aria pensierosa, passandosi una mano tra i capelli.
-Questo vuol dire che...- iniziò, ma Kris sembrò centrare subito il nocciolo della domanda.
-Si, l'iniziatore di questo progetto è morto, qui sulla Terra- di nuovo il silenziò dominò sovrano tra tutti.
Nessuno si accorse di come il signor Kim sospirò, chiudendo gli occhi e abbassando la testa in un espressione afflitta, dolorosa.
-Ma adesso passiamo al resto- riprese Kris, attirando nuovamente l'attenzione di tutti i presenti.
-Luhan, Lay, se siamo venuti qui è stato sia per portare avanti questo importante progetto e sia per riportarvi nel vostro luogo d'origine. Possiamo fare ben poco adesso qui, dal momento che abbiamo un limite di tempo prima che l'apertura spazio-temporale si chiuda. Restano circa 48 ore di tempo, che se non erro, su questo pianeta sono quantificabili in due giorni. Fra due giorni ritorneremo qui, e proseguiremo insieme verso il punto stabilito per tornare sul nostro pianeta. In questi due giorni noi quattro saremo in giro per fare quanti più studi e ricerche possibili. Le vostre testimonianze saranno fondamentali, dunque richiedo la vostra massima collaborazione- e così dicendo lui, seguito dagli altri tre ragazzi, si incamminò verso l'uscita, non mancando di rivolgere nel processo un'occhiata all'unico umano presente in quella stanza, che aveva sentito tutti i loro discorsi standosene sempre da parte. Ma Kris non ci fece caso più di tanto, per cui nuovamente dicendo “Ci rivedremo fra due giorni”, scomparve con gli altri dalla loro visuale.
Fu a quel punto che Luhan non riuscì più a controllare le sue emozioni, e le sue gambe crollarono prima che lui potesse anche solo cercare di fermarle. Subito gli altri due gli furono vicini, preoccupati, nonostante Lay condividesse il suo shock vista la situazione. Solo due miseri giorni. Ma Luhan era come diventato sordo ai richiami degli altri due, non gli importava delle loro mani che cercavano di sostenerlo e di fermarlo dal cadere incurantemente al suolo.
Non gli importava nulla in quel momento. Si lasciò andare ad un pesante pianto, a incessanti singhiozzi, a una tristezza immensa e insopportabile.
No, non voleva lasciare quel posto, non voleva morire. Voleva continuare a vivere, voleva avere Sehun accanto. Solo immaginare di andare via e lasciarlo era qualcosa di tremendamente doloroso.
Si rinchiuse in se stesso, portando le ginocchia al petto e abbandonando la testa contro di loro, circondando le braccia intorno alle gambe. In quel momento aveva bisogno di restare da solo. Aveva bisogno di gridare, di sfogare quel misto di rabbia, frustrazione e impotenza che aveva addosso. Aveva ancora bisogno di correre dietro le sue speranze e le sue illusioni, di trattenerle nelle sue mani, di stringerle disperatamente. Ma purtroppo erano come dei granelli di sabbia, che trovavano il modo di fuggire dalla sua presa e cadere, sparire. Non restava altro che il vuoto. Un vuoto immenso e incolmabile. E lui lo stava già saggiando. Stava già avendo un pizzico di quella che sarebbe stata la sua vita in futuro. E gli sarebbe andato pure bene, se non fosse per quel cuore, per quell'unico organo in grado di farlo soccombere e di pulsare solo tanto dolore.
Gli altri due capirono che non dovevano insistere, perché in quel momento Luhan era l'essere più vulnerabile del mondo, e aveva bisogno di tempo. Tuttavia gli restarono accanto, sopportando le sue urla, i suoi pesanti sospiri e le sue lacrime incessanti.
“Io non voglio andare via”, ripeteva in continuazione.
“Io non voglio morire”, diceva subito dopo.
“Sehun” era il nome che usciva dalle sue labbra come una supplica, una preghiera. Quel nome lo faceva piangere ancora più forte, consumandogli anche l'anima.
Anche gli occhi di Lay e del signor Kim si riempirono di lacrime. Era una scena troppo dolorosa, troppo difficile da sopportare.


Passò più di un'ora prima che il pianto disperato di Luhan diventasse più debole, esausto com'era. Alzò la testa solo quando sentì la mano del signor Kim accarezzargli dolcemente i capelli, prima di prendere posto lì a terra, accanto a lui. Gli occhi di Luhan erano rossi, spenti, le ciglia e le guance tutte bagnate, i capelli scomposti e con tutte le ciocche fuori posto. Era un pasticcio in quel momento, ma l'aspetto rappresentava solo una parte del suo stato d'animo.
-Luhan voglio farti una domanda- iniziò l'uomo, afferrandogli la mano e stringendola. Lay, seduto su uno sgabello davanti al bancone, lo ascoltava lo attentamente. Era ormai passata da molto tempo la mezzanotte, ma aveva deciso di rimanere lì. Sapeva che nessuno di loro avrebbe dormito quella notte.
Luhan lo guardò tristemente, non avendo neanche la forza di fare un accenno affermativo col capo.
-Ti sei mai chiesto chi sono io, e perché quel giorno ti abbia aiutato e ti abbia portato con me? Avrei potuto mettermi a ridere quando mi hai detto che venivi da un altro mondo, eppure non l'ho fatto. Ti sei mai domandato il perché delle mie azioni?- chiese gentilmente, aspettando pazientemente che rispondesse.
Luhan lo guardò confuso e stranito. Perché all'improvviso il signor Kim gli faceva queste domande. Già stava male, cos'altro ancora doveva affrontare?
-S-si...- rispose quasi in un sussurro, la voce ancora spezzata dal pianto.
-Suppongo tu non abbia mai trovato risposta, e pur curioso, non mi hai mai chiesto nulla per paura di sembrare invadente o di approfittare della mia gentilezza, o mi sbaglio?- chiese nuovamente l'uomo accennando un lieve sorriso. Conosceva Luhan, era un ragazzo davvero rispettoso ed educato.
Il moro scosse piano la testa, cercando di capire dove l'altro volesse arrivare con tutto ciò.
-Bene, lascia che ti racconti una storia adesso. Ho intenzione di farti capire ciò che è meglio per te, ma per capirlo ho bisogno di condividere con te la mia storia. Naturalmente anche tu, Lay, puoi ascoltarla- quest'ultimo fece cenno di si col capo, e aspettò silenziosamente che l'altro iniziasse a parlare.
-Non sono sempre stato qui a mandare avanti questo piccolo negozio di Bubble Tea. Quando ero giovane, i miei sogni erano altri. Credo mi sia stato tramandato da mio padre il sogno più importante: andare oltre i confini di questo mondo. Era una persona incredibile lui, una mentalità brillante e riconosciuta da molte persone, adorava la scienza, adorava le scoperte su qualsiasi cosa che concerneva lo spazio, la galassia, e nuovi e diversi mondi. Mi diceva puntando gli occhi verso l'alto: “Oltre questo cielo si nascondono un sacco di cose sorprendenti, ne sono sicuro, e ho intenzione di scoprirle e dimostrarle davanti a chi non ci crede. Le persone sono così noiose e superficiali, si accontentano di quello che hanno e non vanno mai oltre” e sperava che un giorno io diventassi come lui, una persona che molti consideravano pazza, altri un mito, ma soprattutto una persona capace di ragionare con la propria testa e non credere mai alla parola “impossibile”. Essendo molto giovane la trovavo anche io una pazzia credere a queste cose, ma ad un tratto quello che era il sogno di mio padre diventò il mio. Perché? Perché lui non ebbe mai modo di realizzarlo, in quanto morì a causa di una malattia. Allora a quel punto decisi di voler portare avanti la sua volontà, di scoprire per lui queste cose “sorprendenti” che si nascondevano oltre il cielo. Passai molti anni tra i libri, tra studi continui e tanti esperimenti. Ebbi l'opportunità di lavorare con altri scienziati e divenni conosciuto anche io con il tempo. Poi arrivò ciò che cambiò tutto il corso della mia vita. Si, era proprio la persona che sul vostro mondo aveva progettato quella macchina in grado di condurre in altri mondi- Luhan e Lay spalancarono gli occhi dalla sorpresa. Questo significava che il signor Kim aveva conosciuto l'ideatore del progetto che aveva portato a tutto questo!
-Inizialmente non riuscivo a credere che provenisse da un altro pianeta, pur continuando a spendere la mia vita proprio su quelle cose. Ma poi mi rivelò il suo potere, insieme a tutte le preoccupazioni verso il suo pianeta e la sua stessa vita. Fui così talmente interessato da decidere di continuare ad aiutarlo, avendo così la possibilità di scoprire tante cose. In un certo senso realizzai il sogno di mio padre a quel punto, ma nel momento in cui decisi di portare quell'essere ingenuo, che aveva completamente fiducia in me, in un laboratorio, tradii la sua fiducia. Solo dopo mi resi conto di aver superato il limite con le mie azioni. Ricordo che non gli feci passare un bel periodo, lasciandolo sempre sotto osservazione e iniettando sostanze con aghi di siringhe sulla sua pelle, rendendo la sua vita un inferno. Ero così talmente concentrato sui miei studi, su quel colpo di fortuna che avevo avuto, da aver perso tutta la mia umanità. Stavo realizzando l'impossibile, stavo in qualche mondo rendendo mio padre orgoglioso di me, quindi perché fermarmi? Questo pensavo, mentre i giorni passavano.
Un giorno qualcosa cambiò. Il laboratorio in cui ero solito lavorare andò in fiamme, e io pensai seriamente di morire là dentro. Ma quella persona mi salvò. Usò i suoi poteri per salvarmi. Nonostante il male che gli avevo provocato fino a quel momento, al male non rispose col male. Quando gli chiesi perché l'avesse fatto, mi rispose innocentemente “Tu sei il mio unico ricordo su questo pianeta, e io non voglio perdere il mio unico ricordo. Mi hai fatto male tante volte, ma non conosco l'odio, quindi non posso odiarti”. Mi sentii un verme in quel momento. Un lurido verme. Non solo gli avevo causato dolore, ma mi resi conto che a quelle parole dette con così tanta innocenza il mio cuore aveva avuto il coraggio di perdere un battito. Ero arrabbiato con me stesso. Da quando ero diventato un mostro? Questo mi chiedevo continuamente. Ma non mi arresi, decisi che volevo rimediare. E lo feci. Dopo tanto tempo lo trattai come una persona, non come un esperimento. E iniziai ad affezionarmi, tanto, troppo. Dal suo sorriso al suo modo di parlare, di descrivere le cose, al suo modo di guardare il mondo. Capì che me ne ero innamorato, e avevo paura. La nostra appartenenza a mondi diversi era la cosa che temevo di più. Per cui decisi di allontanarmi, non potevo accettare quello che provavo. Vedevo che anche lui si trovava in conflitto con se stesso. Eravamo due stupidi, ma bastò la stessa paura che condividevamo entrambi di perdere l'altro che ci portò a confessare i nostri sentimenti, a stare insieme.
E poi arrivò la parte peggiore...- a questo punto il signor Kim sospirò, gli occhi si bagnavano di lacrime. Era la parte più difficile da raccontare, perché ancora in parte si sentiva colpevole. Passò qualche minuto, in cui cercò di calmarsi, mentre gli occhi attenti dei due ragazzi non lo lasciavano un attimo, col fiato sospeso.
-Iniziò a indebolirsi, e mi ripeteva sempre di aiutarlo a trovare una soluzione. Sapevo che l'unico modo che aveva di riprendersi era ritornare sul suo pianeta, altrimenti sarebbe morto. E lo sapeva anche lui. Avrei dovuto aiutarlo, sostenerlo, cercare tramite le mie conoscenze ogni modo possibile per consentirgli di tornare nel suo luogo di appartenenza. Ma da egoista qual ero, divorato dalle mie paure e dalle mie insicurezze, con quell'incessante paura di perderlo, feci tutto il contrario. Gli dissi che avrei trovato un'altra soluzione, perché volevo avere ancora la speranza di poter rimanere insieme a lui. Ma lui sapeva meglio di chiunque altro che le mie parole non avevano terreno solido per essere coltivate e cresciute. Per questo motivo affrontammo una discussione, una di quelle discussioni davvero pesanti, in cui gli dissi che ne avevo abbastanza, che se mi amava davvero avrebbe creduto in me, che lo lasciavo andare, che non mi importava più nulla di lui. Ma non era vero nulla di tutto ciò. Oramai lui era diventato il mio tutto. Ricordo ancora chiaramente il modo in cui tornò da me con le lacrime agli occhi, dicendomi che non sopportava l'idea di non vedermi, di non essermi accanto. Mi disse che non sarebbe andato mai via, che credeva in me. Per la mia felicità soffrì, sopportando tutto perché mi amava. E io? Io cosa gli stavo dando in cambio? Nulla. Ero solo uno stupido egoista che credeva di avere il mondo intero per lui, arrogante, capriccioso e senza un minimo di maturità. Mi resi conto di quanti sbagli avevo commesso quando, qualche settimana dopo... morì tra le mie braccia. I sensi di colpa, la consapevolezza di aver perso tutto ciò a cui tenevo mi colpirono tutti ad un tratto, come una pioggia improvvisa. Non avevo saputo proteggere quello che amavo, avevo pensato alla mia felicità e non alla sua. Avevo amato nel modo sbagliato. E me ne resi conto quando avevo perso tutto, quando ormai era troppo tardi.
Mi ritirai dalla mia carriera come scienziato, feci perdere le mie tracce e decisi di vivere nella colpevolezza. Mi sentivo quasi un assassino. Passai la mia vita nella depressione totale, tante volte mi passò in mente l'idea di togliermi la vita, ma non lo feci mai per due motivi: primo, perché quando tentavo, mi compariva sempre davanti il suo sorriso, e secondo, uccidermi significava solo scappare dai miei errori. Per cui decisi che era la cosa più giusta vivere e soffrire ogni giorno ricordandomi di ciò che avevo fatto- abbandonarsi ancora a tutto ciò faceva male, ma ormai il dolore era una cosa normale, familiare a lui, era uno stato d'animo.
Luhan e Lay non potevano crederci. Non potevano credere che una persona così gentile nascondesse un simile passato. Per Luhan, in particolar modo, era una rivelazione incredibile. Con lui era stato sempre dolce, paziente, gentile, gli aveva insegnato un sacco di cose. E allora gli sorgeva spontaneo un dubbio. Perché ora tutto questo? Perché ora con lui si era comportato così?
L'uomo sembrò intuire i suoi interrogativi e parlò subito.
-Tu Luhan sei stato in parte un modo per espiare le mie colpe. Grazie a te mi sento un po' più leggero. Questo non toglie il fatto che ancora mi senta colpevole. E non toglie neanche il fatto che mi sia affezionato a te e che ti voglia bene veramente. Ho fatto del bene, ti ho aiutato, e adesso è arrivato il momento che ti aiuti a scegliere- rispose afferrando delicatamente le sue spalle, e guardandolo dritto negli occhi.
-Luhan, tu devi ritornare sul suo pianeta- affermò, mentre il ragazzo a quelle parole ritornava a tremare e si rifiutava di sostenere lo sguardo, scuotendo più volte la testa.
-N-no... non voglio, non lo rivedrò mai più, non rivedrò lei mai più!- esclamò sull'orlo di una nuova crisi. Il signor Kim aumentò la presa sulle sue spalle.
-Non essere sciocco e ragiona. Pensi che io sia felice a dirti questo? Lo dovresti aver capito da quello che ti ho appena raccontato. Pensaci bene un attimo. Se tu rimani qui, morirai. Se tu ritorni sul tuo pianeta, avrai ancora qualche possibilità di rivederlo! Nulla è impossibile ricordalo. La tua specie è davvero intelligente, quindi per favore rifletti! Sehun soffrirà ugualmente, ma sapendoti ancora vivo da qualche parte sarà meno doloroso che saperti morto, lo capisci? Quindi ritorna lì, diventa più forte, e poi provaci con tutte le tue forze, d'accordo Luhan? Fallo per me, per Sehun, resisti, e ce la farai!- il suo tono mano mano che diceva quelle cose incalzò, aumentando di volume. Perché il signor Kim ci credeva fermamente, perché non voleva assistere due volte allo stesso scenario, perché voleva rimediare al suo egoismo e alla sua cattiveria, perché soprattutto voleva che quei due ragazzi fossero felici più di ogni altra cosa.
Non avere più accanto a lui Luhan sarebbe stata dura, così com'era ormai abituato alla sua presenza, alla sua vitalità, ai suoi modi di fare e di essere.
Ma questa era la scelta giusta. E voleva che anche il ragazzo di fronte a lui lo capisse.
-Il signor Kim ha ragione Luhan- intervenne Lay, alzandosi e avvicinandosi ai due.
-Luhan, anche io voglio rimanere qui, anche io ho delle cose da perdere e altre che ancora non sono riuscito neanche a scoprire. Ma lo so che non ci sarà un per sempre se continuo a insistere e andare oltre i miei limiti. Quindi alzati da terra, mettiti sulle tue gambe e affrontiamo insieme questa situazione. Possiamo farcela, non posso dirti quanto tempo ci vorrà, ma noi possiamo farcela se uniamo le forze. Che ne dici?- accennò un sorriso carico di positività, sporgendo la sua mano verso la direzione dell'altro, sperando che il moro accettasse questo aiuto e questa nuova speranza.
Luhan rimase parecchio tempo a fissare intensamente quella mano, le lacrime facevano ancora capolinea dai suoi occhi, ma stava pensando. Quella nuova piccola speranza era davvero allettante. Ma come avrebbe fatto a sopportare l'assenza di Sehun e del signor Kim nella sua vita?
Sospirò, chiudendo gli occhi per un momento e riaprendoli successivamente, decidendo di afferrare quella mano, il che riempì gli altri due di felicità. Ci avrebbe provato, era meglio che morire e smettere per sempre. Avrebbe sofferto, ma almeno nella sua sofferenza c'erano i segni di lotta, di resistenza, del non arrendersi.
Sehun era la sua luce, la sua stella. Non averlo accanto, non avere le loro dita intrecciate, non sentire il suo profumo e il suo respiro, non poter toccare il suo corpo, baciare le sue labbra, vedere il suo bellissimo sorriso, tutto sarebbe stato difficile e lo avrebbe fatto vacillare. Ma aveva deciso di andare avanti con la consapevolezza che quel bellissimo sogno che aveva vissuto fin'ora sarebbe ritornato prima o poi, più vivo e forte di prima, e che sarebbe diventato la sua realtà.
Si alzò da terra, cercando di asciugare le lacrime con le maniche della maglia. Aveva una nuova speranza adesso. Forse non era tutto perduto.
-D'accordo, voglio crederci, voglio provarci, ma prima di andarmene ho bisogno di rivederlo un ultima volta-.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! ^^ Come va?
Era da un bel po' che non aggiornavo, ma purtroppo era e continua ad essere un periodo complicato ^^” Tuttavia non potevo rinunciare a continuare la storia e riprenderla chissà quando, per cui in questo spazietto di tempo libero mi sono messa d'impegno e ho ripreso tutto.
Credo che sia un capitolo consistente e importante questo. Pensavate che il misterioso signor Kim potesse nascondere un passato del genere?
E Luhan avrà scelto bene? Ma soprattutto.. ce la farà?
Spero la spiegazione riguardo l'arrivo degli altri alieni sulla Terra sia comprensibile, se avete dubbi, chiedete pure.
Mi scuso se ci sarà qualche errore, appena posso ricontrollo per bene.
Ringrazio KpopBias, _Beautiful_Nightmare_, martinachanvernon, TokyoGhovl e Zine93 per aver letto e recensito lo scorso capitolo, e ringrazio anche tutti coloro che seguono, preferiscono e ricordano! XD grazie mille! :)
Alla prossima!

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: _ThisIsOverdose_