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Autore: HhtvareNa_Styles1407    16/02/2016    1 recensioni
Dear Bully, ≫ One Shot.
Bullismo: Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica,troppo difficile e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di soggetti considerati dalla gente come bersagli facili e/o incapaci di difendersi.
Perché non facciamo smettere tutto ciò?
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Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Caro bullo,
oggi mi sento così bene. Sto per fare ciò che avrei dovuto fare da ragazzina: sbarazzarmi di te.
Sembra una cosa crudele, ma non sarà mai come ciò che tu hai fatto a me. 
Ti odio così tanto, Josh, perché tu hai fatto in modo di diventare il mio incubo peggiore. 
Tutti i giorni tu ed altra gente vi fermavate davanti al mio armadietto, attendendo il mio arrivo. Qualcuno dei tuoi amici mi spingeva contro il mio armadietto dipinto di un color verde, l'impatto mi faceva male, ma non quanto quel che facevi tu.
Due ragazze, sempre le solite bionde che facevano di tutto pur di averti, facevano cadere i libri sui miei piedi e mi fermavano le braccia, poi entravi in gioco tu sistemandoti il tuo ciuffo castano chiaro in un modo che, all'epoca, mi sembrava seducente. Mi guardavi costringendomi ad osservare i tuoi occhi scuri e mi sussurravi quanto ti facessi schifo. Una volta mi avevi morso l'orecchio. 
Mi insultavi perché ero troppo grassa, portavo gli occhiali e l'apparecchio ed ero troppo intelligente per i tuoi gusti. Mi avevi picchiata quando avevo sbagliato un solo numero nei tuoi esercizi di matematica e l'avevi rifatto quando ti avevo minacciato di dire alla polizia ciò che tu mi facevi. 
Mi hai chiusa nello sgabuzzino del bidello nonostante sapessi che io sono sempre stata claustrofobica. Hai riempito il mio armadietto di ragni finti sapendo quanto ne fossi terrorizzata. Hai tappezzato l'intera scuola con una fotocopia fatta da un bigliettino che tu mi mandasti, ma a cui avevo risposto.

"Mi ami, Meredith?" avevo risposto con un semplice "forse" e tu ne hai subito approfittato. Tutta la scuola sapeva della mia piccola ed innocente cotta per te e tutti mi avevano derisa.

Avevi stampato e consegnato a ciascun alunno (al di fuori dei miei amici) una lista di cose di cui avevo paura, ero allergica o non sopportavo. Rimasi in pace solamente un paio di giorni e tutto tornò. Tu eri andato fuori città con i tuoi genitori e la tua fidanzata della settimana e la scuola sembrava attraversare un periodo di pace. Ma quando tornasti tutti iniziarono a deridermi per vari fatti, il più comune era parlare di mio padre perché tu l'avevi aggiunto alla lista delle cose che mi facevano paura. Ma mio padre non mi faceva paura. Mio padre mi mancava terribilmente. Mio padre era semplicemente morto qualche anno prima.

Quando mi trovavo con la schiena schiacciata contro il mio armadietto ed i capelli tra le mani di una sgualdrina, chiudevo gli occhi supplicandoti di non farmi del male. Sentivo la tua risata, sentivo i tuoi commenti privi di significato e sentivo la stretta più forte sui miei polsi, sui miei capelli. Ma tu non mi davi retta e mi facevi del male fisicamente e psicologicamente, lo facevi finché non cadevo a terra e ti imploravo, bagnando di lacrime il pavimento. Poi te ne andavi, sputando a terra e scaraventando i miei libri dalla parte opposta del corridoio ed io stavo troppo male per alzarmi ed andare a prenderli per metterli al loro posto.

Mi seguivi fino a casa urlando quanto sembrassi Fiona, la moglie di Shrek. Rompevi la cassetta della posta o il nuovo cestino della mia piccola bicicletta ormai inutilizzata. Urlavi al vicinato che ti dispiaceva per loro perché erano costretti ad abitare vicino casa mia. 
La notte tiravi sassi alla mia finestra disturbando il mio sonno e riuscisti a rompere un vetro in questo modo. Così dovetti cambiare stanza, senza una finestra con vista sul giardino, senza di te la notte a disturbarmi. 
Il primo d'Aprile ti presentavi fuori casa mia con la tua auto, suonavi al campanello ed attendevi la mia uscita solamente per propormi un passaggio a scuola, ma io non avevo mai accettato. Mi aspettavi al solito corridoio all'ora di pranzo e mi facevi male per averti rifiutato. E così avevi fatto a Natale, a S. Valentino, a Carnevale e, anche, a Pasqua.

Tornavo sempre a casa con qualche tuo marchio, dalle botte sul viso ai vestiti rotti, alla cassetta della posta rotta al vaso che mia madre aveva fatto per metterci una piccola piantina. Dovevo mentire quando mia madre mi chiedeva come me li fossi procurati e lei non mi credeva.

Uno psicologo mi dovette affiancare per via dei miei incubi, non era importante se cercavo di addormentarmi il pomeriggio o la sera, tu eri il mio incubo peggiore e tutto sembrava un déjà vu. Tu mi picchiavi, tu mi facevi stare male, sempre e solamente tu, Josh.

Mi hai tormentata in qualsiasi momento della mia adolescenza, nonostante tu ti sia trasferito all'età di 16 anni. Ma tutto ciò che mi hai fatto era rimasto tra i corridoi di quella scuola e nella mia mente. Non ho mai dimenticato quante volte vomitavo appena tornavo a casa. O quante volte avevo pensato di farla finita durante questi lunghi anni.

Dopo il tuo trasferimento ho preso in mano la mia vita. Ho iniziato a pettinarmi i capelli in modo diverso così da poter apparire più alla moda. Ho perso la metà del mio peso ed il dentista aveva deciso di togliere l'apparecchio. Ho iniziato a truccarmi, anche se non usciva sempre un capolavoro. Ho iniziato a radermi le gambe all'insaputa di mia madre ed ho iniziato a mettere vestiti che valorizzassero il mio fisico, ormai, magro. Ho messo le lenti a contatto per poter lasciare da parte gli occhiali, quelli che tanto odiavi quando eri il mio bullo.

Col tempo ho imparato a rimorchiare i ragazzi, rubando i fidanzati a tutte le ragazze che mi avevano insultata all'età di 11 anni e, ironia della sorte, ho perso il conto di quanti fossero.

Mi sono sempre chiesta come passavi le tue giornate nel North Carolina, forse facevi del male ad altre persone perché non avevano intenzione di fare i tuoi compiti o non ti pagavano il pranzo o pensavi alla ragazza che hai mandato in ospedale tre volte nel giro di un mese quando soggiornavi ancora qui? Mi chiedevo perché ti amavo, perché continuavo ad amare chi mi aveva picchiata sino allo sfinimento. Amavo chi non mi amava, e ciò mi ha sempre portato a sentirmi inutile.

Se devo essere sincera ti ho cercato per molto tempo, ma ero solamente assettata di vendetta e, quando ti ho trovato non avrei mai immaginato di sentirmi così male guardandoti negli occhi. 
In un primo momento avevo pensato di lasciar perdere, ma Dio, tu meritavi il peggio ed io volevo dartelo.

Ti sei scusato con me per mesi interi prima di chiedermi di diventare la tua fidanzata, ed io avevo accettato solo per sbatterti in faccia la realtà. Ti ho trattato come una pezza per anni e tu...Dio, pensavi davvero che avrei condiviso una casa con te? Che ti avrei sposato? Davvero, Josh?
Mi vedevo con altri ragazzi quando stavo con te. Baciavo altri ragazzi quando non baciavo te ed amavo altri ragazzi quando non fingevo di amare te. 
Non ti ho mai cucinato la colazione quando ti fermarvi a dormire nel mio appartamento e non ti ho mai lavato i vestiti quando rimanevi nel week-end. Sputavo nel tuo decaffeinato. Ti ho rubato la carta di credito per fare shopping a New York. Ho rubato la tua auto per fare sesso con un altro ragazzo e ci ho nascosto della falsa droga e, quella sera, sei finito in prigione. Ti ho picchiato quando invadevi i miei spazi o cercavi di portarmi a letto e, francamente, non ci sei mai riuscito.
Ho cercato di farti stare così male come tu l'avevi fatto con me, ma nulla poteva essere lontanamente simile alle torture che tu mi avevi fatto passare.

Certo, ora penserai qualsiasi brutta cosa su di me, soprattutto per averti scaricato con una lettera ed averti accusato di torturarmi, ma quelle botte, quelle parole inadeguate non erano cioè che una ragazzina ha bisogno dopo la scomparsa del padre.

Perché lo facevi, Josh? Perché mi picchiavi? Perché hai fatto sembrare la mia adolescenza un inferno?
Non ti andava bene il fatto che io provassi dei sentimenti verso di te? Non ti andava bene condividere la stessa aria? Mi odiavi, Josh?

Con odio,
Meredith.

P.S: ti ho sempre amato, ma nonostante tutto ho sempre pensato che tu sia l'unica persona che io conosca adatta per un posto all'inferno.

 
   
 
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