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Autore: Ksanral    23/03/2009    1 recensioni
Esme ha appena perso suo figlio. Il dolore è accecante, non ha più lacrime da versare, soltanto un'ultima azione da compiere per ricongiungersi a lui. Ma il suo tentativo fallisce.
Carlisle è spinto verso l'obitorio, lì si accorge che qualcuno è ancora vivo, adagiato lì per errore. Ma poi vedendo il corpo martoriato capì che non c'era nessun'altra possibilità.
Così è iniziato il sodalizio tra Carlisle ed Esme Cullen
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi passi si muovevano strascicati verso la scogliera.
Era una giornata fredda, come il freddo che provava nel cuore.
Gli occhi rossi e gonfi di lacrime ormai cadute,
le impedivano di vedere bene la strada, ma sapeva dove stava andando
e sapeva che non sarebbe stato necessario vedere.
Desiderava soltanto che il suo cuore smettesse di battere,
come nella sua mente aveva già fatto.
Lei era già morta.
Era morta quando aveva visto spegnersi
La luce negli occhi del piccolo,
quando il suo cuoricino aveva contato l’ultimo battito
e dalle sue labbra rosee non usciva più aria.
Era morta con suo figlio.
Ora voleva raggiungere il piccolo,
che la Morte le aveva strappato.
Non fu neanche difficile,
accecata dal dolore non avrebbe sentito nulla.
Era sul bordo della scogliera
E fece l’ultimo passo.



Non seppe mai cosa lo spinse ad andare all’obitorio
in quel preciso istante, di quel preciso giorno.
Quando entrò nella tetra stanza, lo sentì subito:
un battito lieve, debole che si approssimava alla morte.
Corse per raggiungerlo, nel lettino più lontano dall’entrata.
Tolse rapidamente il telo che copriva la donna ancora viva.
La guardò per un istante.
Il suo occhio clinico gli disse che le lesioni erano troppo atroci per esser guarite.
Aveva tagli profondi sul volto e sul corpo,
le sue braccia dovevano aver assunto angolazioni anomale, così come le sue gambe,
dai lividi sul petto dedusse che diverse costole erano rotte,
forse avevano anche perforato gli organi,
anche la sua spina dorsale doveva avere delle fratture.
Ma il suo cuore batteva e i suoi polmoni, seppur con difficoltà,
le portavano aria.
Capì che non c’era altra speranza.
La guardò ancora, un ultimo secondo.
Nonostante fosse ridotta male conservava una innocente bellezza.
Sorrise amaramente e sospirò.
Chinò il capo verso il suo.
«Perdomani.» sussurrò e poi i suoi canini perforarono la delicata pelle del collo.
La donna non sussultò dal dolore, non reagì.
Carlisle iniettò il suo veleno, poi la prese in braccio
e la portò a casa.

   
 
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