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Autore: vero94    22/03/2009    4 recensioni
Il risultato di una collisione tra due realtà opposte, tutta via con punti fondamentali comuni.Vediamo da un vertice una lodevole maturità, un orgoglio ed una forza d'animo ammirevoli;dall'altro il materialismo estremo, l'orgoglio, le apparenze, fattori che indican un'elevata fraglità nel frangente motivo.Un racconto di vita comune, nel uale si sfidano due forti personalità che si scontreranno inarrstabili fino ad arrecarsi ferite a vicenda, la cui cura è racchiusa nell'innegabile sentimento dell'amore. " e proprio ciò che dovrebbe farci riflettere, sono questi continui fallimenti di ogni splendida utopia."
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Changes


Just a Kid





Tom boccheggiò atterrito dall'aberrante scoperta: la bellissima ragazza che lo aveva appena oltrepassato sprezzante in realtà era un rivoltante, insulso, inaccettabile uomo.

La caporeparto, esacerba delle angherie subite , gli affidò il compito di sorvegliare la situazione, liquidandosi con un “ buona serata” di circostanza.

Il rasta rimase spiazzato, con un senso di inquietudine che gli scorreva nelle vene, fino a giungere pulsante al cervello. Qualcosa, in quei lineamenti fini ed i contorni principeschi, gli provocava una lancinante fitta allo stomaco, seguita da un alone di mistero che drappeggiava attorno alla figura di quel giovane, portandolo inspiegabilmente ad uno stato catatonico. Si abbandonò con un sospiro sulla sedia difronte alla porta dentro il quale il ragazzo si era addentrato, notando solo in quell'istante che una timida figura femminile era appoggiata lungo lo stretto corridoio in penombra. “ehi tu,cosa ci fai qui?” esordì forse esageratamente allarmato, dopotutto, doveva pur sempre sorvegliare la situazione e quella ragazza non rientrava decisamente nella tappezzeria. “ehm io sono Melany...”

sussultò indecisa, avvicinandosi indecisa e titubante, sottoponendosi al fioco raggio di luce biancastra proveniente da un neon che rivelò a Tom una giovane tutto sommato molto carina, dalle fattezze particolarmente aggraziate ed armoniche. “cosa ci fai qui? Sei un'infermiera? Perchè non indossi il camice?”

no... io devo accompagnare a casa Bill, il ragazzo che era qui poco tempo fa”

rispose semplice e garbata, avvicinandosi ulteriormente, permettendo al rasta di scorgere la lieve spruzzata di efelidi che impertinenti macchiavano un volto dai lineamenti ottocenteschi. Abbassò la guardia, facendo spallucce. “mi scuso per il suo comportamento” questa volta fu Tom ad essere preso alla sprovvista ed innarcando un sopracciglio rispose con uno sbuffo

non sai chi è immagino...”

proseguì Melany con voce flautata, incrociando le mani in grembo ed accoccolandosi a fianco la sedia del biondo, narrando della sorprendente fama che avvolgeva la giovane star.

deve aver un bel caratterino...”

bisbigliò il ragazzo tra se e se, perso nei complicati meandri della memoria per ritrovare un'immagine incastrata nel cervello

si ecco! Ora ricordo!”

ululò vittorioso, battendo una mano sulla fronte

è quella modella piatta che pubblicizza gli...il....quel coso che macchia...per le labbra...”

Melany annuì, abbassando lo sguardo divertito dall'ignoranza nel settore da parte di quello strano ragazzo, così bello da essersi meritato l'attenzione del suo amato Kaulitz.

perchè si trova qui?”

domandò improvvisamente Tom, puntando gli occhi castani nei suoi smeraldo ed incutendole una certa dose di timore a cospetto di così tanta serietà nello sguardo di un ragazzo di non più di 19 anni. Scosse la testa in senso di diniego, tentando di rimanere sul vago e sperando con tutta se stessa che non gli ponesse ulteriori domande

si tratta della madre....”




*



il signorino James Bill Kaulitz abitava in una lussuosa villa novecentesca,dai lineamenti neoclassici nei pressi di Monaco,svolgendo una vita agiata e pressoche normale agli occhi della comunità. Il padre e la madre, entrambi medici, a causa del lavoro spesso “dimenticavano” di avere un figlio, lasciandolo a se stesso intere giornate, senza fratelli o animali domestici, poiché entrambi avrebbero causato ulteriori seccature. Bill era tutto sommato un normale quattordicenne, frequentante il terzo anno di medie del migliore istituto privato di tutta la Germania gestito da cattolici . La scuola, reputata un'istituto d'elit con professori degni di essere nominati tali, che offriva le migliori basi per un futuro costruttivo e vario, degno di tutti gli studenti volenterosi che frequentavano la suddetta struttara. Tanti bei propositi e tante belle parole, destinati a rimanere tali. Chi desiderava imparare lo faceva da se, discostandosi dalla parte marcia della classe che si guardava bene dall'ascoltare i professori che, o per scarsa professionalità o per il semplice motivo che lo stipendio lo percepivano ugualmente, dal canto loro si abbandonavano mollicci sulle scrivanie battendo fiaccamente le mani di tanto in tanto per attirare un'attenzione persa in partenza. Bill faceva parte della parte sana della classe, timido e riservato , portava fieramente una sfilza di ottimi voti sul libretto personale. Gli sarebbe piaciuto vantare una laurea in medicina un giorno, seguendo il sentiero dei genitori e potendo finalmente ritenersi un buon dottore. Ma come spesso succede -e forse è giusto così- a quattordici anni si conserva ancora quella dolce ingenuità nel costruire i progetti, senza prevedere le possibili difficoltà lungo il percorso.

Kaulitz, faceva parte del così detto gruppo degli sfigati, quelli che metti in imbarazzo con battutine, quelli ai quali però ti attacchi durante i compiti in classe, pregandoli in ginocchio di passarti la risposta corretta ed improvvisandoti il loro migliore amico. Era un ragazzino introverso, brillante nello studio ma chiuso con i coetanei, tanto da non possedere amici, limitandosi ad osservare dall'esterno il gruppo classe, prestando sempre una particolare attenzione per un elemento di quelli che se conosci lo eviti, ma dal carisma così intenso da riuscire a risucchiare chiunque. Andrei Walter Detelf era smidollato, figlio di papà, cafone, menefreghista e ricco da fare schifo. Con un battito di mani otteneva tutto ciò che potesse desiderare e , come era giusto che fosse, non si accontentava mai.

Alto, con due oceani turchesi che impreziosivano un viso altrimenti anonimo, dalla carnagione chiara ed i capelli ebano, il ragazzo era una calamita per amici e ragazze, di cui abbondava costantemente. Vantava una cresta di ben quindici cm, che curava e creava ogni giorno e di quando in quando tingendola di colori sgargianti come il rosso ed il verde. Due pearcing gli ornavano il labbro ed il sopracciglio sinistro, in un volto al quale era difficile attribuire un'età precisa, scavato e spento, che tutta via celava, con saputa consapevolezza, un alone di mistero . Bill ne seguiva ogni movimento profondamente affascinato, da un ragazzo che rispondeva gagliardo agli adulti, conquistandosi una popolarità da lui inavvicinabile, che in fondo al cuore,pur negandolo perfino a se stesso, aveva sempre invidiato. Fu così, che per disgrazia o per fortuna, Andrei decise che il cospicuo contingente che i genitori versavano per la sua promozione, quell'anno non sarebbe bastato per fargli passare la classe, onde evitare che ciò accadesse, si armò di telefono ed invitò il piccolo ed associale Bill nella propria dimora per delle ripetizioni. Il biondo rimase boccheggiante al cospetto di tale richiesta, e restio a farsi scappare l' opportunità di entrare nelle grazie di Andrei, accettò senza remore la proposta, sussultando e fremendo di impazienza.

Al loro primo incontro ne successe un altro e poi un altro ancora, fino a che i due non presero a vedersi quotidianamente. Era Riuscito nel suo intento, imparando velocemente che per essere amico di Andrei, dovevi essere come Andrei.


Due mesi dopo Bill era un cadavere che respirava, aveva perso 8 kg , si era tinto i capelli e aveva due pearcing in un volto innaturalmente pallido. Bramoso dell'amicizia del compagno aveva dato il peggio di sé.

Era cambiato, cresciuto, ma in peggio, come una piantina si era attaccato al sostegno più vicino che aveva trovato, senza calcolare che il suo appiglio sarebbe crollato lasciandolo inevitabilmente solo.

Solo con quella fottuta popolarità che tanto lo allettava, con il mondo e con quello che riserva inclemente giorno dopo giorno. Aveva sopportato la delusione che vedeva negli occhi di sua madre, bendava quella dannata scritta incisa sul braccio, mascherava le occhiaia, ma non poteva scappare .

Non dagli altri, non dal mondo, ma da se stesso.

Perchè l'unica persona che ti restituirà lo sguardo ogni giorno allo specchio, che rimarrà al tuo fianco anche dopo che gli altri ti avranno abbandonato sarà la tua coscienza.

Andrei morì ad appena quindici anni, ma dopotutto, non fu una sorpresa, perchè l'eroina non perdona.


Cercavo solo un amico e ho perso tutto.


Nuovamente solo, con quel bambino che aveva negato rinchiuso nel petto, che scalpitava per conquistare il suo posto.


Non posso farti tornare, o mi mostrerò nuovamente debole, in un mondo dove per i deboli non c'è spazio.


Ne sei sicuro , sei sicuro che essere grandi implichi necessariamente essere forti?


L'infanzia di Bill terminò inequivocabilmente con la morte del padre, a sedici anni. Simone si risposò con un uomo più anziano, di stampo cattolico che non transigeva nulla.

Rispetto e disciplina erano le parole con il quale Jeorg tentò di educare il figlio adottivo, con il risultato, di spingerlo ulteriormente nel baratro nel quale si era già calato.

Nè una carezza né un sorriso gli aveva regalato, riservandogli solo il suo disprezzo racchiuso in parole e gesti, gesti troppo cruenti per essere sopportati da un sedicenne, parole troppo forti perchè non intaccassero la sua anima.


perchè papà, perchè ci fai questo?”

si era trovato molte volte a ripetere questa preghiera, senza sapere di preciso se fosse riferita al padre onnipotente o a quello a cui era affidato legalmente sulla terra, ma chiunque esso fosse, non lo aveva mai ascoltato, lasciando affogare lui e Simone nella follia di un uomo senza freni.


A sedici anni Bill, aveva ampiamente appreso che crescere faceva schifo.

Il briciolo di umanità che aveva conservato, al quale si era aggrappato con tutto se stesso dopo la morte di Andrei era sparito con l'arrivo di Jeorg, mangiato dalla prepotenza, spazzato via dalla cattiveria di un adulto.


Era debole, fragile, era solo un bambino. Quante volte hai detto che volevi diventare grande eh? Bene, ora lo sei, ben venuto nel mondo degli adulti,ma non lamentarti piccolo Bill, davvero credevi che qualcuno ti avvertisse?Che la mammina sarebbe stata pronta a pararti sempre il culo?

L'hai cancellata tu quell'innocenza, l'hai macchiata da solo con il sangue quell'ingenuità , l'hai imprigionata tu quell'infanzia. Gli altri ti hanno solo aiutatato a rinchiuderti in un inferno, dove il fuoco è quella parte di te che hai negato, che ora pulsa, vogliosa di tornare in superficie, ma che ti ostini a celare rinnegandola e perpetuando a bruciare nei meandri dei tuoi rimpianti.


Nessuno ti compatirà.

Piangi, disperati, strappati i capelli, ma nulla ti sarà regalato, niente ti sarà restituito.


Lo spettro vagante di un bambino, l'ologramma di un adulto, ecco cos'era diventato.

Con il passare del tempo la sua umanità si era affievolita, le lacrime avevano smesso di solcargli il viso e le emozioni di scorrere nelle sue vene.

A diciannove anni Bill si trovava in un limbo di infantilità estrema e snervante, chiuso nel suo involucro di cinismo nel quale si barricava sistematicamente. “Fare del male agli altri per sentirne di meno.”

Questo era il suo involontario motto di vita, nel quale era affogato con i suoi perfetti e costruiti sorrisi.



*


Tom si riscosse dallo stato di torpore nel quale era sprofondato, scoprendo che Melany giaceva addormentata ratrappita sul pavimento, aveva chiuso gli occhi appena un secondo, giusto per riposare le palpebre e si era stupidamente assopito. Voltò lo sguardo e per poco non gridò come una ragazzina quando un giovane lo prese alla sprovvista osservandolo da al massimo venti cm di distanza. Quel mezz'uomo lo fissava con un'espressione divertita, puntando i liquidi occhi color ambra, screziati da impercettibili venature arancioni nei suoi. “Bun giorno bell'addormentato”

esordì sognante il moro, facendo saettare lascivamente la lingua tra le labbra ed inanellando una ciocca di capelli tra le dita

guarda che non ti mangio mica...”

proseguì sussiegoso. Tom ricompose rapidamente le idee, tentando di formulare una frase di senso compiuto

oh, mi scusi, vuole che la accompagni all'uscita?”

rispose pacatamente con un tono roco, alzandosi in piedi e constatando che le loro altezze erano pressochè uguali.

Bill piegò la faccia in un'espressione seccata, ed alzando gli occhi al cielo puntualizzò

Cristo!Non mi dare del lei! Avrò si e no la tua età!”

esclamò con finta esasperazione, porgendogli la mano e pronunciando il suo nome

Tom”

fece l'altro stringendola, avvertendo la sua pelle ghiacciata contro la propia calda.

lo so...”

Fece l'altro impertinente con un tono irrisorio, innarcando un soppraciglio e puntando un dito sul pettorale del biondo dove vi era il cartellino di riconoscimento appeso. Dopo di che raccattò Melany e si avvivò verso l'uscita, non prima di tornare dal rasta e sussurrargli pericolosamente vicino all'orecchio, con voce ovattata e flautata

comunque Tom...con un paio di Gucci al posto di quegli scafandri che fungono da jeans staresti molto meglio...non che non sia già sexy così...”

e si dileguò ancheggiando sensualmente, consapevole di essere ammirato, come sempre.

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note------> non so se continuerò l'ff




scusate se non ho messo ringraziementi ma il tempo è veramente poco! Inoltre , come potrete notare, il pc mi odia e non so perchè gli “spazi” e gli “a capo” non vengono bene.



  
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