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Autore: Hoi    17/02/2016    1 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Gatto a nove code*


La Nina e la Jolly Roger erano una affianco all’altra, tenute assieme da un groviglio di cime e rampini e con le vele ammainate, andavano lentamente alla deriva. Gli uomini della marina di Sua Maestà erano stati legati e abbandonati sul ponte della Nina, in mezzo ai corpi dei loro compagni caduti. Non era rimasto nessuno a controllarli.
“Bastano i cadaveri a fargli capire che devono starsene buoni” aveva commentato il capitano Jones, mentre tornava trionfante sulla Jolly Roger. Senza nemmeno togliersi il sangue dalle mani, Killian rimase in piedi a fissare la sfilata dei suoi uomini, che lentamente passavano da un ponte all’altro, portandosi dietro il capitano della Nina. Con sguardo tronfio li stava controllando per assicurarsi che fossero ancora tutti vivi e in buono stato. Ad un primo sguardo sembravano essere stati fortunati e il rapporto del Primo Ufficiale glielo confermò. A parte qualche ferita e un osso rotto, la sua ciurma era integra. Killian sorrise, sempre più orgoglioso di sé stesso. Certamente l’equipaggio della Nina non era il migliore, ma restava il fatto che da quando avevano iniziato, quello era stato l’arrembaggio meglio riuscito.
“Bobby e Thomson sono giù nella stiva a cercare il carico” Killian fece distrattamente cenno di sì con la testa, mentre esaminava attentamente il capitano della Nina. Quell’uomo sembrava essere l’incarnazione della nobiltà. Nonostante l’età aveva ancora la schiena ben dritta e lo sguardo sdegnato di chi sa bene d’essere migliore di coloro che lo circondano. Sparky non gli diede il tempo di indagare e balbettando lo riportò alle sue priorità.
“E… Signore… Non so se l’avete notato, ma Lady Cat ha combattuto con l’equipaggio…”
Killian si voltò di scatto verso Sparky che con la testa bassa cercava di non incrociare il suo sguardo. Non c’era bisogno che lo vedesse per sapere che era furioso. Preso dalla frenesia Killian si era dimenticato di lei, ma i prigionieri dovevano restare legati sottocoperta durante un arrembaggio, non c’era bisogno che lo ordinasse, era una cosa dannatamente ovvia. Prima che il suo capitano potesse iniziare a inveirgli contro, Sparky continuò.
“Gli uomini dicono che è stata un’idea di Shaka e… e dicono anche che la ragazza ha ucciso un uomo e piantato una freccia nella gamba a Shaka… e sta bene quindi…”
Sparky si strinse nelle spalle, come a lasciare intendere che era tutto a posto, cercando di sembrare meno nervoso. Avevano rischiato di far ammazzare la ragazza che da una settimana dormiva nella cabina del capitano, contravvenendo ad una regola di comportamento e ad ogni buon senso. Il Primo ufficiale della Pegaso, fissato con le regole e l’etichetta, sarebbe stato furibondo, ma il Capitano della Jolly Roger non poteva dimostrare attaccamento ad una prigioniera. Con la mascella contratta e lo sguardo pieno d’ira, Killian diede le spalle a Sparky e sorrise salutando il capitano della Nina con un cenno del capo, mentre andava incontro ai suoi uomini. Prima di raggiungere quello che sembrava un anziano Lord, il capitano pirata si fermò a complimentarsi con la ciurma per l’ottimo lavoro, cercando di frenare la voglia di gridare. Diede una pacca sulla spalla a Josh e ridendo lasciò che il ragazzo gli mostrasse il gatto a nove code che aveva rubato al nostromo della Nina. Ogni nave della marina normalmente aveva un oggetto del genere, con la funzione di punire chi si ribellava al volere del capitano, da ragazzino Killian ne aveva assaggiato spesso i colpi. Forse anche per questo Liam aveva sempre rifiutato di portarsene uno appresso. Aveva etichettato quell’oggetto come “inutile zavorra” e l’aveva volutamente dimenticato ad ogni viaggio, comunque non ce n’era mai stato bisogno. Il mondo era sempre stato semplice agli occhi di Liam: un capitano che non riusciva a tenere a bada i suoi uomini, non era un buon capitano e lui era un buon capitano. Senza contare che le punizioni corporali incattivivano l’equipaggio e abbassavano il morale.
Stava soppesando l’arma quando Shaka arrivò a salutarlo. Il pirata rideva, vantandosi di come aveva ucciso un uomo dopo l’altro. Killian lo ascoltava sorridendo, senza riuscire a smettere di pensare che quel sorriso era finto, che quell’uomo gli aveva volutamente mentito. Il gatto a nove code pesava più di quanto sembrasse e le dita erano viscide di sangue, tanto che Killian fu costretto a serrare la mano per non far cadere l’arma.
“Mi è giunta voce che anche Lady Cat si è fatta valere in battaglia”
Shaka scoppiò a ridere e facendo cenno di sì, prese il polpaccio tra le mani, mostrando il taglio orgogliosamente. Sotto le dita di Killian il cuoio del manico scricchiolò. Qualunque Capitano, anche un pirata, lo avrebbe condannato ad una dozzina di frustate e non per vendetta, ma per mantenere l’ordine, per mostrare alla ciurma che nessuno poteva contravvenire al volere del proprio Capitano. Killian aveva visto più volte che bastava poco, un accenno di debolezza, per perdere il rispetto della ciurma e con esso la possibilità di comandare. Doveva assicurarsi che la sua autorità fosse ancora rispettata, anche se questo avrebbe significato ricorrere a metodi che Liam avrebbe disprezzato.
“Potete dirlo forte capitano! E guardate che mi ha fatto. Non deve aver gradito il modo in cui l’abbiamo…” Shaka balbettò qualcosa d’indecifrabile, aveva impiegato un po’ di tempo, ma alla fine aveva compreso che nel sorriso di Killian non c’era nulla di benevolo. Gli occhi del pirata passarono nervosamente dallo sguardo inferocito del suo capitano al gatto a nove code, per poi andare a cercare solidarietà negli sguardi dei suoi compagni, nessuno parve sostenerlo. Nessuno fiatava, persino Killian nonostante l’ira, si accorse che stavano tutti fissando lui, attendendo di capire cos’avrebbe fatto. Il capitano della Jolly Roger sapeva che quello, come molti altri, era il momento in cui avrebbe dovuto dimostrare di meritare quel titolo e nonostante la rabbia che lo accecava, iniziò a provare paura.
“Io… Non pensavamo che avrebbe avuto da ridire…” Bofonchiò infine Shaka. Avrebbe sicuramente aggiunto altro, ma Killian lo zittì alzando l’arma contro di lui e piantandogli l’elsa sotto al mento, per costringere il pirata a guardarlo negli occhi.
“Ti prendi gioco di me? Sapevi bene cos’avrei detto” La voce di Killian era resa roca dall’ira e nonostante il cuore gli battesse all’impazzata non tremò per la paura.
Shaka contrasse la mascella e sostenne il suo sguardo. Un uomo era uguale ad ogni altro su una nave pirata, anche un marinaio ed un Capitano. Se avesse voluto, Shaka avrebbe potuto sgozzare il ragazzo che lo stava minacciando e non ci sarebbe stata nazione che l’avrebbe condannato. Il pirata sapeva che la ciurma non lo avrebbe sorretto, ma nemmeno fermato. Era più alto e forte di Killian, lo sapevano entrambi, ma il Capitano non aveva paura di lui, aveva ucciso uomini più grossi.
“Capitano!” Bobby corse sul ponte della Nina e si lanciò contro la balaustra, la sua voce era piena di gioia e sulla sua faccia c’era un sorriso tanto ampio da mettere in luce il molare d’oro, se aveva notato la tensione che permeava l’aria, non lo diede a vedere.
“Capitano abbiamo trovato non uno, ma tre forzieri pieni d’oro! Non ve lo immaginate quanto oro! Non ve lo immaginate!”
Killian non si mosse, come se non avesse sentito, anche Shaka cercò di non voltarsi, ma i suoi occhi avevano iniziato a luccicare e sicuramente stava già pensando a tutto quell’oro che lo aspettava sotto allo scafo e che rischiava di non vedere mai.
“Ottimo lavoro Bobby” Killian sorrise senza spostare lo sguardo, l’oro era una bella notizia, li avrebbe portati tutti dalla sua parte, ma più ancora lo rendeva felice sapere che avrebbe potuto fatto soffrire Shaka per la sua insubordinazione. Killian abbassò l’arma senza smettere di guardare il pirata.
“Per quanto riguarda te… Visto che non t’importa della nostra prigioniera, credo non t’importerà nemmeno quando spartiremo il suo riscatto” Il pirata s’incupì e sulle labbra di Killian il sorriso divenne più sincero, ma non meno malvagio.
“Capitano… aspetti, non mi potete far dare qualche frustata piuttosto?” piagnucolò Shaka, come se improvvisamente avesse dimenticato i propositi sovversivi di qualche momento prima. Oramai era fatta, il Capitano aveva parlato e non ci sarebbe stato omicidio che gli avrebbe permesso di mettere le mani sui dobloni che tanto agognava.
“Sfortunatamente, nonostante ne condividi l’intelletto, non sei un mulo e non ti servirebbero ad imparare la lezione.” Sotto lo sguardo depresso di Josh, il Capitano Jones buttò il gatto a nove code nel mare e con un salto scavalcò la paratia e raggiunse Bobby. In tutta sincerità Killian non avrebbe saputo dire se suo fratello avrebbe approvato il genere di Capitano che stava diventando, forse minacciare gli uomini con l’oro non era poi molto diverso dal frustarli, Killian però si sentì orgoglioso di se stesso e voltandosi a guardare la sua ciurma, ebbe la certezza che questa prova l’aveva superata


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eee niente... so che ho perso il ritmo degli aggiornamenti, ma esistono troppi impegni a questo mondo X'D eee infatti non ho nemmeno ricontrollato il capitolo.. lo rileggerò a breve appena avrò cinque minutini, nel mentre ve lo lascio ^^ Grazie a chi ha voglia di lasciarmi un commento! mi fa davvero molto piacere e mi aiuta tanto! grazie anche a chi legge in silenzio ^^
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*Il gatto a nove code è uno strumento di tortura o punizione, simile ad un frustino. è normalmente in pelle e composto da nove corde annodate ad un estremità. Se l'uso è la torura e non la unizione al posto di semplici nodi sono applicati artigli di animale o frammenti accuminati di osso.
  
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