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Autore: sissi149    16/02/2016    6 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Il sonno del Principe non era tranquillo: sentiva delle voci, arrancava, cercava di uscire dal buio, ma poi ripiombava nelle tenebre finché tutto non ricominciava da capo.

Ricordava gli ultimi istanti dello scontro, la faccia del suo avversario, la sua espressione un attimo prima di crollare. Lo riviveva interamente rallentato, riesaminando ogni singolo movimento suo e del Ribelle, oppure era tutto talmente veloce e talmente confuso che non appena estraevano le spade, in un battito di ciglio si ritrovava a terra. Poi quella voce.

“Non si può svegliare, è caduto perché sta male!”

“Il cuore gli scoppierà se continua così!”

“Siete al sicuro.”

“Dormite, vi farà bene.”

“Yayoi.”

“Non è pronto.”

“Yayoi. Yayoi.”

Quel nome ritornava martellante più volte, associato a un colore, il rosso: ogni volta che lo vedeva, gli sembrava di essere sul punto di riuscire a lasciare il baratro, invece veniva colto dall'oblio, come se finisse in un altro mondo, dolce, ovattato, un po' meno buio e più caldo. Ma di nuovo ricominciava tutto dall'inizio: il duello, il buio, la voce, il colore, il caldo, di nuovo il duello, il buio, la voce, il colore, era un cerchio senza fine in cui si sentiva impotente, incapace di spezzarlo.

L'unica nota positiva era data dal fatto che, ad ogni passaggio, il dolore lancinante al petto si faceva via via più leggero, fino a sparire del tutto, lasciandogli addosso la stessa spossatezza che seguiva i suoi malori alla Fortezza.

“Non lo so ancora Kojiro, forse potrebbe essere oggi. Sono passati due giorni, abbi un po’ di pazienza!”

Di nuovo quella voce. Questa volta era deciso a spezzare il circolo.

A fatica Jun aprì gli occhi, cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Era piccolo e non molto luminoso, ma rispetto al buio in cui si trovava prima era decisamente un passo avanti. Si mosse e tentò di sollevarsi.

Una donna gli fu accanto.

“Aspettate, fatevi aiutare.”

Riconobbe la voce.

“Yayoi?” Chiese in un sussurro.

La donna sorrise, aiutandolo a mettersi seduto, con la schiena appoggiata alla parete, muovendolo lentamente e facendo molta attenzione.

“Ecco, restate così, non spostatevi. Non avete ancora molta forza.”

Gli disse, sistemandogli la coperta.

L’uomo annuì, studiando la situazione: la prima cosa che lo colpì furono i capelli della donna, lunghi e rossi, abbaglianti quasi come fuoco.

Spostò lo sguardo lungo le pareti: a quanto pareva si trovava in una capanna di legno. Non indossava i suoi vestiti, ma una tunica scura e le sue armi erano sparite. Ricordava che i Ribelli erano intenzionati a farlo prigioniero, probabilmente ora si trovava in uno dei loro rifugi. Quindi anche la donna…

“Sei con i Ribelli?”

“Sì. Non vi agitate, siete stato molto male.”

“E tu… tu mi hai curato. Perché?”

Yayoi esitò un istante.

“Dovere.”

Forse era stato dovere all’inizio, appena l’aveva scorto svenuto a terra, o ancora quando aveva capito che il problema poteva dipendere da fattori magici, ma poi era diventato qualcosa di diverso, meno imposto dalle sue abilità di Strega Bianca, ma allo stesso tempo più vincolante. Non sapeva ancora spiegarselo: sapeva solo che quell’uomo aveva su di lei uno strano potere.

Al suo sguardo interrogativo si affrettò ad aggiungere:

“La Dea mi ha dato il dono di poter essere utile a chi ne ha bisogno. Vi basti sapere questo per ora.”

Jun rimase pensieroso per un istante, prima di rivelare uno dei suoi timori.

“C'è stato un momento, durante lo scontro con uno di voi, in cui ho creduto di morire. Se non ci fossi stata tu sarebbe successo, vero?”

Domandò, ricordando alcune delle parole che aveva captato.

“Probabilmente sì.”

Calò il silenzio.

Per spezzare quel momentaneo imbarazzo la donna gli afferrò il polso e lo studiò: il battito cardiaco si era stabilizzato, ma lo sforzo prolungato l'aveva molto indebolito.

“Al momento il vostro cuore è molto debole. Fossi in voi non tenterei di scappare, probabilmente sverreste appena fuori dalla porta. - aggiunse, quasi avesse letto nei suoi pensieri - Se posso chiedervi, era la prima volta che avete avuto questo problema?”

Il Principe alzò lo sguardo fino a fissarlo negli occhi scuri di lei, valutando quanto scoprirsi con la risposta, fornire troppe informazioni ai nemici non era una strategia vincente. Non vi vide secondi fini e decise di potersi fidare, almeno per il momento.

“No. È da quasi un anno che il cuore ha cominciato a giocarmi brutti scherzi. Inizialmente si limitava a episodi in cui batteva molto velocemente, come se avessi appena fatto una corsa, senza alcun motivo apparente. Poi è cominciato il dolore, sempre più intenso ad ogni attacco, fino a farmi perdere i sensi in alcuni casi. Il Priore Katagiri ha tentato in tutti i modi di trovare una soluzione. - abbassò lo sguardo e strinse la coperta con entrambi i pugni – Anche se non lo dice apertamente, credo che la situazione sia destinata a peggiorare sempre più. L'ultimo attacco, quello da cui mi hai salvato, è stato sicuramente il più brutto. A volte mi sembra che il Tonico invece di aiutarmi mi renda più stanco.” Sospirò.

“Tonico?”

“Quello che mi porta Lady Sugimoto, una delle dame alla Fortezza.”

Gli ingranaggi del cervello di Yayoi erano già al lavoro, alcuni particolari di quella vicenda confermavano le sue supposizioni.

“Vi ricordate com'era questo tonico?”

Jun cercò di fare mente locale, non aveva mai prestato molta attenzione agli intrugli che gli somministravano.

“Di colore era scuro, mi pare, e denso, sì, molto denso.”

La Strega annuì, non poteva certo dire di conoscere tutte le pozioni possibili, ma una cosa era certa: lei non avrebbe mai usato un composto di quel tipo per un problema del genere. Solitamente erano i prodotti delle Streghe Nere ad avere quelle caratteristiche.

“Prima di un anno fà, non avete mai avuto sentore di nulla?”

“Niente di cui mi sia accorto.”

Un altro punto a suo favore. Poteva permettersi di sbilanciarsi un po', ricordando che la decisione ultima spettava a Kojiro. Si sistemò, mettendosi più comoda.

“Se mi sarà concesso, io vi posso aiutare. Vedrete, starete di nuovo bene Altezza.”

Jun la guardò incredulo.

“Come? Nemmeno il Priore...”

“Al contrario di quello che loro pensano, in certi casi le capacità curative dei Priori sono davvero limitate. Ci vorrà tempo, ma guarirete. Ora basta chiacchiere per un po'. - Si alzò, passando le mani sulla gonna e sul grembiule. - Cercate di riprendere un po' di forze mentre sono fuori: devo avvertire Kojiro che siete in grado di rispondere alle sue domande, non posso più temporeggiare. Cercherò di fare in modo che non sia troppo brutale con voi.”

Uscì dalla porta.

Il Principe restò a guardare quella lunga chioma rossa sparire nella pioggia.

Gli aveva dato una speranza, ma faticava a crederci, per due motivi: i Priori erano la massima autorità del regno in fatto di medicina, se, dopo molti anni di studio, loro non riuscivano a curarlo come poteva sperare di farlo una donna così giovane? Soprattutto, come poteva fidarsi di una Ribelle? Certo, gli aveva già salvato la vita una volta, ma non era stupido al punto da non capire che per i Ribelli stessi lui valeva molto più da vivo che da morto.

Ripensò a Sanada, ormai doveva aver avvertito Wakabayashi. Probabilmente tutta la Guardia Reale era impegnata nelle sue ricerche, prima o poi l'avrebbero trovato, la testardaggine del Capitano era tale che non si sarebbe fermato finché tutta la foresta non fosse stata battuta palmo a palmo. Ma quanto tempo era passato dall'imboscata?

 

 

 

 

La donna non dovette cercare a lungo per trovare il capo dei Ribelli: questo stava passeggiando nervosamente avanti e indietro al centro della radura, dove solitamente accendevano i fuochi, incurante della pioggia che cadeva.

Aveva spedito Ken in avanscoperta alla Cittadella, per capire come si stessero organizzando contro di loro. Di sicuro avrebbero mandato tutta la Guardia Reale a perlustrare l'intera la foresta.

Loro avevano scorte a sufficienza per resistere a lungo e nessuno sarebbe uscito dal villaggio senza un suo ordine preciso.

Tuttavia doveva assolutamente interrogare il prigioniero e magari cominciare a fargli scontare qualcuno dei suoi errori. Se entro sera la Strega non gli avesse ancora concesso il suo benestare, avrebbe fatto in modo di allontanarla.

Con stupore se la trovò davanti.

“Ho il tuo permesso?”

Le chiese soltanto, immaginando che lei avrebbe capito a cosa si riferiva.

La donna annuì.

Kojiro partì verso la capanna, non ascoltando nemmeno le ultime raccomandazioni di Yayoi sul non stancare troppo il Principe.

La Strega alzò la testa verso l'alto e, portandosi una mano davanti agli occhi, riuscì a vedere Maki su uno dei passaggi sospesi che sorvegliava la situazione. Con un cenno le fece capire che Kojiro stava andando a interrogare il prigioniero.

Agilmente la Ribelle scese dalla scala di corda, senza badare a che il vento le sollevasse troppo la gonna, anzi, nei giorni di pioggia il suo abbigliamento corto le era ancora più comodo, non facendo cadere l'orlo del vestito nelle pozzanghere e nel fango.

"Allora, è il momento?"

"Sì – rispose la Strega – Vieni anche tu?"

"Voglio togliermi dei dubbi e sì, – Aggiunse notando l'implicita domanda nello sguardo dell'altra donna – cercherò di fare in modo che Kojiro non si comporti troppo da animale."

Yayoi sorrise grata:

"Grazie, sai che generalmente ascolta più te che me."

Si avviarono ed entrarono nella capanna, dove trovarono Kojiro già in posizione, che osservava il Principe con uno dei suoi sguardi più battaglieri. Per parte sua Jun non era da meno, disposto a non dimostrarsi debole e a tenere testa all'avversario. Maki prese posto accanto al suo uomo, mentre Yayoi si avvicinò alla mensola dove teneva ormai da due giorni le erbe e il pugnale.

L'atmosfera era elettrica, il tuono che si sentì in lontananza rappresentò l'inizio del nuovo duello.

"Allora caro il mio Principe, come ci si sente ad essere prigioniero e dover subire?"

"Per ora non male, anche se credo che il bello debba ancora cominciare. Potrei sapere con chi ho l'onore di discutere?"

Chiese Jun, cercando di mantenere un tono quanto meno neutro, sapeva che in certi casi la diplomazia poteva essere un'arma utile al pari di una spada, per lo meno finché non avesse capito com'era esattamente la situazione, ma soprattutto poteva dargli tempo: si rendeva perfettamente conto che nelle sue condizioni un eventuale scontro fisico si sarebbe risolto inevitabilmente con una sua sconfitta.

"Qui le domande le faccio io, chiaro?"

Ribatté aspro il Ribelle, aggiungendo poi con un ghigno:

"Comunque credo che una piccola presentazione non sia male, non vorrei che andassi in giro a raccontare che i Ribelli sono dei maleducati! Io sono Kojiro Hyuga, il capo del gruppo e questa è Maki Akanime. Immagino che invece Yayoi tu la conosca già."

La indicò con un cenno del capo.

Il prigioniero annuì.

"Bada bene, - continuò Kojiro – il solo fatto che lei si sia presa cura di te non ti autorizza a prenderti delle confidenze."

"Lo immaginavo." Rispose secco.

"Veniamo a noi ora. - Si avvicinò al Principe, sovrastandolo con tutta la sua massa, cosa che gli riusciva senza problemi: se anche fossero stati entrambi in piedi, Kojiro era comunque più alto del sovrano di una spanna – Noi Ribelli, ma anche tanta altra buona gente delle campagne, vorremmo sapere cosa abbiamo fatto di male da meritare certi 'trattamenti di favore' da parte della Famiglia Reale.”

Jun lo guardò scettico, incredulo sul fatto che gli venisse posta una domanda simile:

"Se infrangete la legge e vi ribellate all'ordine prestabilito, mi pare ovvio che la Guardia Reale debba occuparsi di voi. Se permettessimo a tutti i Ribelli di commettere le loro scorrerie senza intervenire, cosa direbbe la popolazione innocente?"

Hyuga, provocato, scattò feroce e, dimenticandosi qualsiasi buon proposito di restare calmo, afferrò saldamente il prigioniero per la tunica, strattonandolo:

"Scorrerie? Non siamo stati certo noi a cominciare! Sono stati i tuoi uomini a iniziare ad agire contro quella che tu chiami la popolazione innocente. Siamo noi che la difendiamo, da te e dalla tua sete di potere! Per quanto nemmeno tuo fratello fosse il mio sovrano ideale, per lo meno lui aveva a cuore la giustizia!”

“Kojiro!”

Strillò Yayoi, preoccupata per la reazione del Principe agli strattoni: era impallidito e dava segni di respirare a fatica.

“Lascialo andare, Kojiro. Così non risolverai nulla.”

Anche Maki si era avvicinata e aveva appoggiato una mano sulla spalla del capo dei Ribelli, cercando di riportarlo alla calma.

Spinto dalle due donne Hyuga mollò la presa, ma continuò a lanciare al prigioniero uno sguardo iroso e disgustato.

Jun tornò ad appoggiare la schiena alla parete, prendendo dei profondi respiri a occhi chiusi. Quando li riaprì trovò Yayoi accanto a sé.

“Va meglio?”

“Sì, grazie.”

Cerco di sorriderle, quella donna sembrava essere la sua unica alleata.

Rinfrancata, la Strega tornò alla sua posizione, non voleva indisporre troppo Kojiro col suo comportamento: quando era teso bastava un evento minimo a farlo scattare come poco prima.

Il Principe prese fiato un'ultima volta prima di tornare a rivolgersi ai suoi due interlocutori:

“Credete che a me non interessi la giustizia? Come potete dire una cosa simile?”

Fu Maki a rispondere, incrociando le braccia.

“A me non sembra giustizia quello che avete ordinato per Okinawa!”

“Okinawa? - Jun si sforzò di ricordare – Il villaggio vicino al lago, dove c'è l'allevamento di salmoni?”

“Esatto. Sei mesi fa vi avevamo informato che non avremmo potuto consegnare sufficiente pesce alla Cittadella, a causa di un'epidemia per cui molti esemplari sono risultati non commestibili.”

“Ricordo, avevo dato delle disposizioni precise. Il Sovrintendente avrebbe dovuto mandare qualcuno.”

“Oh sì – ribatté la donna ironica, guardandolo come se avesse voluto incenerirlo – una decina di uomini che hanno dato fuoco a tutte le case, portato via il poco pesce sano rimasto, riducendoci alla fame. Un bel modo di amministrare la giustizia!”

“Non è vero!”

Fu il turno del Principe di perdere la calma, sorprendendo tutti e sollevandosi in piedi di colpo. Subito sentì la testa cominciare a girare e la vista annebbiarsi. Le gambe stavano per cedere, si sentì cadere, ma, più veloce di lui, Yayoi l'aveva raggiunto nuovamente ed era riuscita ad afferrarlo in tempo, rimettendolo seduto.

“Cosa vi ho detto prima? Non siete in grado di compiere certi sforzi. Dovete mantenere la calma anche voi, soprattutto voi.”

Gli appoggiò una mano sul petto e sentì il cuore battere in maniera leggermente irregolare.

“Hai ragione, ma...” Ansimò.

“Niente ma, se non siete in grado di controllarvi non posso far continuare l'interrogatorio.”

“Yayoi, non te lo permetterò!”

Sbraitò Kojiro, serrando i pugni: erano due giorni che aspettava e ora che cominciavano a entrare in argomento, non avrebbe aspettato ancora.

“No. - Intervenne il Principe – Voglio continuare anch'io, mi interessa la questione.”

Rivolse uno sguardo a Yayoi:

“Starò buono, lo prometto.”

La donna annuì leggermente e si inginocchiò accanto a lui, cercando di convincere anche gli altri a sedersi. Non molto convinta da quella mossa, Maki sedette a sua volta, consapevole che fosse l'unico modo per convincere anche Kojiro.

Quando tutti furono accomodati, Jun, che aveva approfittato della pausa per riprendersi, domandò ad Akamine:

“Perché non avete avvisato che eravate stati attaccati?”

La donna alzò lo sguardo al cielo, domandandosi se il Principe la prendesse per stupida.

“Perché erano stati i vostri uomini!”

“La Guardia Reale?”

Non poteva credere che Wakabayashi avesse fatto una cosa simile.

“No, però portavano il vostro stemma. Il loro capo era un tizio alto, coi capelli scuri e uno strano accento, mi pare del nord.”

“Del nord? - Jun spalancò gli occhi – Soda? Non può essere. Io avevo ordinato al Sovrintendente di mandare degli uomini a recuperare del pesce malato, per farlo studiare ai Priori affinché trovassero un antidoto per aiutarvi.”

Maki rimase molto pensierosa: si era aspettata che il Principe si sarebbe difeso dalle accuse, ma non avrebbe immaginato in questo modo. Oltre tutto la sua sorpresa sembrava sincera. Forse Yayoi aveva avuto ragione, forse nella sua semplicità, nel suo guardarlo solo come uomo malato, aveva visto l'innocenza del Principe.

“Dite sul serio?”

“Credetemi.”

“Fosse stato solo questo! - Riprese Kojiro, non disposto a farsi raggirare dalla parlantina del prigioniero – È da quasi un anno che in ogni villaggio o cittadina delle campagne in difficoltà, uomini col vessillo reale arrivano, razziano, feriscono e, in alcuni casi uccidono, riducendo la gente in ginocchio, ancora più in difficoltà. Se questa è la tua idea di giustizia, tientela pure! Noi ci siamo arrangiati diversamente.”

Si girò e sputò, meritandosi un'occhiataccia dalla sua donna.

“Hai detto quasi un anno?”

Domandò la Strega, con voce flebile.

“Sì, da poco dopo che è salito al potere.” Con questa affermazione Kojiro intendeva mostrare come non ci fossero dubbi sulla colpevolezza del Principe.

“Da poco dopo che ha iniziato a stare male.” Ribatté Yayoi quasi con un sussurro e fissando lo sguardo in un punto indefinito, come se stesse parlando da sola.

“Che vuoi dire?”

Chiesero all'unisono Kojiro e Jun, restando per un attimo sorpresi. Se la situazione non fosse stata spinosa, Maki si sarebbe senz'altro messa a ridere.

Yayoi si destò dal suo stato, alzandosi in piedi e cominciando a camminare in circolo.

“Così tutto tornerebbe. Io sospetto che il Principe sia vittima di un avvelenamento e ora credo che il responsabile abbia già cominciato a trarre vantaggio dalla situazione. - Si rivolse direttamente a Jun – Avete detto che i vostri malori erano sempre più forti e debilitanti. Spesso vi hanno costretto a delegare il vostro lavoro?”

“Sì, molte volte subito dopo ero costretto a letto e mi limitavo solo a dare le disposizioni al Sovrintendente, lasciando a lui il compito di assicurarsi che tutto si svolgesse secondo i miei ordini. - all'improvviso il Principe comprese – Tu credi?”

“È probabile, ma non da solo, avrà avuto una complice di sicuro.”

Jun urlò e strinse i pugni:

“Maledetto! Non mi fidavo del tutto di Kanda, ma non avrei mai immaginato che arrivasse a tanto!”

Si ritrovò nuovamente ad ansimare, piegandosi su sé stesso.

La Strega stava per intervenire, voleva convincere tutti a proseguire più tardi, quando la porta si spalancò ed entrò Ken Wakashimazu, richiamando l'attenzione dei presenti.

“Kojiro, non ti ho trovato sugli alberi, immaginavo fossi qui. Lo stai interrogando?”

Esordì, rivolgendosi poi verso il Principe e venendo colto da un moto di fastidio nel vedere Yayoi tutta prodiga nei confronti del prigioniero.

Il capo dei Ribelli si alzò, accogliendo calorosamente l'amico.

“Sì, ma credo che la situazione sia più complicata del previsto.”

“Aspetta di sentire quello che ho da dirti, prima di parlare.”

Avanzò nella stanza, togliendosi il mantello bagnato di pioggia e abbandonandolo sul pavimento. Nel farlo si lasciò sfuggire un'esclamazione:

“Ah!”

“Che hai fatto?”

La Strega lo raggiunse subito, afferrandogli la mano destra e notando un taglio sul palmo.

“Mi sono fatto male scendendo da un tetto, non è niente di serio.”

“Bisogna disinfettarlo. Vieni.”

Lo condusse alla mensola e afferrò una boccetta con uno strano liquido trasparente, che versò sulla ferita.

Il Principe osservava a metà tra l'incuriosito e lo spiazzato.

“È fatta così. L'istinto di curare è più forte di lei.” Gli sussurrò Maki, notando il suo sconcerto.

“Com'è andata alla Cittadella, Ken? Si stanno organizzando per il loro signore?”

“Non immagineresti mai in che modo. - Rispose con un mezzo sorriso, osservando l'intruglio sulla sua mano reagire formando della schiuma. - Sua Maestà è morto, gli hanno fatto il funerale ed è stato nominato un nuovo Reggente.”

“Starai scherzando, spero!”

Esclamò Hyuga, incredulo.

“Affatto. Ho assistito personalmente alla cerimonia nella piazza, molto toccante devo dire.” Scoccò un altro sguardo in direzione del Principe.

Nella stanza calò il silenzio, sembrava che tutto si fosse paralizzato, perfino la pioggia aveva smesso di cadere.

“Quindi – Maki fu la prima a riscuotersi – la teoria del complotto pare essere confermata.”

“Complotto?” Fu la volta di Ken di stupirsi.

“Già – Yayoi cominciò ad avvolgergli una benda intorno alla mano, per non far infettare di nuovo il taglio – per eliminare il Principe. A quanto pare hanno approfittato del rapimento a loro vantaggio.”

“Chi è stato nominato Reggente?”

Il Principe parlò per la prima volta da quando aveva saputo della sua 'morte'.

Ken lo guardò, mentre la Strega fissava il bendaggio.

“Il Sovrintendente. Ha detto che prima di morire lo avete nominato voi personalmente.”

Jun strinse la coperta nei pugni, respirando velocemente:

“Se lo avessi tra le mani... Alto tradimento è questo!”

“Stai calmo principino. – Kojiro lo redarguì sprezzante – Che vuoi fare? Non ti reggi nemmeno in piedi! Se ti presentassi a reclamare ciò che è tuo, ti infilzerebbero senza pensarci.”

Il Principe abbassò lo sguardo, per quanto poco gli piacesse la cosa doveva ammettere che il Ribelle aveva ragione: se avevano ordito un complotto ai suoi danni, ripresentarsi non avrebbe risolto la situazione.

“Un'altra cosa, forse può essere utile a te. - Ken guardò dritto negli occhi Yayoi – Vicino al Sovrintendente c'era una donna, piuttosto in confidenza con lui. Attorno aveva un Aurea nera, sicuramente è malvagia.”

“Aurea?”

Domandò Jun.

“È una specie di alone dato dalla magia posseduta da alcuni individui. - la Strega si appoggiò con la schiena contro la mensola – Ken ha una sensibilità particolare e riesce a percepirla, quasi nessuno ne è in grado. Quindi abbiamo anche la Strega Nera, è stata lei ad avvelenarvi.”

Il Principe sgranò gli occhi:

“Esistono ancora Streghe Nere? Pensavo ormai fossero una leggenda, come le Streghe Bianche. Lady Sugimoto una di esse?”

“Esistono eccome! Ma basta parlare di queste faccende, vi siete stancato anche troppo. Ora avete bisogno di riposare.”

Si avvicinò a lui e lo aiutò a mettersi disteso, senza incontrare resistenza: Jun stesso si rendeva conto di essere molto stanco.

Maki però non aveva terminato:

“Ancora una questione: di lui che facciamo? Ormai è chiaro che dalla Cittadella non cercheranno di riaverlo ed è anche plausibile che non sia lui il nostro vero nemico.”

Istintivamente tutti gli altri si volsero verso Kojiro, era a lui che spettava la decisione.

“Maledizione, abbiamo fatto tanta fatica per nulla. Tuttavia, ora che è stato al villaggio non possiamo lasciarlo andare tanto facilmente. Resterà qui, sarà un semi prigioniero: non sarà tenuto legato o obbligato in un posto chiuso, potrà muoversi nella radura, ma non riavrà le sue armi, le custodirò personalmente. - Raggiunse il mucchio di paglia su cui era adagiato il Principe – Non mi fido ancora di te, ti tengo d'occhio e se farai qualcosa di male o tenterai di fuggire, farai i conti con me. Intesi?”

Jun annuì debolmente, al momento era l'opzione migliore che aveva.

“Bene, noi rientriamo. Non ti lascio nessuno di guardia stanotte. - Dopo quello che aveva visto, era sicuro che non sarebbe riuscito a fuggire nemmeno se avesse voluto. - Nemmeno tu Yayoi.”

Aggiunse in risposta allo sguardo che questa gli aveva lanciato.

“Kojiro ha ragione – intervenne Ken – ormai il prigioniero è in grado di cavarsela la notte e tu hai bisogno di dormire in casa tua. Coraggio.”

Wakashimazu iniziò a spingerla verso l'uscita, irritandola.

“So camminare da sola, Ken. Lasciami fermare un attimo, devo riprendere il mio pugnale, non vorrai che glielo lasci?”

Si divincolò e tornò alla mensola, dove era appoggiata anche la piccola lama che solitamente portava alla cintura.

Gli uomini uscirono discutendo tra loro.

Dalla porta Maki annunciò:

“Vostra altezza, appena sarà pronta la cena vi farò portare qualcosa di caldo.”

Con discrezione se ne andò, permettendo all'amica di restare un ultimo istante sola col Principe, sapeva che lo desiderava.

“Yayoi.”

Jun la chiamò piano. La donna si chinò verso di lui, arrivando a sfiorargli il viso coi lunghi capelli.

“Ditemi.”

“Hai detto che avresti potuto aiutarmi a guarire.”

“Lo farò, ma da domani. Ora riposate finché non arriverà la cena.”

Delicatamente gli rimboccò le coperte.

“Grazie. Io devo riprendermi per sistemare tutto.”

“Shh, ci penserete un altro giorno.”

Dopo che anche Yayoi se ne fu andata, Jun non impiegò molto ad addormentarsi, troppo provato per rimuginare sulla situazione. Non sognò più di duelli, buio e oscurità, ma sognò di luce e fiamme rosse che brillavano e di un nome a cui finalmente poteva dare un volto.

 
  
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