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Autore: quirke    17/02/2016    0 recensioni
Si mordicchiò il labbro inquieto, lanciando delle veloci occhiate al viso della ragazza che sembrava assorta nei suoi pensieri, a scrutare il quadro autunnale che le si parava avanti con un'aria sprofondata nei più piccoli dettagli che l'attorniavano.
Gigi si chiedeva una sola cosa, una sola domanda le frullava in quella testa contorta e silenziosa.
Non riusciva a rispondere al dubbio che le attanagliava la mente, a placare quel senso di profonda incapacità che la stava colmando.
"Ti accompagno, okay?" quello che fuoriuscì dalla bocca di Bill, che si catapultò senza fraintendimenti, stupì lui stesso sopratutto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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lou23
 


Glitch

Prologo
 

"Non ti sei mai ritrovato a bramare la presenza di qualcuno? Tipo, ti basterebbe anche sederti al suo fianco in silenzio, così, niente di più e niente di meno.
Sedermi al suo fianco, magari davanti alla console, no?"



L'aula in cui si ritrovava da più di dieci minuti odorava di chiuso. Le finestre lunghe e stracolme di impronte digitali di generazioni e generazioni impedivano gli umidi raggi di sole di flirtare a dovere, illuminando così la stanza e regalandole un'atmosfera più invitante, accaldarla con un opaco bagliore di familiare, dato che proprio questo era l'ultimo delle sue preoccupazioni, a quanto pareva. 
Le lampade a neon ronzavano, pizzicavano l'aria fresca della classe con un aspro giallognolo, consumato e acido.
Bill era inerme, quasi mezzo addormentato, sul proprio banco. Il corpo stanco dimenticato in tutti quegli minuti in una posizione scomoda -con il suo povero braccio che rischiava di paralizzarsi da un momento all'altro-, a osservare appena i suoi nuovi compagni del corso di biologia, attivi e vivaci.
Non che gli dispiacesse, ma a prescindere dal fatto che le lezioni erano già iniziate, e quindi la sua breve estate già terminata, quella si prospettava di già una giornataccia, inutile e noiosa. Non riusciva ad immaginare in che condizioni si sarebbe ritrovato una volta finito l'anno.
Qualcuno aveva aperto le finestre, innondando così l'aula di una brezza gelida e invitando qualche foglia stropicciata a penetrare silenziosamente, spiegarsi ed abbandonarsi sul davanzale in marmo.
Sentì la schiena rabbrividire, i muscoli rilassati contorcersi fino ad obbligarlo a chiudere gli occhi, annaspare e sopportare il freddo senza battibeccare. Era pigro, non si sarebbe mai congedato da quella strana posizione per mettersi qualcosa di più caldo addosso. E non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di chiedere di chiudere la finestra alle sue spalle, cogliere l'attenzione su di sé e dimostrarsi già dal primo giorno come quello noioso. Bill, semplicemente, non le vedeva come priorità assolute.
Le nuvole marciavano lentamente, soffiavano carezze dolci al fogliame rigoglioso, ancora per poco, incitandolo a danzare. Quei movimenti, poi, si ripercuotevano sulle finestre aperte, i brividi che solleticavano la pelle d'oca di Bill.
Alzò lo sguardo verso la classe, cercando di evitare di addormentarsi e fare una brutta figura. Costrinse le palpebre ad allontanarsi il più a lungo possibile, riavvolse le gambe in una posizione ferrea, riaggomitolandole sotto al banco. Più era a disagio e scomodo, meno problemi avrebbe avuto a rimanere sveglio.
Le guance ispide assaporavano un'amara colonia, le labbra sottili erano schiuse e quasi gonfie. Gli occhi pesanti, a fatica, riuscivano a tracciare i percorsi lungo le file dei banchi, abbozzare i contorni dei ragazzi squillanti lì intorno.
Si sentiva così stonante, lontano, dal resto dei ragazzi. Non riusciva nemmeno a reputarsi normale, tra tutta quella vivacità.
Chiuse appena gli occhi, un secondo che forse si protese un po' troppo per i suoi gusti. Ma non riuscì a privarsi di quel benessere, di quell'assopimento gusto e piacevole. Abbandonò, per una manciata di secondi, la testa sull'avambraccio, serrando una volta per tutte le labbra. Ricadde su una sonnolenza gradevole, inciampò su quest'ultima, ci precipitò con tanto fervore che quasi quasi rischiava di addormentarsi realmente, emancipando la realtà dai sogni, congedandosi per sempre, almeno per quell'ora, dal rumore e dalla stanchezza. Assecondandola passivo.
"Buongiorno, raggio di luce!"
Bill sussultò sulla sedia, senza comunque scollarsi dalla precedente posizione. Alzò il viso lentamente, discostandolo dal braccio. Schiuse gli occhi, reprimendo a fatica un rumoroso sbadiglio.
A un centimetro del suo viso, un sorriso strafottente e un accozzaglia di capelli spettinati, lo fissavano straniti. La testa pendeva da un lato, come a scrutarlo con attenzione, analizzare ogni più piccolo dettaglio.
Bill non se lo fece ripetere un'altra volta, scattò all'indietro e drizzò la schiena, seppur di sveglio e pimpante non avesse nulla.
Il suo compagno di stanza, invece, e seppur avesse speso proprio con lui l'intera nottata davanti al televisore, sembrava fresco, appena germogliato.
"Allora, sei pronto?" soffiò Nasser, sorridendo subito dopo.
Bill sbuffò, deludendo le aspettative pimpanti dell'amico, che passivo e quieto lo ignorò, dirigendosi lentamente dietro di lui, strascicando i passi, sbadigliando. Compatendolo.


Una chioma bionda spuntò con molta enfasi, come a sbirciare cosa ci fosse oltre l'uscio della porta. I capelli sbarazzini e corti, sotto alle orecchie piccole, fecero capolino nella classe allegramente.
La pelle diafana aveva assunto una tonalità più scura, osservò Bill, come a ritrovare della vecchia familiarità con quel corpo sconosciuto. Era leggermente in contrasto con gli occhi chiari della ragazza. Ma comunque, e armoniosamente, riprendevano le castane e folte sopracciglia, lavorate quotidinamente.
Holly, così si chiamava la ragazza, entrò in classe, travolta da un aroma dolciastro, quasi saltellando, ma comunque elegante nei suoi movimenti, nel suo portamente, leggiadra e delicata.
La camicia blu indaco, sbottonata pudicamente in modo da lasciar trasparire una catenina argentea ricoperta da perline di un rosa pallido, era infilata dentro un paio di jeans leggermente largo, scuro e ripiegato in più risvolti, così da far in modo che l'attenzione ricadesse anche sulle trame leggere delle chelsea che aveva ai piedi, di finto cuoio.
A ricoprire il tutto, e non che lo facesse proprio bene, ci pensava un manteau beige, che agli occhi inesperti di Bill sembrava più un accappatoio che altro, la cinturina allentata sotto al seno, libera. 
Holly si guardò intorno, confusa e sperduta. Si sollevò più volte sulle punte, come a cercare qualche viso familiare, ed una volta trovato, sorrise dolcemente.
Sospirò frastornata, si sistemò sulla spalla la borsa porpora e cominciò a muovere qualche passo in avanti, ed un altro ancora. Nel mentre, scrutò attentamente ciò che l'attorniava, le decorazioni povere, le lavagne piene di polvere ed arrivò perfino a scontrarsi per un paio di secondi contro la figura minuta di Bill.
Si diresse verso un gruppetto chiassoso davanti a lei, sorrise a trentadue denti e si catapultò, si lanciò emettendo uno stridulo urlo sulla schiena di Jamal, che ricevette uno scossone violento ed inaspettato. Lì per lì sembrò davvero irato, ma appena la riconobbe si addolcì in una frazione di secondo, prendendo ad accarezzarle le mani, che erano strette davanti a lui.
Chiunque fu colto di sorpresa.
"Holly!" mormorò acutamente qualcuno, "Non dirmi che anche tu sei qui, quest'anno!"
Quel qualcuno era Anja, che si era avvicinata a forza di gomitate e occhiatacce. Lanciò un'occhiata torva a Jamal, che subito capì di dover far scendere il corpo minuto di Holly, senza pretese o storie, senza rischiare invano la sua stessa pelliccia.
Holly parve capire al volo, e scivolò giù la schiena del ragazzo. Ma non prima di avergli scroccato un sonoro ed innocente bacio all'altezza di una tempia, ridacchiando sotto lo sguardo vigile di Anja che, con le braccia incrociate sotto al seno, tamburellava pazientemente le unghia sul bicipite.
Una volta allontanatasi dal suo ragazzo, parve finalmente respirare e si addolcì in un lieve sorriso.
"Temo proprio di no!" annunciò amaramente Holly.
"Come mai?" continuò curiosamente Anja.
"Vi abbandono, senza alcuna colpa, tra le braccia della mia tanto odiata biologia" ammise lanciando occhiolini a destra e manca, "Mi dispiace, ma io, la biologia, proprio non la sopporto, quindi ..."
"Ehi Billy!!"
"Mh"
Bill sollevò il capo leggermente. Gli occhi stanchi fecero fatica a mettere a fuoco l'oggetto che aveva preteso la sua attenzione al primo sguardo, per niente attento e scrupoloso.
Si massaggiò le palpebre con i rispettivi indice e pollice, dita tozze e ruvide, le unghia pulite nonostante il cattivo vizio di tormentarle con la sua bocca intrepida nei momenti più bisognosi.
I raggi del debole sole erano riusciti a filtrare nella stanza, qualcuno doveva aver aperto le tapparelle blu. Linee dritte luminose accecavano l'aria, tradendo le minuscole particelle che si sollevavano continuamente dal suolo o dagli altri oggetti che decoravano la stanza, gravitando nel vuoto.
Non riuscì subito a riconoscerla. Dapprima la associo all'esuberante ragazza che poco prima si era permessa di intrufolarsi in una classe che aveva ammesso di non essere sua, scombussolando la sonnolenza irrequieta di Bill.
E lui, ai primi secondi la associò a un viso familiare, l'aveva bizzarramente riconosciuta, sorprendendo perfino se stesso. Come poteva aver già visto un viso del genere? Un corpo cosi caldo e dinamico, cosi lontano dalla sua personalità? Non sarebbe stato possibile.
E dunque, passivamente aveva preso ad ignorarla e dedicare alla sua stanchezza tutta l'attenzione possibile. 
Sbadigliò, e accortosi che lei era ancora immobile e impalata davanti a lui, si rissollevò promettendosi di darsi un po' di contegno. 
Si maledi per aver speso la serata precedente davanti alla nuova console di Nasser, ogni minuto assorbiva quello che ne seguiva fino a che Bill si rese conto di aver leggermente esagerato. Forse le quattro di mattina, preceduti da due lunghi viaggi per portare le sue cose all'università, non erano state una saggia idea.
Aggrottò tetramente le sopracciglia, arricciò le sottili labbra e prese ad osservarla con un cipiglio pensieroso, fino ad obbligarla a spostare lo sguardo altrove, tanto intimidita, studiata con interesse da un paio di occhi chiari che diventavano sempre più sfacciati ed insolenti.
"Holly Brochet" affermò lei ovvia, incrociando le braccia sotto al seno, quasi ne fosse indispettita, al presunto ricordo mancato del ragazzo, "Abbiamo speso due intere settimane al camping in Scozia, non é possibile!" continuò imperterrita, scavando a fondo nelle memorie di Bill, le parole ben scandite, marcate che quasi prendevano fuoco, imbizzarrite ed incontrollate spingevano contro la sua testa, come a voler far uscire a galla quel ricordo. Ridacchiò alla fine, giuliva ed innocente.
Nell'aria il sapore della sua delicata fragranza, in contrasto con il suo apparente malumore, gli occhi che non erano agevolati al pensiero di scontrarsi con un paio d'occhi inquisitore, ora confuso.
Bill si grattò il mento, indusse le sue meningi a spremersi a dovere. Un viso del genere non poteva essere dimenticato cosi velocemente.
Socchiuse la bocca, fece per normorare qualcosa ma ne usci soltanto un incomprensibile sbuffo, incespicò sulle sue stesse memorie sbiadite.
Poi, tutto a un tratto, fu fulminato da un colpo di genio. Il vetro appannato nella sua testa che andava assimilando tutta la nebbiolina creatasi, assorbendo lo sbalzo di temperatura e rendendo il riflesso di Holly sempre più nitido e chiaro ai suoi occhi.
"Holly!" Pronunciò Bill fermamente convinto della sua ipotesi, ora più ragionevole e contento.
"Dio, stavo iniziando veramente a credere di essere invisible" balbettò rincuorata, "Andiamo, nessuno si dimentica di me!" Esclamò ironicamente.
Si aggiusto i capelli con un colpo secco delle dita, accozzandoli da un lato.
"Già" sospirò Bill, sorridendo, "Già" ripeté nuovamente con maggiore enfasi.
Bill le contraccambiò il sorriso teneramente, sposto le mani sulla superficie lucida del banco e si issó lentamente, raggiungendo cosi la sua stessa altezza.
"Non ti avevo proprio riconosciuta" si scusò avvicinandosi verso di lei.
Regalandole cosi due innocenti baci, come a scusarsi, come erano abituati i francesi.
Esageravano i contatti, allentavano la tensione e diminuivano la lontananza, familiarizzando, posando la loro bocca su ogni guancia femminile, approfondendo l'intimità.
Aveva speso qualche mese in Francia, e poteva dire di aver imparato molto riguardo gli approcci in generale.
D'altro canto, Holly non parve esserne infastidita, non parve nemmeno accorgersene dato che Bill si bloccò all'istante, rendendosi conto di quello che stava per fare. Lui non era in Francia, e non era tantomeno un ragazzo francese. Magari qualche lieve accenno originario, sua madre.
Trasformò quel gesto; imbarazzato posò le mani sul banco e si alzò noncurante, come se niente fosse successo.
Tradì quell'inganno, quella debolezza istantanea falsificandola, dimostrandole che il suo solo intento era quello di scollarsi dalla sedia e raggiungerla in altezza.
"Allora, come stai?" gli domandò, spostando i capelli dietro le orecchie, accozzando più fiducia in se stessa.
"Bene, bene" le rispose , smorzando a fatica un sorriso, "Grazie! Non posso lamentarmi ..."
"Mi fa piacere" Holly spostò il suo peso da un piede all'altro. "Anche io sto bene" ammise, eludendo a l'ennesimo tenero sorriso.
"Bene!" Bill si portò una mano dietro la nuca, imbarazzato. Sperava solo che non si precipitasse un silenzio assordante tra di loro, proprio in quel momento. Non lo avrebbe sopportato.
Si sentiva a disagio, sminuito davanti ad una come Holly. Si dissolveva nel nulla, tutte le sue energie venivano risucchiate dalla ragazza che, lentamente, si alzava sempre di più, trionfando su di lui. Rendendolo tanto piccolo quanto un'inutile formica ai suoi occhi.
E come se non bastasse, alle sue spalle, c'era uno sguardo pungente e confuso che gli bruciava la schiena. Uno sguardo colmo di attrito, severo e tenace.
Avrebbe frainteso tutto e Bill, già svuotato da Holly, non avrebbe trovato modo di controbattere e spiegarsi.
Ma per il momento se ne dimenticò. Quel paio di occhi svanirono dal suo cervello, dominanti ed intensi solo quelli di Holly. 


"Quando pensavi di dirmi di avere delle amiche del genere?"
Bill sbuffó impazientito e si giró alle sue spalle, scontrandosi con un'espressione burbera.
Nasser era stravaccato sulla sedia, un braccio oltre la schiena ed i capelli scompigliati. Un ammasso riccio, o liscio, ornava i suoi lineamenti derisori, ironici.
"Abbiamo passato qualche giorno insieme in quel campus che ti dicevo" gli spiegó alleggerendo la tensione, "Niente di che"
Nasser roteó gli occhi al cielo, divertito.
La camicia era sbottonata nelle prime asole, arrotolata fino ai gomiti e le gambe lunghe oltrepassavano il banco, incrociandosi poi tra di esse.
Era rimasto in silenzio per assimilare quanto più potesse, aveva assorbito i più piccoli dettagli ed ora, ancora affamato, lo stava torturando. 
"Prova a dirglielo!" ridacchió sotto ai baffi, grattandosi noncurante il mento, "Si vede che aspira a molto di più"
Se voleva reclamare la sua attenzione, ce l'aveva fatta. Bill girò il busto a trecentosessanta gradi, rizzando le orecchie ed agrottando le sopracciglia.
Lui non aveva mai capito le ragazze, non riusciva a seguirle, a risolvere e spiegarsi i loro comportamenti. Chiedevano una cosa, e intendevano tutto fuorché questa.
Nasser se ne rese conto. Si protese in avanti, lo guardò di sottecchi e socchiuse le labbra.
"Non ti montare la testa, Billylou" lo beffeggiò, "La tua Holly ti vede come una spalla su cui piangere, un semplice migliore amico da cui recarsi ogni qual volta ne avesse bisogno. E la situazione è gravissima, penosa. Con questa tua uscita hai perso tutta la poca virilità che dimostravi di avere!"
"Ma perché tendi sempre a fare lo stronzo?"
Nasser scoppio a ridere, ritirandosi indietro ed osservandosi intorno.
"Ti sto solo facendo aprire gli occhi" affermo poco dopo, "Quella lì, devi proprio evitarla"
Fu la volta di Bill di roteare gli occhi, esasperato.
"Secondo me farò meglio ad evitare te" borbottó ironico.
"Come vuoi, Billylou" sogghignò Nasser, alludendo ad un malizioso occhiolino che fece sorridere Louis, sciogliendo una volta per tutta la tensione instaurata tra di loro.

 

anastasiarub:Anastasiarub 

  
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